Corsi/Essere cristiani/39

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Indice generale

Essere cristiani (J. I. Packer)

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Il Credo, o Simbolo apostolico. Credo in Dio padre onnipotente, creatore del cielo e della terra. E in Gesù Cristo, suo figlio unigenito, Signor nostro, il quale fu concepito di Spirito santo, nacque da Maria vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto. Discese nel soggiorno dei morti, il terzo giorno risuscitò, salì al cielo, siede alla destra di Dio, padre onnipotente.  Di là ha da venire a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito santo, la santa chiesa universale, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione dei corpi e la vita eterna. Amen.

Cuore a cuore

39. Venga il tuo regno

Che il Signore Iddio sia Re, nel senso che Egli sia sovrano sull’intero universo, è un fatto che si presuppone, scontato, tutt’attraverso la Bibbia. La Sua regalità1[1] e il Suo regno2[2], però, sono due cose diverse. La prima è un fatto inerente alla creazione, il che è comunemente chiamato “provvidenza”3[3]; la seconda è una realtà della redenzione, il che è propriamente chiamato “grazia”.

Questa distinzione è sostanzialmente biblica, ma il vocabolario della Scrittura non lo mostra esplicitamente. Regno viene usato in entrambi i Testamenti sia per il sovrano controllo di Dio su tutto il creato, sia per il Suo rapporto redentore con singole creature umane attraverso Gesù Cristo. Nel Padre nostro, “venga il Tuo Regno” usa questo termine nel secondo senso4[4], “Tuo è il regno…” nel primo.

Dio, essendo sovrano, domina in modo assoluto ed incontrastabile sulla vita e sulle azioni di ogni essere umano, inclusi coloro che deliberatamente lo sfidano e gli disubbidiscono. Con un mostruoso complotto d’irrefrenabile gelosia, superato solo dall’omicidio da parte di Caino, di Abele, i fratelli di Giuseppe lo vendono come schiavo e dicono a loro padre che Giuseppe è morto. Dio, però, ciononostante, domina su questa situazione, tanto che Giuseppe, più tardi, potrà dire: “Voi avete macchinato del male contro di me; ma DIO ha voluto farlo servire al bene, per compiere quello che oggi avviene: conservare in vita un popolo numeroso” (Ge. 50:20). Di Gesù, vittima del complotto dei Suoi avversari, è scritto: “secondo il determinato consiglio e prescienza di Dio, vi fu dato nelle mani e voi lo prendeste, e per mani di iniqui lo inchiodaste alla croce e lo uccideste” (At. 2:23). Siamo in presenza di un malvagio complotto ai danni di Gesù, ma la morte di Gesù sulla croce era stata programmata come strumento di salvezza.

Questo dominio di Dio su ogni azione umana, però, è cosa molto diversa dal regnare di Dio quando, dal Suo trono, Egli concede la grazia colui o colei che si piega con pentimento e fede di fronte alla Sua autorità, desiderando solo essere salvato dal male e condotto su sentieri di giustizia. Quando Gesù annunzia: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino. Ravvedetevi e credete all'evangelo» (Mr. 1:15), egli annuncia che il tanto atteso momento in cui Dio concede grazia al Suo popolo è giunto, e non rimane che accedervi fiduciosamente. In che modo si può entrare a godere di questa grazia? La risposta dei vangeli è inequivocabile: diventando discepoli di Gesù Cristo, affidando a Lui anima e corpo, lasciando che Egli rimodelli la nostra vita; ricevendo da Lui il perdono; identificandosi con il Suo modo di pensare; amandolo senza riserva, dando priorità a Lui su ogni altra cosa della nostra vita – in breve, manifestando ciò che Paolo chiama: “la fede che opera mediante l'amore” (Ga. 5:6), fede che riconosce chi Gesù sia, e che Lo abbraccia, come Signore e Salvatore (2 Pi. 1:11; 2:20; 3:2, 18).

Era a questa fede alla quale Gesù indirizzava Nicodemo (Gv. 3:13-15), dicendogli che nessuno può vedere il regno di Dio e entrarvi se non colui o colei nel quale lo Spirito di Dio ha operato una profonda trasformazione simile a una “nuova nascita” (vv. 3-8). Il brano ci insegna che nessuno può entrare nel regno di Dio5[5] senza l’aiuto dello Spirito di Dio, e che non dobbiamo essere tanto orgogliosi da non chiederglielo, né rifiutandosi di essere trasformati in ogni modo che Dio ritenga opportuno.

Il regno è giunto con Gesù: senza dubbio si potrebbe dire che come Figlio di Dio fattosi carne, Gesù è il regno di Dio in persona. Il Suo governo sui cristiani è regale nel senso pieno inteso dalla Bibbia, vale a dire personale, diretto, ed assoluto. Ciò che Egli afferma ed esige è ciò che Dio stesso afferma ed esige, sconfiggendo così ogni pretesa umana. Il Suo regnare, però, non è mai tirannia, perché Gesù Cristo è il Servo del Suo popolo, per la loro protezione ed arricchimento: “Perché il mio giogo è dolce e il mio peso è leggero!” (Mt. 11:30). Inoltre, Egli è il loro fratello in ambito della famiglia reale, e come noi egli è stato “sotto l'autorità di altri” (Mt. 8:9). Egli non ci chiederà di più di quanto non sia stato chiesto a Lui, e neanche tanto. Il suo governo ha la natura non di dittatura, ma dell’amorevole cura che un pastore presta al suo gregge: “Io sono il buon pastore, e conosco le mie pecore e le mie conoscono me” (Gv. 10:14).

Il servizio primo e fondamentale reso dal “più grande figlio di Davide” verso i Suoi discepoli, è quello di salvarli dalla morte e dal peccato, secondo la promessa di Dio. Il regno di Dio, quindi, è il contesto della grazia, laddove viene riparato in noi il danno che il peccato ci ha fatto. E’ l’Evangelo della grazia che ci comprova in che cosa consista questo regno.

Presente e futuro

In un certo senso, il regno è ora qui presente, e i cristiani vi sono inseriti. In un altro senso, però, quello del compimento finale della grazia di Dio in questo mondo – il regno rimane una realtà futura, ed attende il ritorno di Cristo. La preghiera che dice: “venga il Tuo regno” guarda a quel giorno. Questo, però, non ne esaurisce il significato. Ogni richiesta che Dio operi una particolare manifestazione della grazia sovrana di Dio (rinnovare la Chiesa, convertire i peccatori, reprimere il male, provvedendo a questo mondo il bene) è un’ulteriore amplificazione di “venga il tuo regno”. Se uno si chiede dove, nel Padre nostro, appaia l’intercessione generale, la risposta è: proprio a questo punto. E se uno chiede: “Perché mai dobbiamo caricarci con il fardello delle intercessioni?”, la risposta è: Perché ci viene insegnato a pregare “Venga il tuo regno”.

LA SFIDA A LIVELLO PERSONALE

Pregare dunque: “Venga il tuo regno” è una richiesta molto esigente che va molto addentro alle cose, perché dire così significa essere pronti ad aggiungere: “…e comincia con me, fa di me un tuo suddito ubbidiente, mostrami quale sia il posto che io devo occupare fra gli ‘operai nell'opera del regno di Dio’ (Cl. 4:11), ed usami, per quanto possibile, per estendere il regno ed essere così io stesso il mezzo con il quale questa preghiera verrà esaudita”. Fatta con sincerità, questa è una preghiera impegnativa, perché esige la rinuncia a noi stessi, il portare la nostra croce, l’acconsentire che la propria vita sia spesa, in un modo o in un altro, a servire l’Evangelo. Veramente questa è la nostra aspirazione? Abbiamo noi mai visto le cose da questo punto di vista? Che ciascuno esamini sé stesso, e così – soltanto così – osi pronunciare il Padre nostro!

PER l’APPROFONDIMENTO

Il regno di Dio (dei cieli): Matteo 13:1-52.

DOMANDE PER LA RIFLESSIONE E LA DISCUSSIONE

(1) Sei d’accordo con l’autore che “il regno di Dio non è un luogo, ma il rapporto con una persona”? Perché, o perché no? (2) Perché noi possiamo giustamente dire che Gesù fosse (ed è) un Re, ma non un tiranno? (3) Pensa a quali potrebbero essere delle applicazioni contemporanee della preghiera “venga il tuo regno”.

Note

1Orig. “Kingship”.

2Orig. “Kingdom”.

3Il fatto che Dio abbia progettato e creato ogni cosa e che sia in costante controllo su ogni cosa.

4Il fatto che Dio sovranamente accordi grazia, liberando dalla giusta condanna che meritano, tutti coloro che si affidano a Gesù Cristo. Solo un Re può accordare grazia. In altre parole: “Venga il tuo regno” = accordaci la tua grazia.

5[5]Cioè nessuno può vedersi accordata la grazia di Dio.