Etica/Libertarismo cristiano/Il Sine Qua Non per una libertà duratura

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IL SINE QUA NON PER UNA LIBERTÀ DURATURA

John W. Robbins

Nota dell’editore: Questo saggio è apparso per la prima volta in A Man of Principle: Essays in Honor of Hans F. Sennholz, the Festschrift[1] per il professore di economia del Dr. Robbins al Grove City College, che il Dr. Robbins co-editò nel 1992. In seguito è stato pubblicato in Freedom and Capitalism: Essays on Christian Politics and Economics (The Trinity Foundation, 2006')

Nota del Traduttore: Hans F. Sennholz, è un esponente contemporaneo poco noto, ma non per questo meno importante della Scuola Austriaca di Economia. Joe Salerno, vice direttore del Von Mises Institute, di lui dice: “ … scrive in modo così chiaro su una vasta gamma di argomenti da correre il rischio di subire la stessa sorte di Say e Bastiat.”

 

Hans Sennholz è un grande difensore della libertà e della libera impresa molto più di molti dei suoi insegnanti, dei suoi studenti e dei suoi colleghi. La ragione è semplice, anche se poco menzionata nella buona società: una difesa logicamente competente di una società libera richiede informazione divinamente rivelata, ogni altra difesa non riesce nello scopo. Sennholz, praticamente da solo tra i più illustri economisti della libera impresa, fonda la sua difesa di una società libera sulla Rivelazione.

Difese inadeguate

Esistono quattro metodi principali per difendere una società libera: Economia, Legge Naturale, Utilitarismo e Rivelazione biblica. In questo saggio, sottolineerò brevemente alcune delle fallacie nei primi tre metodi, cominciando con l’economia.

Economia. Una difesa competente della libertà e della libera impresa non può basarsi sull’economia Austriaca, o sulla scuola di Chicago, o sull’economia Keynesiana, o su qualunque altro sistema economico. La ragione è piuttosto semplice: Wertfreiheit[2].  L’economia è una scienza priva di valori, e per questo non può essere sorgente degli stessi. Come la fisica, l’economia descrive (o si prefigge di descrivere) ciò che è e non ciò che deve essere. Un economista qua economista, anche (o specialmente) se fosse il più puro Austriaco, non può logicamente affermare che mercati liberi, la prosperità e l’aumento della produttività siano cose buone, o che il controllo dei prezzi, la penuria di beni, la  disoccupazione siano cose cattive, al più egli può solo illustrare le conseguenze dei mercati liberi o del controllo dei prezzi. Un economista Austriaco non può logicamente dire che John Maynard Keynes si sbagliasse a preferire il breve termine al lungo termine. Un economista non può neanche affermare che l’economia stessa sia cosa buona. L’economia non può instaurare alcun valore, neppure il proprio. Un economista qua economista non può fare affermazioni etiche di alcun genere. Può, tuttavia, dare consiglio tecnico, e migliore l’economista, migliore il consiglio. Se un governatore volesse impoverire un popolo, farebbe bene a dar ascolto ai suoi consiglieri Austriaci: sarebbero perfettamente in grado di consigliarlo al meglio per riuscire nell’intento.

Utilitarismo. Siccome l’economia è una scienza descrittiva, coloro che sono interessati a difendere una società libera devono trovare altrove i mezzi di difesa. Ludwig von Mises scelse l’Utilitarismo. È stata una bizzarra scelta per un rifugiato dal totalitarismo, perché se c’è un regime politico che l’Utilitarismo potrebbe giustificare, questo è senza dubbio il totalitarismo.

Il “maggior bene per il maggior numero di persone” è uno slogan che è stato usato nel ventesimo secolo per giustificare ogni genere di depredazioni e assassinii (a quel tempo) politicamente corretti. Ma l’Utilitarismo, anche se si propone di offrire una guida etica, è eticamente un fallimento, non può fornire alcuna guida perché i calcoli di piaceri e sofferenze che richiede sono semplicemente impossibili[3]. L’Utilitarismo poi commette la stessa fallacia logica naturalista, perché il fatto che gli uomini sono motivati ad agire dal dolore e dal piacere non implica che per questo debbano farlo.

Legge Naturale Altri studenti di Mises hanno scelto qualche forma di legge naturale come base per la loro difesa di una società libera. Ma la legge naturale, che sia nella forma Aristotelica, Stoica, Tomistica o Lockeana, riposa su un errore logico del primo ordine, evidenziato per la prima volta da David Hume: la Legge Naturale viola la regola logica che stabilisce che le conclusioni di un argomento non possono contenere più delle premesse.

John Locke, senza volerlo illustrò la fallacia naturalista quando scrisse che gli uomini nello stato di natura “… essendo tutti uguali e indipendenti, nessuno dovrebbe recar danno alla vita, alla salute, alla libertà e ai possessi di un altro”[4] Se le premesse di un argomento sono descrittive (come nell’affermazione di Locke), anche la conclusione deve essere descrittiva. Il dovrebbe non può essere derivato dall’essendo. (NdT Nell’agosto 2013 Piero Ostellino, in un suo magistrale articolo sulla legge contro l’omofobia apparso sul Corriere della Sera, ci ricordava che sono stati propri gli scettici scozzesi come David Hume  a insegnarci che possiamo spremere la realtà quanto vogliamo senza che ne sortirà mai una sola goccia di principio morale[5])

È stato il Marchese de Sade colui che più di ogni altro ben illustrò cosa succede quando si cerca di fondare l’etica sulla natura. Non sorprende quindi che la legge naturale sia stata usata dai vari giusnaturalisti per giungere a conclusioni su questioni come diritti delle donne, dei bambini e degli animali; schiavitù, aborto, infanticidio e matrimonio. La Legge Naturale, non essendo scritta, è molto simile alla plastilina, che si può usare per “giustificare” qualunque conclusione si preferisca.[6] Ma di fatto, essa non giustifica alcuna azione e non offre alcuna guida etica. La Legge Naturale non è una difesa logicamente competente di una società libera.

Una difesa logicamente competente

In contrasto con i suoi colleghi laicisti, Sennholz fonda la sua difesa di una libera società sull’informazione rivelata da Dio. In questo, egli ha dimostrato molta più perspicacia della maggior parte degli apologeti contemporanei della libertà.

Nel suo libro del 1987, Debts and Deficits, scrisse:

Una riforma [politica ed economica]… dovrebbe restaurare l’armonia degli interessi e ribadire gli standard morali. Dovrebbe ricostruire l’ordine economico sull’antico fondamento dell’Ottavo Comandamento:  Tu non ruberai[7], e del Decimo: Tu non bramerai ciò che è del tuo prossimo[8].

In un dibattito sulla Previdenza Sociale, scrisse:

… ai figli di un operaio in pensione andrebbe data  un’opportunità per contribuire al sostegno dei loro genitori. Come i genitori sono responsabili dei loro figli, così sono i figli responsabili dei loro genitori. Nessun sistema di Previdenza Sociale dovrebbe ignorare questa legge morale e Comandamento Biblico[9].

Discutendo a proposito del fardello che l’AIDS sta mettendo sui programmi sanitari del governo, Sennholz ha scritto:

In epoche passate, quando gli obblighi morali erano in sintonia con la volontà di Dio, i portatori di malattie infettive che consapevolmente e deliberatamente infettavano altri individui, infliggendo così grande sofferenza e morte prematura agli altri, sarebbero stati trattai come criminali, come assassini, e prontamente messi in quarantena dalla comunità in salute[10].

Sennholz usa il racconto di Cristo del Buon Samaritano per evidenziare un altro punto:

Soccorritore e benefattore del povero e sventurato, il Buon Samaritano fascia le ferite, accudisce il malato, e lo aiuta a rimettersi in piedi. Non fa ricorso ai programmi governativi che fanno della povertà una permanente istituzione sociale che gioca un ruolo centrale nella politica. Non è a favore di una tassazione progressiva, né è alle dipendenze degli amministratori che sperperano buona parte dei fondi stanziati per la povertà, o politici pauperisti  che emanano leggi sul salario minimo,  che conferiscono potere ai sindacati, o qualunque altro privilegio di questo genere. Essere d’aiuto significa offrire una amichevole mano a una persona bisognosa. È uno sforzo e un sacrificio personale[11].

In uno dei suoi più recenti lavori, Three Economic Commandments, Sennholz afferma che:

Entrambi i sistemi economici [capitalismo e socialismo] riposano sul fondamento di un ordine etico che fornisce le riposte a domande come: Perché e quando una azione economica è chiamata “buona” o “cattiva”, “giusta” o “sbagliata”? Che standard di condotta è accettabile e raccomandabile oppure disgustoso e ripugnante? Che virtù c’è nella vita economica?

L’ordine di mercato, o capitalismo, trova le sue risposte nel codice morale Giudaico-Cristiano. La proprietà privata nella produzione è saldamente fondata sui Dieci Comandamenti, in particolare è ovviamente basata sull’Ottavo: Tu non ruberai. Il sistema della proprietà privata è anche costruito sulla solida base del Sesto Comandamento: Tu non assassinerai, che include ogni forma di coercizione e violenza… Per poter scambiare liberamente beni e  servizi, le parti in contratto non devono ingannarsi a vicenda. Non devono cioè dare falsa testimonianza, che è il Nono Comandamento del Decalogo[12].

Queste citazioni dagli scritti di Sennholz, e ce ne sono molte altre, insegnano chiaramente che è l’informazione rivelata nella Bibbia a formare la base per il capitalismo e la libertà.

È scopo di questo saggio fare un sommario di alcune informazioni Bibliche sulla natura, la potenza e i limiti del governo, nello specifico, sul ruolo che il governo debba giocare nell’emissione di moneta, nel sistema bancario e negli affari esteri.

La Repubblica Ebraica

L’Antico Testamento, in particolare il Primo Libro di Samuele, è il più antico testo esistente sulla libertà politica. Assenti dalle sue pagine sono il comunismo di Platone, il fascismo di Aristotele e il totalitarismo democratico di Rousseau. Scritto intorno al 1000 a.c., il  Primo Libro di  Samuele può essere considerato il primo manuale di teoria politica repubblicana.

Dio istituì un governo esemplare nell’antico Israele, ed è il solo governo per cui diede regole esplicite. Mentre alcune di quelle regole si applicavano solamente all’antico Israele, le città rifugio per esempio, altre si applicano a tutti i governi. Le norme giuridiche di Israele si sono estinte con quella nazione, ma è comunque possibile discernere dei principi generali nelle leggi vetero-testamentarie che possono essere applicate ai governi moderni.

La forma di governo che Dio istituì in Israele fu una repubblica. La nazione era divisa in dodici tribù, un po’ come gli Stati Uniti sono divisi in cinquanta stati. Ciascuna tribù aveva il proprio territorio e i propri confini, ciascuna aveva il suo governo locale, e l’intera nazione aveva un governo nazionale. Non c’era re, e non c’era alcun potente governo centrale. Il governo consisteva principalmente di giudici, non c’erano legislature a creare nuove leggi ogni anno, solo giudici a risolvere dispute secondo le leggi che Dio aveva già dato[13]. Non c’era esercito permanente, non c’era servizio di leva, nessun servizio nazionale. L’educazione non era funzione del governo ma dei genitori, delle scuole, e della sinagoga. La carità (oggi diremmo solidarietà, NdT) era un affare privato. Le tasse erano estremamente basse. Il denaro, oro e argento, era fornito privatamente dai mercanti, e non dal governo.

La cosa notevole di questo sistema politico è che apparentemente era unico in tempi antichi, almeno in medio oriente. E fu proprio questa unicità a creare malcontento e attirare ostilità durante il tempo del profeta Samuele. Il popolo di Israele si ribellò contro il loro modello di governo. La storia è raccontata in 1 Samuele 8:1-18

ORA, quando Samuele fu divenuto vecchio, costituì i suoi figliuoli Giudici ad Israele. E il nome del suo figliuolo primogenito era Ioel, e il nome del suo secondo era Abia; essi erano giudici in Beerseba.  Ma i suoi figliuoli non camminarono nelle sue vie, anzi  andarono dietro al guadagno disonesto,  prendevano tangenti, e pervertivano la giustizia.

Allora tutti gli Anziani d’Israele si adunarono insieme, e vennero a Samuele in Rama, e gli dissero:  “Ecco, tu sei divenuto vecchio, e i tuoi figliuoli non camminano nelle tue vie; ora dunque costituisci sopra noi un re che ci giudichi, come hanno tutte le altre nazioni.”  E la cosa dispiacque a Samuele, quando dissero: Dacci un re che ci giudichi. Così Samuele pregò il SIGNORE.  E il SIGNORE disse a Samuele: Dà ascolto alla voce del popolo, in tutto ciò che essi ti diranno,  perché essi non hanno rigettato te, ma hanno rigettato me, perché io non regni sopra loro. …

Ora dunque dà ascolto alla loro voce; ma tuttavia avvertili solennemente, e mostra loro il comportamento del re che regnerà sopra loro.

E Samuele riportò tutte le parole del Signore al popolo, che gli chiedeva un re.  E disse: Questo sarà il comportamento del re che regnerà sopra voi: Egli prenderà i vostri figliuoli, e li metterà sopra i suoi carri, e fra i suoi cavalieri, ed alcuni di loro correranno davanti al suo carro. Li prenderà  per costituirseli capitani di migliaia, e capitani di cinquantine; per arare i suoi campi, per fare  il suo raccolto, e per fabbricare le sue armi e l’equipaggiamento dei suoi carri.

Egli prenderà anche le vostre figliuole per profumiere, cuoche, e panettiere.  Prenderà  anche il meglio dei vostri campi delle vostre vigne, e i vostri migliori uliveti e li donerà ai suoi ufficiali.  Egli prenderà le decime delle vostre sementi,  delle vostre vigne, e le donerà ai suoi ufficiali e ai suoi servitori.  Prenderà i vostri servi e le vostre serve, il fiore dei vostri giovani e i vostri asini, e li adopererà per il suo lavoro.  Egli prenderà la decima delle vostre greggi  e voi gli sarete servi.  E in quel giorno voi griderete a causa del vostro re, che avete scelto; ma il SIGNORE in quel giorno non vi ascolterà.

Nonostante questo dettagliato ed esplicito avvertimento da parte di Dio, il popolo di Israele si ostinò nella richiesta di un re “come tutte le altre nazioni”. Perciò Dio istruì Samuele a dar loro quello che volevano. In termini Agostiniani, un grosso governo è sia risultato sia causa del peccato.

L’avvertimento contro la monarchia rende chiaro che Dio disprezza tutte le monarchie terrene: il popolo di Israele rigettò Dio come il loro re invisibile a favore di un re umano e visibile. Questo racconto rende altresì evidente che i re umani e i potenti governi fungono da  sostituti di Dio: essi sono idoli di un popolo ribelle.

I versi successivi ripetono la disapprovazione di Dio per la monarchia:

Ma oggi voi avete rigettato l’Iddio vostro, che vi ha salvati da tutte le vostre avversità e tribolazioni; e gli avete detto: No, costituisci un re sopra noi! (1 Sam. 10:19)

Non è oggi il raccolto del grano? Io invocherò  il SIGNORE, ed egli farà tuonare e piovere; perché sappiate e vediate che la malvagità che avete commesso alla vista del SIGNORE, chiedendovi un re, è grande. Samuele così invocò al SIGNORE; e il SIGNORE fece tuonare e piovere in quel giorno; e tutto il popolo temette grandemente il SIGNORE e Samuele. E tutto il popolo disse a Samuele: Prega il SIGNORE Iddio tuo per i tuoi servitori, che noi non moriamo; perché noi abbiamo sopraggiunto a tutti i nostri peccati questo male, d’averci chiesto un re. (1 Sam. 12:17-19)

Ma l’avvertimento di Dio era diretto a molto più della monarchia: era una messa in guardia contro un grande governo in generale, un avviso di ciò che avviene quando il modello di governo divino, una repubblica di poteri limitati, viene accantonato. Così invece dei governatori a essere servi dei popolo,  è il popolo a diventare servo dei governatori. C’è un’eco di Primo Samuele nel Nuovo Testamento:

C’era anche rivalità fra di loro [i discepoli di Cristo] su chi di loro doveva essere considerato il maggiore. Ed Egli rispose loro: I re dei Gentili esercitano dominio su di loro, e quelli che esercitano autorità su di loro sono chiamati “benefattori”. Ma voi non sarete così, colui è più grande fra di voi sia come il più giovane, e colui che è capo come colui che serve. (Luca 22:24-26)

La nozione Americana che il governo dovrebbe essere il servo del popolo e non signoreggiarlo, può essere ricondotta direttamente a 1 Samuele 8 e Luca 22.

Prendere

Nell’avvertimento che Dio dà agli Israeliti tramite il profeta Samuele, egli usa la parola “prenderà” sei volte. La monarchia, il potente governo centrale richiesto dal popolo, sarà un governo tirannico. Il re prenderà:

…i loro figli e figlie, i loro migliori campi, vigne e uliveti; un decimo del grano e delle vendemmie, le loro serve e servi, il fiore dei loro giovani e i loro asini; un decimo dei greggi e le persone stesse per essere i suoi servi.

Tramite questo avviso possiamo capire più chiaramente gli aspetti della Repubblica Ebraica, perché nessuno di questi malanni da cui Dio mise in guardia gli Israeliti la caratterizzava. Primo Samuele è il primo racconto storico che contiene un così dettagliata analisi della arrogante potenza del grande governo, e spiega il potere di tale governo come risultato della rivolta contro Dio e  contro il modello di governo divinamente rivelato.

Notate che il popolo d’Israele richiese un cambiamento nella forma di governo a causa della corruzione tra i figli di Samuele, che Samuele aveva imprudentemente stabilito come giudici. Piuttosto che eliminare gli ufficiali corrotti, come avrebbero dovuto fare, se la presero con la forma stessa di governo e scambiarono la loro singolare repubblica con il sistema pagano della monarchia.

Quel re che così tanto pretesero avrebbe preso per sé i loro figli, per i suoi carri, per correre davanti ai suoi carri, per essere capitani nel suo esercito e per lavorare per lui producendo cibo e fabbricando armi. La differenza principale tra la Repubblica Ebraica e la successiva monarchia era ciò che in seguito è stato chiamato complesso militare-industriale. Lo sviluppo di questa struttura sarebbe iniziato con la leva obbligatoria e il servizio nazionale, perché il re avrebbe avuto bisogno di una gran quantità di lavoro a buon mercato per sostenere la sua macchina di guerra.

Le reclute sarebbero state al servizio del re. Alcuni avrebbero lavorato a stretto contatto con lui, altri avrebbero fatto parte del suo entourage personale e della guardia di palazzo. Un esercito permanente sarebbe stato implementato per la prima volta, ci sarebbero stati capitani di migliaia e capitani di cinquantine. I carri, che a quel tempo erano armi d’offesa, sarebbero stati aggiungi per la prima volta alla forza di difesa di Israele. Altre reclute avrebbero lavorato per mandare avanti questa macchina militare, prendendosi cura delle messi nei campi che il re aveva preso dal popolo, mietendo i raccolti per l’esercito e la burocrazia, costruendo armi di guerra ed equipaggiamenti per i carri del re.

Il primo avvertimento che Dio dà agli Israeliti che richiedevano un re è un avvertimento contro il militarismo del re. Il militarismo non è una caratteristica esclusiva delle monarchie, ma è un tratto di tutti i governi imponenti, sia che si facciano chiamare monarchie, democrazie popolari o stati assistenziali. La leva militare, l’esercito permanente, fabbriche di armi, una estesa burocrazia  governativa, grandi fattorie governative, tutte queste cose erano assenti dalla Repubblica Ebraica, ed erano tutte disapprovate da Dio.

Ma questo complesso militare-industriale-agricolo sarebbe stata soltanto la prima delle oppressioni che re avrebbe imposto al popolo. Avrebbe anche costretto i loro figli a servirlo, prendendosi anche le loro figlie. Avrebbero rifocillato le sue truppe, la sua burocrazia i suoi artigiani armaioli, e appagato i suoi appetiti personali: Egli prenderà anche le vostre figliuole per profumiere, cuoche, e panettiere. L’arruolamento di entrambi, figli e figlie per il servizio del re sarebbe stata la versione monarchica del servizio nazionale.

Il lavoro obbligatorio, tuttavia, non sarebbe bastato per sostenere il nuovo governo centrale. Esistono tre fattori di produzione, e il re se ne sarebbe appropriato di tutti: lavoro, terre e capitale, questi ultimi due nella forma di campi, vigneti, oliveti e messi. Il Dominio Eminente il diritto del governatore di requisire la proprietà privata per uso pubblico divenne, per la prima volta, una politica del governo dell’antico Israele.

E dopo che il re ebbe requisito tutta questa proprietà dal popolo di Israele, l’avrebbe data ai suoi cortigiani: “Egli prenderà la decima delle vostre sementi, delle vostre vigne e la darà ai suoi ufficiali e ai suoi servi” (1 Samuele 8:15). Oggi potremmo chiamare una tale politica “programma di trasferimento”, “redistribuzione della ricchezza”, o  citando Bastiat,  furto legalizzato. Ma è quest’ultima frase a essere la più accurata, perché Dio riteneva queste azioni del re come violazioni dell’Ottavo Comandamento, “Tu non ruberai”.

Ma il re, Dio avverte, prenderà ancor di più. Oltre ai loro figli, alla terra e al capitale, egli prenderà i loro servi, i figli di questi, e persino i loro animali da fattoria,  “e li metterà al lavoro per sé”. E quando questo imponente programma di lavoro obbligatorio e di tassazione è infine operativo, Dio continua, “voi sarete i suoi servi. E voi griderete in quel giorno a causa del re che vi siete scelti, e il SIGNORE non vi ascolterà in quel giorno”. Il genere di governo  che Dio aveva creato per l’antico Israele, un governo nel quale i governatori erano i servi dei governati, sarebbe stato mutato nella forma pagana del governo nel quale i governanti avrebbero esercitato dominio sul popolo.

Nel suo dettagliato avvertimento agli antichi Israeliti, Dio indica, mediante contrasto, il genere di cose che si suppone i governatori non debbano fare:

  • 1) Usare lavoro obbligatorio, sia per i loro eserciti,  burocrazie ed edifici.
  • 2) Stabilire eserciti permanenti.
  • 3) Stabilire infrastrutture produttive governative.
  • 4) Redistribuire la povertà.
  • 5) Imporre tasse superiori al dieci percento.
  • 6) Nazionalizzare i mezzi di produzione.

Da questo avvertimento possiamo vedere quanto gli Stati Uniti si siano allontanati dal modello Biblico. Le tasse sono ben più elevate del dieci percento, essendo prossime al quaranta percento [nel 1992 e negli USA,  N.d.T]. Il governo anche se non recluta nessuno al momento, iscrive giovani uomini alle liste di leva, e si arroga il diritto a costringerli al servizio in ogni momento. Abbiamo un enorme esercito permanente di due milioni e seicentomila militari. C’è una burocrazia se possibile ancor più grande, per non parlare delle burocrazie dei singoli stati. Messi insieme sono un totale di quasi venti milioni di persone che lavorano per lo stato locale e i governi federali. Il governo possiede fabbriche, centrali elettriche e un terzo del territorio negli Stati Uniti. Più della metà del bilancio federale consiste in programmi di trasferimento con i quali il governo prende la proprietà dai contribuenti e la consegna alle categorie assistite. Il nostro genere di governo, in breve, è quello dal quale Dio mise in guardia gli antichi Israeliti [figuriamoci quello italiano! NdT].

La Costituzione Ebraica

Mentre 1 Samuele 8 fissa i limiti del potere del governo un maniera negativa mettendo in guardia contro le conseguenze del rigetto di una repubblica e dell’instaurare di una monarchia, Esodo 21-23 ed altri passaggi importanti stabiliscono i limiti del potere del governo in altro modo, ovvero indicando ai governatori cosa è permesso e richiesto loro di fare. Nell’esaminare questi capitoli si rimane colpiti dalla preponderanza di leggi sugli affari interni e domestici. Ci sono leggi sull’assassinio, sull’uccisione accidentale, sequestro di persona, aggressione e insulto dei genitori, negligenza, furto, abuso, seduzione e stupro, stregoneria, idolatria, menzogna, corruzione e il trattamento degli stranieri. Poco viene detto riguardo alle relazioni commerciali o affari esteri.

Questa scarsità di informazioni è in sé stessa importante. Significa prima di tutto che la Repubblica Ebraica doveva principalmente preoccuparsi delle faccende interne, e non dell’interventismo estero o economico.  Insomma doveva farsi gli affari propri. La propria occupazione era di vegliare che la giustizia fosse stabilita entro i suoi confini. I giudici della repubblica non dovevano preoccuparsi di instaurare governi simili altrove, magari negli stati vicini, né di cercare di rimediare alle enormi ingiustizie che dovevano compiersi quotidianamente nelle nazioni pagane che circondavano la repubblica. I confini di Israele erano i limiti della giurisdizione della repubblica. E anche nell’ambito di quei confini, il governo non doveva impicciarsi delle regolamentazioni commerciali, il suo interesse principale nel commercio era quello di punire pesi e misure fraudolente.

Lo Stato e il Denaro

Nel suo libro Honest Money, The Biblical Blueprint for Money and Banking[14], Gary North evidenzia un punto eccellente: “Non c’è nulla nella Bibbia che indichi che oro e argento divennero denaro metallico perché Abramo, Mosè, Davide o qualunque altro leader politico abbia annunciato un giorno: “Da ora in poi, l’oro sarà moneta!”… Lo stato non ha creato la moneta”[15] Ed è proprio così. La Bibbia è il più antico e affidabile libro di storia che abbiamo, e non c’è nulla in essa che indichi che lo Stato abbia in origine creato il denaro. Al contrario, l’evidenza è che il denaro si sia originato nel mercato, quando i mercanti offrivano le loro monete e i loro pesi di metallo negli scambi commerciali.

Quelli che pensano che l’uso di oro e  argento come moneta si sia evoluto relativamente tardi nella storia dell’umanità, potrebbero imparare qualcosa dalla storia di Abramo. Circa duemila anni prima di Cristo, egli pagò un campo pesando 400 sicli d’argento. Ciò viene narrato in Genesi 23[16].

Onestà. Da questo esempio di Abramo vediamo che nella Bibbia il denaro è un peso di metallo. I talenti erano determinati pesi d’argento. Ora questo fatto storico non richiede che il denaro moderno debba essere per forza un peso d’argento o di metallo. Ma ci conduce a un altro importante insegnamento della Bibbia sul denaro. Se il denaro consiste in pesi, e per tutta la storia è stato generalmente così, allora la moneta deve essere un pezzo omogeneo, meno di un peso onesto costituisce frode. Ci sono diversi passaggi su questo punto nella Bibbia:

Voi non commetterete ingiustizia nel giudizio, né nella misura di spazio, né in peso, né in misura di contenuto. Voi avrete bilance, giuste,  pesi giusti, giusto efa e giusto hin[17]. Io sono il SIGNORE vostro Dio, che vi ho tratti fuori dal paese d’Egitto. (Levitico 19:35-36)

La bilancia falsa è un abominio al SIGNORE, ma il giusto peso è il suo diletto. (Proverbi 11:1).

Pesi diversi sono una abominazione al SIGNORE; e una falsa bilancia non è cosa buona (Proverbi 20:23).

Non avrai nella tua borsa pesi differenti, uno grande e uno piccolo. Non avrai in casa tua misure differenti, una grande e una piccola. Ma tu avrai un peso perfetto e giusto e una perfetta e giusta misura tu avrai, affinché i tuoi giorni siano prolungati nella terra che il SIGNORE tuo Dio ti dà. (Deuteronomio 25:13-15)

Ogni uso di pesi fraudolenti era soggetto alle pene imposte per il furto, almeno la doppia restituzione, e in caso di recidiva l’infliggimento della pena ultima.  La disonestà nei pesi fraudolenti è un caso del più generale principio che stabilisce che nessuna cosa debba essere snaturata.

Riserva Frazionaria. Se il denaro moderno non consiste in pesi di metallo, e non c’è infatti bisogno che sia così, esso tuttavia non deve essere snaturato o travisato. Il requisito Biblico non è per denaro metallico e 100% di riserva d’oro, ma per  l’onestà. Fin tanto ché il denaro cartaceo privato (non governativo) non viene snaturato dai suoi possessori, è perfettamente accettabile. Il denaro cartaceo governativo, al contrario, è sempre sbagliato, anche se  garantito da oro e argento, perché il governo non ha alcuna autorità di stampare denaro.

Retribuzione, non Controllo. C’è un altro principio oltre all’onestà dietro queste regole. Sembra proprio infatti che non ci fosse alcun controllo di polizia nell’antico Israele: venditori e acquirenti e i loro agenti erano essi stessi responsabili di assicurarsi di non venire imbrogliati, e se veniva scoperta a commetter frode, una persona sarebbe stata soggetta a pesanti punizioni. La legge Biblica segue il principio di punire i delinquenti piuttosto che cercare di controllare tutti nella speranza di prevenire il crimine. Questa è la ragione perché l’apostolo Paolo in Romani 13 scrive che lo scopo del governo civile è di punire i criminali.

Corso legale. Un’altra cosa che deriva dal ristretto ruolo Biblico del governo  riguardo al denaro e all’attività bancaria è l’assenza di leggi  sul corso legale. Voglio chiarire cosa intendo per “corso legale”, perché sembrerebbe avere almeno due significati differenti. Naturalmente, se un governo deve  esigere  tasse o pagamenti di qualche tipo, deve specificare forme accettabili di pagamento. Questo è un significato di “corso legale”. Nei primi anni della repubblica Americana questo problema venne risolto dal governo pubblicando una lista di merci con le quali avrebbe accettato un pagamento. Non limitava il pagamento a una sola forma di moneta, ma pubblicava un’estesa lista di mezzi accettabili di pagamento. La costituzionalità di questa forma di corso legale non è mai stata messa in discussione.

Ma esiste un altro significato per la frase “corso legale”. In genere significa che un creditore è obbligato ad accettare qualunque cosa il governo abbia decretato essere valuta come pagamento per debiti pendenti. Ogni banconota della Federal Reserve riporta le parole “Questa banconota ha corso legale per ogni debito pubblico e privato” . Non fa differenza se il creditore abbia un contratto che richieda il pagamento con qualcos’altro, perché di regola i tribunali non dispongono una specifica applicazione di un contratto. Forse una volta lo facevano, ma oggi un creditore è obbligato ad accettare la carta governativa come pagamento.

Non c’è alcun supporto nella Bibbia per questo genere di corso legale. Piuttosto, cristallina implicazione è che le parti in contratto possono stabilirne i termini purché non siano di per sé illegali, e con l’onere che questi vengano da esse rispettati. La Bibbia elogia l’uomo che fa una promessa e la mantiene, quand’anche dovesse soffrire perdite nel mantenerla, e condanna l’uomo  che è inadempiente in affari, o che cerca di sostituire qualcosa di valore inferiore a ciò che aveva promesso di consegnare. Le leggi sul corso legale sono forme istituzionalizzate di inadempienza sui debiti.

Mammon. Infine, c’è un’altro aspetto del denaro nella Bibbia che dovremmo considerare; il denaro come Mammon. Tutti sanno che la Bibbia condanna con forza Mammon, e molta gente  equipara Mammon con il denaro. Ma le due non sono la stessa cosa, Mammon è il denaro adorato, ed è per questo che Cristo disse “Non potete servire Dio e Mammon”. Mammon è il denaro trasformato in un idolo: anche le cose più benefiche possono diventare strumenti di distruzione se vengono riguardate per più di quello che si dovrebbe. La Bibbia condanna tutte le forme di idolatria, compresa l’idolatria del denaro. Ayn Rand non comprese questo quando scrisse i suoi libri, ma forse ne ha una migliore comprensione adesso[18].

Questa concezione Biblica del denaro e dell’attività bancaria è rispecchiata nel libro del Dr. Sennholz del 1986, Money and Freedom, nel quale promuove il ripudio delle leggi sul corso forzoso e così conclude:

La moneta sana e la libera attività bancaria non sono impossibili, sono semplicemente illegali. Questa è la ragione per cui il denaro deve essere deregolamentato… In un sistema libero, il denaro e l’industria bancaria posso creare valute sane e oneste, proprio come le altre industrie possono provvedere efficienti e affidabili prodotti[19].

Lo Stato e la Politica Estera

Ogni seria discussione della politica estera dell’antico Israele deve trattare diversi argomenti:  trattati, alleanze, diplomazia, colonialismo, spionaggio e guerra. Discuterò qui brevemente di ognuno di essi:

Trattati. In Esodo 23:20-33 c’è un comando esplicito a Israele di non fare trattati con le nazioni di Canaan: “Tu non farai alcun patto con loro, né con i loro dei” (verso 32). Dio intendeva distruggere quelle nazioni e non voleva che Israele fraternizzasse con loro. Questo comando non implica che tutti i trattati siano sbagliati, solo che lo era per Israele nel farli con le nazioni che Dio stava per distruggere. Era un comando inteso solo per l’antico Israele.

Tuttavia, quando si stipulano trattati, questi devono essere osservati, anche se si viene raggirati nel raggiungimento dell’accordo. Un trattato negoziato da Giosuè con i Gabaoniti fu il risultato del suo mancato rispetto delle istruzioni ricevute da Dio (“Gli uomini di Israele… non chiesero consiglio al SIGNORE”, Giosuè 9:14) e Giosuè fu così ingannato dagli astuti Gabaoniti. Comunque sia, dato che gli Israeliti avevano fatto un giuramento, furono obbligati a mantenerlo:

Ma i figli d’Israele non li colpirono [i Gabaoniti] perché i capi della congregazione glie l’avevano giurato per il SIGNORE Dio di Israele. E tutta la congregazione mormorò contro i capi. Allora tutti i capi dissero alla congregazione, Noi glie l’abbiamo giurato per il SIGNORE Dio d’Israele, ora perciò non possiamo toccarli [Giosuè 9:18-19]

Alleanze. Il comando di Dio all’antico Israele di non stipulare trattati con i suoi vicini solleva tuttavia la questione della legittimità della stipula dei trattati e della formazione di alleanze.  Sulle alleanze, la Bibbia sembra parlare abbastanza chiaro:

Guai a coloro che scendono in Egitto per soccorso, e si appoggiano sui cavalli, e  confidano nei carri, perché sono molti; e nei cavalieri, perchè sono molto forti; e non riguardano al Santo d’Israele, né cercano il SIGNORE!

Ora gli Egiziani sono uomini, e non Dio; ed i loro cavalli sono carne, e non spirito. Quando il Signore stenderà la sua mano; colui che aiuta inciamperà, e l’aiutato cadrà; e tutti saranno consumati insieme [Isaia 31:1,3]

Questa sembra essere una condanna generale  delle alleanze e della fiducia negli eserciti e nelle armi. La Bibbia disapprova alleanze politiche e militari perché sono atti di fede nelle armi e nei soldati e non in Dio, e scoraggia i trattati perché sono  accordi seri che devono  essere rispettati costi quel che costi.

Nella Bibbia il limite nei contatti tra governi è così restrittivo che ambasciate e missioni diplomatiche permanenti non erano autorizzate alla Repubblica Ebraica. Piuttosto, quando sorgeva necessità, un emissario era inviato per lo scopo specifico di consegnare un messaggio o discutere un problema. Per esempio, dopo che gli Israeliti uscirono dall’Egitto, Mosè inviò emissari al re d’Edom chiedendo il permesso di passare per Edom.

“Ti prego, lascia che passiamo per  il tuo paese; noi non passeremo i per campi, né per  le vigne, e non berremo l’acqua dei pozzi; cammineremo per la strada reale, e non svolteremo né a destra né a sinistra, finchè avremo passati i tuoi confini” [Numeri 20:17].

Il re di Edom respinse la richiesta di Mosè, e “così Edom rifiutò di dare a Israele passaggio attraverso i suoi confini, perciò Israele si ritrasse  da lui”. (verso 21).

Ci sono due cose che andrebbero notate in questo racconto: l’uso di emissari per specifiche e inevitabili negoziazioni, e il rifiuto di Mosè, come leader del popolo scelto di Dio di attraversare il confine di Edom senza il permesso degli Edomiti.

Anche quando l’antico Israele era una monarchia, sembra che non avesse ambasciatori  ambasciate in giro: “Ora Hiram Re di Tiro mandò i suoi servi a Salomone, perché aveva udito che lo avevano unto Re al posto di suo padre, e  Hiram era sempre stato amico di Davide” (1 Re 5:1,2). Anche tra amici, Hiram e Davide, non c’erano a quanto pare ambasciatori permanenti. Il Re Hiram aveva aiutato Davide a costruire la sua casa, eppure mandò dei messaggeri a Salomone. Non c’erano ambasciatori permanenti neanche sotto la monarchia.

Non c’erano disposizioni per ambasciatori residenti e ambasciate nel governo esemplare della Repubblica Ebraica, e neanche la monarchia, apparentemente, non aveva spinto la sua ingerenza negli affari esteri al punto di inviare e accogliere rappresentanti permanenti.

Spionaggio. Una questione collegata di politica estera riguarda le spie, perché forse la funzione predominante delle ambasciate moderne (e forse in ogni volta se ne è fatto uso) è quella di spionaggio. L’antico Israele usò spie, ma solo durante la guerra e per brevi periodi di tempo. Proprio come non c’era esercito permanente, allo stesso modo non c’erano eserciti permanenti di spie e diplomatici. Dio commandò a Mosè di “mandare uomini a spiare la terra di Canaan”, uno da ciascuna tribù (Numeri 13:2). Dieci di quelle spie non servirono a  nulla, solo due furono utili, e io sospetto che questa è la proporzione che sia valsa sempre sull’efficienza delle spie.

Mosè invito spie anche a Jazer (Numeri 21:32), una città Cananea. Giosuè mandò due spie a Gerico (Giosuè 2:1).

Parte, e forse tutto, di questo spionaggio era comandato da Dio, ma non ci viene detto che tutto era compiuto all’espresso comando di Dio. Ma lo spiare era una pratica usata esclusivamente durante il tempo di guerra. Spiare altre nazioni non era una pratica normale in tempo di pace né della repubblica, né della monarchia. Risulta chiaro che spiare i governi vicini durante il tempo di pace, costituisce una forma proibita di intervento estero, anche di più che il mantenere le ambasciate che albergano spie. È traballante l’argomento che sostiene che il  comando di Dio a Mosè giustifichi l’uso regolare di spie, perché quel comando era molto specifico: spiate la terra di Canaan. Lo spionaggio, tranne che in tempo di guerra, non è una funzione propria del governo.

Colonialismo. Nel diciannovesimo secolo lo slogan “l’onere dell’uomo bianco” è stato usato per giustificare le politiche coloniali delle nazioni europee. A causa della sua superiore cultura, superiore intelligenza, razza e istruzione, così si diceva, l’uomo bianco ha l’onere di governare le razze inferiori. L’antico Israele, al contrario, non aveva alcun dovere di signoreggiare sulle nazioni ottenebrate del mondo. La politica estera di Dio, perfino quando fondava uno stato politico nel Medio Oriente, era molto limitata nei suoi scopi.

E così doveva essere: un governo di limitati poteri nazionali deve essere anche un governo di limitati poteri internazionali.  Gli appropriati scopi della politica estera non possono andar oltre quelli e del governo in generale: la sicurezza e la libertà del territorio e delle persone all’interno dei suoi confini. Israele, pur essendo la sola nazione specialmente scelta da Dio, non aveva alcuna autorità di liberare l’Egitto dai Faraoni. E se l’antico Israele non aveva tale autorità, pur avendo avuto comandi specifici da Dio e avendo occupato un posto unico nella storia umana, tanto meno la hanno le moderne nazioni.

Guerra. Dio comandò agli antichi Israeliti in tempi diversi sia di astenersi dalla guerra che di attaccare certe nazioni. In Deuteronomio 2:5 Dio dice: “Non immischiatevi con loro  [i figli di Esaù ce vivevano in Seir], perché Ionon vi darò nulla del loro paese, nemmeno un impronta di terra… voi comprerete cibo da loro con denaro perché possiate mangiare e comprerete anche acqua da loro con  denaro perché possiate bere… non molestare Moab né contendete con loro in battaglia, perché Io non ti darò nulla del loro paese” (Versi 5,6,9). Non sono vietate relazioni commerciali stabili, sono vietate piuttosto permanenti relazioni politiche e militari. I confini furono istituiti con lo scopo di separare fra di loro i governatori e non le persone.

Da tutte queste considerazioni risulta chiaro che sono le persone e non i governatori a giocare il ruolo principale nelle relazioni estere. I governatori hanno il compito di risolvere le dispute mediante negoziazioni se possibile, e tramite guerra se necessario e giustificabile. La regola è quindi libero commercio e libertà di movimento tra le nazioni, la norma è l’assenza sia di ambasciatori residenti che di spie.

In politica estera, il ruolo del governo nell’antico Israele non era di rendere il mondo o anche solo il Medio Oriente un luogo adatto alla teocrazia. La nazione doveva semplicemente occupare il paese che Dio gli aveva dato. Se  Dio non avesse loro comandato di farlo in così specifici dettagli, essi non avrebbero avuto alcuna autorità ad agire come fecero.

Co'nclusione'

Non è alla Repubblica di Platone, né alla Politica di Aristotele, né  tanto meno alle città-stato greche o alla Città e l’Impero di Roma, e men che mai i codici di Hammurabi o di Solone, che dobbiamo rivolgerci per trovare un modello di buon governo e una competente difesa di una società libera, ma alla Bibbia e alla Repubblica Ebraica. Essendo la Bibbia informazione divinamente rivelata, ci fornisce per questo dei principi necessari per difendere una società libera.

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  • [1] Una recensione del libro da parte di Joseph Salerno: https://www.mises.org/journals/rae/pdf/R62_5.PDF
  • [2] Assenza di valori, neutralità etica
  • [3] È rilevante il fatto che Von Mises, il genio economico che evidenziò l’impossibilità del calcolo economico sotto il socialismo, accettò l’Utilitarismo e la possibilità del calcolo edonistico. Il calcolo Utilitaristico è, se possibile, ancor più assurdo del calcolo economico socialista. NdT: Per chi legge l’inglese si veda anche la nota nell’articolo originale.
  • [4] Due Trattati sul Governo Civile, II, 2, 6. UTET 1948, p. 191. Locke cerca di salvare il suo ragionamento facendo appello alle Scritture.  I moderni giusnaturalisti, generalmente, non fanno questo tentativo.
  • [5]          http://archiviostorico.corriere.it/2013/agosto/03/Gli_errori_della_legge_anti_co_0_20130803_bf05295a-fbff-11e2-a8b4-642bc7e0ec80.shtml
  • [6] Il recente rinnovato interesse per la legge naturale è degno di nota: non solo fa a pugni con David Hume e la logica, esso ignora Charles Darwin e  la biologia. Se si accetta qualche forma di teoria dell’evoluzione (come fanno molti giusnaturalisti), si adotta giocoforza una concezione della natura che insidia la teoria della legge naturale:  la Natura e le sue leggi sono in continuo cambiamento.
  • [7] Nota del Traduttore. Ho preferito seguire la forma inglese Thou shalt not che esalta l’applicazione individuale dei Dieci Comandamenti, che invece è attutita nell’imperativo all’infinito italiano Non fare, non dire, etc.
  • [8] Hans F. Sennholz, Debts and Deficits,164, 44.
  • [9]              Sennholz, 166.
  • [10]            Sennholz, 170.
  • [11]            Sennholz, 44-45.
  • [12]            Sennholz, Three Economic Commandments, 1-2.
  • [13]            Si veda Bruno Leoni, La libertà e la legge
  • [14]            http://www.garynorth.com/public/512.cfm
  • [15]            Ibid. pag 22.
  • [16]            È bizzarro ma non sorprendente che gli economisti secolari facciano riferimento alle favole riguardo all’origine del denaro mentre ignorano un libro di storia affidabile come la Bibbia.
  • [17]    Antiche misura di capacità ebraiche. L’efa misurava sostanze solide come farina e granaglie e corrispondeva a circa 33 litri, l’him misurava liquidi e corrispondeva a circa 5 litri.
  • [18]    NdT Robbins fa probabilmente riferimento all’Elogio del Denaro della Rand ne La rivolta di Atlantehttp://libertyfighter.wordpress.com/2013/05/16/elogio-del-denaro-repost/
  • [19]            Hans F. Sennholz, Money and Freedom, 83.