Etica/Il fine giustifica i mezzi

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 Il fine giustifica i mezzi ?

"Vinci il male col bene" (Romani 12:21).

Il principio che "il fine giustifica i mezzi" significa generalmente raggiungere l’obiettivo che ci si prefigge non importa come. Questo principio implica che se si considera importante il raggiungimento di un obiettivo, allora non esisterebbe alcun limite a ciò che possiamo fare per raggiungerlo, anche se dovesse essere moralmente discutibile. Ci chiediamo, così: è morale questo principio, o meglio (nella prospettiva cristiana), corrisponde esso al carattere ed alla legge morale stabilita da Dio, legge che stabilisce e comanda ciò che è giusto e buono e rispetto alla quale ogni creatura umana sarà da Lui giudicata?

Con la frase "il fine giustifica i mezzi" si è voluto esprimere l’atteggiamento pratico caratteristico del machiavellismo e del gesuitismo, sebbene né il Machiavelli né alcuno scrittore gesuita l’abbiano formulata esattamente in questa forma.

L'origine di questo detto è attribuita a Nicolò Machiavelli (1469-1527) che, all'interno de "De Principatibus", ha scritto che qualsiasi azione del Principe (l'autorità politica)  sarebbe giustificata, anche se in contrasto con le leggi della morale (si legge nel Principe del Machiavelli, cap. XVIII: «nelle azioni di tutti gli uomini, e massime de’ Principi ... si guarda al fine ... I mezzi saranno sempre iudicati onorevoli e da ciascuno lodati»). Questo principio appare pure in un trattato di teologia morale del gesuita Hermann Busenbaum (1600-1668): «Cum finis est licitus, etiam media sunt licita», ossia «se il fine è lecito, anche i mezzi per raggiungerlo lo sono». Disse pure" A chi è permesso il fine, sono ammessi anche i mezzi".

Vissuto a cavallo fra Quattrocento e Cinquecento, Machiavelli è stato uno dei maggiori pensatori politici di tutti i tempi. A lui si deve l’intuizione di separare la politica dalla morale e dalla religione. Suo principio cardine fu che chi detiene il potere, nella forma di repubblica o di principato, deve ricorrere a tutti i mezzi per garantire il benessere e l’integrità dello Stato. Il concetto che è stato ridotto alla celebre massima: “Il fine giustifica i mezzi”; è riferita così espressamente ad azioni legate alla ragion di stato. Machiavelli voleva giustificare eventuali azioni scorrette del principe nel momento in cui potevano servire a salvaguardare l’ordine ed il potere dello Stato, di fatto a garantire la continuità del proprio potere politico ed economico. In Machiavelli, la salvezza dello Stato è necessaria e deve venire prima delle personali convinzioni. Questo perché il fine era nobile e per raggiungere un obiettivo puro dal punto di vista morale si poteva eventualmente accettare atteggiamenti immorali. Machiavelli, nel suo trattato, descrive le caratteristiche comportamentali che un principe dovrebbe avere per poter ben governare. Lui crede che il principe sia autorizzato a “fingere” un buon comportamento e ad usare qualunque mezzo a sua disposizione, etico o militare, per il bene dello Stato.

Il principio "il fine giustifica i mezzi" viene spesso applicato (anche senon esplicitamente) dai sostenitori di ideologie politiche evoluzioniste (nazi-fasciste, comuniste o di altro genere come il transumanesimo) che immaginano un obiettivo finale della storia ("l'uomo nuovo", "una società perfetta") e che ritengono inevitabile, per giungere il quale (e magari per "affrettarne" la realizzazione) "tutto è permesso" sbarazzandosi in ogni modo degli avversari (chiamati "reazionari").

La frase "il fine giustifica i mezzi",  è interpretata dai relativisti moderni che credono tutto sia lecito o contingente alla situazione (sulla base dell'assunto che i principi etici e morali siano un costrutto umano).

Il fine non può giustificare qualsiasi mezzo, soprattutto se questi ultimi si dimostrano subdoli.  La concezione umanista dell'Italia tardo-rinascimentale da cui è sorta è sparita, poiché è diventato naturale soddisfare il proprio animo in qualsiasi modo fregandosene di tutto quello presente tra l'agire e il comportamento moralmente etico. Se i mezzi usati per raggiungere il proprio scopo non sono puliti, anche se il fine è più che dignitoso, l'obiettivo perderà tutta la sua purezza, mettendosi al pari livello di un fine ignobile.

Da un punto di vista biblico, naturalmente, quello che manca di solito quando si discute di questo problema è la persona di Dio, la legge di Dio e la provvidenza di Dio. Dal momento che sappiamo che Dio è buono, santo, giusto, misericordioso e retto, quelli che portano il Suo nome devono riflettere il Suo carattere (1 Pietro 1:15-16). L’omicidio, le menzogne, il furto e tutti i comportamenti peccaminosi sono l’espressione della natura peccatrice dell’uomo, non della natura di Dio. Per il cristiano la cui natura è stata trasformata da Cristo (2 Corinzi 5:17), non è possibile giustificare il comportamento immorale, non importa la sua motivazione e il risultato che ne consegue. Da questo Dio santo e perfetto otteniamo una legge che riflette i Suoi attributi (Salmo 19:7; Romani 7:12). I Dieci Comandamenti rendono chiaro che l’omicidio, l’adulterio, il rubare, il mentire e l’avidità sono inaccettabili agli occhi di Dio e che Lui non dà una "clausola di recesso" per la motivazione o la razionalizzazione. Egli non dice: "non uccidere a meno che facendolo non salviate una vita". Questa si chiama "etica situazionale", e non c’è spazio per essa nella legge di Dio, perciò chiaramente, dalla prospettiva di Dio, non ci sono fini che giustifichino i mezzi dell’infrangere la Sua legge. Un cristiano che mente nel suo curriculum vitae o che causi aborti viola la legge di Dio e nega la Sua capacità di provvedere per una famiglia o di preservare la vita di una madre se lo decide. Chi non conosce Dio potrebbe vedersi costretto a giustificare i suoi mezzi verso un fine, ma coloro che affermano di essere figli di Dio non hanno alcuna ragione di violare neppure uno dei comandamenti di Dio, di negare il Suo proposito sovrano o di recare biasimo al Suo nome.

  • "Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male; poiché io ti comando oggi d'amare l'Eterno, il tuo Dio, di camminare nelle sue vie, d'osservare i suoi comandamenti; le sue leggi e i suoi precetti affinché tu viva e ti moltiplichi, e l'Eterno, il tuo Dio, ti benedica nel paese dove stai per entrare per prenderne possesso" (Deuteronomio 30:15-16).
  • "Ritraiti dal male e fa' il bene, e dimorerai nel paese in perpetuo" (Salmi 37:27).
  • "Il male non si dipartirà dalla casa di chi rende il male per il bene" (Proverbi 17:13).
  • "Guai a quelli che chiamano bene il male, e male il bene, che mutan le tenebre in luce e la luce in tenebre, che mutan l'amaro in dolce e il dolce in amaro!" (Isaia 5:20).
  • "Cercate il bene e non il male, onde viviate, e l'Eterno, l'Iddio degli eserciti, sia con voi, come dite" (Amos 5:14).
  • "E perché (secondo la calunnia che ci è lanciata e la massima che taluni ci attribuiscono), perché non «facciamo il male affinché ne venga il bene?» La condanna di quei tali è giusta" (Romani 3:8).
  • "Non esser vinto dal male, ma vinci il male col bene" (Romani 12:21).
  • "Guardate che nessuno renda ad alcuno male per male; anzi procacciate sempre il bene gli uni degli altri, e quello di tutti" (1 Tessalonicesi 5:15).
  • "Chi vuol amar la vita e veder buoni giorni, trattenga la sua lingua dal male e le sue labbra dal parlar con frode; si ritragga dal male e faccia il bene; cerchi la pace e la procacci" (1 Pietro 3:10-11).
  • "Perché è meglio, se pur tale è la volontà di Dio, che soffriate facendo il bene, anziché facendo il male" (1 Pietro 3:17).
  • "Chi fa il bene è da Dio; chi fa il male non ha veduto Dio" (3 Giovanni 11).
  • "Nessuno devii di un solo passo dal sentiero onesto con il plausibile pretesto che questo è giustificato da un nobile obiettivo. Qualsiasi bel traguardo può essere raggiunto con mezzi onesti. E se no, allora questo obiettivo è pessimo. (C. Dickens).
  • "Nessun fine è così alto da giustificare i mezzi indegni per raggiungerlo" (A. Einstein).

Bibliografia sommaria