Corsi/Essere cristiani/44

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Indice generale

Essere cristiani (J. I. Packer)

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Il Credo, o Simbolo apostolico. Credo in Dio padre onnipotente, creatore del cielo e della terra. E in Gesù Cristo, suo figlio unigenito, Signor nostro, il quale fu concepito di Spirito santo, nacque da Maria vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto. Discese nel soggiorno dei morti, il terzo giorno risuscitò, salì al cielo, siede alla destra di Dio, padre onnipotente.  Di là ha da venire a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito santo, la santa chiesa universale, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione dei corpi e la vita eterna. Amen.

Cuore a cuore

44. Non indurci in tentazione

Dopo aver pregato affinché ci sia provveduto del necessario e per ottenere perdono, ecco che sale a Dio una richiesta pressante di protezione: il nostro terzo bisogno di base. La frase in questione ha due facce: “Non indurci, o esporci alla tentazione” e “liberaci dal male”. Per “male” qui s’intende o il peccato o problemi, o entrambe le cose, oppure “il maligno” che manipola i problemi a suo vantaggio ed induce a peccare. Entrambe queste facce della medaglia, però, esprimono un unico pensiero: “La vita è un campo minato spirituale; fra questi pericoli noi non oseremmo troppo confidare in noi stessi. Padre, proteggici!”. Il Padre nostro qui si collega con la concezione della vita tipica dei Salmi. Abbiamo molto bisogno di imparare il realismo, il non fidarci tanto di noi stessi, e dell’umile dipendenza da Dio che traspare in questa richiesta.

La prova

L’idea che Dio possa “indurre” qualcuno in tentazione (presente in alcune traduzioni del Padre nostro), come sembra presumere la prima di queste proposizioni, ha sconcertato non poche persone. Le cose appaiono più chiare, però, quando comprendiamo di quali tipi di tentazione qui si tratti. Dietro a questa parola c’è il concetto di “prova”, di “esame”, di “mettere alla prova” – una situazione, cioè che riveli fino a che punto tu sia in grado di andare nella giusta direzione ed evitare di sbagliare strada. L’esame di guida, che ci crediate oppure no, è finalizzato a mettervi in grado di accertarvi che – di fatto – siete in grado di fare tutto giusto. L’esame di guida è, in un certo senso, una “tentazione”. Ora, un programma d’istruzione include periodicamente degli esami, delle prove, intese a verificare i progressi fatti. “Passare” questi esami, è molto incoraggiante per l’allievo. Nel programma di Dio per l’educazione spirituale e la crescita del cristiano, si applica lo stesso concetto. Dio ci mette regolarmente alla prova per dimostrare a noi stessi che cosa sia in noi e quanto abbiamo progredito. Lo scopo che qui Egli si prefigge è del tutto costruttivo: rafforzarci ed aiutarci a progredire. E’ così che Egli ha messo alla prova Abraamo quando gli disse di sacrificare suo figlio Isacco. Dopo questa prova, Iddio gli promette grandi benedizioni, “Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abraamo” (Ge. 22:1), “…le nazioni della terra saranno benedette nella tua discendenza, perché tu hai ubbidito alla mia voce” (Ge. 22:18).

Non è una scampagnata

Perché allora, se la tentazione ci fa così del bene, dovremmo chiedere che ci sia risparmiata? Per tre ragioni. In primo luogo, ogni qual volta Iddio ci mette alla prova per il nostro bene, Satana, “il tentatore”, cerca di sfruttare la situazione a nostro danno. “Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, gira come un leone ruggente cercando chi possa divorare” (1 Pi. 5:8). Gesù sapeva, dalla Sua stessa esperienza nel deserto, quanto meschino ed astuto sia il diavolo, e desiderava che nessuno lo sottovalutasse o lo corteggiasse (gli occultisti moderni farebbero bene a stare all’occhio in questo, perché giocano col fuoco).

In secondo luogo, in tempo di prova le pressioni possono essere così forti che nessun cristiano di buon senso potrebbe desiderare di esserci coinvolto, proprio come certamente non vorrebbe “provare” ad essere affetto dal cancro. E’ per questo che Gesù aveva ragione ad iniziare la Sua preghiera con: “Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice!” e a terminarla con: “Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi” (Mt. 26:39). La tentazione non è una scampagnata!

In terzo luogo, dire “Non indurci in tentazione” è come dire: “Signore, se possibile, per favore, nessuna tentazione! Io non voglio rischiare di farmi del male e disonorarti se dovessi cadere!”. Perché? Perché siamo consapevoli della nostra comprovata debolezza, ostinazione e vulnerabilità spirituale. Perché siamo consapevoli dell’abilità che Satana possiede di sfruttare sia i nostri punti forti che i nostri punti deboli, mescolando attacchi frontali alla nostra integrità cristiana con tattiche d’infiltrazione e d’imboscata. Perché proprio quando cerchiamo di evitare un pericolo costantemente cadiamo vittima di un altro, ci spinge a formulare questa preghiera con umiltà e fondata sfiducia in noi stessi. La tentazione potrebbe essere certo il nostro destino, ma solo uno sciocco la vorrebbe apposta. Vi sono persone così spavalde che farebbero bene a prestare ascolto all’Apostolo quando dice: “Perciò, chi pensa di stare in piedi, guardi di non cadere” (1 Co. 10:12).

Vegliare e pregare

Quando Gesù trovò i Suoi discepoli che dormivano nel Getsemani, disse: “Vegliate e pregate, affinché non cadiate in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole” (Mt. 26:41). A sollecitare questo suo commento era stata la lotta che aveva già avuto in Sé stesso, lotta in cui la Sua carne fortemente aveva reagito alla prospettiva del Calvario, più il sonno di coloro che, sebbene fossero stanchi, era stato loro chiesto di vegliare con Lui – di stare svegli, cioè di sostenerlo con la loro preghiera e presenza. Dobbiamo davvero apprezzare la sincerità ed il realismo della preghiera: “Non esporci alla tentazione”, come pure l’esortazione a “vegliare” e pregare, perché se non siamo vigilanti potremmo ben caderne vittima.

“Vigilare” rammenta un soldato che “sta in guardia” ed è pronto a cogliere ogni segnale che suggerisca un possibile attacco nemico. Noi “vigiliamo” sulle tentazioni identificando quelle situazioni, compagnie, ed influenze, che ci potrebbero esporre ad una tentazione che potrebbe ben farci cadere, e quindi, per quanto possibile, sia da evitare. Come disse Lutero: “Non si può impedire ad un uccello di volare sulla tua testa, ma gli puoi impedire di fare il nido fra i tuoi capelli. Cerca di sapere ciò che per te è fuoco, e non giocare con esso!”.

“Pregare” rivolge la nostra attenzione alla preghiera che Gesù ha appena fatto – la preghiera che chiede a Dio la forza necessaria per fare ciò che si sa essere giusto di fronte alla nostra riluttanza interiore più qualsiasi “sirena” che cerchi di sedurci per farci cozzare contro gli scogli e naufragare.

Nessuno meglio di Carlo Wesley, ha espresso meglio la giusta prospettiva che dovremmo avere al riguardo della tentazione che nell’inno inglese che inizia con: “Gesù, mia forza, mia speranza. Su di Te io getto ogni mia preoccupazione”.

Io voglio un santo timore, un occhio che sia pronto a ben discernere, un occhio che guardi a Te quando il peccato è vicino, e veda fuggire il tentatore. Uno spirito che sia preparato ed armato con gelosa cura, perché stia sempre in guardia e vigili nella preghiera”.

La conclusione di tutta questa faccenda è questa: per ragioni buone e necessarie connesse con la nostra crescita cristiana (confronta Giacomo 1:2-12), a noi non verranno risparmiate tutte le tentazioni (Cfr. 1 Co. 10:13), ma se chiediamo di essere protetti a che Satana sfrutti queste situazioni a nostro danno, saremo tentati di meno di quanto avremmo potuto essere (Cfr. Ap. 3:10), e ci troveremo in grado di affrontare la tentazione quando sopraggiunge (1 Co. 10:13). Non essere irrealistico, quindi, tanto da non prepararti alle tentazioni, né così sciocco da corteggiarle; quando vengono, però, non dubitate della potenza di Dio a liberarti dal male che comporteranno: “Egli può preservarvi da ogni caduta” (Giuda 24) quando le dovete affrontare. Quando non siete coscienti delle tentazioni, pregate così: “Non indurci in tentazione”, e voi vivrete.

Per lo studio biblico ulteriore

La tentazione di Eva: Genesi 3:1-17. La tentazione di Abraamo: Genesi 22:1-19. Le tentazioni di Gesù: Luca 4:1-15.

Domande per la riflessione e la discussione

  • Che cosa significa qui la parola “tentazione”?
  • Qual è lo scopo che Dio si prefigge nel metterci alla prova?
  • Come rispondi a tale prova? Perché dovremmo chiedere che ci vengano risparmiate le tentazioni?

(11, continua).