Escatologia/La grande Tribolazione

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La Grande Tribolazione in Matteo 24

La Bibbia parla di un tempo che chiama "La grande tribolazione" che Dio manderà sulla terra come espressione del Suo giudizio. La Scrittura ne parla soprattutto in Matteo 24.

Gli avvenimenti dei quali Gesù parla in questo capitolo, sono interpretati oggi secondo due modelli di base (con alcune variazioni al loro interno). Il primo modello assume un approccio storico e vede la maggior parte degli avvenimenti descritti da Matteo 24 applicati a quanto avviene nell'anno 70 d. C., cioè la distruzione di Gerusalemme e del Tempio nel 70 d. C. da parte dei Romani in guerra con i Giudei. Il secondo modello interpretativo, l'approccio futuristico proietta, invece, questi avvenimenti nel futuro. Esaminiamo attentamente questo capitolo e vediamo come l'approccio storico sia quello meglio fondato.

Sguardo panoramico su Matteo 24

L'occasione di questo discorso di Gesù è una domanda postagli dai Suoi discepoli

In Matteo 23 Gesù è nel Tempio ed ammonisce gli Scribi ed i Farisei perché essi, con il loro comportamento, profanano il culto di Dio e la loro vita religiosa e morale. Per questo dovranno subire da parte di Dio un severo giudizio. Ecco così che Gesù conclude i Suoi ammonimenti citando gli avvertimenti che gli antichi profeti di Israele avevano dato al popolo in simili circostanze. Allo stesso modo in cui l'antico Israele era stato severamente castigato da Dio per avere disatteso gli impegni che aveva sottoscritto nel patto che li legava a Lui, così la generazione di Gesù dovrà subire le pesanti conseguenze della loro infedeltà: una nuova distruzione del tempio e una nuova dispersione del popolo di Dio. Quanto Gesù annuncia, di fatto accade. Gesù dice:

(23:36) Io vi dico in verità che tutto ciò ricadrà su questa generazione.

(23:37) «Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto!

(23:38) Ecco, la vostra casa sta per esservi lasciata [deserta].

Dopo che Gesù e i Suoi discepoli lasciano l'area del Tempio, Egli si volta indietro e, riferendosi al Tempio, predice che Dio sta per distruggerlo. Matteo 24 inizia con queste parole, il contesto a cui fa riferimento il resto del capitolo.

(1) Mentre Gesù usciva dal tempio e se ne andava, i suoi discepoli gli si avvicinarono per fargli osservare gli edifici del tempio. 

(2) Ma egli rispose loro: «Vedete tutte queste cose? Io vi dico in verità: Non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sia diroccata».

Sul Monte degli Ulivi Gesù risponde alla loro domanda

(3) Mentre egli era seduto sul monte degli Ulivi, i discepoli gli si avvicinarono in disparte, dicendo: «Dicci, quando avverranno queste cose e quale sarà il segno della tua venuta e della fine dell'età presente?»

Contemplando da lontano l'area del Tempio e Gerusalemme, i discepoli gli pongono una domanda in tre parti. La loro è una reazione a ciò che Gesù ha appena loro detto ed essi ovviamente vedono queste tre parti in rapporto all'annunciata distruzione.

Essi chiedono:

  • Quando avverranno queste cose?
  • Quale sarà il segno della tua venuta?
  • Quale sarà il segno] della fine dell'età presente?

Difficoltà nell'interpretare la risposta di Gesù

La risposta data da Gesù non deve essere separata dal contesto in cui viene data. Dobbiamo, infatti:

  • (1) Capire quali siano le "cose" delle quali i discepoli chiedono informazioni.
  • (2) Dobbiamo determinare che cosa intenda Gesù con "venuta".
  • (3) Dobbiamo chiarire, poi, quale sia "l'età" di cui si annuncia la fine.

Loro interesse principale era forse la distruzione del Tempio alla quale Gesù aveva appena fatto riferimento, la fine dell'età in cui il culto nel Tempio aveva dominato la vita del popolo di Dio sin dal tempo di Mosè? Oppure essi volevano sapere sulla fine di tutte le cose? Dobbiamo pure determinare in che modo Gesù, con la Sua maggiore conoscenza degli eterni decreti e piani per le età, risponda loro. Gesù sta loro rispondendo nel modo che essi intendono, oppure Egli ignora la loro domanda e dà loro risposta alla domanda che avrebbero dovuto porgli se ne avessero saputo di più? Oppure ancora, forse che Gesù risponde alla loro domanda e poi espande la Sua risposta dando loro informazioni maggiori di quanto essi si aspettavano di ricevere?

In breve, parla Gesù, di fatto, della distruzione del tempio? Ne parla in modo esclusivo? Oppure Egli parla sia della distruzione del Tempio (che avviene nell'anno 70 d. C.) come pure del giudizio finale che avrà luogo prima dell'ultimo giorno del giudizio di Dio sul mondo?

Dovremmo pure rammentarci che, in questo capitolo, vi è un proposito profetico (secondo ciò che la Bibbia intende per profezia). Non dovremmo considerarlo come una semplice predizione di avvenimenti futuri. Gesù sta prescrivendo qui un atteggiamento da tenere, un modo per attendere gli avvenimenti di cui parla.

Segni dei tempi

Gesù inizia questa sezione con un avvertimento:

  • (4) Gesù rispose loro: «Guardate che nessuno vi seduca. La grande tribolazione, p.    3 di 31
  • (5) Poiché molti verranno nel mio nome, dicendo: "Io sono il Cristo". E ne sedurranno molti.
  • (6) Voi udrete parlare di guerre e di rumori di guerre; guardate di non turbarvi, infatti bisogna che questo avvenga, ma non sarà ancora la fine.
  • (7) Perché insorgerà nazione contro nazione e regno contro regno; ci saranno carestie e terremoti in vari luoghi;
  • (8) ma tutto questo non sarà che principio di dolori.

Vi erano evidentemente dei seduttori che cercavano di dare alle loro domande delle false risposte, inganni finalizzati a confonderli ed a spaventarli. Gesù considera la presenza di falsi Messia, di guerre e di rumori di guerre. Queste cose, però, non devono essere intese come segni della fine. Sono cose che devono succedere perché purtroppo questo è il normale corso degli eventi in questo mondo decaduto. Non è nulla di nuovo. Queste cose caratterizzano l'età in cui viviamo. Erano, sono e saranno "la normalità" dalla Caduta nell'Eden fino alla fine del mondo come noi lo conosciamo.

Falsi messia

Ci sono sempre stati falsi profeti che affermano di essere stati unti ed inviati da Dio. L'Unto per eccellenza, il Salvatore promesso, sarebbe stato anche impersonano da diversi seduttori. L'apostolo Paolo aveva studiato sotto la docenza del grande rabbino Gamaliele. Questi parla di un uomo chiamato Teuda che era stato ucciso dopo aver raccolto attorno a sé più di 400 seguaci che lo proclamano il Promesso mandato da Dio. Egli menziona pure Giuda di Galilea che sorge al tempo del censimento romano per attirare gente a sé (At. 5:34-49). Simone, il mago dalla Samaria diceva di essere il Grande (At. 8:9,10). I primi scrittori cristiani si riferiscono a lui come Simon Mago, il quale pretendeva di essere il divino Figlio di Dio ed il Creatore. Origene, antico scrittore cristiano, racconta di un uomo di nome Dositeo che affermava essere il Messia. Allo stesso modo, lo scrittore giudeo Giuseppe Flavio racconta che al tempo degli apostoli Felice arrestava ogni giorno ogni sorta di impostori. Di questi uomini si diceva avere ingannato moltitudini di persone. E' chiaro, così, come negli anni immediatamente seguenti queste parole di Gesù, erano venuti molti che affermavano falsamente di essere il Cristo e che erano stati in grado di attirare dietro a sé molti seguaci.

Guerre e rumori di guerre

La guerra è stata una caratteristica dell'esistenza umana e di ogni cuore malvagio tutt'attraverso la storia. Anche durante il tempo degli apostoli vi erano continue guerre ed insurrezioni tutt'attraverso l'impero romano. L'idea che la "Pax romana" fosse davvero un tempo di pace è del tutto ingannevole. Potevano stare in pace coloro che apertamente si ponevano dalla parte dell'imperatore, ma neanche poi tanto, perché vi sarebbero pure stati imperatori concorrenti. Conflitti ai confini dell'impero erano all'ordine del giorno. Le cospirazioni attraverso il suo territorio producevano violenza e bagni di sangue: questo è ben documentato negli annali della storia. In un periodo di 18 mesi, Roma avrebbe avuto ben quattro imperatori differenti: Nerone, Galba, Oto, e Vitellio, ciascuno dei quali muore di morte violenta. Un'insurrezione ad Alessandria d'Egitto era finita con il massacro di 50.000 ebrei. Nella città di Damasco erano stati pure uccisi 10.000 ebrei. Altri 50.000 erano stati passati per le armi in Selucia. Nella battaglia di Cesarea fra Siriani e Giudei muoiono 20.000 ebrei e molti villaggi vengono divisi. L'imperatore Caligola aveva ordinato che una statua che lo rappresentasse fosse innalzata nel tempio di Gerusalemme. Sebbene i Giudei non l'avessero permesso, essi temevano che Roma potesse reagire con forza ed imporlo con il sangue.

Gesù mette in guardia i Suoi discepoli che vi sarebbero state guerre e rumori di guerre. Una nazione sarebbe sorta contro un'altra e regno contro regno. Il punto che a Gesù preme sottolineare è che tali cose non spaventino i Suoi seguaci perché erano tipiche del tempo. Questo non significa che stia per giungere la fine (Matteo 24:6).

Carestie e terremoti

I disastri naturali certamente non sono limitati al futuro. Vi sono state nella storia molte carestie, diverse delle quali citate dall'Antico Testamento. Una delle più conosciute è quella avvenuta al tempo di Isacco e Giuseppe, dove l'intera famiglia di Giacobbe emigra in Egitto per trovare di che nutrirsi. E' là che Giuseppe provvidenzialmente viene elevato ad un posto d'onore presso il Faraone.

Sono state molte le famiglie, le città e le nazioni che hanno sofferto e soffrono la carestia. La storia moderna ci mostra come la fame sia ancora una realtà in diverse parti del mondo. Vi è stata una grande carestia nella Cina nord occidentale negli anni 1928-29 dove sono morte ben tre milioni di persone. Nell'Unione Sovietica, dal 1932 al 1934 più di 5 milioni di persone sono morte per fame. Ancora una volta la Cina ha sofferto la fame dal 1932 al 1934, e vi sono morte più di 8 milioni di persone. Una grande carestia nella Nigeria, che è durata dal 1962 al 1967 uccide 3 milioni di persone. Dire che una grande carestia sarebbe unica nel suo genere e segni la fine del mondo, significa sia ignorare la storia che dimenticarsi che Gesù dice come fatti di questo genere non vogliono indicare per sé che il tempo della fine sia venuto (Mt. 24:6,8).

Vi sono coloro che ignorano queste parole di Gesù quando vedono terremoti e dicono che siano un segno della fine del mondo. Alcuni persino affermano che, contrariamente ai fatti, che il numero e la gravità dei terremoti sia oggi molto più grande che un tempo. Essi, però, sono parte della storia geologica di questo mondo.

Ecco una lista di terremoti ben attestati che sono avvenuti al tempo di Gesù e degli apostoli. Grandi terremoti avvennero nel 365 AD (che livellano i faro di Alessandria), 476 (che distrugge Roma), 526 (250.000 persone muoiono in Antiochia), 1556 (in Cina, dove muoiono 830.000 persone), 1692 (viene distrutta Port Royal in Giamaica), 1783 (181 villaggi distrutti in Italia dove muoiono 30.000 persone).

La lista potrebbe continuare a lungo. Una qualsiasi ricerca sui terremoti mostra come pure essi sono un segno dei tempi in cui viviamo, dalla creazione al presente. Nella generazione degli apostoli, prima del 70 AD, grandi terremoti avvengono in Creta, Smirne, Mileto, Chio, Samo, Laodicea, Ierapoli, Colosse, Campania, Giudea, come pure uno particolarmente disastroso a Pompei, nel 63 AD. Sì, questi sono segni dei tempi, non della fine dei tempi. Sono segni dei tempi in cui viviamo sulla terra. Gesù ammonisce come essi non ci debbano spaventare tanto da indurci a credere che siamo alla fine dei tempi. Si tratta di tragedie prevedibili che hanno piagato la storia umana e che continueranno cosî finché la terra non ci sarà più

Tempi di persecuzione

Il contesto continua nei versetti seguenti:

  • (9) Allora vi abbandoneranno all'oppressione e vi uccideranno e sarete odiati da tutte le genti a motivo del mio nome.
  • (10) Allora molti si svieranno, si tradiranno e si odieranno a vicenda.
  • (11) Molti falsi profeti sorgeranno e sedurranno molti.
  • (12) Poiché l'iniquità aumenterà, l'amore dei più si raffredderà.
  • (13) Ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato.
  • (14) E questo vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo, affinché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; allora verrà la fine.

Non dovremmo essere spaventati dalle speculazioni che si odono sul prossimo giudizio di Dio semplicemente guardando a cose che sono una costante della vita umana sulla terra. Cose che sono sempre esistite non possono servire come indicatori che la "tabella di marcia" di Dio sta giungendo al termine. Fra le cose che ci dovremmo aspettare che continuino sono la persecuzione dei credenti a motivo della loro fede nella promesse rivelate e nei princìpi di Dio. Persecuzioni, omicidi, tradimenti ed odio sono sempre state la sorte del popolo di Dio sulla terra. Sin dall'omicidio di Abele per mano di Caino, l'odio e la gelosia di coloro che non confidano in Dio, è sempre risultata in violenza ed in persecuzione. lo si vede ripetutamente nei racconti dell'Antico Testamento ed era molto comune negli anni che avrebbero condotto il nostro Signore a rivolgersi in questo modo ai suoi discepoli sul Monte degli Ulivi, come riportato da Matteo 24.

Durante la vita di Gesù sulla terra leggiamo dell'uccisione di Giovanni Battista da parte del Re Erode, dei complotti dei leader israeliti per arrestare ed uccidere Gesù, cosa che l'aveva piagato per tutto il Suo ministero e, infine, l'atto finale di violenza susseguente al suo arresto e falso giudizio, la Sua crocifissione.

Il libro degli Atti conferma che le persecuzioni continuavano contro la prima chiesa al tempo degli apostoli dopo la morte di Gesù. Quasi subito i responsabili della chiesa sono arrestati, minacciati ed arrestati di nuovo. Stefano viene lapidato a morte. Saulo di Tarso dava la caccia ai cristiani e li faceva gettare in prigione. Erode avrebbe fatto decapitare lo stesso Giacomo. Paolo è linciato, lapidato e lasciato per terra credendolo morto. Egli viene arrestato su ovviamente false accuse in Gerusalemme, sopravvive a complotti contro la sua vita, due volte viene inviato prigioniero a Roma e si ritiene sia stato messo a morte per la sua fede al tempo di Nerone. Altri apostoli e credenti sono torturati e muoiono di morte violenta nello stesso periodo-

Vi sono stati pure molti falsi profeti. In 1 Re 22:6 vediamo come il Re Achab mantenga alla corte ben 400 profeti che gli dicevano solo quel che gli faceva comodo di sentire. Per ogni profeta autentico di Dio vediamo sorgere molti altri che cercano di trascinare il popolo di Dio in una direzione diversa e ribelle.

Vi erano molti falsi profeti pure al tempo degli Apostoli. Nelle epistole del Nuovo Testamento vi sono molti ammonimenti contro i Giudaizzanti che cercavano di pregiudicare il valore dell'opera compiuta da Cristo. Paolo ammonisce i responsabili della comunità di Efeso in Atti 20:29,30 chiamandoli "lupi selvaggi", gente che fra di loro insegnava cose perverse cercando di attirare dietro a sé molti discepoli- L'Apostolo pure ammonisce Timoteo in questi termini: "Ma gli uomini malvagi e gli impostori andranno di male in peggio, ingannando gli altri ed essendo ingannati" (2 Ti. 3:13).

In 2 Pietro 2:1 Pietro ammonisce: "Però ci furono anche falsi profeti tra il popolo, come ci saranno anche tra di voi falsi dottori che introdurranno occultamente eresie di perdizione, e, rinnegando il Signore che li ha riscattati, si attireranno addosso una rovina immediata" (2 Pi.2:1).

1 Giovanni 4:1 dice: "Carissimi, non crediate a ogni spirito, ma provate gli spiriti per sapere se sono da Dio; perché molti falsi profeti sono sorti nel mondo".

Gesù ammoniva i Suoi discepoli a non lasciarsi scoraggiare da questi persecutori e falsi profeti. Nemici di questo tipo ce ne sono sempre stati. Questo non è il segno della fine.

Iniquità

La società umana era stata creata per vivere all'interno dei limiti stabiliti dalla legge di Dio. Quando il male cresce, esso infrange questi limiti e li travalica. Alcuni periodi della storia sono stati più iniqui di altri. Al tempo del Nuovo Testamento l'iniquità era diventata un problema serio. Prostituzione, omosessualità ed infanticidio erano protetti dalla legge romana, come pure lo erano altre trasgressioni contro l'ordinamento morale rivelato da Dio.

Gesù dice in Giovanni 14:21: "Chi ha i miei comandamenti e li osserva, quello mi ama". Per manifestare il nostro amore per Dio dobbiamo osservare la Sua santa legge. Quando ubbidiamo alla Sua legge nel modo in cui trattiamo gli altri, noi verso di loro esprimiamo amore, quello prescritto dalla Bibbia. Quando infrangiamo la Sua legge nel modo in cui trattiamo gli altri, noi manchiamo d'amore.

Quando una società si compiace di infrangere la legge di Dio (il significato biblico di iniquità), diventa una società priva d'amore, caratterizzata dall'egocentrismo, dal disprezzo per la vita, dal furto, dalle congiure, dall'avidità, dall'immoralità e dalla religione contraffatta di comodo. Quando in una società muore l'amore, diventa fredda come un cadavere. L'espressione: l'amore dei più si raffredderà equivale a "perdere l'anima", perdere la vita. La causa della perdita dell'amore è identificata qui nell'iniquità prevalente. 

Al tempo di Gesù e degli apostoli certo non era carente di iniquità. Gran parte del Nuovo Testamento è stato scritto per aiutare i cristiani a vincere la tentazione all'immoralità. Paolo svergogna la comunità cristiana di Corinto proprio perché tollerava nel suo mezzo peccati grossolani. I leader israeliti sostituivano il comandamento di Dio all'amore ed alla misericordia con una stretta aderenza a regole che permettevano abili scappatoie dalla legge morale della Bibbia.

L'iniquità aumenta nel mondo d'oggi come ha fatto in altri periodi della storia. Questo, quindi, non dovrebbe scoraggiarci e non è in sé il segno che il mondo sta per terminare. Si tratta dei segni del tempo dell'uomo sulla terra. Il ciclo del peccato si rinnova di tempo in tempo. Queste cose dovrebbero stimolarci a un rinnovato sforzo per promuovere l'evangelizzazione e per influenzare la società, in ogni modo che sappiamo, verso la riconciliazione con Dio.

Chi avrà perseverato... sarà salvato

La salvezza implica dei pericoli dai quali dobbiamo essere liberati. In alcuni casi è l'eterno pericolo al quale incorrono le nostre anime e dal quale l'Evangelo di Gesù Cristo ci salva. In altri luoghi, però, il contesto ci mostra che si intende pure un pericolo più temporale. In questo contesto, il pericolo non è eterno, ma ci proviene dagli attacchi che sferrano contro di noi coloro che non si sottomettono alle vie di Dio.   

Chi può essere salvato da queste cose? Coloro che perseverano sino alla fine. Un cuore redento è quel cuore in cui Dio ha innestato una vera fede salvifica. Questa fiducia in Dio rafforza la persona tanto che essa non cede alle tentazioni ed alle paure che questi pericoli possono istigare.

Qui vediamo un cambiamento nel flusso del ragionamento. Se prima non era stata considerata la fine, ecco che essa viene introdotta a questo punto. Vi sarà una fine, il tempo in cui avverrà la liberazione. Quando soffrono esteriormente, egli è la loro forza ed il loro conforto. Questo principio si applica certamente pure alla fine del mondo. Esso però si applica pure alle preoccupazioni più immediate della chiesa al tempo degli apostoli, quella alla quale Gesù stava parlando sul Monte degli Olivi.

La triste sorte che Gesù aveva preannunciato per gli Israeliti apostati ed il loro tempio, è il contesto immediato di queste osservazioni. Senza portare altre idee nelle parole di Gesù, possiamo comprendere questo molto naturalmente, cioè che la preoccupazione degli apostoli dovrebbe essere congiunta a questa promessa e certezza.   

Sebbene Dio permetta la distruzione del Tempio, tanto che non rimanga neanche una pietra sull'altra, quelli che perseverano saranno salvati da questa calamità.

E' interessante notare che sebbene più di un milione di Giudei ribelli saranno brutalmente massacrati durante l'attacco a Gerusalemme nel 70 d. C., come pure la distruzione del Tempio, non c'è evidenza alcuna che i cristiani siano stati sterminati in questo conflitto.   

Coloro che sarebbero rimasti fedeli a Cristo prestando ascolto ai Suoi ammonimenti, sarebbero stati risparmiati quando sarebbero venute tutte queste cose.

Il vangelo del regno ... in tutto il mondo

A questo punto Gesù introduce qualcosa che, contrariamente alle cose menzionate in precedenza, dovrebbe essere considerato segno della fine di cui stava parlando. La buona notizia del Regno di Dio sarebbe stata dichiarata in tutto il mondo come testimonianza a tutte le nazioni. Sarà questo a contrassegnare il tempo in cui sarà la fine. La buona notizia al riguardo del Regno è che il promesso Messia era giunto. Avrebbe realizzato il suo compito di sostituire i sacrifici adempiendo tutto ciò che essi rappresentavano. Questo messaggio, poi, non sarebbe solo stato limitato agli Israeliti, ma sarebbe stato proclamato pure ai Gentili, all'intero mondo.

Quando tutto questo sarebbe avvenuto? Certamente oggi l'intero mondo non è stato evangelizzato. E' questo, però, ciò che Gesù intende dire? Grazie a Dio, per scoprirlo, non siamo lasciati alle speculazioni teologiche. Le parole che qui vengono usate sono molto comuni e sono definite dall'uso che se ne fa attraverso tutta la Scrittura. Vi sono persino commenti interpretativi nello stesso Nuovo Testamento e che ci mostrano che cosa qui intenda il Signore.

In primo luogo, bisogna comprendere chiaramente che cosa si intenda per mondo. Non significa l'intero pianeta, come se ogni luogo geografico senza eccezione debba essere raggiunto con l'annuncio dell'Evangelo. La parola greca che Matteo qui usa ha un significato diverso. Non è la stessa parola che viene usata per il mondo fisico. Si tratta del termine greco oikoumene. E' la stessa parola che Luca usa in Lu. 2:1 quando ci vien detto che al tempo della nascita di Gesù: "uscì un decreto da parte di Cesare Augusto, che ordinava il censimento di tutto l'impero" per poterne meglio tassare i sudditi.

La parola qui tradotta in italiano con "impero" è tradotta letteralmente dalla Diodati con: "...che si facesse la rassegna di tutto il mondo". Certamente le armate dell'impero romano, per quanto potenti, non avrebbero potuto conquistare e dominare sull'intero pianeta. Non sapevano neppure che esistevano gli altri continenti. In questo testo non si usa la parola che altrove è usata per includere le nazioni barbariche fuori dai confini dell'Impero romano. Così, quando il messaggio del Regno si estese tuto attraverso l'Impero, oltre agli Israeliti, per includere anche i Gentili? Questo è cominciato a Pentecoste. Israeliti da tutto l'Impero erano giunti a Gerusalemme per la Pentecoste, pratica prescritta da Dio attraverso Mosè. Quando Atti 2:5 dice: "Or a Gerusalemme soggiornavano dei Giudei, uomini religiosi di ogni nazione che è sotto il cielo", non dobbiamo pensare che là fossero giunte a celebrare la festa di Pentecoste, persino le nazioni pellirosse dell'America (che non avevano ancora scoperto) insieme alle popolazioni dell'estremo Oriente dell'Asia... Il contesto parla qui da solo.

Quando Paolo scrive ai Romani, egli li loda per la loro fede e afferma: "Prima di tutto rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo riguardo a tutti voi, perché la vostra fede è divulgata in tutto il mondo" (Ro. 1:8). Quando scrive alla chiesa di Colosse egli dice, a proposito dell'Evangelo: "Esso è in mezzo a voi, e nel mondo intero, porta frutto e cresce" (Cl. 1:6). Più tardi, nello stesso capitolo, afferma: "...la speranza del vangelo che avete ascoltato, il quale è stato predicato a ogni creatura sotto il cielo e di cui io, Paolo, sono diventato servitore" (Cl. 1:23).

Nelle parole ispirate del Nuovo Testamento stesso, durante il tempo degli Apostoli, la buona notizia alle nazioni gentili si era estesa essenzialmente a tutte le nazioni allora conosciute. Da allora l'Evangelo ha continuato a diffondersi.

Allora verrà la fine

Considerando che in questo contesto Gesù tratta del giudizio che Dio ha promesso sugli israeliti apostati ai quali si era rivolto nel Tempio. come pure alle sue osservazioni sulla totale distruzione del Tempio, che sarebbe avvenuta nell'anno 70 d. C., abbiamo buone ragioni per credere che quella fosse "la fine" di cui stava parlando. Al tempo della distruzione del culto apostata israelita nel 70 d. C. l'Evangelo era stato proclamato alle nazioni "dell'intero mondo" nel senso che il Nuovo Testamento dà a questa espressione. Tanto estendere questa promessa per applicarla al tempo del giudizio finale di Dio sul mondo alla fine dei tempi (cosa riguardante un lontano futuro) comporta da parte nostra la nostra ignoranza sulle espressioni bibliche usate da Gesù e l'introdurre idee speculative estranee al contesto di Matteo 24.

Lo scopo profetico delle parole di Gesù è quello di ammonire e di promettere. Le calamità e le persecuzioni di quel tempo non avrebbero dovuto spaventare gli Apostoli come se la fine di tutte le cose fosse stata dietro l'angolo. Quando però l'Evangelo si sarebbe diffuso alle nazioni gentili (come sarebbe stato al termine del libro degli Atti) Dio avrebbe fatto giungere la fine dell'era israelita attraverso un terribile giudizio che avrebbe comportato la distruzione completa dell'antico Tempio.

Il principio di dolori

Gesù spiega che presto il giudizio di Dio eseguirà il Suo giudizio su coloro che sono in Giudea   

  • (26:14). L'abominazione della desolazione descritta in Daniele 9 sta per essere rivelata (24:15). Vi sarà allora un periodo di grande tribolazione (24:21). Gesù la descrive in questo modo...
  • (23:15) «Quando dunque vedrete l'abominazione della desolazione, della quale ha parlato il profeta Daniele, posta in luogo santo (chi legge faccia attenzione!),
  • (16) allora quelli che saranno nella Giudea, fuggano ai monti;
  • (17) chi sarà sulla terrazza non scenda per prendere quello che è in casa sua;
  • (18) e chi sarà nel campo non torni indietro a prendere la sua veste.
  • (19) Guai alle donne che saranno incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni!
  • (20) Pregate che la vostra fuga non avvenga d'inverno né di sabato;
  • (21) perché allora vi sarà una grande tribolazione, quale non v'è stata dal principio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà.
  • (22) Se quei giorni non fossero stati abbreviati, nessuno scamperebbe; ma, a motivo degli eletti, quei giorni saranno abbreviati.

L'abominazione della desolazione

In Daniele 9:24-27 leggiamo delle 70 settimane: La grande tribolazione, p.    10 di 31

  • (9:24) Settanta settimane sono state fissate riguardo al tuo popolo e alla tua santa città, per far cessare la perversità, per mettere fine al peccato, per espiare l'iniquità e stabilire una giustizia eterna, per sigillare visione e profezia e per ungere il luogo santissimo.
  • (25) Sappi dunque e comprendi bene: dal momento in cui è uscito l'ordine di restaurare e ricostruire Gerusalemme fino all'apparire di un unto, di un capo, ci saranno sette settimane; e in sessantadue settimane essa sarà restaurata e ricostruita, piazza e mura, ma in tempi angosciosi.
  • (26) Dopo le sessantadue settimane un unto sarà soppresso, nessuno sarà per lui. Il popolo d'un capo che verrà, distruggerà la città e il santuario; la sua fine verrà come un'inondazione ed è decretato che vi saranno devastazioni sino alla fine della guerra.
  • (27) Egli stabilirà un patto con molti, per una settimana; in mezzo alla settimana farà cessare sacrificio e offerta; sulle ali delle abominazioni verrà un devastatore. Il devastatore commetterà le cose più abominevoli, finché la completa distruzione, che è decretata, non piombi sul devastatore».

Il termine "70 settimane" è stato interpretato ed applicato in diversi modo. Letteralmente dice: "settanta sette". Quando facciamo il calcolo, settanta volte sette è 490. Vi sono, però, molti approcci che si possono prendere a questo brano ovviamente pieno di simboli. Tutt'attraverso la Scrittura Dio usa il numero 7 per rappresentare completezza o perfezione. Multipli di potenze di 10 acquisiscono un significato simbolico superlativo. In questo senso, l'espressione "settanta sette" porta in sé il significato figurativo di "la grande completezza della completezza". Questo uso, però, non esclude necessariamente significati quantitativi. Per aiutare a comprendere che cosa Daniele e Gesù intendano, dobbiamo vedere in che modo le loro parole si adattino al contesto storico in cui sono state pronunciate.

Daniele scrive durante l'esilio di Israele dopo che il Tempio di Gerusalemme è andato distrutto nel 586 a. C. Durante l'esilio, gli Israeliti avevano bisogno d'essere incoraggiati, come pure di rammentare la promessa che Dio aveva loro dato di ristabilirli nella loro tetta. Al tempo in cui Gerusalemme era in rovine, non c'erano né Tempio né sacrifici. Se noi comprendiamo questi sette come simbolo di anni e aggiungiamo 490 a 457, il tempo in cui il Re Antaserse emette il decreto che rimanda Esdra a Gerusalemme per ristabilirvi il culto nel Tempio, raggiungano l'anno 33 d. C. Riconoscendo come questi numeri simbolici (se le settimane sono anni) possiamo presupporre che le frazioni non contino molto. Tutto questo ci porta al tempo subito dopo l'Ascensione di Gesù Cristo, gli avvenimenti della Pentecoste in Atti 2 e l'inizio dell'era apostolica.

Naturalmente, fra coloro che si occupano di escatologia, sono sorte di tutto questo numerose interpretazioni. Le idee futuristiche (che proiettano la fine delle 70 settimane alla fine dell'era della chiesa stabilita dagli Apostoli) devono inserire una vasta frattura di diverse migliaia di anni in queste "settanta sette".

Il contenuto del messaggio di Daniele ci dice che accade al riguardo di sequesti settanta sette che sono stati decretati per il popolo e la santa città di Gerusalemme. Il fine di questi settanta sette è che le trasgressioni avranno termine, vi sarà la fine del peccato ed un'espiazione per l'iniquità. Porterà giustizia eterna, suggellata dalla visione e dalla profezia, e ungerà il santissimo (il termine "luogo" è stato inserito dai traduttori.

Il tempo è diviso in periodi delimitati da certi avvenimenti.

  • 441 "anni" dalla pubblicazione dell'editto al Messia Principe.   
  • Poi il Messia (l'Unto) sarà stroncato e la città ed il santuario saranno distrutti.   
  • Nel mezzo dell'ultima settimana cesseranno sacrifici ed offerte.   
  • Arriverà così un'abominevole profanazione fintanto che vi sarà una distruzione totale.   

Daniele 11:31 espande questo e dice: "Per suo ordine, delle truppe si presenteranno e profaneranno il santuario, la fortezza, sopprimeranno il sacrificio quotidiano e vi collocheranno l'abominazione della desolazione". Sembra che questa dissacrazione cresca fino a portare a far cessare i sacrifici, e che questo debba avvenire prima della distruzione del Tempio. E' stupefacente osservare quanto questa descrizione si accordi con quanto conosciamo sull'opera di Cristo 2000 anni fa. Egli viene per porre fine alla trasgressione e per espiare il peccato. Egli stabilisce una giustizia tale che il Suo popolo sarà dichiarato eternamente innocente. Alla fine dell'era della Sua prima apparizione sulla terra, quando Gli apostoli terminano la loro opera, la Bibbia è completa e questo pone fine all'era delle visioni e delle profezie. Se i "sette" di Daniele sono gruppi di anni, i sessantadue e sette dal decreto di liberare il popolo, ricevendo la profezia di Daniele di ricostruire il Tempio di Gerusalemme sotto Esdra e Neemia, ci porta all'inizio dell'era del ministero di Gesù Cristo. Quando il decreto di Antaserse viene pubblicato, il Tempio e la città sono ricostruiti, proprio come Daniele aveva preannunciato. Per Israele, però, negli anni susseguenti, ci sarebbero stati problemi da parte dei suoi nemici. La nazione di Dio viene oppressa da una nazione oppressiva dopo l'altra.

La vita di Gesù non è ben ricevuta dalla Sua stessa nazione. E' estromesso e respinto. Appariva non mostrare alcun segno visibile della Sua gloria (che Egli aveva deposto nella Sua incarnazione. Persino il Tempio di Dio era diventato una desolazione a causa degli abusi perpetrati dai sacerdoti. Dopo circa tre anni e mezzo di ministero (metà dell'ultima settimana di Daniele), Gesù completa il sacrificio sulla croce rendendo privi di significato ulteriori sacrifici per il peccato. Egli completa le promesse del Patto di Dio istituendo una nuova forma di culto e una maggiore chiarezza dell'antica promessa di Dio di raccogliere da peccatori decaduti, un popolo che sarebbe stato per sempre la Sua famiglia spirituale. La distruzione finale dell'incredula nazione di Israele sarebbe stata completata nell'arco di una generazione del Suo ministero, quando Gerusalemme e il Tempio sono distrutti nel 70 d. C. da parte dell'esercito romano, usato da Dio come braccio del Suo giudizio. Tenuto conto di questo riferimento a Daniele fatto da Gesù in Matteo 24:15, possiamo apprezzare l'avvertimento che segue nei versetti 16-20.

Dovremmo pure notare come altre profanazioni fatte da pagani che contaminano il Tempio di Dio con atti irrispettosi, sono, nella migliore delle ipotesi, solo secondariamente coerenti con la profezia di Daniele. Vi è la profanazione del Tempio fatta da Antioco Epifane, documentata da Giuseppe Flavio nelle sue Guerre giudaiche (I.1.2) e nel libro apocrifo di 1 Maccabei 1:32-42. Nel 167 d. C. egli fa mettere su un altare pagano al di sopra di quello degli olocausti nel Tempo. Là egli intenzionalmente profana il luogo dei sacrifici con sangue di porco. Molti israeliti pure vi vengono massacrati. Vi è poi la profanazione operata dai Romani durante il loro dominio su Gerusalemme, quando portano nell'area del tempio le insegne romane dell'imperatore, che essi considerano messo al potere dagli dei.

La profanazione primaria, però, come la descrivono Gesù e i profeti, è compiuta dallo stesso popolo di Dio per opera dei sacerdoti che contaminano il luogo di culto con i loro insegnamenti e sacrifici perversi. Daniele 11:30 descrive questa profanazione come commessa da coloro che avevano abbandonato il loro sacro patto. La legge di Dio esigeva che i sacerdoti fossero puri e messi a parte come santi. Diventando essi corrotti, pure il Tempio si corrompe. Ezechiele ammonisce in 5:11 con queste parole di Yahweh: "Perciò, com'è vero che io vivo, dice DIO, il Signore, perché tu hai contaminato il mio santuario con tutte le tue infamie e con tutte le tue abominazioni, anch'io ti raderò, l'occhio mio non risparmierà nessuno e anch'io non avrò pietà".

Al tempo di Gesù i sacerdoti del Patto di Dio avevano trasformato la casa del culto e della preghiera in una tana di ladri. Gesù scaccia i cambiavalute all'inizio del Suo ministero e di nuovo alla fine, nella settimana immediatamente precedente alla Sua morte. Nella legge, Dio usa la malattia della lebbra per rappresentare la contaminazione morale. Quanto un'abitazione viene contaminata dalla lebbra, era compito del sacerdote dichiararla ufficialmente impura. Levitico 14:45 dice: "Perciò si demolirà la casa; se ne porteranno le pietre, il legname e i calcinacci fuori della città, in luogo impuro". Dato, così, che il Tempio era stato contaminato da questi sacerdoti corrotti, esso pure doveva essere demolito non lasciando una sola pietra sull'altra. Questo adempiva il principio illustrato dalla purificazione di una casa contaminata dalla lebbra. La distruzione del Tempio, così abominevolmente profanato, era quindi certa.

In Matteo 23:38 Gesù dice ai sacerdoti corrotti: "Ecco, la vostra casa sta per esservi lasciata [deserta]". Questa è la stessa parola greca usata in 23:15 per citare Daniele. La desolazione aveva già avuto luogo al tempo di Gesù sulla terra. E' Gesù stesso ad affermarlo.

L'avvertimento che segue in Matteo 24:16-20 è quello di dire a coloro che sono in Giudea di fuggire sui monti quando questi fatti sarebbero avvenuti. Il giudizio di Dio stava per cadere. Coloro che si fossero trovati sul terrazzo di casa non avrebbero più dovuto preoccuparsi di raccogliere i loro averi in casa, e quelli che si fossero trovati nei campi non avrebbero avuto più tempo per tornare a prendere le loro vesti. Le donne incinte e quelle che allattano, avrebbero dovuto affrontare una situazione molto difficile, dovendo fuggire così rapidamente all'incorrede del giudizio di Dio. Esse dovevano pregare che la fuga non avvenisse durante una tempesta o di sabato.

Quando avviene l'assedio di Gerusalemme nel 70 d. C., le armate di Roma, secondo lo storico Giuseppe Flavio, esitano un po'. Il comandante romano Cestio improvvisamente ritira il suo esercito "senza alcun motivo plausibile". I giudei ignorano questa opportunità che avrebbe permesso loro di fuggire prima che la città fosse stata accerchiata dal nemico. Al contrario, ostinatamente essi attaccano i Romani. Durante questo tempo è documentato come i cristiani si ricordino di queste parole di Gesù e fuggano dalla città. Giuseppe Flavio commenta su di questo quando scrive: "La situazione permette ai cristiani di rammentarsi delle parole di predizione e di ammonimento date loro da Gesù trentacinque prima, ne profittano e, quando vedono Gerusalemme che sta per essere accerchiata dalle armate nemiche, essi fuggono sui monti".

La grande tribolazione

In Matteo 24:21,22 Gesù ancora fa uso delle parole di Daniele per descrivere il grande periodo di tribolazione che sarebbe stato di fronte a loro. Gesù dice:

  • (24:21) ...perché allora vi sarà una grande tribolazione, quale non v'è stata dal principio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà.
  • (24:22) Se quei giorni non fossero stati abbreviati, nessuno scamperebbe; ma, a motivo degli eletti, quei giorni saranno abbreviati.

Le parole che Gesù qui usa provengono da Daniele 12:1 "In quel tempo sorgerà Michele, il grande capo, il difensore dei figli del tuo popolo; vi sarà un tempo di angoscia, come non ce ne fu mai da quando sorsero le nazioni fino a quel tempo; e in quel tempo, il tuo popolo sarà salvato; cioè, tutti quelli che saranno trovati iscritti nel libro".

L'attacco che Roma sferra contro Israele può essere definito la più grande sua tribolazione da quando esso rappresentava il popolo di Dio sulla terra? La documentazione storica in nostro possesso lo può confermare. Nell'anno 70 d. C. Gerusalemme è attaccata dalle forze dell'impero romano. Nell'assedio di Gerusalemme Giuseppe Flavio, che racconta di questi avvenimenti nel suo libro: "La guerra giudaica" fornisce la cifra di 600 mila cadaveri giudei e, alla fine dell'assedio, afferma che "Nella città non si trovava un posto libero, ma c'erano morti dappertutto, vittime di fame o dei ribelli". Mentre i soldati Romani "escludendo soltanto i cittadini, essi vendettero schiavi tutti quanti gli altri assieme alle mogli e ai figli, ma a un prezzo bassissimo per l'abbondanza della merce e la penuria dei compratori". Quando Gerusalemme viene definitivamente presa "Cesare ordina di sopprimere soltanto chi aveva armi e opponeva resistenza, e il resto di farli prigionieri. Ma i soldati, oltre alle persone specificate nell'ordine ricevuto, uccidono anche i vecchi e i deboli, mentre i giovani e i validi li ammassano nel tempio rinchiudendoli nel recinto delle donne. […] Frontone mette a morte tutti i ribelli e i guerriglieri che s'incolpavano vicendevolmente, e tra i giovani sceglie i più alti e di bell'aspetto mettendoli da parte per il trionfo. Tutti gli altri, di età superiore ai diciassette anni, li manda in catene a lavorare in Egitto, ma moltissimi Tito ne invia in dono nelle varie province a dar spettacolo nei teatri morendo di spada o dilaniati dalle belve feroci; chi non aveva ancora diciassette anni è venduto in schiavitù. Nei giorni che Frontone impiega per decidere, muoiono di fame undicimila prigionieri, alcuni perché non ricevono da mangiare per la spietatezza delle guardie, altri perché, pur avendolo avuto, non lo toccano". Durante l'assedio di Gerusalemme, presa per fame, avvengono anche episodi di cannibalismo in cui delle madri arrostiscono i propri figli. Quelli, poi, che tentano di fuggire, sono catturati e crocifissi. Giuseppe racconta che tanto erano piene le colline di gente crocifissa che non c'era più spazio per altri ancora, così su ogni croce sono crocifisse due o più persone. Era corsa voce che fra i romani che alcuni fuggitivi avessero, per La grande tribolazione, p.    14 di 31

salvarlo, inghiottito dell'oro. In una notte, così più di 2000 fuggitivi ebrei vengono squartati. Sono molti i particolari orrendi del trattamento che ricevono allora quei giudei, ma li risparmieremo. Le cifre che Giuseppe fornisce alla fine della guerra sono le seguenti: "Il numero complessivo dei prigionieri catturati nel corso dell'intera guerra è di novantasettemila, quello dei morti dal principio alla fine dell'assedio è di un milione e centomila". Giuseppe racconta anche che, mentre festeggiava il compleanno di suo fratello a Cesarea, Vespasiano dà spettacoli in cui vengono impiegati i prigionieri giudei: "furono più di duemila e cinquecento quelli che caddero nel combattimento contro le fiere o duellando gli uni contro gli altri o perirono tra le fiamme".

La città di Gerusalemme viene letteralmente rasa al suolo, "arata", come si esprimono le cronache. Non viene lasciata pietra su pietra. E' difficile immaginarci una tribolazione peggiore di questa, né prima né dopo, nei secoli successivi. Se Gesù avesse voluto predire l'ultima grande tribolazione (quella riservata alla lontana fine dei tempi), non avrebbe usato l'espressione: "né mai più vi sarà" perché essa implica l'esistenza di tempi successivi.

Questo era il contesto della domanda posta a Gesù sul monte degli Olivi dai Suoi discepoli in Matteo 24: sarebbe stato il giudizio definitivo di Dio su una religione corrotta. Da allora, il popolo di Dio sarebbe stato identificato non più in un Israele storico, ma nella chiesa cristiana. Quella era il termine definitivo di un'epoca. I sacrifici del tempio, distrutto questo, sarebbero cessati per sempre.

La venuta del Figlio dell'uomo

Nei versetti da 23 a 26 troviamo l'annuncio di falsi cristi e falsi profeti che inganneranno molti, impostori che proclameranno di essere il Messia. Matteo 24:23-26 spiega:

  • (23) Allora, se qualcuno vi dirà: "Ecco, il Messia è qui!", oppure: "È là", voi non fidatevi.
  • (24) Perché verranno falsi profeti e falsi messia, i quali faranno segni miracolosi per cercare di ingannare, se fosse possibile, anche quelli che Dio si è scelto.
  • (25) Io vi ho avvisato».
  • (26) «Perciò, se vi diranno: "Il Messia è nel deserto", voi non andateci. Se vi diranno: "Il Messia è nascosto qui", voi non fidatevi.

Ogni qual volta Dio agisce, Satana è pronto ad offrire contraffazioni. E' facile far si che la gente vada dietro a qualcosa di falso, quando essa apertamente respinge ciò che è vero. Non sorprende come gli attacchi di Satana alla fede cristiana non siano finalizzati a distruggerla ma a contraffarla. Falsi cristi e falsi maestri sono stati sempre fra noi. Molti fra loro dichiarano di amare la Bibbia e di esserne esperti! Dobbiamo stare in guardia. Non tutti coloro che affermano di essere da Dio lo sono veramente. Gli apostoli dovevano stare particolarmente in guardia. Il loro compito era quello di guidare la nuova chiesa ad essere indipendente dal Giudaismo. Il processo era iniziato a Pentecoste ed aveva continuato a maturare fintanto che, dopo la distruzione finale del Tempio, la chiesa doveva camminare con le proprie gambe.

Durante quel periodo erano sorti diversi falsi Messia e falsi profeti. Nella sua prima epistola, l'apostolo Giovanni scrive: "molti falsi profeti sono sorti nel mondo" (4:1); "Ogni spirito che non riconosce pubblicamente Gesù, non è da Dio, ma è lo spirito dell'anticristo. Voi avete sentito che deve venire; e ora è già nel mondo" (4:3). I discepoli di Gesù erano stati preavvertiti. Vi sarebbero stati in giro falsi Messia e falsi profeti e molti li avrebbero seguiti. Avrebbero persino fatto o affermato di fare grandi segni e prodigi, ma non sono quelli che affermano di essere. Per riconoscere i falsi Messia è necessario conoscere quello vero. In

Giovanni 10 Gesù avverte contro i falsi pastori del gregge di Dio. Nel primo versetto di quel capitolo, questi seduttori si presentano al gregge in modo molto pericoloso. Il loro messaggio e stile di vita dovrebbe identificarli come menzogneri. Sono "voce di stranieri" se messa a confronto con i profeti delle Scritture.

Nei versetti 2-4 di Giovanni 10, il Buon Pastore passa attraverso la porta, una via ben conosciuta dalle pecore. Gesù, infatti, giunge esattamente nel modo che la Scrittura aveva detto. Il popolo lo dovrebbe riconoscere dai Suoi insegnamenti e dalla Sua vita. Le pecore hanno fiducia di Lui e Lo seguono, ne riconoscono la voce. Ciò che Egli dice si accorda con la Parola di Dio. I membri della famiglia entrano dall'ingresso principale dotati della chiave giusta. Entrando, spesso annunciano: "Sono arrivato" e quelli in casa ne riconoscono la voce anche se non si presentano con il loro nome.

Troviamo, poi, nei versetti 27 e 28 la vera e la falsa vanuta del Figlio dell'uomo. Sebbene vi saranno degli ingannatori, il vero Figlio dell'uomo sta per giungere. Verrà come Giudice dell'Israele corrotto.

  • (24:27) ...infatti, come il lampo esce da levante e si vede fino a ponente, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo.
  • (24:28) Dovunque sarà il cadavere, lì si raduneranno le aquile.

La Scrittura riporta come molte volte Dio giunge come giudice delle nazioni corrotte. Viene a giudicare la malvagità dell'Egitto, di Babilonia e di Edom. I profeti annunciano come Egli verrà a giudicare pure Israele. Il tempo dei loro privilegi sta per cessare. Al loro posto Dio sta per stabilire una chiesa che includerà pure gente proveniente da altre nazioni. Gesù viene come Messia a Betlemme per iniziare la Sua opera terrena. Viene pure per causare la distruzione finale del tempio e il giudizio su Israele. Verrà pure un'ultima volta alla fine dei tempi per giudicare il male definitivamente.

Quando il Messia giunge, Egli ha sempre uno scopo. Le Sue venute sempre rivelano la verità e fa avanzare i Suoi piani. Egli porta con Sè sia benedizioni per il Suo popolo, sia giudizio sui Suoi nemici. La venuta di cui parla Matteo 24 è per giudicare il cadavere della nazione di Israele. Un tempo essa rappresentava il Regno di Dio sulla terra. Nella sua ribellione spirituale, però, essa non onorava più i suoi doveri. Stava oscurando la verità e facendo andare molti su strade sbagliate. Era spiritualmente morta.

Il Figlio dell'uomo verrà come il sole (la luce) che brilla dall'alba al tramonto. La parola che qui viene usata per "luce" (astrapae) è talvolta usata per indicare il fulmine. La maggior parte delle La grande tribolazione, p.    16 di 31

volte si riferisce ad un raggio di luce come quello che proviene dal sole. Il contesto di Matteo 24 indica come, più che come "lampo" si debba tradurre come "raggio di luce". Non è da intenersi come l'improvviso, violento fulmine che si scarica sulla terra. Questo raggio di luce brilla dall'Oriente finché raggiunge l'Occidente (letteralmente "il luogo del tramonto"). Una comprensione esatta delle immagini presenti in queste parole ci aiutano a comprendere lo scopo profetico di questa frase. Non parla del carattere improvviso e breve del Figlio dell'uomo come quello di un fulmine. Il punto qui, in coerenza con quanto segue, è il carattere pervasivo della Sua venuta. Come la luce del giorno che sorge ad Oriente, i raggi del sole brillano sul mondo intero fino all'Occidente. Essi scacciano le tenebre e portano alla terra la luce del giorno. Questa è la presenza permeante del Figlio dell'uomo quando giunge per giudicare. La luce, infatti, è spesso usata in connessione ai giudizi di Dio. Proprio come la luce scaccia le tenebre ed illumina le cose tanto che le possiamo vedere, così pure il giudizio di Dio permea ogni luogo e rivela il male nascosto. Per esempio, considerate Giovanni 3:19,20: "Il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Perché chiunque fa cose malvagie odia la luce e non viene alla luce, affinché le sue opere non siano scoperte". Quando giunge il Figlio dell'uomo per giudicare, il Suo scrutinio raggiunge ogni luogo come la luce del sole raggiunge ogni terra dall'alba al tramonto.

Il cadavere del versetto 28 rappresenta la nazione morta di Israele. Nel capitolo 23 Gesù denuncia i leader religiosi del tempio nella loro morte spirituale. Qui Egli mostra la nazione come un corpo morto che attrae i predatori, gli avvoltoi, Gesù usa le immagini di Geremia 7:33,34: "I cadaveri di questo popolo serviranno di pasto agli uccelli del cielo e alle bestie della terra; e non ci sarà nessuno che li scacci. Farò cessare nelle città di Giuda e per le strade di Gerusalemme il grido di gioia e il grido di esultanza, il canto dello sposo e il canto della sposa, perché il paese sarà una desolazione". Se il cadavere è il corpo spiritualmente morto della corrotta nazione di Israele, allora chi sono queste aquile o avvoltoi che si raccolgono per mangiarne la carne? Sono le nazioni che Dio usa come strumento dei Suoi giudizi. L'arco di Tito a Roma era stato scolpito con le immagini dei romani che portano il tavolo d'oro, il candelabro a sette braccia, le cortine dei tabernacoli ed il libro della legge. E' stato innalzato per commemorare la conquista di Gerusalemme da parte dei romani nel 70 d. C. e simbolo dell'esercito romano erano proprio le aquile. Le aquile di Roma avevano letteralmente mangiato le carni del cadavere di Gerusalemme portando via con sé i simboli dell'antico sistema sacrificale che ora era superato dall'opera compiuta di Gesù Cristo.

I segni della Sua venuta

Nei versetti 29 e 30 troviamo i "segni nel cielo" e il Figlio dell'uomo. La gloria di Israele sarà estinta.

Matteo 24:29: "Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più il suo splendore, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno scrollate".

Questo brano spesso confonde coloro che non hanno familiarità con il linguaggio biblico. Guardano il cielo e notano il fatto che il sole, la luna e le stelle sono ancora là che brillano come sempre. Così, come potrebbe questo testo riferirsi alla distruzione di Gerusalemme? Dato che esso dice che questi avvenimenti seguiranno immediatamente "la grande tribolazione", forse che Gesù ha fatto, nella Sua profezia, un balzo avanti nel lontano futuro? No, c'è una risposta più biblica.

Questi avvenimenti seguono immediatamente la distruzione di Gerusalemme e del Tempio nell'anno 70 d. C. Se prendiamo questi termini del versetto 20 come simboli biblici ben noti, essi cominceranno ad avere senso e a nostra soddisfazione. Gesù sta citando l'Antico Testamento. Ci aspetteremmo che Egli usi termini coerenti con gli scritti sacri, termini con i quali i Suoi discepoli già avevano familiarità.

Questo linguaggio trova il suo fondamento nelle ammonizioni del patto fatto con Mosè in Deuteronomo 28. Se Israele volterà le spalle all'ubbidienza del patto di grazia, su di esso cadranno le maledizioni di Yahweh. Sebbene uno studio dettagliato potrebbe mostrare meglio il contesto di queste parole usate da Gesù, un breve sommario potrebbe già illustrare uno stretto parallelo ed il fondamento stesso sul perché Gesù usa questa terminologia in Matteo 24,

Sommario di Deuteronomio 28 su quelli che in Israele infrangeranno il patto che Dio ha stabilito con quella nazione:

  • (25) Il SIGNORE ti farà sconfiggere dai tuoi nemici; uscirai contro di loro per una via e per sette vie fuggirai davanti a loro e sarete ripugnanti per tutti i regni della terra.
  • (26) I tuoi cadaveri saranno pasto di tutti gli uccelli del cielo (Mt. 24:28) e delle bestie della terra, che nessuno scaccerà.
  • (29) ...e andrai brancolando in pieno giorno [non letteralmente: la luce della sua gloria e sicurezza scomparirà], come il cieco brancola nel buio; non prospererai nelle tue vie, sarai continuamente oppresso e spogliato e nessuno ti soccorrerà.
  • (37) ...e diventerai oggetto di stupore, di sarcasmo e di ironia per tutti i popoli fra i quali il SIGNORE ti avrà condotto.
  • (49) servirai i tuoi nemici che il SIGNORE manderà contro di te, in mezzo alla fame, alla sete, alla nudità e alla mancanza di ogni cosa; ed essi ti metteranno un giogo di ferro sul collo, finché ti abbiano distrutto.
  • (52) ...ti assedierà in tutte le tue città, finché in tutto il tuo paese cadano le alte e forti mura nelle quali avrai riposto la tua fiducia. Essa ti assedierà in tutte le città, in tutto il paese che il SIGNORE, il tuo Dio, ti avrà dato.
  • (53-57) ...E durante l'assedio e nell'angoscia alla quale ti ridurrà il tuo nemico, mangerai il frutto del tuo seno [vedi più sopra il commento a 24:21,22], le carni dei tuoi figli e delle tue figlie, che il SIGNORE, il tuo Dio, ti avrà dato.
  • (29:25-29) Questo accadrà perché Israele ha abbandonato il suo patto con Dio.

Durante il tempo della vita di Gesù sulla terra, Israele aveva apertamente sfidato il patto con il Signore, giungendo persino a perseguitare e promuovere la morte del Messia. E' così che il Signore avrebbe portato distruzione sulla terra. 

Un patto ha sempre un testimone alle sue promesse, avvertimenti, benedizioni e maledizione. In Deuteronomio 30:19Yahweh dice che userà la Sua creazione per confermare le promesse del patto del Creatore: "Io prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra, che io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, affinché tu viva, tu e la tua discendenza".

Il cielo e la terra dovevano rendere testimonianza che la gloria di Israele dipendeva dalla sua fedeltà al patto in quanto Dio la mette in grado, per la sua grazia, di farlo. Dio ci benedice esteriormente nel Suo patto provvedendoci quelle cose che Egli ha creato per nostro beneficio. Talvolta Iddio esegue i Suoi giudizi temporali attraverso disastri naturali come il diluvio del tempo di Noè o la caduta di fuoco dal cielo come con Sodoma.

Questo linguaggio mosaico ricorre attraverso i libri poetici della Scrittura.

Ecclesiaste 12:3,4 descrive l'invecchiamento umano come un oscurarsi del sole, della luna e delle stelle: "Ma ricordati del tuo Creatore nei giorni della tua giovinezza, prima che vengano i cattivi giorni e giungano gli anni dei quali dirai: «Io non ci ho più alcun piacere»; prima che il sole, la luce, la luna e le stelle si oscurino, e le nuvole tornino dopo la pioggia".

Un simile linguaggio ricorre nei Salmi:

Salmo 8:3: La gloria del Creatore è manifesta nella luna e nelle stelle.

Salmo 136:5-9 descrive la gloria di Dio rivelata nella Sua misericordia; che Egli ha fatto i cieli, la terra, i grandi luminati, il sole per governare il giorno, la luna e le stelle per governare la notte. Oltre ai benefici fisici di queste luci nei cieli, essi sono qui mostrati per rappresentare la gloria rivelata di Dio.

Il Salmo 89 rappresenta il patto del Signore con Davide.

  • (5,6,11) I cieli fisici dichiarano la gloria di Dio.
  • (15-17) Il volto e la gloria di Dio sono "come luci".
  • (28-29) Il patto stabilito continuerà "come i giorni del cielo".
  • (30) Ma, se essi trasgrediscono questo patto (come diverse volte ha fatto Israele)
  • (32) "io punirò il loro peccato con la verga e la loro colpa con percosse". Eppure Dio continuarà a conservare in vita il Suo patto (un residuo continuerà ad essere fedele).
  • (36,37) "la sua discendenza durerà in eterno e il suo trono sarà davanti a me come il sole, sarà stabile per sempre come la luna; e il testimone ch'è nei cieli è fedele".

La stessa terminologia si trova nei libri profetici della Scrittura.

Gioele 2 è citato da Pietro in Atti 2 ed applicato a Pentecoste. Include un ammonimento profetico di giudizio ed una promessa di benedizione. Descrive il tempo in cui il dono dello Spirito avverrà in un contesto sia di giudizio su Israele, che di benedizione sulla chiesa della nuova era. Il ministero speciale dello Spirito Santo stava iniziando. Eppure notate i simboli di La grande tribolazione, p.    19 di 31

giudizio di Gioele 2 applicati al tempo della Pentecoste al termine della corrotta religione giudaica e l'inizio dell'era della Chiesa cristiana.

In Gioele 2:1 Dio ammonisce che giudicherà la Sua santa montagna (Gerusalemme). Poi, in Gioele 2:10 egli dice: "Davanti a loro la terra trema, i cieli sono scossi, il sole e la luna si oscurano, le stelle perdono il loro splendore".

Poi, in Gioele 2:31 egli continua e dice: "Il sole sarà cambiato in tenebre, e la luna in sangue, prima che venga il grande e terribile giorno del SIGNORE". Egli certamente non intendeva dire che alla venuta dello Spirito a Pentecoste, o quando il patto del Signore fa cadere il suo giudizio contro l'Israele decaduto, letteralmente sole, luna e stelle cesseranno di brillare o cadranno dal cielo. Questo continua il simbolismo ben stabilito che Dio già aveva usato.

Se la citazione di Pietro di quest'intera sezione da Gioele non ha nulla a che vedere con il giudizio su Israele che stava per giungere, Yahweh che l'abbandona e l'ingresso dei Gentili, allora perché lo cita e lo applica alla questione che sta trattando? Se, però, il linguaggio usato è tipico del patto ed usa simboli biblicamente ben noti, allora significa che Dio era prossimo a giudicare la nazione con la quale era legato da un patto sottraendole la sua gloria. Questo linguaggio è lo stesso di quello usato da Gesù in Matteo 23 e 24. Potremmo pure chiederci come mai che, quando questo accadrà, coloro che invocano il nome del Signore saranno salvati. Più che immaginarci degli individui che vengono a Cristo dopo che il giudizio di Dio si è abbattuto sul mondo, ha più senso, nel contesto, comprenderlo come una sfida a credere in Cristo dopo che il giudizio temporale è caduto sulla Gerusalemme apostata.

In Isaia 13:10 troviamo l'ammonimento che Dio pronuncia contro Babilonia. Esso si avvale del linguaggio del patto: la sua gloria come nazione le sarà tolta: "Poiché le stelle e le costellazioni del cielo non faranno più brillare la loro luce; il sole si oscurerà mentre sorge, la luna non farà più risplendere il suo chiarore".

Anche Isaia 24:23 usa lo stesso tipo di linguaggio: "La luna sarà coperta di rossore e il sole di vergogna; poiché il SIGNORE degli eserciti regnerà sul monte Sion e in Gerusalemme, fulgido di gloria in presenza dei suoi anziani".

Isaia 34 contiene segnali di avvertimento contro i nemici di Israele (34:1), Edom in particolare (34:5). Non sta parlando di qualche cataclisma della fine dei tempi, ma della loro gloria come nazioni che sarà loro tolta, proprio perché avevano causato afflizioni alla nazione legata a Dio da un patto. I versetti 4 e 5 dicono: "Tutto l'esercito del cielo si dissolve; i cieli sono arrotolati come un libro e tutto il loro esercito cade, come cade la foglia della vite, come cade il fogliame morto dal fico. La mia spada si è inebriata nel cielo; ecco, essa sta per piombare su Edom, sul popolo che ho votato allo sterminio, per farne giustizia".

Pure Isaia 60 parla della "gloria del Signore" nei termini di una luce brillante e del sole che sorge. Il linguaggio usato nei versetti 19,20 lo si comprende bene se lo si inquadra nel tipico linguaggio profetico: "Non più il sole sarà la tua luce, nel giorno; e non più la luna t'illuminerà con il suo chiarore;ma il SIGNORE sarà la tua luce perenne, il tuo Dio sarà la tua gloria. Il tuo sole non tramonterà più, la tua luna non si oscurerà più; poiché il SIGNORE sarà la tua luce perenne, i giorni del tuo lutto saranno finiti". 

Sarebbe incoerente con il contesto storico di questo capitolo di Isaia limitarlo al riferimento ad un giudizio finale lontano migliaia di anni. Il tema qui non è quello delle mutazioni fisiche che avranno luogo quando alla fine Cristo tornerà per stabilire il Suo regno celeste. Il tema è quello del giudizio di Dio che cade nel tempo su coloro che violano il suo patto ed attaccano la nazione consacrata a Dio. Questo principio generale si applica a molti dei giudizi particolari di Dio e certamente si applica al Suo giudizio finale. La gloria delle nazioni sarà oscurata e sarà come se la luce nel mondo sia da Dio stesso portata via.

Ezechiele 32 avverte al riguardo del giudizio di Dio che sta per abbattersi sull'Egitto e sul suo Faraone: "Quando ti estinguerò, velerò i cieli e ne oscurerò le stelle; coprirò il sole di nuvole, la luna non darà la sua luce. A causa di te, oscurerò tutti gli astri che splendono in cielo e stenderò le tenebre sul tuo paese, dice DIO, il Signore". Qui ancora non si tratta di cataclismi cosmici, ma del fatto che Dio oscurerà la gloria dell'Egitto.

Amos 8 presenta il simbolo del "canestro di frutti estivi". Per la ribelle Israele la fine verrà come è venuta per le altre nazioni. Il tempo verrà quando il Signore non li risparmierà più. Parlando della prossima cattività delle tribù del nord ad opera dell'Assiria, Amos 8:9 dice: "Quel giorno», dice il Signore, DIO, «io farò tramontare il sole a mezzogiorno e farò oscurare la terra in pieno giorno".

Sono molti i testi biblici che si avvalgono di questa terminologia per indicare giudizi temporali, ad esempio Salmo 72, Sofonia 1:15; Amos 5:20; Michea 3:6 ed Abbacuc 3:11.

Da questi esempi è possibile vedere come la gloria delle nazioni sia rappresentata, nel linguaggio del patto, come la luce del sole, della luna e delle stelle. E' pure chiaro che quando Dio toglie ad una nazione qui sulla terra la sua gloria con dei giudizi temporali, la parola ispirata parla dell'oscuramento, per quella nazione, del sole, della luna e delle stelle. Molto tempo fa Dio giudicò Babilonia, l'Egitto ed Edom.   

Il sole, la luna e le stelle, però, continuano ad occupare nello spazio il loro posto. Se questo tipo di linguaggio simbolico era usato per questi giudizi, esso è altrettanto appropriato per descrivere la fine della gloria di Israele in un tempo in cui la sua corruzione aveva fatto sì che per ben due volte il Signore la liberasse dai cambiavalute, quando Israele respinge il Messia di Dio e lo condanna a morte. Dio, così, volta le spalle ad Israele ed incorpora i Gentili nel popolo del patto attraverso l'opera degli Apostoli. Al tempo del libro degli Atti, la gloria di Israele come nazione stava già appassendo e si estingue del tutto nell'anno 70 d. C. quando le truppe romame distruggono Gerusalemme, il Tempio, ed eliminano la sua potenza terrena nell'Impero.   

Chiaramente, per Israele, il sole, la luna e le stelle, che rappresentano la sua gloria, sono spente dal giudizio di Dio.

Il significato simbolico del patto si adatta perfettamente al contesto ed alle intenzioni delle parole di nostro Signore in Matteo 24:29. tutti coloro che Lo ascoltavano conoscevano bene la valenza delle Sue parole che facevano eco a quelle degli antichi profeti. Il giudizio dell'anno 70 d. C. sarebbe caduto sull'Israele apostata in quella stessa generazione (Mt. 24:34) e molti di coloro che avevano ascoltato quelle parole sarebbero ancora stati in vita.

Egli verrà sulle nuvole

Matteo 24:30: "Allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo; e allora tutte le tribù della terra faranno cordoglio e vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nuvole del cielo con gran potenza e gloria".

Quando verrà il giudizio su Gerusalemme, questo segno sarà veduto da tutti. Esso rappresenta la sovrana potenza e gloria maestosa del Signore apertamente visibile nel cielo. La Sua venuta sarà un segnale di allarme per tutti coloro che l'avevano offeso. Tutte le tribù della terra faranno cordoglio. Colui che essi avevano odiato e crocifisso viene nella Sua gloria a giudicare. Nessuno potrà sfuggire al giudizio.

Per comprendere i termini usati dal Signore nella Sua risposta ai discepoli sul Monte degli Ulivi, dobbiamo ritornare alla Bibbia, non ricorrere alla nostra immaginazione od esperienza. In che modo l'espressione "venire sulle nuvole del cielo" è ben stabilita nella Parola di Dio ispirata? Le nostre concordanze bibliche ci saranno, a questo riguardo, più utili delle nostre conoscenze di meteorologia.

Salmo 104:3: "Egli costruisce le sue alte stanze sulle acque; fa delle nuvole il suo carro, avanza sulle ali del vento". In che modo la potenza di Dio è rappresentata nelle parole dei Salmi? Egli fa delle nuvole il Suo carro. Le nuvole appaiono all'osservatore sulla terra come masse trasportate da forze invisibili. E' così che il controllo di Dio sille cose è rappresentato come qualcuno che doma queste nuvole apparentemente indipendenti e le rende degli strumenti per realizzare la Sua missione.

Isaia 19:1: "Oracolo sull'Egitto. Ecco, il SIGNORE cavalca una nuvola leggera ed entra in Egitto; gli idoli d'Egitto tremano davanti a lui e all'Egitto si scioglie il cuore nel petto". Quando Dio venne a giudicare l'Egitto, in che modo viene simbolizzata la Sua potenza? Egli giunge "cavalcando una nuvola leggera" e veloce.

Il Signore non è fisicamente un invasore. Egli non ha bisogno che una nuvola fisica lo trasporti. Egli viene come il Dio delle vendette. Le nuvole rappresentano la Sua presenta, controllo potente e gloria, proprio come avveniva nel Tabernacolo nel deserto. Il testo in Matteo 24 interpreta sé stesso. Egli viene: "con gran potenza e gloria".

Cristo è venuto in gloria e giudizio e verrà ancora nel giudizio finale in tutta la sua gloria. Conoscetelo abbastanza bene da non essere ingannati da coloro che indicano qui e là e dicono: "Eccolo!". Essi indicano o falsi Messia o sono essi stessi falsi profeti,

Che la Sua luce rivelatrice brilli sulla tua vita. Siate pronti a confessare umilmente i vostri peccati ed a ravvedervi quando Egli getterà il suo raggio di luce su di voi per rivelarle la vostra negligenza e le vostre trasgressioni. Non fuggite per impedire alla luce di rivelare i vostri peccati. Non potrete farlo. Vi rivelerete solo quel che siete: cadaveri spirituali che sono solo cibo per gli avvoltoi.

Quando l'orgogliosa gloria dei potenti si estinguerà del tutto, siater fra coloro che acclamano il Messia. Non siate fra coloro che fanno cordoglio per aver perduto la loro propria gloria.

La parabola del fico

Matteo 24:31-33

  • (31) E manderà i suoi angeli con gran suono di tromba per riunire i suoi eletti dai quattro venti, da un capo all'altro dei cieli.
  • (32) Imparate dal fico questa similitudine: quando già i suoi rami si fanno teneri e mettono le foglie, voi sapete che l'estate è vicina.
  • (33) Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che egli è vicino, proprio alle porte.

Nel versetto 31 vediamo come l'Evangelo raggiunga tutti gli eletti di Dio. Sono i messaggeri dell'Evangelo ad essere qui chiamati angeli. La parola greca per "angelo" veniva allora usata comunemente per "messaggero". Per esempio, fra la letteratura popolare dell'antica Grecia si trovano gli scritti di Senofonte. Nei suoi racconti di vita militare, egli parla spesso di messaggeri ("angeli" in greco) che portano i messaggi dei comandanti alle truppe sul fronte. Ovviamente questo termine aveva un uso ordinario oltre a quello che designa gli spiriti messaggeri di Dio che talvolta Egli usa nei Suoi rapporti con gli umani.

Nel vangelo di Luca si usa la stessa parola quando Giovanni manda "messaggeri" ad informarsi su Gesù (Luca 7:24). Lo stesso termine (angelos) è usato quando Gesù manda "messaggeri" in Samaria per preparare il terreno (Luca 9:52). Un rapido esame sull'uso di questa parola nel Nuovo Testamento greco, mostrerà come questo non sia un uso insolito del termine. E' solo dal contesto che siamo in grado di stabilire se si tratta di un messaggero umano od uno degli esseri spirituali di Dio.

Siamo giustificati a guardare al contesto in cui questa parola viene usata qui in Matteo 24:31. Chi è che porta l'Evangelo agli eletti di Dio? Si tratta forse degli esseri spirituali del cielo? Oppure è lo stesso popolo di dio sulla terra che è inviato per diffondere la Parola di Dio? La risposta a questa domanda è chiaramente quest'ultima. Come cristiani noi abbiamo il dovere di annunciare l'Evangelo, non aspettarci che lo facciano gli angeli di Dio dal cielo (che pure qualche volta Dio usa).

Dio invia il suo popolo, i cristiani, come Suoi angeli, i Suoi messaggeri a riunire i Suoi eletti dai quattro venti (dai quattro punti cardinali), e da un pungto del cielo all'altro (da un orizzonte all'altro). Questo modo di parlare è molto comune nella Scrittura e nella letteratura di quei tempi, ben conosciuta dai primi destinatari di queste parole.

La caduta di Israele dà inizio all'era dell'Evangelo. Satana non riuscirà più a tenere le nazioni dei Gentili nella cecità (come vedremo dallo studio di Apocalisse 20:2,3). Gesù disse che Satana, "l'uomo forte", sarebbe stato legato tanto da permettere il saccheggio della sua casa. Coloro che sono tenuti in pugno da Satana saranno convertiti a Cristo (Matteo 12:29). Durante l'era dell'Evangelo, i credenti verranno da tutte le nazioni, non solo da Israele. Il popolo di Dio viene mandato come messaggero per raccoglierle da tutto il mondo.

Il suono della tromba qui viene associato all'invio dei messaggeri. Questo era un suono molto comune per gli Israeliti. In Numeri 10:1-10 il Signore comanda che vengano prodotte due trombe d'argento. Un suono avrebbe segnalato al popolo di Dio di marciare alla guerra (10:9). Questo serviva per rammentare loro che era il Signore che li mandava e che li poteva salvare dai loro nemici. Un altro suono doveva annunciare ciascuna festa ed il primo giorno di ogni mese (10:10). Era il giorno in cui avvenivano le offerte per il perdono dei peccati e la redenzione.. L'anno del Giubileo era particolarmente segnato dalle trombe che annunciavano la liberazione di tutti coloro che erano tenuti in servitù. Ancora un altro suono convocava il popolo per il culto (10:3). Le trombe rappresentano Dio che invia il Suo popolo contro i nemici per stabilire ed estendere il Suo regno terreno. Essi annunciavano la salvezza segnalando così i giorni di festa ed i giorni dei sacrifici, rappresentando ciò che Dio avrebbe provveduto inviando il Suo Messia. Inoltre, con le trombe essi convocavano il popolo di Dio per occasioni speciali di culto come un solo corpo di credenti.

Qui, in Matteo 24:31 Gesù fa uso di questo suono simbolico di trombe in tre sensi. Segna l'invio dei Suoi messaggeri per portare l'Evangelo ai peccatori che, benché nemici di Dio, sono chiamati a Sé per espandere il Suo regno terreno. E' un annuncio del sacrificio come la buona notizia diffusa che promette il Messia, il quale ha provveduto Egli stesso, nella Sua stessa Persona, il sacrificio finale. Il popolo di Dio deve chiamare i peccatori a questo sacrificio, compiuto una volta per sempre, affinché in esso trovino salvezza. Infine è un suono di convocazione. Coloro che un tempo erano nemici di Dio sono trasformati dall'Evangelo e portati assieme per rendere culto a Dio e per servirlo come popolo di Dio. Gesù porta assieme queste tre idee rappresentate dal suono della tromba.

Vi sono alcuni che insegnano oggi che questi testi parlino letteralmente di un suono di tromba. Lo interpretano come il suo fisico fatto da esseri spirituali che raduneranno gli eletti al termine dell'era dell'Evangelo. Questo approccio al testo, però, ignora il significato che Dio ha associato a queste parole nella Bibbia stessa. Le regole che usiamo per studiare la Bibbia sono importanti e devono essere derivate dalla Bibbia stessa, piuttosto che dalle nostre aspettative teologiche o culturali. E' sbagliato spiritualizzare le cose che troviamo nella Bibbia per adattarle alla nostra teologia. La regola è semplice. Se un termine ha un significato simbolico bene stabilito nella Scrittura, particolarmente uno stabilito prima dell'uso in questione, esso deve ricevere la nostra debita considerazione quando il contesto lo permette. I significati simbolici non stabiliti nelle Scritture non devono essere considerati, a meno che il contesto del brano lo richieda per dargli un senso.

Nei versetti che seguono, Gesù parla attraverso un altro simbolo ancora, quello del fico. Se ci sfugge il modo in cui Dio usa questo termine nella Sua Parola, potremmo essere tentati a considerarlo secondo le idee e comprensioni a noi contemporanee, piuttosto che quella che verrebbe più naturalmente a coloro che avevano udito originalmente queste parole sul Monte degli Ulivi. E' popolare oggi cercare di interpretare questo brano come se rappresentasse la moderna nazione di Israele. Dal 1946, quando Israele è stato riorganizzato come nazione, alcuni immaginano che sia quello il metter su le foglie del fico. Hanno contato gli anni da quella data per predire la fine del mondo. Questo sarebbe valido se il brano fosse stato dato per descrivere la fine dell'era dell'Evangelo. Come abbiamo visto, però, non è proprio così. Questa concezione presuppone che il fico rappresenti il ristabilimento della nazione di Israle come vera nazione sulla terra. Non è così. Dobbiamo rammentarci che la Parola di Dio ci mette in guardia dal fare calcoli di date per predire il tempo in cui il Signore tornerà nella Sua gloria per giudicare.

Ecco così che siamo lasciati con la domanda: che cosa significa allora questo versetto? La parabola illustra il punto che Gesù stava esponendo in questo contesto: una nuova stagione fruttuosa stava per iniziare. Stava per venire l'estate in senso spirituale per il Regno di Dio, L'inizio dell'era della Chiesa sarebbe stato un tempo di crescita per il regno. Nell'ultima parte del periodo dell'Antico Testamento, solo i Giudei, una piccola parte dell'umanità, conoscevano la Parola di Dio, e solo alcuni confessavano la vera fede in quella Parola. Nel Nuovo Testamento, però, la Chiesa stabilita dall'Evangelo, si è diffusa per tutto il mondo. Sono molti ora che professano la vera fede, ed essi non sono limitati ad una nazione. Stava veramente per iniziare una stagione estiva feconda. Nel libro deli Atti ne vediamo l'inizio, le gemme che spuntano.

Alcuni attaccano arditamente questa concezione affermando che nella Bibbia l'albero di fico rappresenta sempre la nazione di Israele. Se questo fosse vero, sarebbe un'argomentazione convincente. Però non è così. Nel Nuovo Testamento Israele è rappresentato da molti simboli: una vite (Giovanni 15), un olivo (Romani 11), una massa di pasta (Romani 11:16), un gregge (molti riferimenti). Quando un fico è usato per rappresentare Israele, lo si mostra come sterile. Questo albero comune in quelle regioni, era talvolta usato per rappresentare la sterilità di Israele che non dava i frutti che Dio si aspettava perché non traeva da Lui la linfa vitale atta a produrli. Uno specifico studio biblico potrà mostrare come il fico sia usato pure per rappresentare altri gruppi. Normalmente quest'immagine veniva usata per rappresentare il cambio delle stagioni.

Dio non ci ha dato solo uno, ma quattro vangeli. Confrontandoli potremo trarre utili indicazioni per interpretare sia i simboli che le parabole. Nel resoconto che fa Luca su queste parole di Gesù, vediamo come il nostro Signore non menzioni solo il fico quando rappresenta la crescita del regno. In Luca 21:29 troviamo un racconto parallelo. Là Gesù dice: "Guardate il fico e tutti gli alberi". Se il fico è solo simbolo di una nazione speciale, Israele, Luca si premura di dire che Gesù intendeva tutte le nazioni, non solo Israele. Dato però che nelle Scritture il fico rappresenta più gruppi, non bisognerebbe qui limitarlo solo ad Israele. Non c'è alcun accenno in quest'intera sezione, che possa suggerire come Gesù parli del ristabilimento della nazione di Israele in un lontano futuro dopo il suo imminente giudizio. Dice l'esatto opposto. Gesù annuncia la fine di Israele come nazione.

Le foglie sono segno dell'estate. Quando i discepoli vedono il regno che comincia a portare frutto, essi sapranno che una stagione di abbondante raccolto è prossima. E' esattamente ciò di cui faranno esperienza di lì a poco. Diffondendo il messaggio in tutto il mondo, essi saranno testimoni della convocazione degli eletti dai quattro venti. Il regno comincia con una grande stagione di crescita. Nel solo giorno di Pentecoste, il sermone di Pietro porta alla fede in Cristo più di 3000 persone. Quando Paolo e gli altri raggiungeranno altre nazioni, un'alluvione di nuovi credenti ingrosserà le file della chiesa. Senza dubbio una stagione fruttuosa!

Gesù aggiunge: "...quando vedrete tutte queste cose, sappiate che egli è vicino, proprio alle porte". La presenza di Gesù è la speranza centrale ed il significato del Suo regno. Isaia dice che La grande tribolazione, p.    25 di 31

Egli sarà chiamato Emanuele. Questo nome è una combinazione di due parole ebraiche Immanu- El, cioè "Con noi c'è Dio" o, come traduciamo, "Dio con noi".

Quando il Regno si espande, sappiamo che Gesù è vicino a noi in due modi: sia come Giudice per segnare la fine del corrotto Israele, e come Salvatore, per raccogliere nel regno tutti coloro che credono in Lui da tutte le nazioni del mondo.

Per queste cose vi è un preciso quadro temporale: "Io vi dico in verità che questa generazione non passerà prima che tutte queste cose siano avvenute". Questa risposta e questi ammonimenti Gesù li dà a coloro che lo stavano ascoltando in quel momento sul Monte degli Ulivi mentre contemplavano gli edifici del tempio. Questa affermazione ancora mostra un legame con ciò che esù aveva detto al riguardo dei Giudei corrotti al Tempio nel capitolo precedente. E' questo il contesto delle domande dei discepoli. In Matteo 23:36 Gesù dice: "Io vi dico in verità che tutto ciò ricadrà su questa generazione". La parola qui usate per generazione è genea, tradotta generalmente "generazione". Una generazione è lo spazio di tempo intercorrente dalla nascita di un gruppo di persone al momento in cui "passeranno il testimone" ai loro figli. E' un periodo di tempo arbitrario, compreso di solito fra 20 a 40 anni. Se prendiamo letteralmente queste cose, significa che Gesù stava parlando di avvenimenti che avranno luogo nell'ambito della vita di coloro che allora lo stavano ascoltando. Se le sue parole si riferiscono alla distruzione finale di Gerusalemme nel 70 d. C. e all'inizio dell'epoca dell'espansione della chiesa apostolica, allora tutto questo si adempie nello spazio di una generazione, meno di 40 anni, come indica questo brano.

Quei sistemi teologici che vedono questo discorso in riferimento al tempo dell'era dell'Evangelo, devono cercare di porre questo brano alla fine del mondo. Devono allora trovare un significato diverso per la parola "generazione". Sono così state proposte due alternative.

1) Alcuni propongono che Gesù non stava più parlando ai discepoli quando giunge al versetto 34. Quest'idea dice che Gesù stava dirigendo la sua affermazione a coloro che sarebbero stati in vita alla fine del mondo, migliaia di anni più avanti. Questa teoria, però, comporta molti problemi.. In primo luogo, in Matteo 23:36, quando Gesù dice: "Io vi dico in verità che tutto ciò ricadrà su questa generazione" Egli si rivolgeva ai Farisei viventi a quel tempo. Parlava della corruzione del tempo e della sua imminente distruzione.. Qui (in Matteo 24) egli risponde alla domanda dei Suoi discepoli circa la distruzione dello stesso Tempio (24:1-3). Il contesto più vasto milita contro un tale improvviso cambiamento di significato. In secondo luogo, il racconto di Luca sullo stesso discorso, vede Gesù che continuamente usa i termini "vostro" e "voi" per descrivere la tribolazione. Non è mai prudente presumere che Gesù avrebbe usare parole migliori di quelle. In terzo luogo, se Gesù qui improvvisamente dirige le sue parole ad un diverso uditorio, ci dovrebbe essere qualcosa in questo contesto che lo indichi. Non è questo il caso. Il più immediato contesto locale contraddice questo preteso significato.

2) Un secondo tentativo è quello di tradurre al versetto 34 la parola "generazione" con "razza". Questo significherebbe che tutte le cose di cui parlava Gesù sarebbero avvenute nel tempo in cui la razza ebraica sarebbe stata ancora sulla terra. Anche questa teoria, però, comporta seri problemi. In primo luogo, questa concezione è contraria all'intero contesto di Matteo 24. Gesù qui risponde alla domanda dei Suoi discepoli sulla distruzione del Tempio di Gerusalemme. Non c'è qui alcun riferimento ad una futura generazione di ebrei come razza. In secondo luogo, non c'è alcun precedente in cui la parola "genea" possa essere tradotto come "razza", ma si riferisce sempre alla generazione vivente nel tempo in cui il testo parla. In terzo luogo, quando una parola ha un significato chiaro e letterale che bene si presta ad una semplice lettura del testo, non dovrebbe essere respinto senza un motivo biblico stringente del contrario. Se un testo ha senso così come sta, e non c'è nulla che indichi che debba essere tradotto altrimenti, allora perché andare alla ricerca di qualche significato più oscuro?

La parola "genea" ha qui un solo chiaro significato: "questa generazione". Tutte le cose delle quali Gesù parla si sarebbero compiute nell'arco della vita di coloro che in quel momento erano presenti davanti a Lui per ascoltarlo sul Monte degli Ulivi. Come abbiamo visto, se ciascuna affermazione è compresa nel senso usato in altri luoghi della Scrittura, non c'è motivo per speculare o per proporre oscure teorie proiettando queste cose in un lontano futuro. Tutto quanto Gesù afferma qui si è realizzato in concomitanza con l'anno 70 d. C. quando il Tempio viene profanato e distrutto dalle armate romane in seguito alla brutale tribolazione inflitta ai Giudei che avevano contaminato il Tempio di Dio e voluto la condanna a morte del Messia di Dio.

Oggi tutti gli avvenimenti menzionati in Matteo 24 sono cosa del passato

  • 24:4-13 I segni dei tempi.
  • 24:14 l'Evangelo raggiunge i pagani.
  • 24:15 L'abominazione della desolazione nel Tempio da parte dei sacerdoti corrotti.
  • 24:16-28 La grande tribolazione del popolo di Israele (70 d. C.).
  • 24:29 L'oscuramento del sole, della luna e delle stelle (la gloria di Israele).
  • 24:30 La venuta del Figlio dell'uomo nelle nuvole per giudicare.
  • 24:31-33 L'evangelizzazione in ogni direzione il mondo e la convocazione degli eletti.

Non c'è dunque qui alcun messaggio che possa riguardarci? Naturalmente il messaggio rimane. Noi siamo gli eredi della chiesa apostolica. La cancellazione dell'Israele come realtà nazionale rende noi, che crediamo in Cristo, l'Israele di Dio.   

Noi che crediamo in Cristo siamo dunque figli di Abraamo. Noi siano il vero Israele spiritualmente, il popolo legato a Dio da un patto. L'evangelo continuerà ad essere proclanmato fintanto che tutti gli eletti saranno salvati. Questa è la stagione della crescita del Regno. Fintanto che tutti gli eletti non saranno portati a far parte della chiesa, il nostro compito non sarà terminato.

La fine dei tempi

Matteo 24:35: "Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno".

Nel versetto 35 Gesù, per un momento, guarda avanti nel tempo. Egli paragona la fine dell'attuale ordinamento con l'eternità della Sua Parola. Il discorso si volge dal tipo (la caduta di Gerusalemme) all'anti tipo: il giorno del giudizio.

I giudizi di Dio seguono sempre un modello perché rivelano verità eterne. Tutti i giudizi effettuati durante il tempo della civiltà sulla terra mostrano i princìpi che convergeranno al giudizio finale. Ecco perché molti degli stessi simboli usati si applicano ai vari giudizi nel tempo che Dio ha eseguito sui Suoi nemici, sia coloro che si erano opposti al Suo popolo, che su coloro che, all'interno del Suo popolo, si erano opposti a Lui.

Nella lezione che Egli impartisce sul Monte degli Ulivi, Egli porta assieme i due grandi giudizi che erano rimasti: il giudizio su Israele come realtà nazionale, che sarebbe avvenuto nello spazio di 40 anni, ed il giudizio finale dell'umanità, che dovrâ venire migliaia di anni più tardi. Nel 70 d. C. il Figlio dell'uomo sarebbe venuto per giudicare e la gloria di Israele si sarebbe oscurata, il suo orgoglio abbattuto. Il suo Tempio era stato inteso come testimonianza della presenza e del patto di Dio. Israele, però, lo aveva profanato nell'incredulità e nella disubbidienza. Ecco così che Israele viene sostituito da un culto più vasto e spirituale in Cristo. I suoi simboli e sacrifici rappresentavano la venuta del Messia. Quando, però, il Messia giunge, il suo proposito è compiuto. La presenza di Dio si sarebbe manifestata nel popolo della Sua chiesa.

Un giorno, allo stesso modo, tutta la gloria del mondo sarà oscurata ed il suo orgoglio sarà sradicato. I cieli e la terra, sin dalla creazione, sono stati i testimoni della presenza e del patto di Dio. Nella Legge Iddio chiamava cieli e terra come testimoni del Suo patto con Abraamo e Mosè. L'uomo, però, profana la creazione di Dio e perverte la Sua verità. vi sarà, così, un giudizio finale dove Dio porrà fine ai cieli e alla terra fisici come noi li conosciamo. Saranno riformat in una più grande presenza spirituale di Dio, qualcosa che si pone ben oltre alla nostra immaginazione, da questa parte della gloria. Lo scopo dell'universo fisico nella sua forma attuale sarà adempiuto. Avrà dichiarato l'opera di Dio e preparato il popolo di Dio a passare l'eternità con Lui.

La configurazione fisica dell'ordinamento presente sarà siperata quando verrà l'ordine trascendente. Come Pietro descrive in 2 Pietro 3:10: "Il giorno del Signore verrà come un ladro: in quel giorno i cieli passeranno stridendo, gli elementi infiammati si dissolveranno, la terra e le opere che sono in essa saranno bruciate".

La fase conclusiva della fine di questo mondo, però, non è il tema principale di Matteo 24. Concentrarci su di esso fa sì che noi manchiamo di intendere la lezione principale del versetto 34. Il suo tema è questo: L'intero ordinamento di questo mondo non è che temporaneo, la Parola di Dio è per sempre. Se la Sua Parola sopravviverà alla presente forma dell'ordinamento della realtà, essa certamente deve rimanere importante per i Suoi apostoli e per la Sua chiesa. La certezza del giudizio che verrà non annulla i doveri che attualmente abbiamo verso Dio. La temporaneità non può essere una scusa per ignorare l'eternità.

Sebbene essi sarebbero stati testimoni, nel corso della loro vita, della cadura di Israele, sebbene essi avrebbero visto il Tempo fatto tacere per sempre, il sacerdozio levitico ritirato per sempre, e la sua stessa vita millenaria conclusa, eppure ciò che in tutto questo è rappresentato perdura. La Parola di Dio per loro non cesserà con questo giudizio nel tempo. Di fatto, sarà compito stesso di questi apostoli guidare la chiesa nella nuova era e chiarire come gli eterni principi di La grande tribolazione, p.    28 di 31

dio funzionino nell'epoca in cui la forma esteriore del Tempio sarebbe divenuta il Tempio spirituale dell'anima del credente.

La venuta del Figlio dell'uomo va oltre la possibilità d'essere predetta

Matteo 24:36: "Ma quanto a quel giorno e a quell'ora nessuno li sa, neppure gli angeli del cielo, neppure il Figlio, ma il Padre solo".

Forse che Gesù ha cambiato qui completamente il suo tema quando parla, al versetto 35, della fine dei tempi? Oppure Egli semplicemente la menziona per illustrare come la Sua Parola duri per sempre, per poi ritornare ai Suoi avvertimenti sul prossimo giudizio di Israele nei versetto 36 e seguenti? Dato che ciò che segue non sono che principi generali che si applicano sempre a coloro che sono in vita quando un giorno si abbatterà il giudizio finale, poco importa.

Qui non vi sono cose specifiche in rapporto o al giudizio imminente del 70 d. C. o al distante giudizio finale al termine dell'era dell'Evangelo. I dettagli sono illustrazioni di come noi dovremmo vivere, cioè come persone consapevoli che un giudizio deve venire, ma che non sanno esattamente quando. Ogni giudizio verrà alla stessa maniera. Verrà inaspettato. Quando studiamo l'espressione "la venuta del Figlio dell'uomo", noi vediamo come essa sia sempre applicata ad una varietà di giudizi, non solo all'ultimo che deve ancora venire. L'intera sezione è simile alle lezioni precedenti che Gesù impartisce in Luca 12:35-53 e altre. Qui Egli riassume la questione. Il punto centrale che Egli vuole comunicare è molto chiari. non bisogna nemmeno tentare di capire quando questo giudizio si abbatterà. Il nostro dovere non è quello di predire quando, ma di essere sempre pronti e continuare a servirlo fedelmente fino a quel giorno.

Confronto con il giudizio dei tempi di Noè

Matteo 24:37-39: "Come fu ai giorni di Noè, così sarà alla venuta del Figlio dell'uomo. Infatti, come nei giorni prima del diluvio si mangiava e si beveva, si prendeva moglie e s'andava a marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca, e la gente non si accorse di nulla, finché venne il diluvio che portò via tutti quanti, così avverrà alla venuta del Figlio dell'uomo".

Gesù qui non descrive azioni malvagie. Mangiare, bere, sposarsi ecc. fanno parte del normale flusso della vita come Dio l'ha stabilito. La vita va avanti. Non c'è qui allarme alcuno che si mette in funzione e che segnali come la fine sia vicina. Il mondo si culla nella solita apatia e compiacenza. Anche nella disubbidienza e nel rifiuto di Dio, esso crede di potere andare avanti nella sua solita routine per sempre. Si immerge nei suoi affari e semplicemente ignora gli avvertimenti profetici di Dio.

Così pure era al tempo di Noè. Potremmo aggiungere: così era come al tempo di Sodoma e Gomorra, al tempo della caduta dell'Egitto, in quello della caduta di Babilonia e in quello della folle sicumera di Israele e di Giuda prima dell'esilio. Proprio come la vita continuava tranquilla prima dei passati giudizi, le cose andranno avanti così fintanto che sul mondo si abbatterà il giudizio finale.

Non saprete quando arriverà quel momento. Le cose sembreranno la solita quotidianità. Coloro che indicano dei cambiamenti nel mondo come segni della fine, mancano del tutto di cogliere questo punto. Quando dei predicatori confusi parlano dei segni in Matteo 34:4-12 come se fossero segni della fine, essi mancano completamente di cogliere gli ammonimenti di natura più spirituale che dovrebbero farci stare sull'attenti. Noi dobbiamo evitare questo tipo di distorsione della Parola di Dio. La Scrittura ci dâ tutti gli avvertimenti di cui abbiamo bisogno. Questo è un semplice fatto che accade sempre. Non dobbiamo aspettarci un avvertimento speciale chwe ci dica quando cadrâ su di noi il giudizio. Il giudizio verrà come un ladro nella notte.

Gesù illustra come il giudizio sarà selettivo

Matteo 24:40-42: "Allora due saranno nel campo; l'uno sarà preso e l'altro lasciato; due donne macineranno al mulino: l'una sarà presa e l'altra lasciata. Vegliate, dunque, perché non sapete in quale giorno il vostro Signore verrà". I lavoratori nei campi era una vista familiare a qul tempo. Macinare al mulino era un'attività comune delle donne. Questo riferimento ci aiuta ad apprezzare come si svolgeva la vita a quel tempo.

Il giudizio non avverrà con degli "effetti speciali". Non dice nulla di sparizioni improvvise, di rapimenti istantanei con l'altro che si chiede che mai sia successo. Questa immagine è pura fantasia e non si basa su nulla che la Bibbia contenga. Quando Gesù verrà per la Sua chiesa, non rimarrâ nessuno a interrogarsi su questo "strano avvenimento". il giudizio verrà velocemente e tutti saranno consapevoli della sua venuta.

Gesù qui semplicemente illustra come alcuni, nel giorno del giudizio, saranno pronti ed altri no. In Luca 12 Gesù usa immagini un poco diverse per illustrare la stessa idea. Alcuni non avranno la lampada accesa, pronti per il Suo arrivo. Nel regno di Dio vi sono due gruppi distinti: i figli di Dio ed i figli di Satana.

Quando i peccatori saranno trasformati, per grazia, e resi famiglia di Dio, essi saranno in contraddizione con quelli della famiglia del male, anche nell'ambito delle reazioni più strette. Anche nella stessa famiglia genetica.

  • Luca 12:46: "iI padrone di quel servo verrà nel giorno che non se lo aspetta e nell'ora che non sa, e lo punirà severamente, e gli assegnerà la sorte degli infedeli".
  • Luca 12:53: "Saranno divisi il padre contro il figlio e il figlio contro il padre; la madre contro la figlia, la figlia contro la madre; la suocera contro la nuora e la nuora contro la suocera".

Queste divisioni saranno rivelate in quell'ultimo ed inaspettato giudizio. Allo stesso modo, due lavoratori nei campi: uno sarà preso, l'altro lasciato al momento del giudizio di Dio. Coloro che appartengono a Cristo saranno pronti, gli altri saranno respinti per sempre.

Gesù compara la Sua venuta con la sorpresa di un furto

Matteo 24:43,44: "Ma sappiate questo, che se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte il ladro deve venire, veglierebbe e non lascerebbe scassinare la sua casa. Perciò, anche voi siate pronti; perché, nell'ora che non pensate, il Figlio dell'uomo".

Come Gesù ha insegnato prima, l'elemento di sorpresa dovrebbe far sì che un padrone di casa sia sempre pronto allorché giunga un ladro. Se sapesse a che ora arriva un ladro, quale giorno e quale mese, potrebbe attendere e prepararsi solo in vista di quel momento. Dato però che non sa quando verrà, deve essere sempre pronto.

L'essere pronti per l'arrivo di Cristo non dovrebbe essere una preoccupazione che diventa sincera solo quando il momento si avvicina. Dovremmo essere pronti ad incontrarlo perché Lo amiamo e non vediamo l'ora che venga. Quando verrà, in ogni caso ci troverà pronti.

Questo principio compare pure in 1 Tessalonicesi 1:5,6. Non possiamo sapere in anticipo i tempi e le epoche. Il giorno del Signore verrà come un ladro nella notte. Coloro che cercano falsa pace e sicurezza, saranno colti di sorpresa. Questo, però, non si applica al vero cristiano. Il versetto 4 ci dice: "Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno abbia a sorprendervi come un ladro". Non è che sapremo quando Egli verrà. Il punto qui è che, a differenta di quelli che sono senza Cristo e non sono preparati, il credente sarà pronto e non sarà sorpreso dalla Sua improvvisa venuta.

Il versetto 6 ci sfida dicendo: "Non dormiamo dunque come gli altri, ma vegliamo e siamo sobri". Se siamo svegli e lavoriamo diligentemente aspettando il ritorno del nostro Signore e il giudizio, il Suo ritorno non ci coglierà impreparati, anche se il suo momento è sconosciuto.

Gesù conclude con un'esortazione sul nostro dovere

Matteo 24:45-51: "Qual è mai il servo fedele e prudente che il padrone ha costituito sui domestici per dare loro il vitto a suo tempo? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà così occupato! Io vi dico in verità che lo costituirà su tutti i suoi beni. Ma, se egli è un servo malvagio che dice in cuor suo: "Il mio padrone tarda a venire"; e comincia a battere i suoi conservi, a mangiare e bere con gli ubriaconi, il padrone di quel servo verrà nel giorno che non se l'aspetta, nell'ora che non sa, e lo farà punire a colpi di flagello e gli assegnerà la sorte degli ipocriti. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti".

Questa è la stessa illustrazione di base che Gesù dà in Luca 12. Questa immagine è presa dalla vita di una grande impresa familiare. Ad un servo era affidato il dovere di amministrare ciò che i conservi dovevano ricevere quotidianamente. Gesù confronta un servo infedele con uno fedele e sensibile- Il castigo è simile a quello del racconto di Luca. Il colpirlo con il flagello, letteralmente "farlo a pezzi" è simile alla maledizione del patto quando Abraamo taglia in due parti gli animali del sacrificio ed il Signore passa fra di essi mostrando come Egli prenda su di Sé il castigo che il peccatore meriterebbe (Genesi 15:10). Quando qualcuno non confida in Gesù come il Messia che e morto per lui, egli si espone egli stesso alle maledizioni del patto. Gli viene assegnato un posto fra gli increduli...

O noi ci troveremo fra i servi fedeli, pronti in ogni momento per l'arrivo del padrone, o noi saremo fra quei servi della creazione di Dio, pigri ed indolenti che abusano delle Sue benedizioni ed indulgono nei piaceri del peccato. Questi sono impreparati, e saranno colti di sorpresa dal "ladro" che giungerà di notte.

Il fuoco del giudizio di Dio è caduto diverse volte durante la storia umana. E' caduto sul ribelle Israele nel 70 d. C. terminando la loro funzione di rappresentanti del Regno di Dio sulla terra. Questa nazione decaduta è stata sostituita dalla Chiesa di Gesù Cristo. Un giorno il fuoco dell'ultimo giudizio cadrà sulla terra. I fedeli daranno prova dell'opera di grazia nella loro vita e saranno benedetti dal loro Padrone quando Egli ritornerà.


Tratto da: http://www.girs.com/library/theology/syllabus/esc1b.html. Traduzione di Paolo Castellina, martedì 12 dicembre 2006. Questo prodotto è protetto da una licenza “Some Rights Reserved” della Creative Commons.    Tu sei libero di riprodurre, distribuire, comunicare al pubblico, esporre in pubblico, rappresentare, eseguire o recitare l'opera. Alle seguenti condizioni: (1) Attribuzione. Devi riconoscere il contributo dell'autore originario. (2) Non commerciale. Non puoi usare quest’opera per scopi commerciali. (3) Non opere derivate. Non puoi alterare, trasformare o sviluppare quest’opera. In occasione di ogni atto di riutilizzazione o distribuzione, devi chiarire agli altri i termini della licenza di quest’opera. Se ottieni il permesso dal titolare del diritto d'autore, è possibile rinunciare ad ognuna di queste condizioni. Tutte le citazioni bibliche (salvo diversamente indicato) sono tratte dalla versione “Nuova Riveduta” della Società Biblica di Ginevra, 1994.