Etica/Matrimonio/Il matrimonio è importante

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Sempre di più, nel nostro mondo moderno, il matrimonio è considerato come fuori-moda. Al suo posto subentrano rapporti di natura temporanea (proviamo e poi vedremo). Questo fa sorgere alcune domande:

MATRIMONIO: E’ IMPORTANTE?

La risposta che la Bibbia dà a questa domanda è chiara: "Sia il matrimonio tenuto in onore da tutti" (1). Non è tanto un rapporto da ritenersi desiderabile per coloro a cui piace vivere così, né semplicemente un’opzione fra le tante. Le Scritture, al contrario esigono che tutti diano al matrimonio l’onore che gli è proprio.

La ragione per cui il matrimonio è tenuto in così alto onore si trova nel fatto che è stato Dio stesso a stabilire il rapporto di matrimonio.

Nel rispondere a domande in merito al divorzio il Signore Gesù ricordava ai suoi ascoltatori come Dio avesse creato gli esseri umani maschio e femmina, e, nel portare Eva ad Adamo, come avesse stabilito il matrimonio e fissato i suoi elementi di base (2). Nell’Antico Testamento questa affermazione sul matrimonio viene fatta senza identificare chi sia colui che aveva parlato, ma nel Nuovo Testamento, il Signore Gesù la attribuisce specificatamente a Dio (3).

L’impegno di Dio verso il rapporto di matrimonio viene ulteriormente dimostrato dall’uso che ne fa come illustrazione per indicare il rapporto spirituale che Egli intrattiene con il Suo popolo. Dio il Padre e Dio il Figlio vengono considerati come ‘mariti’ sposati all’Israele dell’Antico Testamento ed alla Chiesa del Nuovo Testamento (4). L’intero libro del Cantico dei Cantici è totalmente dedicato ad illustrare questo fatto (5).

LE RAGIONI DEL MATRIMONIO

Tradizionalmente durante la cerimonia in chiesa vengono spiegate le tre ragioni per cui Dio ha stabilito il matrimonio, ciascuna delle quali è chiaramente presentata dalla Scrittura.

1. Funzione di compagnia

Quando Dio creò l’uomo in un mondo libero dal peccato, Adamo era giusto, santo, e cosciente, ciononostante egli non era completo (6). Dato che era stato fatto con caratteristiche uniche nel suo genere, cioè ad immagine di Dio, nessun’altra creatura avrebbe potuto soddisfare i suoi bisogni e completarlo in modo adeguato (7).

La sua sovraintendenza e governo sulla creazione animale aveva acuito il suo senso di unicità e messo in rilievo la sua solitudine. Dio riconobbe questo e quindi creò Eva per essere moglie di Adamo, per complementare le sue caratteristiche e per sollevarlo dalla sua solitudine (8), il più grande problema della persona singola.

2. Generare figlioli

Quando Dio portò insieme l’uomo e la donna per la prima volta in matrimonio, Egli comandò loro di portare frutto e moltiplicare in numero, coltivare la terra e sottomettersela (9). L’idea che ci si possa sposare con l’intenzione di non avere mai figli, soltanto per permettere alla coppia di avere un rapporto, ma non una famiglia, non può essere giustificata scritturalmente. La presenza dei bambini in un matrimonio viene considerata una benedizione divina (10). L’educazione dei figli nel contesto dell’influsso che Dio può darvi è uno dei privilegi del matrimonio (11). Questo naturalmente non significa dire che la presenza di bambini sia essenziale per legittimare un matrimonio. Dio governa su ogni cosa, inclusa la nascita di bambini. Se Egli decide che una coppia non abbia bambini, certo essa non può essere accusata di non adempiere questa parte del matrimonio (12). Vi possono poi certo essere ragioni mediche o d’età per cui l’avere figli non è raccomandabile (13). Queste sono eccezioni che non invalidano la regola.

3. Per avere rapporti sessuali

E’ Dio che ha voluto che l’umanità fosse divisa in maschi ed in femmine (14), ed è Egli stesso che ha benedetto il rapporto sessuale (15). L’impulso sessuale nell’essere umano può condurre al peccati se esso non viene soddisfatto nell’ambito del matrimonio. Se da una parte le Scritture raccomandano il celibato per potersi dedicare al servizio di Dio senza gli oneri che comporta il matrimonio, è altrettanto chiaro che il celibato è uno speciale dono di Dio (16).

Coloro che necessitano di essere sposati perché non hanno il dono del celibato, dovrebbero sposarsi piuttosto che ardere di desiderio sessuale ed essere presi nella trappola di rapporti extraconiugali (17). Ecco il modo in cui la santità può essere preservata fra il popolo di Dio (18).

LA NATURA DEL MATRIMONIO

Quando Dio stabilì il matrimonio Egli diede tre indicazioni particolari che forse potrebbero essere indicate come ‘lasciare’, ‘unirsi’ (19), e ‘essere una sola carne’ (19). Questi sono i tre elementi fondamentali del matrimonio, e possono essere comparati alle gambe che sostengono uno sgabello a tre piedi.

Se vi sono carenze in una di queste aree, questo potrebbe causare al matrimonio serie difficoltà, o almeno far sorgere problemi e tensioni.

1. Lasciare

Anche nella società moderna dove gli adolescenti spesso lasciano casa per proseguire altrove i loro studi o per trovare un impiego e devono quindi fino ad un certo punto staccarsi dal loro nucleo famigliare, essi sono ancora sempre considerati come parte della famiglia fintanto che non si sposano. ‘Tornare a casa’ di solito si riferisce al tornare nella casa dei genitori, piuttosto che tornare nel pensionato della scuola, in un alloggio in città, oppure nell’ostello dove vivono.

Nello stabilire il matrimonio Dio decretò che questo avrebbe implicato lasciare i propri genitori (20). La vecchia unità di padre-madre-figli viene così lasciata indietro affinché si crei una nuova unità di marito-moglie. Cambia la sfera primaria di responsabilità. Il vecchio modello viene sostituito da uno nuovo (21). La prima responsabilità che la coppia ha è così l’uno verso l’altra e non verso i propri genitori.

Questo naturalmente non significa che una coppia sposata debba abbandonare e trascurare completamente i propri genitori. Essi continueranno ad avere la responsabilità d’origine divina di onorarli (22) e di aiutarli quando devono affrontare il bisogno e la distretta (23). L’intero orientamento del pensiero biblico favorisce uno stile di vita più orientato verso la famiglia di quanto sia ora prevalente nella nostra società occidentale. Gli anziani devono essere oggetto di grande rispetto (24). Se però la coppia sposata si considera come l’unità primaria ed accetta di essere nucleo indipendente, essi cercheranno prima di tutto sempre di risolvere i problemi da sola piuttosto che ricorrere per ogni cosa ai propri genitori. Questo avrà il merito di legarli in modo speciale, svilupperanno il proprio modo di fare le cose, piuttosto che semplicemente importare la tradizione dei propri rispettivi genitori, che potrebbe essere divergente. "Mia madre ha sempre fatto così" è un’affermazione tipica che è potenzialmente causa di disarmonia. E’ molto meglio lasciarsi alle spalle le proprie tradizioni di famiglia e, per la coppia, trovarsi il proprio modo di fare le cose. In molte aree della vita non c’è necessariamente sempre un solo modo per fare le cose, ma vi sono molte possibili opzioni. La coppia dovrebbe scegliersi la propria opzione.

2. Unirsi

Discuteremo maggiormente ora questo "unirsi" (25, 26) perché sotto questa intestazione considereremo le particolari responsabilità del marito e della moglie l’uno in rapporto con l’altra.

a. Il ruolo del marito

Il marito deve tenere sempre di fronte a sé come modello dei propri rapporti con sua moglie l’atteggiamento e le azioni che Cristo ha verso la Sua Chiesa (27). Ciò che Cristo è per la chiesa, il marito deve esserlo per sua moglie.

La parola chiave qui è l’amore. Cristo ha amato la Chiesa. I mariti devono amare la propria moglie (28). Delle tre possibili parole che l’apostolo Paolo avrebbe potuto usare in greco per ‘amore’, Paolo non usò i termini che mettono in rilievo l’unione sessuale e l’amicizia, ma la parola che implica la donazione di sé stessi.

L’amore che Cristo ha per la Sua Chiesa ha molte caratteristiche. Esso è palese. Il matrimonio di Cristo con la Sua Chiesa non è un matrimonio forzato dai suoi partecipanti a causa delle circostanze. Cristo ha amato la chiesa perché ha deciso di fare così (29). L’amore che un marito ha per la propria moglie dovrebbe allo stesso modo essere genuino. Essere sposati non dovrebbe essere considerato un dovere per impedire ulteriori rimproveri, o a causa delle minacce di ciò che succederebbe se si interrompesse il corteggiamento, Il vero amore non fa ciò che ci si aspetta da esso in uno spirito di dovere, come se fosse un fardello inevitabile da portare. Il vero amore fa volentieri ciò che è giusto (30).

L’amore di Cristo è gratuito (31). La grazia, infatti, benedice coloro che non se lo meritano. Esso non funzione sul principio del dare e del ricevere. L’uomo che decida di sposarsi solo in proporzione all’amore ed al piacere che la sua futura moglie potrà dargli, è totalmente altro da ciò che Cristo ha dimostrato. Se Cristo avesse amato la Chiesa solo quando essa avesse cooperato e lo avesse compiaciuto, l’avrebbe mai di fatto amata (32)? Nella maggior parte dei matrimoni certo la moglie sarà sempre piacevole e facile da amare, quando però non lo è, è responsabilità del marito dimostrare amore gratuito, continuare a cercare il suo bene e beneficio. Stiano in guardia i teorici e gli idealisti: non è facile!

L’amore di Cristo è pronto al sacrificio (33). Egli ha dato sé stesso alla Chiesa con lo scopo di beneficarla. Egli desiderava farle del bene, e considerava nessun costo troppo alto per realizzare questo (34). Scoprire che cosa sia di beneficio per la propria moglie implica comprensione, come pure tenere conto dei suoi bisogni, delle sue paure, e dei suoi desideri. Cristo comprendeva che la Chiesa aveva bisogno di essere purificata, santificata, e glorificata, e ha provveduto in questo senso (35), anche se per lui questo è costato moltissimo. Allo stesso modo il marito deve vivere con la propria moglie in spirito di conoscenza (36) e comprensione (37) della situazione in cui essa vive. Egli deve provvederle lo stesso tipo di cura e devozione che egli elargisce con abbondanza per la propria salute (38). Il benessere di lei deve essere per lui il primo suo obiettivo, e la sostanziale fragilità di lei, che è proprio ciò che la mette in grado di essere moglie e madre, femminile e gentile, deve essere tenuta in considerazione (39). Egli deve beneficarla anche se questo gli è costoso.

L’amore di Cristo è pure durevole. Sulla terra Gesù amò i Suoi discepoli fino alla fine (40), e nel suo stato celeste non esiste alcun punto in cui si possa dire che il Suo amore cessi (41). Allo steso modo l’amore del marito non è cosa temporanea, ma dura fino alla morte (42). La cessazione del matrimonio tramite il divorzio non è mai stata parte dei progetti divini. Venne dato il permesso al divorzio solo come concessione alla debolezza umana a causa del peccato (43). Fondamentalmente Dio odia il divorzio (44). Le basi sulle quali il divorzio o la separazione possono essere ammesse, sebbene mai comandate oppure raccomandate, sono solo due - il peccato sessuale e l’apostasia (45).

Le promesse del matrimonio riflettono la sua natura permanente. Esse non solo affermano che il matrimonio dura fintanto che uno degli spesi muore, ma pure che difficoltà, malattia e povertà, non annullano queste promesse. Quando il matrimonio cade in qualcuno di questi problemi non dà diritto all’uomo o alla donna di pensare che sia giunto il tempo per cambiare partner.

Nel Suo amore per la Chiesa Gesù cristo è fedele. Egli sta con la Sua chiesa qualunque cosa le accada (46). I severi ammonimenti che la Scrittura pronuncia contro l’adulterio devono bastarci per convincerci che Dio ha un odio profondo per l’infedeltà nel matrimonio (47). Allo stesso modo come il matrimonio viene usato come grande immagine di una buona relazione con Dio, così l’adulterio diventa descrizione di un rapporto infedele e ribelle (48). La fedeltà alla propria moglie è considerata come di primaria importanza agli occhi di Dio.

E’ in questo contesto che il ruolo del marito come capo della moglie deve essere compreso. La sua autorità deve essere simile a quella di Cristo, l’autorità del Salvatore (49). Cristo non governa sulla Chiesa come un crudele tiranno.- Egli non è egocentrico e arrogante, il tipo di marito che dice "portami le pantofole e sta al tuo posto"! Alcune persone non riescono a concepire autorità senza aggressione. Cristo governa la Sua Chiesa con autorità, come suo vero Capo, ma con pazienza, gentilezza, comprensione ed amore (50). Cristo non tiranneggia la Sua Chiesa, né è debole con lei, ma la conduce con dignità e con sensibilità. L’essere capo implica sia il senso di responsabilità che di leadership.

Il marito deve riconoscere che egli ha ricevuto da Dio un mandato di autorità nel contesto del matrimonio, ed è sbagliato rifiutarla. L’essere capo non significa necessariamente un’autocrazia autoritaria, ma significa governare come ha fatto Cristo, per il bene della moglie e della famiglia.

b. Il ruolo della moglie

L’analogia di Cristo e della Chiesa vale tanto per la moglie come per il marito. La moglie deve rapportarsi al marito come la Chiesa deve rapportarsi con Cristo (51). La Chiesa ha rispetto e riverenza per Cristo proprio per chi Lui è. Egli è il capo della Chiesa (52). Così la moglie deve rispettare suo marito nei termini in cui le è stato comandato da Dio, cioè come capofamiglia (53). Questo rispetto deve essere più che formale, esso implica sottomissione alla guida del marito (54). Naturalmente, come sempre, c’è una clausola di esclusione. La sottomissione deve esercitarsi in ogni area, ma solo nei termini in cui la Chiesa si sottomette a Cristo (55). Cristo non richiede mai alla Chiesa di fare il male, perché Egli persegue il suo bene. Allo stesso modo una moglie non dovrà seguire il marito se questi la induce a peccare contro Dio. Questa è l’unica eccezione alla regola.

Le caratteristiche dell’atteggiamento della moglie nei suoi rapporti con il marito possono essere riassunte nelle parole: amore e uno spirito dolce e pacifico (56). Vi può essere un rispetto privo di amore nutrito solo dalla paura (57). La moglie viene incoraggiata ad amare colui che rispetta. Essa non deve considerarlo come il suo oppressore, ma deve dare sé stessa a lui e per lui. E’ difficile immaginare la donna prepotente e petulante che allo stesso tempo abbia uno spirito dolce e pacifico. Più che queste ultime qualità essere considerate come evidenza di debolezza, vengono valutate come virtù.

Proprio come il compito della Chiesa è quello di glorificare Cristo (58), così la moglie deve dare gloria al proprio marito (59). Dovrà agire in modo tale da fargli guadagnare lode e rispetto. Questo è il modo di vivere appropriato per una moglie che voglia essere di beneficio per il marito, proprio come lui deve vivere per essere di beneficio alla moglie. Una buona moglie farà si che suo marito sia tenuto in alta stima (60).

E’ un fatto che si può osservare che se una donna ha un marito tirannico essa di solito riceve espressioni solidarietà da parte degli altri. "Poveretta", diranno i vicini, "Quel suo marito è davvero un bruto". Però, se un uomo ha una moglie ribelle e petulante, per ognuno che gli dice "poveretto", vi saranno altri che rideranno di lui e lo disprezzeranno come un debole che sta sotto le pantofole della moglie! La reputazione di un uomo dipende in larga misura dalla moglie che ha. Il detto: "dietro ad ogni grande uomo c’è una grande donna" è più vero di quanto si possa pensare!

Una moglie amorevole, dallo spirito dolce e gentile, con una disposizione sottomessa, e che abbia per scopo quello di promuovere la reputazione di suo marito, non è la donna insipida, senza cervello e senza iniziativa, talora dipinta da certe femministe. E’ vero, si tratterà di una donna che ha scelto il matrimonio, e che quindi ha abbandonato l’individualismo egocentrico per una vita in cui metterà marito e figli al primo posto (61), ma questo le lascerà comunque molto spazio per l’iniziativa personale ed un’ampia varietà di attività finalizzate a questo scopo.

Sebbene oggi questo sia molto contestato, affermo che la donna debba avere responsabilità primaria per l’andamento della casa (62). Essa riconosce di dover provvedere il contesto più stabile in cui il marito possa perseguire la sua carriera ed i suoi bambini possano svilupparsi nel modo migliore (63). La sua vita può essere piena e indaffarata, provvedendo in modo efficiente cibo e vestiario (64). Potrà trovare opportunità per comprare, vendere e guadagnare del denaro extra per lei da spendere in modi che non siano in contraddizione con gli interessi dell’intera famiglia (65). Un impiego pagato non è certo un peccato per mogli e madri fintanto che non le distrae in modo tangibile dalle loro responsabilità primarie verso i loro mariti e figli.

La moglie dovrebbe pure trovare opportunità per fare del bene e per aiutare altri che siano in bisogno (66). Possono sorgere grandi possibilità di espressione di cristianesimo pratico per la moglie quando il marito è al lavoro ed i figli a scuola. Sia mogli che mariti sono posti in ambienti diversi tali da fornire diverse possibilità evangelistiche. Non bisogna presumere che uno spirito pacifico e sottomesso significhi per la donna non avere più la possibilità di pensare in modo autonomo. Una moglie che segua le linee bibliche di condotta nel rispetto della volontà del Signore sarà molto apprezzata e il suo consiglio verrà pure ricercato (67). Una moglie contenziosa allontana il proprio marito (68). Una buona moglie acquista la fiducia del proprio marito, il quale volentieri ricorrerà a lei per avere consiglio (69).

Gli stessi requisiti per un matrimonio duraturo e fedele sono imposti sia alla moglie che al marito. Li abbiamo già considerati, ed essi vengono riflessi nell’identità del linguaggio delle promesse che vengono pronunciate all’atto del matrimonio, sia dal marito che dalla moglie.

3. Divenire una sola carne

Quando la Bibbia parla del marito e della moglie che diventano "una sola carne" (70) essa fa riferimento al loro diventare uno attraverso il rapporto sessuale e l’unità profonda che essi sviluppano nel loro matrimonio.

Se da una parte è vero che i cristiani dovrebbero sempre mantenere al riguardo di questi argomenti una certa discrezione, è necessario che noi si riconosca debitamente l’onorabilità dei rapporti sessuali nel contesto del matrimonio. Dio ha creato l’essere umano maschio e femmina (71). Dio ha fuso i due in uno (72). I rapporti sessuali nel contesto del matrimonio non solo sono considerati necessari per evitare l’immoralità (73), ma vengono pure usati per descrivere il rapporto che Cristo intrattiene con la Sua Chiesa (74). Questo fatto dovrebbe renderci chiaro che non c’è proprio nulla di inerentemente cattivo o indesiderabile nell’aspetto fisico del matrimonio. Esso non deve dunque essere disprezzato, e ritenuto come qualcosa di "carnale" e di indegno per dei cristiani.

La base dei rapporti sessuali all’interno del matrimonio non è un’auto-gratificazione della propria concupiscenza (75). in essi si esprime l’amore della coppia. Tali rapporti fra marito e moglie vengono comandati e devono avvenire regolarmente e di comune consenso. Il marito o la moglie non devono considerare il loro corpo di esclusiva loro proprietà (76). Il fatto che l’aspetto sessuale del matrimonio debba essere goduto come aspetto integrante del matrimonio cristiano stesso è chiaro dall’atteggiamento complessivo della Scrittura a questo riguardo (77).

Come una delle conseguenze dell’attività sessuale nel contesto del matrimonio è la nascita di figli. I cristiani devono decidere come pianificare la loro famiglia. Il fatto che questo sia oggi una possibilità non deve essere considerato più innaturale che l’uso delle medicine. I cristiani dovrebbero desiderare di avere bambini, Dio però non ha rivelato quale debba essere il numero appropriato, oppure il periodo che deve intercorrere fra una nascita e l’altra.

Alcuni cristiani credono che il metodo del "periodo sicuro" sia il più sano e naturale, molti però credono al contrario che sia innaturale che insicuro. La scelta dei moderni contraccettivi dovrà spingere i cristiani ad usare quelli che facciano evitare l’aborto della persona concepita, cioè strumenti intra-uterini e pillole del mattino dopo, proprio a causa dei severi ammonimenti della Bibbia contro l’aborto (79).

Sarebbe però sbagliato limitare quell’essere una sola carne" solo all’unione fisica. E’ necessario che avvenga anche un’unione spirituale. Ecco perché i credenti dovrebbero sposare solo credenti. Un matrimonio fra un cristiano ed un non-cristiano può essere senz’altro stabile, ma per natura è incompleto perché si tratta dell’unione di una persona che la Bibbia chiama figliolo di Dio perché adottato da Lui, con uno che ancora è sottoposto alla podestà di Satana. Questo viene proibito dalle Scritture.

La comunione spirituale si esprimerà in diversi modi, inclusa la lettura biblica in comune e la preghiera (81). L’utilità di una coppia cristiana può essere esemplificata in due personaggi biblici, Priscilla ed Aquila, che cooperano a beneficio del predicatore Apollo (82). Le coppie cristiane che prendano seriamente la loro unione di carattere spirituale, che pregano insieme ogni sera, metteranno le basi stesse per risolvere al più presto eventuali difficoltà che dovessero insorgere fra di loro, renderanno così un culto accettevole a Dio (83) e le loro preghiere non saranno impedite (84).

Riferimenti

(1) Eb. 13:4. (2) Mt. 19:4-6 con Ge. 2:18-24 (3) Ge. 2:24; Mt. 19:15. (4) Is. 54:5; Ef. 5:25. (5) Cfr. Olyott, S. (1984) A Life Worth Living and a Lord Worth Loving (evangelical Press). (6) Ef. 4:24; Col. 3:10. (7) Ge. 1:26,27. (8) Ge. 2:18:24. (9) Ge. 1:28. (10) Sl. 127:3-6, Sl. 128:1-4. (11) Ma. 2:15,16 Ef. 6:4 2:4. (12) Ge. 30:1,2; 1 Sa. 1:5,6. (13) Ge. 18:11. (14) Mt. 19:4. (15) Ge. 2:24, 1:28. (16) 1 Co. 7:32-35, 7. (17) 1 Co. 7:8,9. (18) 1 Te. 2:24. (19) Ge. 2:24. (20) Ge. 2:24. (21) Ge. 20:50-61. (22) Ex. 20:12. (23) 1 Ti. 5:4-8; cf. Mt. 5:3-9. (24) Pr. 1:8,9; 23:22-25; 9. (25) Ge. 2:24. (26) Ge. 2:24. (27) Ef. 5:25. (28) Ef 5:25, 28, 33. (29) Gv. 15:16. (30) 1 Gv. 5:3. (31) 2 Co. 8:9. (32) Is. 54:10. (33) Ef. 5:25. (34) Ef. 5:23-27 (35) Ef. 5:26,27. (36) 1 Pi. 3:7. (37) 1 Pi. 3:7. (38) Ef. 5:29. (39) 1 Pi. 3:7. (40) Gv. 13:1. (41) Rom. 8:35-39. (42) Mt. 19:3-6. (43) Mt. 19:7,8. (44) Ma. 2:16. (45) Mt. 19:9, 1 Co. 7:10-16.