Articoli/Un innario epurato

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Un innario epurato - De-arminianizzare i nostri innari e cantare la Parola di Dio nella sua interezza

I cristiani si riuniscono nel giorno del Signore per rendere a Dio il culto che Gli è dovuto. Al centro della loro attenzione c'è Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, al quale elevano la loro lode e la loro adorazione riconoscente. A Lui, infatti, è dovuto ogni onore e gloria. Infatti: «Tu sei degno, o Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria, l'onore e la potenza: perché tu hai creato tutte le cose, e per tua volontà furono create ed esistono» (Apocalisse 4:11). Questa gloria è condivisa dal Cristo: «Degno è l'Agnello, che è stato immolato, di ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l'onore, la gloria e la lode» (Apocalisse 5:12).

Al culto i cristiani celebrano la sovranità di Dio con la preghiera ed il canto e soprattutto ascoltano la Sua Parola. Il culto è una sorta di "udienza generale" nella quale il Re incontra i suoi sudditi per rivolgere loro la sua parola ed essi gli rendono omaggio nei termini ("il protocollo") che egli stabilisce. Il culto è quindi essenzialmente "teocentrico" e così è inteso soprattutto nella comprensione riformata (altrimenti detta calvinista) del culto cristiano che così interpreta lo spirito di fondo della fede dell'Antico e del Nuovo Testamento.

Storicamente, però, ed ancora oggi, assistiamo al lento scivolamento dell'enfasi del culto cristiano, che si trasforma da "teocentrico" ad "antropocentrico", passando impercettibilmente, cioè, dal servizio di Dio al servizio ...dei partecipanti al culto, rispondendo sempre di più ai loro "bisogni", "esigenze" e gusti. Il culto, così, da "monarchico" diventa sempre di più "democratico" e "assembleare". L'ascolto della Parola di Dio e la lode di Dio diventa, nella migliore delle ipotesi, "un elemento" del culto. Sempre di meno parla il portavoce di Dio nella predicazione della Sua Parola e sempre più spazio è dato alla "voce del popolo" che viene incoraggiato a prendere la parola, ad esprimersi, a dare le sue soggettive "testimonianze" e, perché no - si dice - anche a "dialogare". Persino le preghiere ed i canti da "teocentrici" si trasformano in "antropocentrici", dalla gloria e dalla sovranità di Dio, giungono a dare gloria all'essere umano, alla sua volontà, esigenze, sentimenti soggettivi e bisogni. Se nel mondo generalmente si intende un progresso passare dalla monarchia alla democrazia, per quanto riguarda la fede cristiana questa è un'empia degenerazione, un vero e proprio spodestare Dio, Re dei re e Signore dei signori, per metterci al posto l'essere umano, vale a dire un usurpatore.

Questo è avvenuto ed avviene sempre di più anche nelle chiese come quelle evangelicali che si vantano di onorare l'insegnamento biblico, per non parlare persino di molte di quelle che portano il nome di "riformato". "Gettate alle ortiche" le "vecchie" e solenni liturgie, diventano sempre di più "democratiche" e *informali" pensando, in questo modo, di rendere un "servizio migliore" ai fedeli: servirli e compiacere i partecipanti diventa, di fatto, la cosa più importante. A questo si prestano tanti inni moderni, già a partire dall'800, inni che traboccano di soggettivismo e soprattutto di teologia arminiana che si fa "punto d'onore" di dare anche "la gloria dovuta" all'essere umano, come se si chiedesse: "Perché dare solo gloria a Dio? Diamone anche all'uomo, alle sue scelte, esigenze, sentimenti, gusti...

Come si fa allora per "restituire" a Dio la gloria che gli è dovuta? Nello specifico, come si può tornare nel canto comunitario a dare ogni onore e gloria solo a Dio? Cantando la Parola di Dio, così com'è prescritto (soprattutto i Salmi), e certamente purgando radicalmente i nostri innari dal "lievito" corruttore dell'arminianesimo (o pelagianesimo, che dir si voglia) affinché tutto ciò che si canta sia assolutamente in linea con l'insegnamento biblico e la teologia riformata che lo esprime.

Sconcertato ed avvilito dalla sempre più grande prevalenza oggi di chiese dal culto antropocentrico e disperando di trovare chiese dal culto autenticamente teocentrico, ho recentemente trovato in Inghilterra chiese che non conoscevo che, quasi come "relitti d'altri tempi" praticano l'austero culto teocentrico "calvinista" e persino più "ridotto all'osso" di quello! Sono chiese il cui innario (in questo articolo mi occupo soprattutto dell'innologia) si prefigge espressamente di essere del tutto "libero da influenze arminiane".

Non mi riferisco qui tanto alle chiese presbiteriane indipendenti d'origine scozzese che al culto cantano esclusivamente i Salmi biblici, ma alle chiese battiste di stretta osservanza calvinista che persino si definiscono "battisti stretti e particolari", autentici eredi dei "Battisti particolari" del Settecento che ritenevo essere oggi "una razza estinta"! Essi sono da distinguersi persino dai moderni "Battisti riformati", essendo molto più rigorosi di questi ultimi. E' presso di loro che ho trovato un innario, forse l'unico che abbia mai visto, che canta e celebra senza riserve tutti "i cinque punti del Calvinismo".

Si tratta della raccolta di inni di William Gadsby (1773-1844) considerato uno dei principali esponenti della corrente riformata del Battismo inglese, detta anche "battista stretta". Riprendo le seguenti informazioni dalla Wikipedia:

William Gadsby nel 1814, (seconda edizione 1838) prende l'iniziativa di pubblicare una raccolta di canti da usarsi nel culto comunitario delle chiese sotto la sua supervisione. La sua iniziativa è motivata da diverse ragioni. Fino ad allora le sue comunità, per quanto riguarda il canto, avevano usato raccolte di diversa origine, fra le quali: Psalms and Hymns di Isaac Watts, la raccolta di John Rippon, tre edizioni diverse delle composizioni di Joseph Hart. Gadsby sente come la situazione sia insoddisfacente, molti di questi sono difficili a cantarsi, altri presentano variazioni da edizione ad edizione e confondono chi li canta, altri ancora, e questo gli sembra più grave, sono teologicamente discutibili. Giunge così a raccogliere quella che alla fine si rivelerà una raccolta, in un un'unica pubblicazione, di 1156 canti, rispondenti a criteri di conformità all'insegnamento biblico secondo le persuasioni dei battisti riformati. Nella prefazione il Gadsby ci tiene a rilevare come si tratta di canti "free from Arminianism" (liberi da influenze arminiane). L'ultima edizione, ancora oggi usata dalle chiese battiste "strette e particolari", sotto il titolo: "A Selection of Hymns for Public worship by William Gadsby", comprende sei sezioni: (1) la selezione originale; (2) inni composti dal Gadsby; (3) un supplemento dello stesso Gadsby; (4) inni del Hart; (5) supplemento di Joseph C. Philpot; (6) inni per diverse occasioni. Normalmente questa raccolta viene stampata in un volume contenente i testi ed in un secondo volume contenente le sole partiture musicali a quattro voci delle melodie, in genere melodie popolari del mondo evangelico anglosassone. Melodie e testi spesso, avendo la stessa metrica, sono interscambiabili. Esistono oggi tentativi di porre molti degli inni del Gadsby con musiche che riflettano la sensibilità moderna.

Fra i mille e più inni presenti in quell'innario e che toccano i più diversi aspetti della fede cristiana, ve ne sono molti che parlano di sovranità di Dio, predestinazione, di redenzione particolare, insomma, le "dottrine della grazia", dottrine che gran parte dei riformati oggi sembra che nemmeno "osino" cantare. Forse che si vergognano di quel che credono oppure che non sia "opportuno" proclamare apertamente quanto la stessa Parola di Dio insegna? Ne cito qui alcuni fornendo una traduzione italiana (non cantabile). Qualche esperto in metrica o in musica potrebbe però senz'altro offrirsi di provarci.

 

64 (Ryland) - Ecclesiaste 3:1-8,17; Salmo 31:14,15

1. Sovereign Ruler of the skies,
Ever gracious, ever wise;
All my times are in Your hand,
All events at Thy command.

2. His decree who formed the earth
Fixed my first and second birth;
Parents, native places and time,
All appointed were by Him.

3. He that formed me in the womb,
He shall guide me to the tomb:
All my times shall ever be
Ordered by His wise decree.

4. Times of sickness, times of health;
Times of penury and wealth:
Times of trial and of grief;
Times of triumph and relief.

5. Times the tempter's power to prove;
Times to taste the Saviour's love;
All must come, and last, and end,
As shall please my heavenl Friend.

6. Plagues and death aroung me fly;
Till He bids, I cannot die;
Not a single shaft can hit,
Till the God of love sees fit.
_

1. Sovrano reggitore dei cieli,
sempre misericordioso e saggio;
Tutti i miei tempi sono nelle tue mani,
Ogni avvenimento al tuo comando.

2. I Suoi decreti che formarono la terra
Pure fissarono la mia prima e seconda nascita.
Genitori, luogo natale e tempo,
Tutto è stato stabilito da Lui.

3. Colui che mi formò nel ventre
Mi guiderà fino alla tomba
Tutti i miei tempi sempre saranno
Ordinati dal Suo saggio decreto.

4. Tempi di malattia, tempi di salute,
Tempi di penuria e ricchezza;
Tempi di prova e d'afflizione;
Tempi di trionfo e di sollievo.

5. Tempi dati al tentatore per provarmi;
Tempi per gustare l'amore del Salvatore-
Tutti devono venire, durare e finire,
Come piacerà al mio Amico celeste.

6. Epidemie e morte volano attorno a me;
ma fintanto che Egli vorrà io non morirò.
Nulla potrà colpirmi,
Fintanto che Dio non lo riterrà opportuno.
67 Adams - Isaia 53:6,7; 2 Corinzi 5:21

1, Our Jesus loves His dear elect;
With glory they shall all be decked
Before His Father's face.
Not one of them for whom He bled,
But shall with joy behold their Head.
In Heaven their dwelling place.

2. They are the travail of His soul;
His sweetest thoughts on them did not roll
From all eternity.
And, as the jewels of His crown,
He'll give them honour, peace, renown,
And full felicity.

3. Their sins upon Him all were laid
And He the dreadful debt has paid
(A debt no more to pay;)
Their Surety in their law-place stood,
Appeased stern justice with His blood,
And bore their sins away.
_

1. Il nostro Gesù ama i Suoi cari eletti,
Con gloria essi saranno tutti ammantati
Di fronte al Suo volto.
Non uno di loro per il quale sanguinò (mancherà)
Ma contemplerà con gioia il suo Capo
in Cielo la loro dimora.

2. Essi tutti sono il travaglio della Sua anima;
I Suoi pensieri più dolci giammai per loro sono mancati
Da ogni eternità.
E come gioielli della Sua corona,
Egli darà loro onore, pace e fama
E piena felicità.

3. I loro peccati sono stati deposti su di Lui,
Il loro temibile debito Egli ha pagato
(non c'è più nulla da pagare).
La loro Garanzia stava nel luogo della legge
A soddisfare la severa giustizia con il Suo sangue
E ha portato via i loro peccati.


Sono solo due esempi ma i canti in questo innario che celebrano la sovranità assoluta di Dio sono innumerevoli e portano come autori le firme più note per altri canti, come il Watts e John Newton, autore del ben noto "Amazing grace". Chi però oggi oserebbe cantare gli altri inni del Newton con il loro accento esplicitamente calvinista?

Che cosa temiamo? Cantiamo tutto il consiglio di Dio anche se la cosa potrebbe dispiacere a qualcuno. Che ci importa delle sue critiche? E' l'intera Parola di Dio che dobbiamo annunciare, che piaccia o non piaccia! Rimettiamo Dio al centro del nostro culto. A Lui deve andare ogni lode, onore e gloria.

Paolo Castellina, 12 luglio 2010