Confessioni di fede/Canone di Vincenzo da Lerino

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Per Canone di Vincenzo di Lerino si intende un passo estratto dal Commonitorium in cui questo monaco ha cercato di stabilire una regola di fede universalmente valida.

Premesse storico-religiose

Il secolo delle eresie e il monachesimo

Il monaco gallico Vincenzo di Lerino, nell'opera Commonitorium, trattatello di 28 capitoli[1] scritta circa tre anni dopo il Concilio di Efeso (431)[2][3], di fronte al diffondersi nel suo tempo di insegnamenti cristiani eterodossi quali il nestorianesimo, si propone di stabilire un criterio che dovesse essere considerato universale per l'unità della Chiesa[1]. Tale canone doveva essere unito alla fede della Chiesa universale rispetto a innovazioni e nuove dottrine che rischiavano di alterare e pregiudicare l'integrità della dottrina cristiana ricevuta, affidandosi alla traditio apostolica tramandata autorevolmente dai Padri della Chiesa, perfetti eredi dell'insegnamento degli Apostoli e quindi dell'insegnamento di Cristo stesso[4]. In concomitanza a questo periodo caratterizzato da una serie di dispute dottrinali riguardanti la cristologia, Vincenzo di Lerino si fece portavoce della mentalità del nascente monachesimo di affidarsi alla sicurezza del Cristianesimo dell'età apostolica. A tal proposito è stato scritto che:

«Si fa strada l'immagine di una società di perfetti, si delinea sempre meglio il carattere principale di questa prima legislazione cenobitica, cioè il suo tradizionalismo e conservatorismo, il continuo collegarsi con il passato, l'abitudine costante di trovare nella tradizione non solo i grandi modelli, ma anche l'indicazione della prassi e della norma»

(G. Filoramo - D. Menozzi, L'Antichità, I, cit., pp. 414-415)

Il Canone

Testo ed esegesi

(LA)

«in ipsa item catholica ecclesia magnopere curandum est ut id teneamus quod ubique, quod semper, quod ab omnibus creditum est»

(IT)

«anche nella stessa chiesa cattolica ci si deve preoccupare molto che ciò che noi professiamo sia stato ritenuto tale ovunque, sempre e da tutti»

("The commonitorium of Vincentius of Lérins", cit., p. 10)

Il passo riportato è la "formula di fede" proposta da Vincenzo che costituisce il cosiddetto Canone. Vincenzo delinea la sua ortoprassi teologica su tre direttive: quella "geografica" (ubique), quella temporale (semper), e infine quella ecumenica (ab omnibus), fattori indispensabili per promuovere una corretta adesione alla fede cattolica nel pieno delle eresie cristologiche.

Interpretazione nel corso dei secoli

Il motto vincenziano ebbe un influsso determinante nel corso della storia della Chiesa moderna e contemporanea[5]. Soprattutto, nel corso del XIX secolo[5], il Canone divenne il perno su cui i membri del Movimento di Oxford, con in testa John Henry Newman, tentarono di legittimare la "cattolicità" della Chiesa Anglicana contro le modifiche aggiunte dalla Chiesa Cattolica Romana dopo il Concilio di Trento, modifiche "eretiche" perché contrarie all'insegnamento dei Padri della Chiesa[6]:

(EN)

«They believe the existing Church to be infallible, and if ancient belief is at variance with it, which of course they do not allow, but if it is, then Antiquity must be mistaken; that is all. Thus Romanism, which even in its abstract system, must be considered a perversion or distortion of the truth, is in its actual and public manifestation a far more serious error.»

(IT)

«I cattolici romani ritengono che la Chiesa di Roma sia infallibile, e se l'antico credo è in disaccordo con esso, cosa che di certo loro non permettono, ma che se ciò fosse, l'Antichità deve essere in errore. Perciò il Romanismo, anche nel suo sistema ecclesiale astratto, dev'essere considerato una perversione o distorsione della verità, e che è nella sua attuale e pubblica manifestazione che ci sono degli errori ben più gravi.»

(J.H. Newman, The Prophetical Office of the Church, lecture 2)

Vincenzo, il cui pensiero sullo sviluppo è stato fatto proprio dalla Chiesa cattolica fin dal Concilio Vaticano I[7], Vincenzo mostra come la sua teoria debba essere intesa in senso relativo e disgiuntivo, e non in modo assoluto. Si tratta, cioè, di unire tre criteri in uno: ubique (in ogni luogo), semper (sempre), ab omnibus (da tutti). Il pensiero vincenziano non deve essere inteso come una sorta di cristallizzazione della fede elaborata in un contesto storico-culturale ben determinato, ma dev'essere intravisto anche nell'ottica dello sviluppo della fede nella storia, partendo sempre dall'antichità come fonte originaria perché la fede stessa non venga alterata[8]. A tal proposito Vincenzo dice[9]:

(LA)

«Crescat igitur oportet et multum vehementerque proficiat tam singulorum quam omnium, tam unius hominis quam totius ecclesiae, aetatum ac saeculorum gradibus, intellegentia scientia sapientia, sed in suo dumtaxat genere, in eodem scilicet dogmate, eodem sensu eademque sententia. Imitetur animarum religio rationem corporum, quae, licet annorum processu numeros suos evolvant et explicent, eadem tamen quae erant permanent. Multum interest inter pueritiae florem et senectutis maturitatem, sed iidem ipsi fiunt senes qui fuerant adulescentes ut, quamvis unius eiusdemque hominis status habitusque mutetur, una tament nihilominus eadem natura, una eademque persona sit.»

(IT)

«È necessario dunque che, con il progredire dei tempi, crescano e progrediscano quanto più possibile la comprensione, la scienza e la sapienza così dei singoli come di tutti, tanto di uno solo, quanto di tutta la Chiesa. Devono però rimanere sempre uguali il genere della dottrina, la dottrina stessa, il suo significato e il suo contenuto. La religione delle anime segue la stessa legge che regola la vita dei corpi. Questi infatti, pur crescendo e sviluppandosi con l'andare degli anni, rimangono i medesimi di prima. Vi è certamente molta differenza fra il fiore della giovinezza e la messe della vecchiaia, ma sono gli stessi adolescenti di una volta quelli che diventano vecchi. Si cambia quindi l'età e la condizione, ma resta sempre il solo medesimo individuo. Unica e identica resta la natura, unica e identica la persona.»

(The Commonitorius of Vincent of Lérins, cap. XXII, cit., p. 89.)

Note

  1. ^ Sauté a:a b Patres ecclesíae: una introduzione alla teologia dei padri della Chiesa, su books.google.it, p. 23. URL consultato il 3 febbraio 2015.
  2. ^ Piero Bargellini, San Vincenzo di Lerino, su santiebeati.it, Treccani, 2 gennaio 2001. URL consultato il 3 febbraio 2015.
  3. ^ G. Bedouelle, Dizionario di Storia della Chiesa, su books.google.it, p. 151. URL consultato il 3 febbraio 2015.
  4. ^ L'autorità dei Padri, ovviamente, proviene dalle Sacre scritture: "I Padri sono semplicemente i testimoni di questa fede e la loro auctoritas è subordinata sia alla Scrittura, sia alla Chiesa" (Patres ecclesíae, cit., p. 23).
  5. ^ Sauté a:a b Giuseppe De Luca, Vincenzo di Lérins in Enciclopedia Italiana, su treccani.it, Treccani, 1937. URL consultato il 4 febbraio 2015.
  6. ^ John Henry Newman, The Prophetical Office of the Church, su newmanreader.org, 1837. URL consultato il 4 febbraio 2015.
  7. ^ G. Rambaldi, Dogma e formule dogmatiche, su books.google.it, Gregorianum, 1952. URL consultato il 4 febbraio 2015.

«...come dice Vincenzo di Lerino citato, e fatto proprio dal Concilio Vaticano...» .

  1. ^ Luca Rolandi, "La recezione del Concilio è un fenomeno di lunga durata storica", in Vatican Insider - La stampa, 5 novembre 2012. URL consultato il 4 febbraio 2015.

«Lo "sviluppo dottrinale" può essere definito come l'"aumento" graduale della comprensione dei contenuti di fede e una loro maggiore esplicitazione, conseguentemente a sollecitazioni "teologico-culturali", interne o esterne alla Chiesa. Le dinamiche di trasmissione e di ricezione – principi costitutivi della Tradizione – concernono in definitiva l'esplicitarsi del dato dottrinale. Giovanni XXIII, nel suo discorso inaugurale per il Concilio Vaticano II dell'11 ottobre 1962 – Gaudet Mater Ecclesia – seppe esprimere con maestria e semplicità questi concetti fondamentali della teologia cattolica, traendo spunto dalle riflessioni di Vincenzo di Lerino, monaco del V secolo, che in modo sistematico affrontò le questioni relative alla trasmissione e allo sviluppo del depositum fidei.» .

  1. ^ La traduzione è presa da Lo sviluppo del dogma S.Vincenzo, estratto da Copia archiviata, su bosecuriose.it. URL consultato il 4 febbraio 2015 (archiviato dall'url originale il 4 febbraio 2015). (URL consultato il 4/2/2015)

Bibliografia