Etica/Evangelicalismo

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Evangelicalismo

Il termine Evangelicalismo (o Evangelicismo o Evangelismo) è un neologismo moderno usato per indicare un movimento teologico e sociale particolarmente dinamico oggi all'interno del Protestantesimo moderno, anche se le sue radici affondano nel cristianesimo storico di cui esso si considera erede.

Questo termine, però, non del tutto corretto nella lingua italiana e spesso come tale contestato, non è privo di equivoci. Per indicare, infatti, la stessa realtà si usano pure i termini "evangelico", "evangelical" (dalla lingua inglese), "evangelico radicale", "evangelico biblico", "evangelico conservatore" o "evangelico fondamentalista". Questi termini tentano di descrivere l'interesse dell'Evangelicalismo alla preservazione della fede cristiana storica in contrapposizione agli sviluppi moderni di questa, percepiti come un suo tradimento o corruzione. Qualcuno oggi usa pure il termine: "evangelico popolare" per indicare il suo aspetto sociologico prevalente, che sorge "dal basso", da contrapporsi all'intellettualismo teologico ed accademico che caratterizza altri ambienti. Questi diversi appellativi non aiutano molto ad avere chiarezza su un movimento che non ha una realtà omogenea e organizzata, ma che supera le barriere denominazionali.

L'Evangelicalismo si distingue sia dal Cattolicesimo romano perché riconosce come unica sua autorità quella della Bibbia, sia dal protestantesimo storico, perché pone molta enfasi sulla necessità della personale esperienza della conversione a Cristo come fondante per l'essere cristiano, e non tanto sull'aspetto sociologico della Chiesa di popolo della quale si diventa membri per tradizione familiare o comunque dopo essersi sottoposti a riti come il Battesimo o la Confermazione. Esso si distingue anche dai vari movimenti settari non-protestanti (ad es. il Mormonismo, la Scienza cristiana, i Testimoni di Geova ecc. perché è chiara la sua adesione all'ortodossia trinitaria comune a tutte le chiese storiche.

Il fenomeno evangelicale taglia trasversalmente, però, molte chiese, anche quelle di popolo ed ha caratteristiche molto marcate anche se spesso non è del tutto consapevole della propria identità. Questa sua identità, infatti, assume una tipologia omogenea, nonostante gli ambienti in cui sorge e vive, riscontrabile nella sua innologia, evangelizzazione, stile di preghiera, di lettura biblica e comportamenti etici.

In Germania però, il termine "evangelico" (evangelisch) si identifica con le chiese nate dalla Riforma protestante, in particolare luterana e per questo, per evitare fraintendimenti, si è creato il termine "evangelikal", che corrisponde a quanto qui stiamo descrivendo come "Evangelicalismo".

E' importante quindi intendersi sul suo significato. A livello globale e nel Protestantesimo è oggi identificabile un tipo di spiritualità che trascende le diversità culturali e denominazionali, e che va giustamente sotto il nome di "evangelicalismo".
Il termine *evangelicalismo" o "evangelismo" viene utilizzato anche in ambito storico per indicare quella tendenza riformatrice all'interno della chiesa cattolica nel XVI secolo precedente e contemporanea alla riforma protestante, rappresentata da personaggi come Erasmo da Rotterdam, Tommaso Moro o Vittoria Colonna e talvolta anche per indicare il protestantesimo stesso. In quest'ultimo caso si parla di "cristiani evangelici" creando, in tal modo, difficoltà nella classificazione teologica.
E' diffuso in Italia l'errore di chiamare gli evangelici come "evangelisti". Anche sulla stampa e alla TV si nota spesso questa confusione di termini. In effetti, per evangelista si intendono Giovanni, Matteo, Luca e Marco (santi per la chiesa cattolica e ortodossa) autori di altrettanti Vangeli.

Origini e caratteristiche

Dal punto di vista linguistico, il termine "evangelico" deriva dal latino "evangelicos" usato già anticamente per riferirsi al vangelo (το ευαγγελιον), cioè alla "buona notizia" che riguarda la "l'evento" Gesù Cristo. "«Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete al vangelo»" (Marco 1:15); "Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura" (Marco 16:15), annuncio di salvezza dalle conseguenze temporali ed eterne del peccato.
A partire da questo significato, il termine "evangelicalismo" è stato associato a chi nutre la volontà di aderire con semplicità e coerenza alla Persona ed all'opera di Gesù Cristo senza lasciarsi condizionare dalle varie tradizioni ecclesiastiche.
Troviamo il termine "evangelico" applicato a John Wyclif (1329-1384), il "doctor evangelicus", il quale lascia un'opera incompiuta dal titolo "Opus evangelicus". Con i Riformatori del sedicesimo secolo il termine acquista un significato ancora più definito. Rispetto ad altri termini essi privilegiano la designazione di "evangelici viri", cioè di uomini evangelici. Nel 1524 Martin Lutero scrive che "un vero evangelico non correrebbe qua e là, ma rimarrebbe attaccato alla verità fino alla fine" (WA 10,3).
Soprattutto nel ventesimo secolo il termine evangelicale ha acquistato un suo carattere specifico ed indica un fenomeno preciso e ormai diffuso in tutti i continenti. Dopo la seconda guerra mondiale esso ha avuto un notevole impatto in molti ambienti. Vi hanno contribuito la nuova spinta missionaria, la nascita di Scuole Bibliche e di Facoltà di teologia, il ministero attraverso i Mass-media e delle pubblicazioni, come pure le grandi campagne evangelistiche, ma in un certo senso questi elementi sono stati espressione di questo fenomeno.
Le statistiche indicano come all'interno delle chiese protestanti la componente evangelicale rappresenta oggi la stragrande maggioranza (solo il 50,4% nel 1900).

Significato teologico

Benché in alcuni ambienti evangelicali si riscontra una sorta di avversione alla teologia accademica, considerata speculativa spesso lontana da una fede vivente, l'evangelicalismo presenta propri e marcati lineamenti teologici, studiati e pubblicati pure dai suoi esponenti.

Prima caratteristica della teologia evangelicale è l'importanza centrale riconosciuta alla Bibbia. Se il termine "riformato" mette in evidenza maggiormente un riferimento storico, quanto avvenne nel sedicesimo secolo con la Riforma protestante, il termine "evangelicale" mette in evidenza il riferimento al Nuovo Testamento ed alla Bibbia in generale, intesa come Parola ispirata ed inerrante, autorevole regola di fede e di condotta.

E' importante rilevare come l'Evangelicalismo sostenga esplicitamente come la Bibbia sia, nel contempo, parola umana e Parola di Dio (non una semplice testimonianza umana alla Parola di Dio, ma Parola di Dio in modo oggettivo). Certo riconosce i diversi modi della rivelazione, la varietà dei suoi generi letterari, senza che, però, questo metta in questione la sua autorevolezza normativa. Ammette l'uso di vari strumenti d'indagine letteraria e storica (rispettosi del suo carattere divino), ma non avanza riserva alcuna sul suo carattere soprannaturale. Storia e fede sono visti nel loro inscindibile intreccio voluto da Dio stesso.
L'autorità della Scrittura, per l'Evangelicalismo, è primaria ed insostituibile. Per mezzo di essa si può conoscere Dio. Suo criterio interpretativo non ê la sensibilità moderna, la ragione o la scienza, ma il fatto che attraverso di essa Iddio ci parla.

Seconda caratteristica della teologia evangelica è il riconoscimento della totale corruzione morale e spirituale dell'uomo. La valutazione delle risorse umane è tanto netta da escludere, per quanto riguarda la conoscenza di Dio, ogni capacità umana. Essa fa proprie le affermazioni radicali della Scrittura secondo la quale "tutto il mondo giace nel maligno" (1 Gv. 5:19; cfr. Gr 17:9). L'essere umano, creato buono, è stata corrotto dal peccato e ogni aspetto del suo essere ne ha subìto effetti devastanti. Il peccato non è considerato ignoranza di Dio, ma ribellione responsabile nei Suoi confronti. L'essere umano è così considerato per natura estraneo alla vita di Dio, l'impossibilitato a realizzare il bene e separato da Dio. Un tale radicalismo appare ben giustificato alla luce della grandezza del rimedio necessario: la morte sostitutiva dello stesso Signore Gesù.

Terza caratteristica. L'evangelicalismo confessa il valore della Persona e dell'opera di Gesù Cristo. Vero Dio e vero uomo, nato dalla Vergine Maria, Gesù Cristo espia il peccato in maniera totale e definitiva. Il sangue del Suo sacrificio è sparso una volta per sempre per la remissione dei peccati. Dopo esser risuscitato dai morti è asceso al cielo da dove ritornerà per giudicare vivi e morti.
In campo trinitario e cristologico sono dunque conservati i grandi dogmi del cristianesimo storico che la teologia evangelica continua a confessare in contrapposizione alla modernità. Non si tratta, però, di semplice ripetizione delle formule del passato, ma anche il tentativo di esplorarne sempre di nuovo le fondamenta.

Quarta caratteristica. La teologia evangelicale pone l'accento sulla necessità dell'esperienza personale della conversione e dell'evangelizzazione. La salvezza non è intesa come semplice liberazione dal senso di precarietà esistenziale o altro, ma è liberazione dal peccato e dalla perdizione ed è ricevuta per sola grazia.
La completezza dell'opera compiuta da Gesù Cristo alla croce deve essere applicata per mezzo dello Spirito Santo alla vita del singolo. Il fare propria la nuova vita di Cristo, proprio perch‚ correlata alla Parola di Dio, è libero dall'accusa d'arbitrarietà.
La testimonianza interiore dello Spirito Santo non convince solo di peccato, di giustizia e di giudizio, ma produce la vita cristiana e sostiene la fede del credente rendendolo capace di progredire e perseverare in essa. Gli permette così di dare una testimonianza di vita esemplare. E qu che si manifesta l'interesse degli evangelicali non solo per l'azione caritativa, individuale o collettiva che sia, ma anche un impegno per l'annuncio delle implicazioni totali dell'Evangelo.
L'evangelicalismo è una forma di fede che favorisce la formazione d'agenzie ed associazioni di credenti in vista di particolari obiettivi che non mette, però, in discussione la loro appartenenza ad una particolare chiesa.
L'evangelicalismo si distanzia, dunque, dalle tendenze liberali per la sua aderenza alle convinzioni del cristianesimo storico. Esso si distanzia pure, però, dalle tendenze neofondamentaliste per l'impegno a scoprire nel messaggio biblico un insegnamento che abbia a che fare non solo coi bisogni dell'individuo, ma anche con quelli della società.

Movimenti evangelicali

Documentazione

Una vasta raccolta che presenta la posizione degli evangelicali su vari temi è presente in italiano in: "Dichiarazioni evangeliche. Il movimento evangelicale 1966-1996, a cura di Pietro Bolognesi, in collaborazione con l'Alleanza Evangelica Italiana e con la Consultazione Ministeriale Evangelica, Edizioni Dehoniane, Bologna, 1998, ISBN 88-10-20593-6.