Ecclesiologia/Donne e ministero cristiano/L'ordinazione delle donne e l'insegnamento del Nuovo Testamento (II)

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L'ordinazione delle donne nell'insegnamento del Nuovo Testamento (II)

Con l'avvento del Signore e Salvatore Gesù Cristo per la donna è iniziata una nuova era. L'Evangelo di Cristo è buona notizia anche per le donna. La restituzione alle donna della loro dignità ed importanza è una delle caratteristiche più notevoli del movimento cristiano nascente.

La loro inclusione nel movimento cristiano nascente. Quando Gesù, il Cristo, è venuto nel mondo "nato dalla vergine Maria", è stata impartita una nuova santità alla maternità e, con essa, una nuova e più alta concezione del carattere e della persona della donna ([=Nuova+Riveduta&versioni[]=C.E.I. Luca 1:48]). Sin dalle prime fasi del Suo ministero, Gesù include molte donne fra i Suoi seguaci ([=Nuova+Riveduta&versioni[]=C.E.I. Matteo 9:22;15;28;15:38; 26:7ss)]. Le donne che accompagnavano Gesù durante i suoi viaggi missionari sono occasionalmente menzionate per nome ([=Nuova+Riveduta&versioni[]=C.E.I. Luca 8:2-3]). Altre, benché non chiamate per nome, sono lodate per i servizi che rendono a Gesù ([=Nuova+Riveduta&versioni[]=C.E.I. Luca 8:3]). Figure femminili sono presenti nelle scene della crocifissione di Gesù ([=Nuova+Riveduta&versioni[]=C.E.I. Matteo 27:55-56; Luca 23:49]) e della Sua risurrezione ([=Nuova+Riveduta&versioni[]=C.E.I. Matteo. 27:61; 28:1; Luca 23:55, 56; 24:1, 9, 10,22]). Il libro degli Atti menziona Saffira, moglie di Anania; Priscilla, moglie di Aquila; Tabita; Maria, madre di Giovanni Marco; la giovane Roda; Lidia di Tiatiri; la giovane schiava che Paolo libera da uno spirito di divinazione; Damaris di Atene, e le quattro figlie dell'evangelista Filippo. In Romani 16, Paolo menziona in rapida successione prominenti attiviste cristiane: Febe, Prisca, Maria, Trifena, Trifosa, Perside, Giulia, e la sorella di Nereo. L'importanza data dai cristiani alle donne si staglia in forte contrasto con l'atteggiamento di disprezzo per le donne tipico della cultura e delle religioni sia giudaica che pagana.

L'importanza della donna nell'attività cristiana. Le donne non erano soltanto membra riconosciute delle comunità cristiane, ma attive partecipanti delle loro attività. Questo è ciò che evidenzia Atti 21:8-9 dov'è detto che Filippo: "'aveva quattro figlie non sposate, le quali profetizzavano". Questo è pure ciò che Paolo intende rilevare quando parla di Priscilla ed Aquila: "miei collaboratori in Cristo Gesù, i quali hanno rischiato la vita per me; a loro non io soltanto sono grato, ma anche tutte le chiese delle nazioni'''" (Romani 16:3-4). Pure altre descrizioni sono degne di nota: "Salutate Maria, che si è molto affaticata per voi" (Romani 16:6); "Salutate Trifena e Trifosa, che si affaticano nel Signore" (v. 12); "Salutate la cara Perside che si è affaticata molto nel Signore" (v. 12); "Esorto Evodia ed esorto Sintìche ... vieni in aiuto a queste donne, che hanno lottato per il vangelo insieme a me" (Filippesi 4:2-3). Che tipo di lavoro facessero non lo sappiamo esattamente. Non sarebbe assurdo presumere che il lavoro di queste donne consistesse semplicemente in lavare e stirare gli indumenti di Paolo e preparargli da mangiare... E' scritto che a Corinto vi fossero donne che pregavano e profetizzavano (1 Corinzi 11:5,13) e l'eccessiva loro esuberanza è forse quello che spinge Paolo a comandare che se ne stessero in silenzio (1 Corinzi 4; 1 Timoteo 2). Il termine che Paolo usa per descrivere Febe in Romani 16:1 “Vi raccomando Febe, nostra sorella, che è diaconessa della chiesa di Cencrea” non è del tutto chiaro. La parole greca "diakonon" può significare sia "diaconessa" che "serva, aiutante". Origene afferma che questo brano mostra come "le donne erano pure coinvolte nel ministero della chiesa". Alcuni padri della chiesa pure comprendono 1 Timoteo 3:11 come un riferimento a donne con la funzione di diacono, sebbene questo riferimento non sia incontestabilmente chiaro. Le "vedove" menzionate in 1 Timoteo 5:3-10,17 sembrano essere una designazione ufficiale. L'espressione: "La vedova sia iscritta nel catalogo" dà fortemente l'impressione di un ufficio o di un ordine. Che le donne impartissero insegnamenti in gruppi di cristiani, sembra abbastanza evidente in Atti 18:26 e Tito 2:3.

La condizione di uguaglianza della donna nella chiesa. La condizione di uguaglianza fra uomo e donna nel regno di Dio, è affermata inequivocabilmente in Galati 3:28: 
"Non c'è qui né Giudeo né Greco; non c'è né schiavo né libero; non c'è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù''". Le mogli sono considerate coeredi con i loro mariti in tutti i benefici del patto di grazia (1 Pietro 3:7). Uomini e donne assieme condividono il culto di lode e di adorazione (Efesini 5:19; Colossesi 3:16). Ci si attende che tutti insegnino e si ammoniscano a vicenda (Colossesi 3:16), come pure è detto che tutti condividono, senza distinzione di sesso, i doni dello Spirito Santo (Atti 1:14; 2:17).
Questa condizione di uguaglianza, però, cancella forse la differenza dei sessi, stabilita alla creazione? Secondo la dottrina paolina di subordinazione, le differenze creazionali continuano ad essere valide, ma sono poste nel contesto della libertà cristiana, e la subordinazione della donna è un riconoscimento ed una pratica volontaria che scaturisce dall'amore cristiano nello spirito di Cristo. Inoltre, com'è stato osservato più sopra, Paolo non introduce mai la dottrina della subordinazione se non per conservare l'istituzione del matrimonio cristiano ed impedire che degeneri in una lotta di potere fra i sessi. Il Nuovo Testamento non adduce queste differenze creazionali come evidenza o ragione per escludere le donne da un ufficio ecclesiastico. I brani di 1 Corinzi 14 e 1 Timoteo 2 si occupano del decoro delle donne sposate nelle riunioni pubbliche della chiesa, e le differenze creazionali fra i sessi sono menzionate solo perché Paolo non vuole che le donne sposate prendano parte alle discussioni pubbliche se questo mette a rischio il matrimonio cristiano.

Ci chiediamo, infine, se la condizione di uguaglianza delle donne con l'uomo si estenda fino ad ammettere le pari opportunità nei ministeri della chiesa. Abbiamo osservato precedentemente come le donne profetizzassero (1 Corinzi 11:5,13; Atti 28:8,9). Il ministero profetico, però, era un regolare nella chiesa? Alcuni lo negano, rammentandoci che è Dio a chiamare ed ispirare i profeti, e non la chiesa che li elegge. Altri dicono di sì, rammentandoci come molti ministeri della chiesa antica fossero il risultato di doni di grazia dello Spirito Santo (1 Corinzi 12:8-11; 14:5; 29:33; Efesini 4:11). Sembra abbastanza chiaro dai testi or ora citati che nella chiesa antica profeti, apostoli e dottori (insegnanti) avessero questo ufficio su designazione dello Spirito Santo. Che dire poi degli insegnanti? Ci sono evidenze che vi fossero delle donne ad occupare il ruolo di insegnante? A questo riguardo si cita il caso di Priscilla che istruisce Apollo ["Egli cominciò pure a parlare con franchezza nella sinagoga. Ma Priscilla e Aquila, dopo averlo udito, lo presero con loro e gli esposero con più esattezza la via di Dio" (Atti 18:26)], come pure il ruolo di maestre date alle donne più anziane ["...anche le donne anziane abbiano un comportamento conforme a santità, non siano maldicenti né dedite a molto vino, siano maestre nel bene" (Tito 2:3)]. La natura precisa di questo insegnamento non può essere determinata. Il parlare e l'insegnare nelle assemblee di chiesa (1 Corinzi 14 e Timoteo 2) è stato già spiegato nei termini di porre domande e di prendere parte alle discussioni informali nella chiesa.

Tutto questo è assolutamente sorprendente, soprattutto quando ci rammentiamo come nell'era apostolica i maschi dominavano completamente la vita politica, religiosa e sociale. L'Evangelo giunge nel mondo come buona notizia, non come un movimento sociale. Non dobbiamo quindi aspettarci di leggere nel Nuovo Testamento un attacco rivoluzionario alle strutture sociali esistenza. Un movimento di emancipazione della donna a quel tempo non solo era impossibile ma, se lo si fosse iniziato, sarebbe andato incontro ad un disastro e sarebbe stato contrario al carattere inerente dell'Evangelo. E' così naturale trovare nel Nuovo Testamento una situazione di dominio del maschio. Gesù chiama al discepolato ed all'apostolato 12 uomini. La chiesa nomina 2 uomini come successori di Giuda (Atti 1:23), e 18 uomini come diaconi. Il sesso dei “vescovi” e degli anziani, per quanto possiamo determinarlo, era maschile. Questi dati, però, non provano nulla al riguardo della volontà divina sulla questione di ammettere le donne agli uffici ecclesiastici, a meno che non si voglia affermare che la situazione sociale del Nuovo Testamento sia vincolante in ogni suo particolare per sempre. La Scrittura non proibisce in alcun luogo alle donne di avere un incarico ministeriale nella chiesa, anzi, di fatto mette in rilievo l'inclusione, l'importanza e la condizione di uguaglianza della donna con l'uomo nella chiesa di Cristo. Dato che il Nuovo Testamento non comanda espressamente né proibisce l'ammissione delle donne agli uffici ecclesiastici, la questione che oggi si pone davanti a noi ha maggiormente a che fare con la teologia pratica, la psicologia e la sociologia.