Corsi/Custodisci/13

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Indice generale

Custodisci in buon deposito (M. H. Smith)

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XIII

LA FINE DEI TEMPI

Leggere: 2Corinzi 5:1-10; 1Tessalonicesi 4:13-18

La Bibbia ci rivela che un giorno ogni cosa andrà alla fine. Proprio come c'è stato un inizio ben definito per ogni cosa (la creazione), così vi sarà per ogni cosa la sua fine. Al riguardo della "fine dei tempi" c'è stata da sempre molta curiosità e molte discussioni. L'umanità ha sempre avuto molte domande da fare sul suo futuro, e spesso ha cercato di "investigarlo".

Che cosa succede quando si muore? Se siamo cristiani, cioè in comunione con Cristo, andremo direttamente in Paradiso oppure dovremmo passare per un certo tempo, attraverso uno stato intermedio? Che accadrà al nostro corpo? Che accadrà quando Gesù ritornerà? Queste ed altre simili domande fanno parte della nostra naturale curiosità sul futuro.

Dobbiamo però renderci conto che la Bibbia non ci dà risposta a tutte le domande che potremmo chiedere, in modo particolare quelle che riguardano il futuro. Ci vengono dati con chiarezza certi principi ed alcuni fatti, altre verità, però, devono essere dedotte da altri brani isolati della Scrittura. E' anche vero che alcune delle risposte sono state formulate in un linguaggio che ci è difficile da comprendere, e molte sono state le interpretazioni -anche fra cristiani evangelici che rispettano l'integrità della Scrittura- di dettagli di eventi degli ultimi tempi.

La Bibbia ci dà due tipi di informazione sul futuro: alcuni brani della Scrittura ci parlano di ciò che avviene alle persone al momento della morte ed in quello della risurrezione generale; altri ci dicono di quello che avverrà al mondo quando Gesù ritornerà in tutta la Sua gloria e potenza. Esamineremo perciò alcuni brani scelti su ciascuno di questi argomenti.

Il futuro individuale

La morte e lo stato intermedio

A meno che Cristo non ritorni prima, tutti noi -come esseri umani- dovremmo affrontare la morte, un'esperienza che nessuno di noi ha mai sperimentato ed è così una grande incognita. Dato che essa significa la fine della nostra vita terrena ed implica un futuro del quale non abbiamo mai avuto esperienza, noi tutti ne abbiamo un naturale timore. E' normale desiderare sapere che cosa ci avverrà quando moriremo. Si tratta della terza grande questione filosofica dell'umanità: dove andrò dopo la morte?

Iniziamo col dare della morte un'immagine biblica. In primo luogo la morte non faceva parte del nostro destino naturale. Essa è stata introdotta come un elemento della maledizione a cui è stata sottoposta l'umanità dopo la caduta. Originalmente l'essere umano non era stato creato per morire, ma per vivere. In quanto la morte era una componente della maledizione e qualcosa di totalmente estraneo alla nostra natura originale, persino Gesù la temeva nel Getsemani.

in secondo luogo, la Bibbia ci insegna che la morte è la separazione dell'aspetto anima-spirito della nostra natura dal corpo. Ne possiamo vedere l'opposto quando leggiamo che -in un atto di risurrezione- l'anima (o lo spirito) ritorna nel corpo (1 Re 17:22; Lu. 8:55). Naturalmente il nostro corpo rimane qui sulla terra e veniamo seppelliti, il corpo ritorna alla polvere della terra dalla quale era stato originalmente estratto. Che accade però alla nostra anima?

Fortunatamente la bibbia non ci lascia all'oscuro a questo riguardo. L'apostolo Paolo parla di quest'argomento nella sua seconda lettera ai Corinzi. In un brano parla di "questa tenda che è la nostra dimora terrena" (2 Co. 5:1). Questo modo di parlare può parerai oscuro, ma l'apostolo Paolo chiarisce più avanti che sta parlando del corpo (v. 2 Co. 5:6-9). Anche i credenti non desiderano essere "spogliati" (del corpo, cioè morire, 2 Co. 5:2-4). Noi temiamo di essere "spogliati" e questo è chiara indicazione del fatto che la natura umana è un'unione fra corpo e anima (spirito). Il solo considerare questa separazione della nostra natura umana ci minaccia e ci spaventa.

I cristiani che sanno di ricevere un giorno un corpo glorificato bramano essere "sopravvestiti" con tale corpo (2 Co. 5:4). Se questo è vero, come è vero, "mentre abitiamo nel corpo siamo assenti dal Signore" e morire significa "partire dal corpo ed abitare col Signore" (2 Co. 5:6,7). In altre parole, quando moriamo e l'anima si stacca dal corpo, noi entreremo immediatamente alla presenza del Signore. Non troviamo nella Bibbia menzione alcuna di uno stato intermedio.

Paolo afferma la stessa cosa quando egli considera la possibilità della propria subitanea morte: "per me vivere è Cristo, e il morire guadagno" (Fl. 1:21). Ovviamente Paolo si aspettava qualcosa di migliore al momento della sua morte, e questo poteva essere il caso solo se egli aveva la certezza di andare alla sua morte subito col Signore.

Il fatto che il cristiano che muoia vada a stare con Gesù è ulteriormente confermato da ciò che disse Paolo sul ritorno di Cristo, quando Cristo porterà via con sé tutti coloro che "si sono addormentati" (sono morti) in Lui.

Lo stato finale dell'essere umano

Dovremmo qui notare come, sebbene la nostra anima al momento della morte, vada per stare col Signore Gesù, questa non è la nostra condizione finale. Talvolta si parla di essa come di uno stadio intermedio, una forma d'esistenza fra il tempo della nostra morte e la risurrezione finale alla seconda venuta del Signore.

Studiando attentamente l'insegnamento di Paolo alla Chiesa di Tessalonica, noi apprendiamo che al ritorno di Cristo, Egli porterà con Sé coloro che si sono addormentati con Lui (1 Ts. 4:14.15). Allora i loro corpi saranno fatti risorgere e le loro anime ritorneranno in loro. Solo allora coloro che ancora saranno in vita saranno chiamati. Paolo insegna che coloro che saranno in vita al ritorno di Cristo, non moriranno, ma in un battere d'occhio faranno l'esperienza del mutamento del loro corpo: essi saranno glorificati e diventeranno tali e quali il corpo di risurrezione di coloro che erano morti (1 Co. 15:52ss).

Che dire però dei non cristiani? Di loro non ci viene detto molto, eccetto ciò che dice Gesù nel racconto su Lazzaro e l'uomo ricco (Lu. 16:19-31). Notiamo qui che le anime sia del credente Lazzaro che del ricco incredulo, erano in stato di coscienza dopo la morte. Lazzaro va in paradiso (il "seno d'Abramo"), mentre il ricco va in un luogo di tormenti. Come nel caso dei credenti, la condizione senza corpo degli increduli non sarà che uno stadio intermedio. Mentre i credenti vanno alla presenza del Signore, gli increduli entrano immediatamente nei loro tormenti meritati.

Gesù insegna che quando Egli tornerà, Egli richiamerà tutti i morti dalle loro tombe per destinarli o ad una risurrezione di vita o ad una risurrezione di giudizio (Gv. 5:25-29). Da questo insegnamento ne concludiamo che, proprio come i credenti vedranno la loro anima ristabilita al loro corpo, i malvagi pure risorgeranno e vedranno la loro anima restituita ai loro corpi. Essi allora entreranno nella sala del giudizio con l'intero loro essere, anima e corpo, proprio come i credenti entrano nella gloria nel loro essere totale, anima e corpo.

Il glorioso ritorno di Cristo

Il secondo avvento ha soprattutto a che fare con il ritorno di Gesù Cristo in grande potenza e gloria, come pure con una complessa serie di avvenimenti che accadranno in connessione con esso.

Studiosi fedeli alla Bibbia sono stati divisi nelle loro opinioni sulla sequenza e cronologia di questi avvenimenti. Ciascuna di queste tre concezione di base comporta punti forti e certi punti deboli che noi dovremmo riconoscere. Dobbiamo per altro renderci conto che non possiamo essere assolutamente certi e dogmatici sugli eventi futuri. E' probabile che nessuno ancora abbia potuto delineare esattamente il contenuto delle profezie in dettaglio a questo riguardo, perché ancora non si sono adempiute. Dio ha scelto di darci solo affermazioni generali ed alcuni dettagli di principio, e ad essi dovremmo attenerci senza scadere in vane speculazioni. Certamente avremo grandi sorprese quando tutto questo avverrà..

Molte fra le differenze d'opinione s'incentrano sul significato dei "mille anni" di Apocalisse 20 e il rapporto fra il ritorno di Cristo e questo millennio. Questi punti di vista sono stati fondamentalmente etichettati in dipendenza se il ritorno di Cristo avvenga prima del millennio (pre-), dopo il millennio (post-), oppure che non si tratti letteralmente di un millennio (a-).

La concezione premillenarista

Una delle concezioni più popolari sostenute da molti cristiani evangelici oggi, è che Cristo tornerà e stabilirà il Suo regno millenniale. Questa concezione è chiamata "premillenarista" perché vede Cristo ritornare sulla terra prima dell'inizio del millennio. Al Suo ritorno Cristo legherà Satana per mille anni e darà inizio al Suo regno visibile sulla terra. Questo periodo sarà un periodo di pace e di grande prosperità per tutta la terra sotto il governo personale di Gesù stesso.

Il millennio terminerà quando Satana tornerà ad essere sciolto. Un periodo finale di apostasia e ribellione allora inizierà. Cristo e le Sue armate sconfiggeranno sia Satana che i ribelli, e inizierà il Giudizio finale, dopodiché subentrerà la condizione definitiva.

La concezione premillenarista comporta un certo numero di varianti che s'incentrano sul periodo di tribolazione sulla terra prima del millennio. Una di queste varianti, resa popolare dalla versione Scofield della Bibbia, fa una netta distinzione fra la nazione di Israele e la Chiesa del Nuovo Testamento, e vede una tribolazione di sette anni prima della seconda venuta di Cristo, all'inizio della quale la Chiesa (i veri credenti in Cristo) saranno rapiti (portati via per stare con il Signore). questa concezione crede pure che il regno millenario sarà essenzialmente di carattere israelita. Alcuni vedono la ricostruzione del tempio di Gerusalemme e il ristabilimento del sistema sacrificale. Cristo governerà dal Suo trono a Gerusalemme. La Chiesa del Nuovo Testamento allora goderà del suo premio in cielo. Questa concezione è stata chiamata "premillenialismo pretribolazionista", o "dispensazionalismo".

La posizione storia premillenarista non fa una così netta distinzione fra Israele e la Chiesa. Essa sostiene che vi sarà un periodo indefinito di tribolazioni per la Chiesa prima della seconda venuta di Cristo, seguita da un millennio che sarà "l'epoca d'oro" per ogni creatura umana sulla terra.

I premillenaristi credono di interpretare le Scritture più letteralmente di coloro che sostengono altre concezioni. Coloro che non accettano questa concezione credono che prendere un unico brano (Ap. 20) e renderlo la base su cui costruire l'intera concezione degli ultimi tempi, non sia un buon metodo di interpretazione biblica.

La concezione postmillenarista

Le altre due concezioni sono in realtà postmillenariste in natura, perché insegnano entrambi che Cristo ritornerà dopo il millennio.- La concezione conosciuta come postmillenarista sostiene che avverrà una generale accettazione dell'Evangelo nel mondo, il che risulterà in una prolungata epoca d'oro - forse mille anni letteralmente - sulla terra.

Variazioni a questa posizione differiscono per quanto riguarda il come inizierà questo millennio. Alcuni lo vedono iniziare con la conversione a Cristo degli Ebrei, il che a sua volta poterà ad una generale conversione del mondo. Altri sostengono che questo avverrà dopo un collasso generalizzato dei sistemi del mondo e l'emergenza della Chiesa, con un ordine nel mondo basato sul ristabilimento (ricostruzione) della legge biblica. La posizione storica ê stata che la stessa predicazione dell'Evangelo porterà alla fine la conversione generale del mondo, il che aprirà la strada all'epoca d'oro.

Alla fine del millennio Cristo ritornerà e giudicherà l'intera terra, dopodiché avrà inizio la condizione finale. Una delle caratteristiche più attraenti di una qualsiasi forma postmillenialista è l'ottimismo che vede l'Evangelo finalmente conquistare il mondo. Come il premillenialismo, esso sostiene l'idea di un'età aurea letterale. Uno dei maggiori punti deboli di questa concezione è la negazione del senso d'attesa che dovremmo avere per l'imminente ritorno di Cristo, cosa che molti testi biblici sembrano annunciare. Secondo questa concezione Cristo non ritornerà se non dopo un millennio letterale, il che significa che i credenti non potranno guardare con aspettazione al Suo ritorno se non mille anni dopo che il millennio sia iniziato, e questo non è ancora avvenuto.

La concezione amillenarista

La terza posizione di base è conosciuta come la concezione amillenarista (non-millenarista) perché vede l'intera attuale epoca della Chiesa come un millennio in senso spirituale. Recentemente uno scrittore ha suggerito che sarebbe meglio chiamarla "il millenarismo realizzato". Questa concezione dice che l'attuale periodo di tempo che va dall'ascensione di Cristo fino al Suo ritorno sia di fatto realizzazione del millennio in senso spirituale.

Alla fine della storia Cristo ritornerà e giudicherà l'intero mondo, dando inizio alla condizione finale. Questa concezione interpreta i mille anni di Apocalisse 20 in senso simbolico (una caratteristica questa dell'intero libro dell'Apocalisse), e lo interpreta alla luce del resto delle Scritture, piuttosto che rendere questo testo stesso la base dell'interpretazione dell'intera Scrittura. Una delle debolezze di questa concezione è la difficoltà di vedere in che modo si siano realizzati i testi profetici ottimisti che lo caratterizzano.

Punti in comune fra tutte queste concezioni

Indipendentemente da quale di queste posizioni si sostenga, deve essere notato come tutt'e tre rendano giustizia all'insegnamento biblico del personale, visibile e glorioso ritorno del Signore Gesù Cristo. Tutt'e tre presentano la storia come culminante nel giudizio finale, e seguita dalla condizione finale - la beatitudine nei nuovi cieli e nella nuova terra per i credenti, il castigo all'inferno per i reprobi.

Molti tendono a pensare allo stadio finale di beatitudine per i credenti come una sorta di nostra residenza in cielo con il Signore. Una lettura attenta degli ultimi due capitoli dell'Apocalisse, però, insieme a brani come Isaia 66 e 2 Pietro 3, mostrano come la residenza finale dei giustificati sarà sulla nuova terra. Troviamo una figura della discesa della nuova Gerusalemme dal cielo sulla terra in Apocalisse 21:1-5.

La nuova Gerusalemme simbolizza la Chiesa, la sposa di Cristo, posta sulla nuova terra. Non ci viene detto molto, però, su quali saranno le nostre attività per tutta l'eternità, ma il fatto che il Creatore stesso sia attivo oggi può suggerirci che noi, quando avremo ristabilita la nostra somiglianza con Lui, vedrà anche la nostra attività per l'eternità. Saremo in grado di sviluppare sulla nuova terra una cultura che sia priva di peccato.

Anche se non siamo assolutamente certi sull'ordine esatto degli avvenimenti che accompagneranno il ritorno di Cristo, noi tutti dobbiamo attenderlo con desiderio intenso. Inoltre, per quanto noi non si sia in grado di descrivere ciò che faremo per tutta l'eternità, sappiamo che saremo in perfetta gioia alla presenza di Cristo, al quale renderemo un culto ed un'adorazione perfetta. Saremo veramente in grado di "glorificare Dio e di godere per sempre della Sua presenza" (Catechismo abbreviato di Westminster, # 1).

"Colui che testimonia queste cose, dice: «Sì, vengo presto. Amen». Sì, vieni, Signore Gesù" (Ap. 22:20).

Domande di revisione

  • Qual è la natura della morte?
  • Perché di solito ne abbiamo paura?
  • Qual è il significato di base della morte nella Bibbia?
  • Che cosa significa essa per i credenti e per i non credenti?
  • Che cosa insegna la Bibbia a proposito delle anime dei credenti alla loro morte?
  • Come terminerà la condizione intermedia?
  • Quali sono i vantaggi di ciascuna concezione sul millennio?
  • Quali sono le difficoltà che comportano? Domande per la discussione
  • Perché pure i cristiani devono attraversare l'esperienza della morte?
  • In che luogo trascorreremo l'eternità? Come sarà?
  • Qual è la cosa maggiore che tu aspetti dall'eternità?
  • In che modo dobbiamo essere pronti per il ritorno di Cristo?
  • Perché Dio non ci ha rivelato quando verrà la fine?
  • Quale posizione sul millennio fa maggiore appello alla tua sensibilità? Perché?