Catechismi/Bunyan/8

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Capitolo 8 - La rinuncia a sé stessi

D. 244 Sono contento che fin qui tu mi abbia dato risposta; ma mi hai pure detto che vi è un’altra componente del culto che a Dio è dovuto: me la vorresti rammentare?

R. Si tratta della rinuncia a sé stessi.


D. 245 Sì, ora mi ricordo bene. Ti prego di provarmi in che modo la rinuncia a noi stessi sia una componente del culto che a Dio è dovuto.

R. È detto di Abraamo che quando era salito per offrire a Dio in sacrificio suo figlio su un altare che quello per lui era una grande espressione di rinuncia a sé stesso, cosa che egli considerava come un atto di culto verso Dio.


D. 246 Ti prego di leggermene il testo.

R. Sì. “Allora Abraamo disse ai suoi servi: «Rimanete qui con l'asino; io e il ragazzo andremo fin là e adoreremo; poi torneremo da voi» ecc.” (Genesi 22:5).


D. 247 Che cos’è la rinuncia a sé stessi?

R. È per una persona rinunciare a tutto ciò che ha per amore di Gesù Cristo. Il che significa preferire Cristo al di sopra di qualsiasi altra cosa che il mondo voglia offrire o che il cuore possa desiderare. Vi sono ottime ragioni per farlo, perché in Cristo risiede tutta la pienezza di Dio; Egli porta in sé, per impartirle ai Suoi, insondabili ricchezze di sapienza e di conoscenza; grazia pienamente sufficiente e forza; e questo per metterci in grado di fare e di accettare la Sua volontà, e gloria eterna in cielo.


D. 248 Lo puoi provare con qualche testo biblico?

R. Sì. “Così dunque ognuno di voi, che non rinuncia a tutto quello che ha, non può essere mio discepolo” (Luca 14:33).


D. 249 Indubbiamente quello è un testo rilevante. Puoi darmene di più?

R. Sì. “Ma ciò che per me era un guadagno, l'ho considerato come un danno, a causa di Cristo. Anzi, a dire il vero, ritengo che ogni cosa sia un danno di fronte all'eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho rinunciato a tutto; io considero queste cose come tanta spazzatura al fine di guadagnare Cristo” ecc. (Filippesi 3:7-8).


D. 250 Questi versetti sono indubbiamente una risposta sufficiente alla mia domanda. Mi puoi però dare particolari casi di rinuncia a sé stesso di persone che sono state seguaci del Cristo?

R. Abele rinnegò sé stesso fino a perdere lai vita. Abraamo rinnegò sé stesso fino ad abbandonare il suo paese e la casa di suo padre. Mosè rinnegò sé stesso rinunciando ad una corona e ad un regno, a comodità e tranquillità (Genesi 4:8; 12:1-4; Ebrei 11:24-27; Genesi 39:7-9).


D. 251 Tutti questi uomini non hanno rinunciato a sé stessi, ma solo ad alcune cose, vero?

R. Vedi, Abele ha perduto tutto, il suo sangue e tutto; Abraamo ha lasciato il suo paese a rischio della sua vita; così ha fatto Mosè, lasciando corona e regno; e Giuseppe lasciando l’amante che avrebbe potuto avere (Genesi 12:13; Ebrei 11:27; Genesi 34:10-15).


D. 252 Potresti approfondire di più questa questione della rinuncia a sé stessi?

R. Con piacere.


D. 253 Prima di tutto, con quale spirito deve essere fatta questa rinuncia a noi stessi?

R. Deve essere fatta in spirito di fede, d’amore e di sana mente, altrimenti: “Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri, se dessi il mio corpo a essere arso, e non avessi amore, non mi gioverebbe a niente” (1 Corinzi 13:1-3).


D. 254 Chi sono coloro che in questa questione sbagliano, falliscono?

R. Coloro le cui finalità nella rinuncia a sé stessi non sono conformi alle proposte dell’Evangelo.


D. 255 Cioè?

R. Coloro che soffrono per spirito di contesa e vanagloria; o coloro che ambiscono con quello a conquistarsi la lode degli uomini e non tanto la gloria di Cristo, e il profitto del prossimo.


D. 256 Chi altri potrebbero essere passibili qui di fallire?

R. Coloro che lo fanno con secondi fini, come Siba, per ingraziare sé stessi presso i fedeli con una pretesa rinunzia a sé stessi, e per arricchirsi con questi mezzi (2 Samuele 16:1-4).


D. 257 Vi sono altri qui passibili di fallire?

R. Sì, coloro che, rinnegando sé stessi, pensano, come i Farisei, di rendersi agli occhi di Dio più giusti degli altri (Luca 18:11-12).


D. 258 Quali altri ancora a questo riguardo sono fuori strada?

D. Coloro che si stancano di bene operare; coloro la cui rinuncia di sé stessi è sopraffatta dall’amore di sé stessi (Galati 3:4; 6:9).


D. 259 Vorrei porre ulteriori poche questioni.

R. Prego, dimmi pure.


D. 260 E se un uomo promettesse di negare sé stesso nell’aldilà e non ora, non sarebbe questo per lui comunque un tipo di culto?

R. No, per niente. Per quale altra ragione si rifiuterebbe di rinunciare a sé stesso ora se non per il motivo che il suo cuore oggi vuole tenersi attaccato alle brame di questo mondo piuttosto che a Dio ed a Cristo?


D. 261 Mi puoi dare un esempio biblico di questo?

R. Sì, Esaù di fatto non intendeva rinunciare alla benedizione, ma solo ottenerla più avanti. Dio, però, aveva considerato questa sua scelta presente un’espressione di disprezzo della benedizione, preferendovi la soddisfazione delle sue brame. Quindi, quando poi la vuole, Dio gliela nega. A nulla più valevano le sue lacrime (Genesi 25:30-34; Ebrei 12:14-16).


D. 262 Se un uomo dicesse: “Sono disposto a negare a me stesso molte cose, ma non tutte, non è forse comunque questo una forma di culto?

R. No, in nessun modo, perché un uomo così fa proprio come Saul, che invece di distruggere tutti i beni dei suoi nemici, lo fa solo in parte, tenendosene un po’ come bottino di guerra. Per la sua disubbidienza il regno gli fu tolto (1 Samuele 15:23).


D. 263 E se un uomo fosse disposto a rinunciare a tutto eccetto alla sua vita?

R. Dice il Cristo: “Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita per amor mio, la troverà“ (Matteo 16:25; Giovanni 12:25).


D. 264 E se un uomo era stato disposto in passato a perdere tutto quello che aveva, ma non ora, forse che Dio accetta la disponibilità che aveva in passato, sebbene ora non lo voglia più fare?

R. No, perché un vero discepolo deve negare sé stesso ogni giorno, prendere la sua croce ogni giorno, e seguire Cristo (Luca 9:23).


D. 265 Ma se un uomo si comporta bene esternamente tanto da non disonorare l’Evangelo davanti al mondo, non potrebbe essere considerato questo una rinuncia a sé stesso?

No, se non è di cuore retto, infatti il SIGNORE non bada a ciò che colpisce lo sguardo dell'uomo: l'uomo guarda all'apparenza, ma il SIGNORE guarda al cuore (1 Samuele 16:7).


D. 266 Ma se io temo che il cuore mi condanni in questa grande opera, se delle difficoltà mi sopravvengono in seguito, non c’è modo per scoprire se mi inganna oppure no?

R. A questa domanda ti darò alcune risposte, e ti mostrerò in primo luogo di chi è il cuore che è prono ad ingannarlo in quest’opera.


D. 267 Mi farai proprio questo piacere?

Sì. Colui che non si impegna quotidianamente a rinunciare a sé stesso, è improbabile che rimanga un discepolo nel futuro, se non molto difficile. Giuda non aveva rinunciato a sé stesso quotidianamente e quindi era caduto quando era sopraggiunta la tentazione (Giovanni 12:6).


D. 268 Mi dai al riguardo un altro esempio?

R. Sì. Egli, pur professando la fede, indulgeva in segrete brame. Non era disposto per Cristo a rinunciare ad ogni cosa.


D. 269 Chi sono coloro che indulgono nelle loro brame?

R. Coloro che le soddisfano o nel vestire o nel mangiare (Romani 13:12-14; Isaia 3:6-21; Amos 3:6-3).


D. 270 Chi altri lo fa?

R. Coloro che scusano e giustificano i loro peccati tenendoli nascosti affinché per essi non siano ripresi, come faceva Saul (1 Samuele 15:18-22).


D. 271 Quali altri indulgono nelle loro brame?

R. Coloro che non sopportano più la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercano maestri in gran numero secondo le proprie voglie, e distolgono le orecchie dalla verità per volgerle alle favole (2 Timoteo 4:3-4; Isaia 30:10).


D. 272 Quali altri indulgono nei loro peccati?

D. Coloro che scelgono di vivere come fanno coloro che professano formalmente la fede cristiana, piuttosto che secondo la santa Parola di Dio; o coloro che prendono come pretesto ed incoraggiamento per non rinnegare sé stessi i difetti e le cadute degli uomini di Dio. Essi “si nutrono dei peccati del mio popolo” (Osea 4:7-9).


D. 273 Mi mostri ora chi sono coloro che eseguono questa parte del culto di Dio in modo accettabile?

R. Sì. Coloro che riconoscono il peccato per quello che è e che vi si oppongono, sono verosimilmente quelli che rinunciano a sé stessi in modo accettabile (Romani 7:13-14).


D. 275 Chi altri?

R. Coloro che si rendono ben conto di tutto il senso e del sapore del perdono dei peccati nel loro cuore (2 Corinzi 5:14).


D. 276 Chi altri verosimilmente bene rinuncia a sé stesso?

R. Coloro che cercano le cose di lassù dove Cristo è seduto alla destra di Dio (Colossesi 3:1-5).


D. 277 Chi altri verosimilmente bene rinuncia a sé stesso per Cristo?

R. Coloro per i quali è un tesoro maggiore quello di rinunciare a sé stessi piuttosto che promuovere sé stessi (2 Corinzi 12:9-11; Ebrei 11:24-26).


D. 278 Vi sono altri segni per i quali si possa capire che uno esegue in modo accettabile questa componente del culto di Dio?

R. Sì, coloro che ogni giorno portano la propria croce e rendono la dottrina di Cristo l’esempio della loro vita (Luca 6:47-48; Giovanni 12:25-26).


D. 279 In che modo, però, puoi verificare che una persona sia davvero così?

R. Coloro che custodiscono il loro cuore più di ogni altra cosa; coloro che preferirebbero piuttosto morire che peccare; coloro che si sentono il cuore spezzare per cattiva condotta di chi solo formalmente professa la fede cristiana; coloro che nulla hanno di più caro che la gloria di Cristo (Proverbi 4:23; Numeri 11:15; Filippesi 3:18; Atti 20:24).


D. 280 Mi potresti dare delle motivazioni per la rinuncia a sé stessi?

Sì. Il Signore Gesù Cristo per te ha rinunciato a Sé stesso. Ti basta?


D. 281 In che cosa Cristo ha rinunciato a sé stesso per me?

R. Per te ha lasciato il cielo; per te si è privato di quanto questo mondo può offrire neanche fosse stato una volpe o un uccello. Per te ha versato il Suo preziosissimo sangue (Giovanni 6:38; Luca 9:58; 2 Corinzi 8:9; Apocalisse 1:5).


D. 282 Mi puoi dare un’altra motivazione ancora per la rinuncia a noi stessi?

R. Sì. “E che giova all'uomo se guadagna tutto il mondo e perde l'anima sua?” (Marco 8:36).


D. 283 Ma perché Dio esige da parte di chi salva la rinuncia a sé stessi?

R. Dio non esige la rinuncia a noi stessi come mezzo per ottenere la salvezza, ma l’ha posta come prova che i sentimenti di una persona vadano tutti verso Dio e verso Cristo.


D. 284 In che modo la rinuncia a noi stessi è prova che i nostri sentimenti sono rivolti tutti a Dio?

R. Nel fatto che per amore del servizio di Dio rinunciamo ad ogni godimento che possa darci questo mondo. É in questo modo che sono stati provati i sentimenti di Abraamo; è in questo modo che sono stati provati i sentimenti di Pietro. È così che Dio ha messo alla prova i sentimenti di coloro che leggi nei vangeli (Genesi 22:12; Matteo 4:18-22; Luca 9:57-63).


D. 285 Che ragione puoi addurre sul perché Dio esiga la rinuncia a noi stessi?

La rinuncia a noi stessi è uno dei caratteri per i quali si possono distinguere i veri cristiani dai falsi. Alcuni adulano Dio con la loro bocca, ma col loro cuore vogliono soddisfare solo sé stessi. Coloro che sono sinceri, però, per l’amore che hanno verso Cristo, rinunciano a tutto quel che hanno (Salmo 128:36-37; Ezechiele 33:31-32).


D. 286 Esiste un’altra ragione per la quale Dio esige la rinuncia a loro stessi da coloro che professano il Suo nome?

Sì, perché attraverso la rinuncia a noi stessi si manifestano al mondo incredulo la potenza e la bontà delle verità di Dio. Perché il popolo di Dio è attraverso la rinuncia a sé stesso che essi possono rendersi conto come sia reale la potenza, la bontà e la desiderabilità della verità di Dio (Daniele 3:16,28; Filippesi 1:12-13).


D. 287 Hai un’ulteriore ragione per la quale Dio esiga la rinuncia a noi stessi?

R. Sì, la rinuncia a sé stessi prepara una persona, se non per il il perdono del suo peccato, ad un sempre più grande, smisurato peso eterno di gloria, quello che è riservato a coloro che per il Signore Gesù rinunciano a tutto quello che hanno, per il Suo nome e la Sua causa in questo mondo (2 Corinzi 4:8,9,10,17; 2 Tessalonicesi 1:5-6).


D. 288 Prima di concludere, potresti darmi alcuni esempi della severità della mano di Dio contro coloro che professano solo formalmente la fede e che non hanno rinunciato a sé stessi quando Dio li chiamava a farlo?

Sì, volentieri. La moglie di Lot, che si era voltata per guardare Sodoma quando era stata precisamente ammonita a non farlo procedendo nella sua fuga senza esitazione. Per questo è stata colpita dal cielo ed è diventata una statua di sale. Ricordati quindi della moglie di Lot (Genesi 19:17,26; Luca 17:31-32).


“Incredulità, disubbidienza, mentalità mondana, negligenza verso gli avvertimenti di Dio, ed attardarsi nella società volgare ed oscena delle persone empie, si comprovano essere la distruzione di molte anime preziose. Considerando quindi la nostra debolezza e depravazione, dovremmo ancor più fare attenzione alla buona parola della verità infallibile, crederla, ed implorare il Signore di farci partecipare con gioia a tutte le sue grandi e preziose promesse” (W.M.).


D. 289 Mi puoi dare ancora un altro esempio?

R. Sì, Esaù, per non aver negato a sè stesso un boccone di carne, gli fu negato di partecipare alla benedizione e non l’ha più potuta ottenere nemmeno dopo, benché la implorasse con lacrime (Genesi 25:32-34; Ebrei 12:15-16).


D. 290 Hai sottomano ancora un altro caso?

Sì. Giuda, per non avere rinunciato a sé stesso, ha perduto Cristo, la sua anima, ed il paradiso; e continua ad essere il grande oggetto dell’ira di Dio fra tutte le anime dannate (Giovanni 12:5-6; Luca 23:3-6; Matteo 26:14-16; Atti 1:25).


D. 291 Mi daresti un ulteriore esempio per concludere?

R. Sì. Anania e Saffira sua moglie, perché non avevano voluto rinunciare a sé stessi, sono stati sottoposti all’ira di Dio, che li ha fatti morire benché stessero nel mezzo degli Apostoli (Atti 5:1-15).