Corsi/Essere cristiani/06

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Indice generale

Essere cristiani (J. I. Packer)

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Il Credo, o Simbolo apostolico. Credo in Dio padre onnipotente, creatore del cielo e della terra. E in Gesù Cristo, suo figlio unigenito, Signor nostro, il quale fu concepito di Spirito santo, nacque da Maria vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto. Discese nel soggiorno dei morti, il terzo giorno risuscitò, salì al cielo, siede alla destra di Dio, padre onnipotente.  Di là ha da venire a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito santo, la santa chiesa universale, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione dei corpi e la vita eterna. Amen.

06 ...e in Gesù Cristo

"Io credo in Dio, Padre onnipotente … e in Gesù Cristo, Suo Figliolo unigenito", così dichiara il Credo. Quando chiamava Dio: "Creatore del cielo e della terra" esso si distanzia radicalmente, ad esempio, dall'Induismo e dalle religioni orientali. Ora, chiamando Gesù Cristo Suo Figlio unigenito, si distanzia nettamente dal Giudaismo e dall'Islam, rimanendo, come tale, praticamente da solo sulla scena. Questa affermazione su Gesù è la caratteristica peculiare del cristianesimo e l'ingrediente che lo rende unico nel suo genere. L'intero Nuovo Testamento è stato scritto per sostenere e per giustificare questa affermazione. Quindi non ci dovremmo sorprendere quando vediamo come il Credo lo affermi con dettagli maggiori di quanto non faccia con qualsiasi altro articolo.

Cristo sta al centro

Quanto il Credo afferma su Gesù Cristo è di fondamentale importanza, e quindi si trova anche al centro delle sue formulazioni, fra le sezioni che riguardano Dio Padre e Dio lo Spirito Santo. E' così fondamentale per la fede del Credo, che noi non potremmo sapere nulla della Trinità stessa, della salvezza, della risurrezione e della vita eterna, a prescindere da Gesù Cristo. E' infatti Gesù Cristo, nella Sua opera di redenzione di coloro che gli sono stati affidati, il Rivelatore stesso di tutte queste verità.

Esaminate come il Credo Lo presenti.

  • Gesù (forma greca di Giosuè, che significa "Dio è Salvatore") è il Suo nome proprio. Lo identifica come persona storica, il figlio di Maria, da Nazareth in Galilea, un ex falegname ebreo che operò per tre anni come maestro rurale di religione e che fu messo a morte dalle autorità romane di occupazione nell'anno 30 A.D. circa. I quattro vangeli descrivono il Suo ministero con molti dettagli.
  • Cristo (letteralmente "l'unto", "il consacrato") non è …il Suo cognome, almeno come oggi lo si intende. In effetti, anticamente i nostri stessi cognomi indicavano la professione o l'abitazione della persona che così veniva identificata, come ad es. "Pecoraro" (pastore di pecore), o "Castellina" (abitante di un piccolo castello). Potremmo dire che "Cristo" identifichi il particolare ministero di Gesù, cioè: Egli è Colui che Dio ha consacrato come Signore e Salvatore dell'umanità, il Messia che gli Ebrei tanto attendono. Dato che ci si attendeva che il Cristo stabilisse il regno di Dio e venisse salutato come Re del mondo intero, chiamare Gesù "il Cristo" significa assegnargli un ruolo decisivo nella storia ed una signoria universale che tutta l'umanità deve e dovrà riconoscere. I primi cristiani facevano questo spontaneamente. Lo troviamo nei discorsi riportati in Atti (vedi Atti 2:22-36; 3:12-26; 5:29-32; 10:34-43; 13:26-41; ecc.). "Poiché a questo fine Cristo è morto, è risuscitato ed è tornato in vita: per signoreggiare sui morti e sui vivi" (Romani 14:9); "affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio delle creature (o cose) celesti, terrestri e sotterranee" (Filippesi 2:10).
  • Inoltre, il titolo Cristo esprime l’affermazione che Gesù Cristo adempie tutti e tre i ministeri per i quali alcuni uomini venivano consacrati nell’Antico Testamento. Egli è "profeta", cioè il supremo messaggero di Dio, il "sacerdote" per eccellenza, cioè l'unico intermediario fra noi e Dio attraverso i sacrifici, come pure il "Re" (Re dei re e Signore dei signori).

La gloria di questa congiunzione di ruoli, la si può vedere quando la mettiamo in rapporto con i nostri bisogni concreti. Di che cosa abbiamo bisogno noi peccatori per avere un giusto e buono rapporto con Dio? In primo luogo noi siamo ignoranti di Lui ed abbiamo quindi bisogno di istruzione. Non è possibile, infatti, alcun rapporto soddisfacente con una persona di cui sai poco o niente. In secondo luogo, noi siamo estraniati da Lui, e quindi abbiamo bisogno di riconciliazione – altrimenti finiremmo non accettati, non perdonati, non benedetti, stranieri al suo amore paterno e privati dell’eredità riservata a coloro che Gli sono figli. In terzo luogo, noi siamo deboli, ciechi e stolti, quando dobbiamo vivere per Dio, ed abbiamo bisogno che qualcuno ci guidi, ci protegga, e ci rafforzi – il modo in cui era inteso il ruolo regale nell’Antico Testamento. Ora, nella Persona e nel ministero di quell’unico uomo, Gesù Cristo, questo triplice bisogno - Profeta, Sacerdote e Re - viene soddisfatto completamente e perfettamente. Lode a Dio!

Il divino Signore

Gesù, che è il Cristo (dice il Credo), è l’unico Figlio di Dio. Questo identifica il figlio di Maria con la seconda Persona dell’eterna Trinità, la Parola che fu l’agente di Dio nel creare il mondo e sostenerlo fino al presente (Giovanni 1:1-14; Colossesi 1:13-20; Ebrei 1:1-3). Sconcertante? Incredibile? Si, certamente, ma questa identificazione sta al cuore stesso del Cristianesimo: "E la Parola si è fatta carne ed ha abitato fra di noi, e noi abbiamo contemplato la sua gloria, come gloria dell'unigenito proceduto dal Padre, piena di grazia e di verità" (Giovanni 1:14).

Dire: "Signor nostro" è la logica conseguenza di tutto questo. Se Gesù è Dio il Figlio, il nostro co-creatore, ed è pure il Cristo, il Salvatore – Re consacrato, ora risorto dai morti e regnante, o che siede, come dice il Credo, "alla destra di Dio Padre onnipotente", in una posizione di autorità e di potenza. Allora Egli ha diritto di governarci, e noi non abbiamo diritto di resistere in alcun modo a ciò che Egli dice di essere. Quando Egli invase il tempo e lo spazio nella Palestina (la terra di Israele) di quasi duemila anni fa, così oggi Egli invade a livello personale il nostro tempo ed il nostro spazio con lo stesso proposito d’amore che Lo portò per la prima volta sulla terra. "Venite, seguitemi", era allora la Sua Parola, ed essa rimane oggi inalterata.

Allora, è Egli il vostro Signore? Per tutti coloro che possono pronunciare il Credo, questa domanda è ineludibile, perché come potresti dire "Signore nostro" in Chiesa se prima non hai detto "Signore mio" nel tuo cuore?

Per lo studio biblico ulteriore

Gesù – Dio e uomo: Ebrei 1:1-3:6.

Questioni per riflettere e per discutere

  1. Qual è il significato, storicamente e per noi oggi, del nome Gesù?
  2. Che avrebbe potuto significare il termine "Cristo" per la nazione ebraica in attesa? Che dovrebbe significare per noi?
  3. Perché Gesù può legittimamente esigere di governare la tua vita?


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