Confessioni di fede/cfv1662/Articolo 22

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Indice generale

Confessione di fede valdese 1662

Intro - 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 - 20 - 21 - 22 - 23 - 24 - 25 - 26 - 27 - 28 - 29 - 30 - 31 - 32 - 33 - Errori condannati -Atto 1894 -

22. Le opere buone

Che quantunque le buone opere nostre non possano meritar, il Signore non lascierà di ricompensarle della vita eterna per una misericordiosa continuatione della Sua gratia e in virtù della costanza immutabile delle promesse ch'egli ce n'ha fatte.

Prove

Giobbe 9:2,3 - Salmi 143:1,2 - Romani 3:20 - Luca 17:10 - Giobbe 22:2 - Salmi 16:2 - Efesini 2:8,9 - 2 Timoteo 1:9 - Tito 3:5 - Colossesi 3:23,24. Notate che il premio e la mercede promessa da Dio ai fedeli è eredità di figli, non salario dovuto loro in qualità di servitori mercenari, Matteo 26:34. Essi dunque non lo pretendono per i loro meriti, ma per la grazia e misericordia del Padre, che gli ha adottati per suoi figli, benedetti e fatti Suoi eredi. - Romani 8:15-18. Notate che neanche le sofferenze dei santi martiri possono meritare l'eredità della gloria celeste, ne esserle parificate. - Romani 6:22,23. Così l'Apostolo c'insegna che l'uomo per i suoi peccati merita la morte, come vero salario delle sue scelleratezze e supplizio dovuto a suoi crimini, ma che i fedeli non possono pretendere la vita eterna come salario meritato per le loro buone opere, anzi che la conseguono come un dono gratuito di Dio per i meriti di Gesù Cristo nostro Salvatore, e per farcelo veder più chiaro, l'Apostolo avendo detto il salario del peccato è la morte, benché l'opposizione paresse richiederlo, non soggiunge il salario delle buone opere è la vita, ma scrive che la vita eterna è dono di Dio.