Letteratura/Attributi/04

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Indice generale

Gli attributi di Dio (A. W. Pink)

Prefazione - 01 - 02 - 03 - 04 - 05 - 06 - 07 - 08 - 09 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19

 

4. La precognizione di Dio


Quante controversie sono sorte su questo argomento nel passato! Quale verità delle Sacre Scritture, però, non è stata mai occasione di contestazioni teologiche ed ecclesiali? Che dire della divinità di Cristo, della Sua nascita verginale, della Sua morte espiatoria, del Suo ritorno, della giustificazione del credente, della santificazione, della certezza della salvezza; della chiesa, la sua organizzazione, ministri e disciplina; del Battesimo, della Cena del Signore, e di dozzine di altre preziose verità? Ciononostante, le controversie sorte non hanno mai potuto chiudere la bocca dei fedeli servitori di Dio: perché allora dovremmo evitare la questione assai dibattuta della precognizione di Dio solo perché, in verità, vi sono alcuni che ci accusano di fomentare tali “inutili polemiche”? Lasciamo che altri polemizzino pure, nostro dovere è rendere testimonianza alla verità secondo la luce che ci è stata concessa.

Al riguardo della precognizione di Dio vi sono due cose che molti ignorano: il significato del termine, e il raggio in cui questo viene usato nella Scrittura. Proprio perché così diffusa è l’ignoranza, è facile per predicatori e per insegnanti contrabbandare idee sulle presunte sue perversioni, anche fra il popolo di Dio. C’è un’unica salvaguardia contro l’errore, e cioè essere fermamente stabiliti nella fede; come pure lo studio diligente e devoto e il ricevere con umiltà ciò che la Parola di Dio insegna. Solo allora saremo abbastanza forti per contrastare gli attacchi di coloro che ci assalgono. Vi sono alcuni oggi che abusano di questa stessa verità per portare discredito e negare l’assoluta sovranità di Dio nella salvezza dei peccatori. Proprio come i critici moderni ripudiano la divina ispirazione delle Scritture e gli evoluzionisti l’opera di Dio nella creazione, così alcuni pseudo-esperti di Bibbia pervertono la precognizione di Dio al fine di far accantonare la Sua elezione incondizionata alla vita eterna.

Quando però viene esposto il tema importante e benedetto della divina predestinazione, quando viene presentata la scelta eterna da parte di Dio di alcuni ad essere resi conformi all’im­magine del Suo Figlio, il Nemico manda sempre qualcuno che contesterà come l’elezione si basi solo sulla precognizione di Dio, e questa “precognizione” viene di solito interpretata come se significasse che Dio aveva previsto che alcuni sarebbero stati più disponibili di altri che essi avrebbero risposto più pronta­mente alle sollecitazioni dello Spirito, e che, proprio perché Dio sapeva avrebbero creduto, Egli li avrebbe di conseguenza predestinati alla salvezza. Una tale affermazione, però, è radicalmente errata. Essa ripudia la verità della corruzione totale dell’essere umano, perché ritiene che vi sia qualcosa di buono in alcune persone. Essa pregiudica il concetto dell’indipendenza di Dio, perché fa si che i Suoi decreti dipendano da ciò che Egli scopre nella creatura. Essa capovolge completamente ogni cosa, perché nel dire che Dio avrebbe previsto che certi peccatori poi credessero in Cristo, e che per questo essi sarebbero stati predestinati alla salvezza, è l’opposto stesso della verità. La Scrittura afferma che Dio, nella Sua sovranità, ha scelto alcuni affinché diventassero ricevitori dei Suoi distinti favori (Atti 13:48), e quindi Egli ha determinato di impartire loro il dono della fede. Un'errata teologia, invece, fa si che la precognizione che Dio aveva della fede che avremmo poi avuto diventi la causa della nostra elezione a salvezza; mentre l’elezione di Dio è la causa, e il nostro credere in Cristo l'effetto.

Prima però di procedere oltre nella nostra discussione di questo tema molto discusso, facciamo una pausa e definiamo i nostri termini. Che intendiamo per “precognizione”? “Conosce­re prima del tempo” è la pronta risposta di molti. Non dobbia­mo però correre troppo presto alle conclusioni, né dobbiamo ricorrere ad un comune vocabolario della lingua italiana come autorità finale, perché non comprenderemo questo termine dalla semplice sua etimologia. Ciò di cui abbiamo bisogno è di verificare come questo termine sia usato dalla Scrittura. L’uso che lo Spirito Santo fa di un’espressione è ciò che definisce sempre il suo significato e raggio semantico. È proprio il mancare di applicare questa semplice regola ad essere responsabile di così tanta confusione ed errori. Troppa gente presume di sapere già il significato di una parola usata dalla Scrittura, e sono troppo pigri per verificare con una concordanza che questo sia effettivamente tale. Approfondiamo questo punto.

Prendiamo per esempio la parola “carne”. Il suo significato sembra così ovvio che molti riterrebbero una perdita di tempo confrontare i contesti della Scrittura dove essa appare. Si presume troppo in fretta che questa parola sia sinonimo di “corpo fisico” e così non si preoccupano di vedere un po’ meglio cosa significhi. Di fatto, però, “carne” nella Scrittura frequentemente include molto più che qualcosa di corporeo; tutto ciò che questo termine abbraccia può solo essere compreso quando confrontiamo diligentemente tutti i luoghi dove essa appare e studiamo ogni suo separato contesto. Prendete la parola “mondo”. Il lettore medio della Bibbia immagina che questa parola sia equivalente a “razza umana” e, di conseguen­za, molti brani in cui può essere trovato questo termine vengono interpretati erroneamente. Prendete la parola “im­mortalità”. Certamente per comprenderla non è richiesto alcuno studio, non è vero? Ovviamente essa fa riferimento all’indi­struttibilità dell’anima! Ah, caro mio lettore, è folle e sbagliato presumere alcunché quando si tratta della Parola di Dio. Se però il lettore si prenderà la briga di esaminare attentamente ogni brano dove può essere reperito il termine “mortale” ed “immortale”, si troverà come questi termini vengano sempre applicati al corpo, e mai all’anima.

Ora, ciò che abbiamo fin qui detto su “corpo”, “mondo”, e “immortalità” si applica con uguale forza ai termini “conosce­re” e “preconoscere”. Invece di immaginare queste parole legate al semplice concetto di “cognizione”, i diversi brani che le contengono vanno meglio soppesati. La parola “preconosce­re” non si trova nell’Antico Testamento, ma più frequentemente vi ricorre “conoscere”. Quando viene usato questo termine in riferimento a Dio, spesso significa considerare con favore, denotando non semplice “cognizione” ma anche affetto verso l’oggetto considerato. «Ti conosco personalmente» (Esodo 33:17), «siete stati ribelli all’Eterno, dal giorno che vi conobbi» (Deuteronomio 33:24), «Prima che ti formassi nel grembo di tua madre, ti ho conosciuto» (Geremia 1:5), «Hanno designato capi, ma a mia insaputa» (Osea 8:4), «Soltanto voi ho conosciuto fra tutte le famiglie della terra» (Am. 3:2). In questi brani “conoscere” significa o “amare”, o “incaricare”.

Allo stesso modo anche nel Nuovo Testamento viene usata spesso la parola “conoscere”. «E allora io dichiarerò loro: “Io non vi ho mai conosciuti”» (Matteo 7:23), «Io sono il buon pastore, e conosco le mie pecore e le mie conoscono me» (Giovanni 10:14). «Ma se uno ama Dio, egli è da lui conosciuto» (1 Corinzi 8:3), «Il Signore conosce quelli che sono suoi» (2 Timoteo 2:19).
Ora la parola “precognizione”, com’è usata nel Nuovo Testamento, è meno ambigua della sua forma semplice “cono­scere”. Se studiamo attentamente ogni brano in cui essa viene usata, scopriremo come sia del tutto discutibile se essa faccia mai riferimento ad una semplice percezione di avvenimenti che ancora devono aver luogo. Il fatto è che “precognizione” non è mai usata nelle Scritture in connessione ad eventi o ad azioni, ma a persone. Si tratta di persone delle quali è scritto che Dio “preconosceva”, non azioni dì quelle persone. Per provare questo fatto citeremo ora dei brani biblici in cui può essere trovata questa espressione.

Essa ricorre la prima volta in Atti 2:23. Qui leggiamo: «egli, dico, secondo il determinato consiglio e prescienza di Dio, vi fu dato nelle mani e voi lo prendeste e per mani d ‘iniqui lo inchiodaste alla croce e lo uccideste». Se prestiamo bene attenzione alla formulazione di questa frase noteremo che qui l’Apostolo non parlava della prescienza di Dio dell’atto della crocifissione, ma della Persona del crocifisso: «egli, dico, secondo il determinato consiglio e prescienza di Dio, ecc.».

La seconda volta ricorre in Romani 8:29,30: «Poiché quelli che egli ha preconosciuti, lo ha anche predestinati ad essere conformi all ‘immagine del Suo Figlio, affinché egli sia il primogenito fra molti fratelli. E quelli che ha predestinati, li ha pure chiamati ecc.». Soppesate bene i pronomi che vengono usati qui. Non si tratta di ciò che Egli ha preconosciuto, ma di quelli che Egli ha preconosciuto. Non è né la resa della loro volontà, né la fede del loro cuore, ma sono le persone stesse che qui vengono considerate. «Dio non ha rigettato il suo popolo che ha preconosciuto» (Romani 11:2). Ancora una volta qui ci si riferisce chiaramente a persone e solo a persone.

L’ultima citazione è 1 Pietro 1:2 «eletti secondo la preordi­nazione di Dio Padre». Chi sono gli eletti secondo la preordi­nazione di Dio Padre? Il versetto precedente ce lo dice: il riferimento è verso «gli eletti... dispersi», cioè la diaspora, la dispersione, gli ebrei credenti. Anche qui si fa riferimento a delle persone che sono state preconosciute, e non ad atti che sarebbero stati previsti.

Ora, sulla base di questi brani (e non ce ne sono altri), chiediamoci: quale base scritturale vi è ad affermare che Dio “aveva previsto” gli atti di alcuno, cioè “il loro credere e ravvedersi”, e che sulla base di questi atti Dio li avrebbe eletti a salvezza? La risposta è nessuna. La Scrittura non parla mai del ravvedimento e della fede come qualcosa di previsto o preconosciuto da Dio. Certo, Dio sapeva dall’eternità che certuni si sarebbero ravveduti ed avrebbero creduto, ciononostante, questo non è l’oggetto della precognizione di Dio al quale la Scrittura si riferisce. La Scrittura fa invece un costante riferi­mento al fatto che Dio preconosca persone, ed allora «ritieni il modello delle sane parole che hai udito da me» (2 Timoteo 1:13).

Un’altra cosa alla quale desideriamo richiamare una partico­lare attenzione è che il primo brano citato più sopra mostra chiaramente ed insegna implicitamente che la “precognizione” di Dio non è causativa, e che invece qualcos’altro le sta dietro, la precede, e quel qualcosa è il Suo proprio sovrano decreto. Cristo venne dato nelle mani di iniqui secondo (1) il determina­to consiglio e (2) la prescienza di Dio (Atti 2:23). Ad essere la base della Sua precognizione era il consiglio o decreto di Dio. Ancora in Romani 8:29 vediamo che il versetto si apre con un poiché, il che ci dice che dovremmo considerare quanto viene detto immediatamente prima. Che cosa dice il versetto prece­dente? Questo: «Ora noi sappiamo che tutte le cose cooperano al bene per coloro che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo proponimento». Vedete dunque che la precogni­zione di Dio è basata sul Suo proponimento o decreto (v. Salmi 2:7).

Dio preconosce, prevede quello che accadrà perché Egli stesso ha decretato quello che avverrà. Si tratta dunque di un autentico capovolgimento dell’ordine presentato dalle Scritture, un mettere il carro prima dei buoi, affermare che Dio elegge perché Egli prevede le persone. La verità è che Egli “preconosce” perché ha eletto, scelto già. Questo rimuove la base o causa dell’elezione dal di fuori della creatura, e la pone nella volontà sovrana di Dio. Dio si era proposto in Sé stesso di eleggere certe persone, non perché in esse ci fosse alcunché di buono o qualcosa da esse prodotto, ma soltanto sulla base del Suo beneplacito. Per quanto riguarda invece il perché egli abbia eletto certe persone noi non sappiamo, e possiamo solo dire: «Si, o Padre, perché così ti è piaciuto». La verità palese di Romani 8:29 è che Dio, prima ancora della fondazione del mondo, ha scelto certi peccatori per destinarli alla salvezza (2 Tessalonicesi 2:13). Questo è molto chiaro dalle parole conclusive del versetto: «predestinati ad essere conformi all ‘immagine del Suo Figlio, ecc.». Dio non ha predestinato coloro che prevedeva fossero un giorno conformi ecc. ma proprio il contrario, Egli ha predesti­nato (amato e scelto) quelli che ha preconosciuto, ad essere conformi. La loro conformità con Cristo non è la causa ma l’effetto della preconoscenza e predestinazione di Dio.

Dio non ha eletto alcun peccatore in quanto che Egli prevedeva avesse creduto, per la semplice ma sufficiente ragione che un peccatore non potrà mai giungere alla fede fintanto che Dio stesso non gli accordi la fede, proprio come nessuno potrà mai vedere Dio se prima Egli non gli dona la vista. La vista è dono di Dio, il vedere è la conseguenza del mio esercitare quel dono (Efesini 2:8,9), e il credere è la conse­guenza del mio usare quel dono. Se fosse vero che Dio eleggesse alcuni alla salvezza, in quanto, a suo tempo, essi avrebbero creduto, allora quel credere sarebbe un atto merito­rio, ed in questo il credente avrebbe “di che gloriarsi”, cosa che la Scrittura nega recisamente (Efesini 2:9). Certamente la Parola di Dio è abbastanza chiara nell’insegna­re come il credere non sia un atto meritorio. Essa afferma che i cristiani sono «coloro che avevano creduto mediante la grazia» (Atti 18:27). Se dunque essi credono «mediante la grazia» non c’è assolutamente nulla di meritorio in quel credere, e se non può essere alcunché di meritorio, non può nemmeno essere la base per cui Dio li aveva scelti. No, la scelta di Dio non procede da nulla che sia in noi stessi, o che provenga da noi, ma unicamente dal Suo sovrano beneplacito. È nello stesso senso che in Romani 11:5, inoltre, si parla di «un residuo, secondo l’elezione della grazia». Ecco dunque chiaro come non mai: l’elezione dipende dalla grazia, e grazia significa favore immeritato, qualcosa che non possiamo in alcun modo pretendere da Dio.

Ecco allora perché è molto importante che noi si abbia una concezione chiara e biblica della “precognizione” di Dio. Ogni concezione erronea che si abbia a questo riguardo condurrà inevitabilmente a disonorare Dio stesso. L’idea che in genere la gente ha della precognizione di Dio è del tutto inadeguata. Dio non solo conosceva la fine fin dall’inizio, ma Egli ha pianificato, fissato, predestinato ogni cosa fin dall’inizio e, come causa sta ad effetto, così il proposito di Dio è la base della Sua prescienza. Se dunque il mio lettore è davvero un cristiano, egli è tale perché Dio l’aveva eletto in Cristo già da prima della fondazione del mondo (Efesini 1:4), e lo ha scelto non perché aveva previsto che sarebbe diventato credente, ma semplicemente perché Gli è piaciuto di eleggerlo nonostante la sua naturale incredulità. Stando così le cose, tutta la lode e la gloria appartiene a Lui solo. Non abbiamo alcun motivo di accreditarci alcun merito. Siamo fra coloro che avevano creduto mediante la grazia (Atti 18:27), e questo perché la nostra elezione dipende solo dalla grazia (Romani 11:5).