Filosofia e apologetica/Negatività del Liberalismo

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Il liberalismo è proprio così negativo?

Introduzione

Per "Liberalismo" si intendono cose diverse a seconda del contesto in cui questo termine viene usato. Qui lo usiamo per descrivere tendenze che minimizzano l’autorità della Bibbia e che adottano innovazioni non scritturali nel conclamato tentativo di rendere la Chiesa più compatibile con il mondo in cui viviamo.

Ci viene contestato: Perché prendersela così tanto con il liberalismo? E’ poi così negativo? Davvero è una disgrazia per la Chiesa? Perché tanto rumore per nulla? A queste domande desideriamo fornire una sommaria risposta.

Discussione

Il liberalismo è un fenomeno negativo e si rivela una disgrazia per la Chiesa quando ci si preoccupa di più della nostra conformità al mondo che della nostra conformità alla Bibbia.

Alcuni contestano la validità de "la teologia del modello" negando che il Nuovo Testamento presenti un modello unico e normativo di fede e di condotta.

Ogni cosa, però, si conforma necessariamente sempre ad un modello. Siamo ciò che siamo perché siamo stati influenzati da qualcosa. Sia che noi lo si chiami modello oppure no, è pur sempre un modello.

Romani 12:2 ci ammonisce con queste parole: "Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà" (NR).

Fare uso di sostanze intossicanti, il gioco d’azzardo, ecc. rientrano nella categoria del mondo a cui i cristiani non devono conformarsi. Questo però non sono i soli aspetti della mondanità. Una mondanità molto più sottile può insinuarsi nella chiesa. Il "cristianesimo culturale" adotta i modelli e le pratiche della società in cui vive per poter essere più accettabile al mondo.

Nelle cose non essenziali è buono adattarsi alla società (1 Co. 9:19-23). Quando però si ignora l’autorità della Bibbia in favore di ciò che può essere attraente per la società in cui si vive od a segmenti di essa, questa ovviamente è "mondanità". Sebbene si possa addurre la scusa che i cambiamenti renderebbero la chiesa più rilevante, vi può essere il desiderio di evitare solo l’imbarazzo di essere considerati diversi o non politicamente corretti.

Ci dicono, ad esempio, essere necessario abbandonare la predicazione tradizionale in favore di forme di comunicazione "più confacenti" al giorno d’oggi, o che sia necessario introdurre nel culto gli stili musicali più popolari per poter essere evangelisticamente più attraenti, che si debba fare eco nei discorsi e nella pratica ai "dibattiti contemporanei" ed alle tendenze "più avanzate" ecc. Spesso però questi "aggiornamenti" non riguardano solo "le forme" del cristianesimo, ma ne alterano la sostanza, il messaggio immutabile di fondo. Operando un sostanziale "riduzionismo" del messaggio cristiano oppure relativizzandolo in favore di presunti "valori universali" o "progressisti", il liberalismo crea "un’altra religione" non condivisibile da quei cristiani che intendono essere fedeli al mandato apostolico: "Carissimi, anche se avevo una grande premura di scrivervi circa la nostra comune salvezza, sono stato obbligato a farlo per esortarvi a combattere strenuamente per la fede, che è stata trasmessa una volta per sempre ai santi" (Gd. 4).

Il modello biblico a cui siamo chiamati di conformarci è chiaro (2 Ti. 1:13; Ro. 6:17-18; 1 Co. 11:2; 1 Co. 4:17; 7:17; 14:34).


Il liberalismo è deleterio quando l’utilitarismo ignora i limiti che la Scrittura pone al nostro comportamento.

L’utilitarismo presume essere accettevole ciò che sembra "funzionare". Anche di fronte ad obiezioni poste chiaramente dalla Bibbia, alcuni affermano: "Questo però per noi funziona". Il successo, non la Scrittura, è il loro principio di base.

Naturalmente, però, ciò che sembra produrre buoni risultati potrebbe eventualmente provarsi altrimenti. Ad es. usare criteri da spettacolo moderno per rendere il culto "più attraente", usare solo una "predicazione positiva" per evitare di offendere, ecc.

La nostra responsabilità non è quella di aver successo, ma di essere fedeli "Del resto, quel che si richiede agli amministratori è che ciascuno sia trovato fedele" (1 Co. 4:2). Quando siamo fedeli è Dio che ci fa aver successo: "Io ho piantato, Apollo ha annaffiato, ma Dio ha fatto crescere" (1 Co. 3:6). L’apostolo Paolo sapeva che per i Giudei avrebbero "funzionato" segni e prodigi, e che per i Greci avrebbe avuto successo "la sapienza". Eppure egli aveva preso la determinazione di non predicare altro che Cristo (1 Co. 1:22; 2:1-5).


Il liberalismo è deleterio quando il silenzio della Bibbia su certi argomenti viene interpretato come licenza.

Un esponente della "nuova ermeneutica" afferma che noi non siamo legati dalla deduzione logica che ciò che non è autorizzato è di fatto proibito.

Immediatamente noi riconosciamo che, se il silenzio non proibisce nulla, tutto ciò che non è proibito è permesso (Cfr. Eb. 7:12-14).

Il principio stabilito da 1 Ts. 5:21, " Provate ogni cosa, ritenete il bene" è significativo: (1) Ci viene comandato di mettere ogni cosa alla prova; (2) Tutte le cose accettevoli possono essere messe alla prova; (3) Tutte le cose che si comprovano buone o accettabili possono essere praticate; (4) Tutte le cose che sottoposte alla prova di compatibilità con le Scritture, come servizio accettevole reso a Dio, non reggono, devono essere respinte. Se questa non ne è la conclusione, il versetto non ha senso alcuno.


Il liberalismo è deleterio quando i grandi temi della Bibbia vengono pervertiti per adattarli ai propri presupposti di parte.

La nostra presa di posizione per la verità biblica non è mai stata popolare nel mondo. Quando alcuni non riescono a piegare la verità ai propri presupposti, essi scelgono o di metterla in ridicolo o di ignorarla. Coloro che ricercano con zelo il plauso del mondo non la troveranno mai. "… perché preferirono la gloria degli uomini alla gloria di Dio" (Gv. 12:43).

Alcuni fra i più ovvi insegnamenti della Bibbia, come il proposito di salvezza, l’identità della Chiesa, gli atti di culto, vengono particolarmente disprezzati.

Coloro che nel passato ci sono stati avversari, sono evidentemente compiaciuti nell’udirci parlare la loro lingua. Ad es. l’insistenza sull’obbedienza è considerata "legalismo"; la legge e l’Evangelo vengono considerati antitetici; si parla della salvezza come "solo per grazia"; tutti coloro che credono in Gesù sono "uno", "siamo tutti parte della stessa famiglia".


Il liberalismo è deleterio quando confonde l’unità di cui parla la Bibbia con la ricerca di compromessi [si compromette la verità in favore dell’unità].

L’unità è certamente una priorità, essa però deve essere basata sulla verità (Gv. 17:20,21). Quando 1 Co. 10 esige che tutti siano del medesimo parlare, questo implica necessariamente che sia necessario "parlare" una sola cosa, solo una verità.

Fare compromessi è proibito. "Or io vi esorto, fratelli, a guardarvi da quelli che fomentano le divisioni e gli scandali contro la dottrina che avete appreso, e ritiratevi da loro" (Ro. 16:17); "Chi va oltre e non dimora nella dottrina di Cristo, non ha Dio; chi dimora nella dottrina di Cristo, ha il Padre e il Figlio. Se qualcuno viene a voi e non reca questa dottrina, non ricevetelo in casa e non salutatelo, perché chi lo saluta partecipa alle sue opere malvagie" (2 Gv. 9-11).

Quando dei cristiani acconsentono ad essere associati ad organizzazioni basate su presupposti estranei alle loro confessioni di fede, quando partecipano a culti condotte con forme e contenuti discutibili, e danno la mano di associazione con falsi maestri, sarà sempre la verità a soffrirne.


Conclusione

Si, il liberalismo "è proprio così negativo". Abbiamo qui passato in rassegna dei semplici principi biblici. Potrebbe forse qualcuno dubitare che si tratti di questioni essenziali?

[Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Diodati, edizioni La Buona Novella, Brindisi, 1991. Paolo Castellina, venerdì 16 gennaio 1998].