Corsi/Essere cristiani/02

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Indice generale

Essere cristiani (J. I. Packer)

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Il Credo, o Simbolo apostolico. Credo in Dio padre onnipotente, creatore del cielo e della terra. E in Gesù Cristo, suo figlio unigenito, Signor nostro, il quale fu concepito di Spirito santo, nacque da Maria vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto. Discese nel soggiorno dei morti, il terzo giorno risuscitò, salì al cielo, siede alla destra di Dio, padre onnipotente.  Di là ha da venire a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito santo, la santa chiesa universale, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione dei corpi e la vita eterna. Amen.

02 Il Dio in cui credo

Che cosa dovrebbe significare quando in piedi durante il culto diciamo: "Io credo in Dio"? Dichiarando che esiste un qualche Dio, ci dichiariamo forse alleati, a questo punto, con Ebrei, Mussulmani, Indù, e altri, contro gli atei? No: facciamo molto più che questo. Noi professiamo di credere nel Dio del Credo stesso, il Dio rivelato dalla Bibbia, il Creatore sovrano il cui "nome cristiano", come si esprime Karl Barth, è Padre, Figlio, e Spirito Santo. Se questo non è il Dio in cui crediamo, è del tutto privo di senso declamare il Credo.

Idoli

A questo punto dobbiamo essere chiari. Oggi si ritiene che la grande linea di demarcazione sia fra quelli che dicono in qualche modo: "Io credo in Dio", e quelli che in qualche modo non si sentono in grado di fare questa affermazione. L'Ateismo è visto come un nemico, il paganesimo no, e si pensa che le differenze esistenti fra le varie fedi siano del tutto secondarie. Nella Bibbia, però, la più grande linea di demarcazione è fra quelli che credono nel Dio che nella Bibbia si rivela, e quelli che adorano e servono idoli - "i cosiddetti dei", le cui immagini (fisiche o mentali) non quadrano con l'auto-rivelazione del Creatore. Sarebbe meglio che alcuni, che in chiesa recitano "Io credo in Dio", vedessero che ciò che di fatto essi intendono è "Io non credo in Dio", almeno non questo Dio!

Il Suo nome

La Bibbia ci dice che Dio ha rivelato Sé stesso, stabilendo - per così dire - la Sua identità, facendoci conoscere il Suo "nome". Questo "nome" appare in tre occasioni.

  1. Dio comunica il Suo "nome proprio", Geova (o Yahweh, come preferiscono gli studiosi moderni) a Mosè presso il roveto ardente (Esodo 3:13;6:3). Questo nome significa "Io sono quel che sono". Esso dichiara l'onnipotenza di Dio: non Gli si può impedire di essere quel che è, e di fare quel che Egli vuole. Alcune Bibbie traducono questo bene con "il Signore". Il Credo fa eco a questa sottolineatura quando parla di Dio come del Padre onnipotente.
  2. Dio "proclama il nome del SIGNORE" a Mosè, delineando il Suo carattere morale: "Allora l'Eterno discese nella nuvola e si fermò là vicino a lui, e proclamò il nome dell'Eterno. E l'Eterno passò davanti a lui e gridò: "L'Eterno, l'Eterno Dio, misericordioso e pietoso, lento all'ira, ricco in benignità e fedeltà, che usa misericordia a migliaia, che perdona l'iniquità, la trasgressione e il peccato ma non lascia il colpevole impunito, e che visita l'iniquità dei padri sui figli e sui figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione"" (Es. 34:5-7). Questo "nome" lo potreste intendere come "una descrizione rivelata" e rivela sia la natura di Dio che il Suo ruolo.. E' una dichiarazione la cui eco si riverbera in tutta la Bibbia (vedi Esodo 20:5-7; Numeri 14:18; 2 Cronache 30:9; Nehemia 1:5; 9:17,32; Salmo 86:5,15; 103:8-18; 111:4-9; 112:4; 116:5; 145:8; 17,20; Gioele 2:13; Giona 4:2; Romani 2:2-6). Inoltre, tutto l'agire di Dio che la Scrittura registra, conferma ed illustra questa verità. E' da notare che, quando Giovanni mette in rilievo i due aspetti del carattere di Dio, dicendo che Egli è sia luce che amore (Passo biblico|1Giovanni 1:5; 4:8}}) - non amore senza giustizia e purezza, non rettitudine senza misericordia e compassione, ma un amore santo, ed un'amorevole santità, e ciascuna di queste qualità al più alto grado - egli presenta ciascun'affermazione come una sintesi di ciò che impariamo su Dio da Gesù.

Tre in uno

In terzo luogo, il Figlio di Dio dice ai Suoi discepoli: "Andate dunque, e fate discepoli di tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" (Matteo 28:19). Dovevano battezzarli nel "nome", non nei "nomi": le tre Persone insieme costituiscono un solo Dio. Siamo qui di fronte ad una verità da capogiro, quella della Trinità, alla quale rende testimonianza i tre paragrafi del Credo ("il Padre … il Suo Figlio unico … lo Spirito Santo").

Come dobbiamo comprendere questo? In sé stessa, questa divina tri-unità è un mistero, un fatto trascendente che va oltre ad ogni umana comprensione. Va oltre alla nostra capacità di comprendere anche quelle caratteristiche di Dio che chiamiamo: la Sua eternità, infinità, onniscienza, e il Suo controllo provvidenziale delle nostre libere azioni, che indubbiamente sono verità che vanno oltre alla nostra capacità di comprenderle pienamente). Come può essere che l'Iddio eterno sia singolare e plurale, in che modo Padre, Figlio, e Spirito Santo sono personalmente distinti eppure essenzialmente uno, è più di quanto noi si possa sapere, e ogni tentativo di "spiegarlo", di chiarire questo mistero con il ragionamento, e non solo d'accettarlo per quanto lo affermi le Scritture, è votato al fallimento. Qui, come pure in altri aspetti di Dio, Egli è troppo grande per essere pienamente inteso dal piccolo cervello umano. Questa concezione esclude sia il Triteismo (il credere a tre dei distinti), come pure l'Unitarismo, credere nell'unità assoluta di Dio.

Eppure, i fatti fondamentali della fede cristiana - un uomo che era Dio, che pregava Suo Padre e prometteva che Lui e Suo Padre, avrebbero inviato un altro Consolatore per continuare il Suo divino ministero - ed ugualmente i fatti dell'esperienza universale della devozione cristiana - rendere culto a Dio il Padre al di sopra di noi, conoscere la comunione di Dio il Figlio accanto a noi, entrambi attraverso la sollecitazione dello Spirito Santo in noi, ci rimandano alla triplice identità di Dio. Allo stesso modo possiamo parlare della cooperazione dei Tre nella nostra salvezza: il Padre che la progetta, il Figlio che la procura, e lo Spirito Santo che la applica. Anche molti brani della Scrittura ne rendono testimonianza; vedi, per es., Romani 8:1-17; 2 Corinzi 13:14; Efesini 1:3-14; 2 Tessalonicesi 2:13; 1 Pietro 1:2. Quando si analizza l'Evangelo di Cristo, la verità della Trinità prova essere il suo stesso fondamento e struttura.

E' stato solo attraverso l'opera della grazia che s'incentra nell'Incarnazione che l'unico Iddio è stato percepito come plurale. Non fa quindi meraviglia che coloro che non credono nell'opera della grazia, dubitino pure la realtà della Trinità.

Questo però, è il Dio del Credo. E' questo il Dio al quale noi rendiamo culto? Oppure anche noi siamo caduti vittima dell'idolatria?

Per lo studio biblico ulteriore

Dio rivelato: Giovanni 1:1-18


Domande per la riflessione e la discussione

  • Che intende dire Packer quando dice: " Nella Bibbia, però, la più grande linea di demarcazione è fra quelli che credono nel Dio che nella Bibbia si rivela, e quelli che adorano e servono idoli". Sei d'accordo? Perché?
  • Qual è il significato di base del nome di Dio JAHWEH? Che cosa ci dice al Suo riguardo?
  • Perché Gesù indirizza i Suoi discepoli a battezzare: "Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo").


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(2, continua)