Bibbia/L'ermeneutica dei Riformatori

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L'ermeneutica dei Riformatori: grammaticale, storica e cristocentrica

La lettura moderna storico-critica della Bibbia, seguendo un'ermeneutica prevalentemente naturalistica, ci ha abituati all'idea che sia necessario leggere ogni testo biblico nei suoi termini, tenendo conto dell'autore umano e del contesto in cui si pone. Questo ci porta a considerare "seria" ed "oggettiva" la nostra lettura della Bibbia ed a rifiutare il modo di interpretarla comune nel passato come mitologico e superato. Questo non solo ci porta a respingere il modo in cui i Riformatori leggevano la Bibbia (e tutte le conseguenze che essi ne traevano), ma anche a respingere il modo in cui il Nuovo Testamento stesso interpreta l'Antico Testamento, cioè cristocentrico. Ne risulta un deprezzamento sempre maggiore dell'autorità della Bibbia ed una sostanziale alterazione dell'Evangelo stesso. Contestare la lettura moderna della Bibbia e ristabilire quella cristocentrica dei Riformatori e, soprattutto, del Nuovo Testamento, è essenziale per preservare la purezza dell'Evangelo, lotta che rimane necessaria anche oggi.

Il principio formale della Riforma è notoriamente il Sola Scriptura. I riformatori erano determinati a sostenere in ogni campo gli altri grandi “sola” della Riforma: questo, però, non era che l'effetto del loro desiderio di essere guidati, nel loro pensiero, soltanto dalle sole Sacre Scritture.

L'esegesi e l'interpretazione della Bibbia, non erano altro che lo strumento della loro lotta serrata contro la corruzione del Cattolicesimo romano. Questo equivale a dire che la loro lotta era essenzialmente una lotta condotta sul terreno dell'ermeneutica.

Alla luce di queste osservazioni, si potrebbe così dire che l'evento-chiave che aveva segnato l'inizio della Riforma, non fosse avvenuto tanto nel 1517, quando Lutero aveva affisso alla porta della chiesa di Wittemberg le sue tesi, ma due anni prima, quando egli aveva respinto l'allora prevalente ermeneutica derivata da Origene (sostanzialmente allegorica) in favore di quello che aveva definito il senso storico-grammaticale del testo. Era quest'unica decisione interpretativa ad essere l'idea seminale dalla quale sarebbero presto sorti quei germogli che avrebbero prodotto i frutti del più massiccio ristabilimento di purezza dottrinale nella storia della chiesa.

Faremmo bene ad apprenderne la lezione: il principio protestante dell'ecclesia reformata semper reformanda come pure la nostra determinazione a lottare per preservare la dottrina una volta per sempre tramandata ai santi, è essenzialmente il procedimento per il quale ogni dottrina deve essere verificata sulla base delle Scritture, attentamente investigate.

Inoltre, per poter avere la certezza di farlo legittimamente, dobbiamo fare uno sforzo particolare d'essere ermeneuticamente sani. L'ermeneutica è il campo sul quale la nostra battaglia può essere vinta oppure perduta. Se indubbiamente è il caso che il ristabilimento di un'ermeneutica storico-grammaticale fosse il principio formale che sottostava alla Riforma, allora dovremmo essere estremamente interessati a ciò che Lutero (e gli altri riformatori) intendessero con quest'espressione. Se l'ermeneutica di Lutero era così efficace nel preservare la purezza dell'Evangelo nel suo tempo, allora noi potremmo presumere, con ragione, che pure essa potrebbe esserci di beneficio per la lotta al fine di preservare l'Evangelo da ciò che oggi lo minaccia.

Praticamente tutti gli evangelici oggi non avrebbero problemi nell'affermare di continuare a sostenere e far uso dell'ermeneutica storico-grammaticale della Riforma. Sono però sicuri di intendere con questo esattamente la stessa cosa di ciò che intendeva Lutero? In molti casi dovremmo dire di no, perché è spesso il caso che viene sostenuta fondamentalmente una lettura non cristiana della maggior parte dei testi dell'Antico Testamento, soprattutto quando si pratica un'ermeneutica storico-grammaticale “letterale”. Per Lutero, l'ermeneutica storico-grammaticale era semplicemente quell'interpretazione della Scrittura che conduce a Cristo. Come egli disse una volta, “Chi vuole leggere la Bibbia deve fare attenzione a non essere trascinato qui e là, perché la Bibbia stessa può permettere varie stiracchiature. Che nessuno, però, la pieghi secondo le proprie inclinazioni, ma la riconduca alla sua fonte, cioè la croce di Cristo. Allora sicuramente colpirà il centro del bersaglio". Leggere le Scritture con un senso storico-grammaticale, non è nient'altro che leggerle avendo Cristo al centro.

Che cosa intendo esattamente quando dico che molti evangelici dimostrano "una fondamentale lettura non-cristiana di gran parte dell'Antico Testamento"?. Semplificando, intendo dire che essi fanno uso di un'ermeneutica che non ha come suo obiettivo tracciare ogni versetto al suo punto di riferimento ultimo: la croce di Cristo. Tutto la Creazione, la storia e la realtà è stata disegnata allo scopo di rivelare e glorificare l'Iddio trino attraverso l'opera di redenzione realizzata dall'Agnello "ucciso fin dalla fondazione del mondo"1.

La Bibbia è semplicemente il libro che ci dice come vedere Cristo e la Sua croce al centro di ogni cosa. Essa ci dice chi è Dio mostrandoci la Persona e l'opera di Cristo, il quale solo ci rivela l'Iddio invisibile. Se noi non ci chiediamo intenzionalmente "In che modo posso vedere più chiaramente Cristo in questo brano", nella nostra lettura d'ogni versetto della Scrittura, allora non operiamo sotto la guida dell'ermeneutica storico-grammaticale di Lutero. Se vogliamo seguire le orme dei Riformatori, dobbiamo renderci conto che una lettura letterale della Scrittura non significa una lettura naturalistica. Una lettura naturalistica ci dice, per esempio, che l'intera estensione del significato di Mosè che colpisce la roccia2 la si può dedurre comprendendo questo evento storico a sé stante. La lettura letterale, nel senso cristocentrico della Riforma, riconosce come questo racconto storico sia privo di significato fintanto che non si comprende come il Dio della storia lo stava utilizzando per rivelare Cristo al Suo popolo. La lettura naturalistica del Cantico dei Cantici si accontenta d'osservare che esso parla della beatitudine nuziale di Salomone e di sua moglie; la lettura letterale dei Riformatori riconosce che questo libro ha a che fare fondamentalmente con la beatitudine del rapporto fra Cristo e la Sua Chiesa. Potremmo continuare di questo passo, citando esempio dopo esempio dall'Antico Testamento.

In che modo, però, si è passati da ciò che i Riformatori intendevano con il termine "senso storico-grammaticale" alla concezione moderna? Essa è subentrata con l'affermarsi del liberalismo accademico. I Riformatori contendevano per la verità in una società in cui il mondo soprannaturale era altrettanto definitamente accettato del mondo naturale. Non avevano bisogno di dimostrare che la Bibbia fosse un libro spirituale, dato da Dio per insegnarci verità spirituali, cioè verità su Cristo e sulla croce - tutti accettavano questo concetto. Essi, invece, contendevano con un'ermeneutica che essenzialmente permetteva di trarre da un testo qualsiasi significato spirituale si volesse - basta che vi fosse stata dietro l'autorità della Chiesa. L'Illuminismo, però, cambia così radicalmente il volto della società che non diventa più sufficiente parlare di un'ermeneutica "letterale": bisognava pure rendere chiaro che questa ermeneutica letterale doveva avere come proprio oggetto un corpo di scritti del tutto spirituali e cristocentrici. L'intenzione di base dei teologi liberali susseguenti all'Illuminismo era quello di sottovalutare il soprannaturale. Per questo, la loro lettura delle Scritture metteva in evidenza gli autori umani ed il contesto storico umano in modo totalmente indipendente dal Dio che governa ogni cosa. Inoltre, sebbene il completo naturalismo dei liberali era stato sconfessato da molti teologi evangelici, alcune delle sue sottolineature si sono infiltrate nell'idea stessa di ermeneutica storico-grammaticale, continuano ad esercitare un'influenza mortifera su gran parte dell'erudizione evangelica fino ad oggi.

Tre sono gli specifici modi in cui io credo che la concezione moderna dell'ermeneutica letterale è stata influenzata dall'Illuminismo: (1) Il sottolineare fortemente l'autore umano delle Scritture, a scapito dell'idea corrispondente dell'autore divino; (2) la naturalizzazione dell'ermeneutica, che intende scoprire ciò che un uomo naturale, familiarizzato con il contesto naturale del testo, ne comprenderebbe immediatamente; (3) la risultante frammentazione della Bibbia, cosicché essa non può più di fatto essere letta come un racconto unificato e coerente che parla di un Salvatore promesso e di come Egli di fatto sia giunto nella storia umana realizzando la Sua opera - una Bibbia che più che altro sarebbe una raccolta di documenti religiosi collegati solo in modo vago, con ciascuno i propri propositi, intenzioni e temi.

Il nostro compito di riformatori moderni rimane così soprattutto quello di ristabilire l'elemento cristocentrico dell'ermeneutica storico-grammaticale. Se vogliano che il nostro Sola Scriptura ci conduca al Solus Christus, allora dobbiamo essere pronti a batterci contro la moderna corruzione di una delle eredità più preziose della Riforma - un'ermeneutica letterale. A questo fine, propongo le seguenti sei ragioni del perché una qualsiasi ermeneutica che non veda Cristo al centro di ogni versetto della Scrittura, non rende giustizia alla concezione riformata del mondo:

(1) Un'ermeneutica naturalistica, dando precedenza all'intenzione dell'autore umano, nega di fatto che Dio sia l'autore della Bibbia.

(2) Un'ermeneutica naturalistica pregiudica il significato tipologico spesso insito nel racconto di ciò che Dio ci dice attraverso la Bibbia (vedasi per esempio Galati 4:21-31).

(3) Un'ermeneutica naturalistica precluderebbe l'affermazione dell'apostolo Paolo che: "...l'uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché esse sono pazzia per lui; e non le può conoscere, perché devono essere giudicate spiritualmente" (1 Corinzi 2:14).

(4) Un'ermeneutica naturalistica è incoerente con il chiaro esempio degli autori ed apostoli del Nuovo Testamento quando interpretano l'Antico Testamento (cfr. il sermone di Pietro in Atti 2; l'interpretazione paolina di Romani 4 e Galati 4; Giacomo che cita Amos 9 durante il Concilio di Gerusalemme in Atti 15; l'uso che la lettera agli Ebrei fa dell'Antico Testamento, ecc.).

(5) Un'ermeneutica naturalistica preclude l'operatività del principio dei Riformatori sull'analogia della fede, insistendo sul fatto che ogni testo richieda di essere letto "nei propri termini".

(6) Un'ermeneutica naturalistica non permette che ogni cosa abbia il proprio punto di riferimento ultimo in Cristo, ed è in diretta opposizione ad Efesini 1:10; Colossesi 1:16-18; e l'insegnamento di Cristo stesso in Giovanni 5:39 e Luca 24:25-27.

"E l'adoreranno tutti gli abitanti della terra, i cui nomi non sono scritti nel libro della vita dell'Agnello, che è stato ucciso fin dalla fondazione del mondo" (Apocalisse 13:8 ND).

"Ecco io starò là davanti a te, sulla roccia che è in Oreb; tu colpirai la roccia: ne scaturirà dell'acqua e il popolo berrà». Mosè fece così in presenza degli anziani d'Israele" (Esodo 17:6).