Letteratura/Attributi/12

Da Tempo di Riforma Wiki.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Indice generale

Gli attributi di Dio (A. W. Pink)

Prefazione - 01 - 02 - 03 - 04 - 05 - 06 - 07 - 08 - 09 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19

 

12. La pazienza di Dio


Rispetto alle altre, molto poco è stato scritto su questa eccellenza del carattere divino. Non pochi, dopo aver ampiamente trattato degli attributi di Dio, hanno sorvolato sulla pazienza di Dio senza fare commenti.

Non è facile comprenderla ragione, perché la longanimità di Dio è una divina perfezione tanto quanto la Sua sapienza, potere, o santità, e noi dobbiamo ammi­rarla e riverirla non meno delle altre.

È vero che, se consultiamo una chiave biblica, il termine ricorre meno volte degli altri, ma questa grazia gloriosa risalta in quasi ogni pagina della Bibbia. È certo comunque che non meditare frequentemente sulla pazienza di Dio significa privarci di qualcosa di prezioso, per questo preghiamo Iddio di tutto cuore a che Egli ci renda maggiormente conformi ad essa.

Molto probabilmente la ragione principale per cui così tanti scrittori hanno mancato di trattare separatamente della pazienza di Dio, sta nella difficoltà di distinguere questo attributo di Dio dalla Sua bontà e misericordia, e particolarmente da quest’ultima. La longanimità di Dio viene menzionata molto spesso sempre accanto alla Sua grazia e misericordia, come può essere rilevato consultando Esodo 34:6; Numeri 14:28; Salmi 86:15, ecc. Non siamo però d’accordo sul fatto che la pazienza di Dio non sia in realtà altro che una manifestazione della misericordia, o che essa non sia che uno dei modi in cui quest’ultima si manifesta. Magari non è facile operarvi una distinzione, ciononostante la Scrittura ci dà ampia dimostrazione che si può affermare qualcosa sull’una che non possa applicarsi all’altra.

Stephen Charnock, il puritano, definisce la pazienza di Dio, in parte, in questi termini: “Essa è parte della bontà e della misericordia di Dio, ma differisce in un certo modo da esse: Dio, essendo la più grande bontà, è altresì di grande mitezza; la mitezza è sempre accompagnata della più grande bontà, tanto che più grande è la bontà, più grande è la mitezza. Chi c’è di maggiormente santo mite che Cristo? L’essere lento all’ira è un aspetto della Sua misericordia: «L’Eterno è misericordioso e pieno di compassione, lento all’ira e di grande benignità» (Salmi 145:8). Essa è diversa dalla misericordia se noi ne consideriamo l’oggetto formale. La misericordia -considera la creatura come miserevole, la pazien­za la considera come trasgressore; la misericordia ne ha compassione per la miseria in cui si trova, mentre la pazienza tollera il peccato che ha generato la miseria e che ne genera di ulteriore”.

­In senso personale, potremmo definire la pazienza divina come il potere che Dio esercita su Sé stesso, facendo si che Egli tolleri il malvagio e ne trattenga la sua giusta punizione. In Nahum 1:3 leggiamo: «L’Eter­no è lento all’ira e grande in potenza», su cui Charnock così commenta: “Quegli uomini che nel mondo vengono conside­rati grandi, sono uomini di grandi passioni non così pronti a perdonare un danno ricevuto, o di tollerare il criminale come qualcuno di rango inferiore. È una carenza di auto-controllo quella che li spinge a compiere cose riprovevoli in risposta immediata ad una provocazione. Un principe che possa imbrigliare le proprie passioni è tanto re su sé stesso quanto lo è sui suoi suddi­ti. Dio è lento all’ira proprio perché è grande in potenza. Significa che Egli ha non meno potere su Sé stesso di quanto Egli abbia sulla Sua creazione.

È proprio nel punto precedente che noi possiamo vedere come la pazienza di Dio possa essere chiaramen­te distinta dalla Sua misericordia. Sebbene la creatura ne tragga beneficio, la pazienza è qualcosa che Dio opera su Sé stesso, un freno posto sui Suoi atti dalla Sua volontà; laddove la misericordia è qualcosa il cui termine è la creatura. La pazienza di Dio è quell’eccellenza che Gli permette di sostenere gravi offese a Sé stesso senza immediatamente reagire come pur dovrebbe. Iddio, tanto come ha un potere di giusti­zia, ha un potere di pazienza. Infatti la parola ebraica corrispondente a “longanimità” viene tradotta “lento all’ira” in Neemia 9:17; Salmi 103:8 ecc. Non che la natura divina comporti delle passioni da tenere a freno, ma Dio, nella Sua sapienza e volontà, si compiace di agire con quella nobiltà e sobrietà che conviene alla Sua esaltata maestà.

A conferma della definizione di pazienza che abbiamo or ora delineato, rileviamo come fosse esattamente questa eccellenza del divino carattere a venire invocata da Mosè, quando Israele aveva peccato in modo così spregevole a Kadesh-Barnea provocando Iddio aspra­mente. AI Suo servo il Signore aveva detto: «Fino a quando mi disprezzerà questo popolo? E fino a quando rifiuteranno di credere, dopo tutti i miracoli che ho operato in mezzo a loro? io lo colpirò con la peste e lo distruggerò... ». Mosè però, aveva interceduto come tipo del Cristo che aveva da venire, dicendo: «Ma ora sia la potenza del mio Signore manifestata nella sua grandez­za, come tu hai parlato dicendo: “L’Eterno è lento all’ira e grande in misericordia, egli perdonerà l’iniquità e il peccato, ma non lascia impunto il colpevole, punendo l’iniquità dei padri sui figli, fino alla terza ed alla quarta generazione”» (Numeri 14:11,12,17).

In Romani 9:22 leggiamo: «E che dire se Dio, volendo mostrare la- sua ira e far conoscere la sua potenza, ha sopportato con molta pazienza i vasi d’ira preparati per la perdizione?». Se Dio avesse immediatamente frantu­mato questi vasi reprobi, il Suo potere di auto-controllo non sarebbe stato così eminentemente manifesto. Sopportando però con molta pazienza la loro malvagità e attendendo così a lungo di esercitare il Suo giusto giudizio, Egli avrebbe dimostrato in modo glorioso la Sua pazienza.

I malvagi, certo, interpretano la Sua longanimità in modo diverso: «Poiché la sentenza contro una cattiva azione non è prontamente eseguita, il cuore dei figli degli uomini è pieno di voglia di fare il male» (Ecclesiaste 8:11) ma “l’occhio unto con il collirio” di Dio adora ciò che altri tanto disprezza.“Il Dio della pazienza” (Romani 15:5) è uno dei titoli che Dio porta. La Divinità viene chiamata così, in primo luogo perché Dio è sia l’Autore che l’Oggetto della grazia e della pazienza nel santo. In- secondo luogo, perché questo è ciò che Egli è in Sé stesso: la pazienza è una delle Sue perfezioni. In terzo luogo, come modello per noi da imitare: «Vestitevi dunque come eletti di Dio, santi e diletti, di viscere di misericordia, di benignità, di umiltà; di mansuetudine edi pazienza» (Colossesi. 3:12). Ed ancora: «Siate dunque imitatori di Dio, come figli carissimi» (Efesini 5:1). Quando siete tentati dall’essere disgustati perla caparbietà altrui, oppure di vendicarvi contro qualcuno che vi ha fatto del male, rammentatevi dell’infinita’ pazienza e longanimità di Dio.

La pazienza di Dio è manifesta quando Iddio ha a che fare con un peccatore. Egli l’aveva esercitata in modo così notevole verso l’umanità antidiluviana. Quando l’umanità si era universalmente degenerata, ed ogni carne aveva corrotto le sue vie, Dio non l’avrebbe distrutta fino a quando non l’avesse ammonita. Egli aveva “atteso” (1 Pietro 3:20) probabilmente non meno di 120 anni (Genesi 6:3), mentre Noè doveva servire come “predicatore di giustizia» (2 Pietro 2:5). Più tardi, quando i Gentili non solo avevano adorato e servito la creatura più del Creatore, ma anche commesso le più abiette abominazioni contronatura (Romani 1:19-26) e colmato così la misura della loro iniquità, Iddio, invece di sguainare la Sua spada per sterminare subito quei ribelli, «Nelle generazioni passate egli ha lasciato che tutte le nazioni seguissero lo loro strade; ma non ha lasciato sé stesso senza testimonianza, facendo del bene, dandoci dal cielo piogge e stagioni fruttifere e riempiendo i nostri cuori di cibo e di gioia» (Atti 14:16,17).

Era stata meravigliosa la pazienza esercitata e manifestata verso Israele. Egli li aveva “sopportati” per circa quarant’anni nel deserto (Atti 13:18). Più tardi, quando essi erano entrati in Canaan, ma avevano seguito i malvagi costumi delle nazioni intorno a loro, e si erano rivolti all’idolatria, sebbene Iddio li avesse ripresi aspramente, Egli non li distrusse del tutto e, nelle loro afflizioni, Egli aveva fatto sorgere per loro dei liberatori. Quando la loro iniquità era salita a tali altezze che soltanto un Dio di pazienza li avrebbe potuti sopportare, Egli li avrebbe risparmiati per molti anni, prima che Egli permettesse che essi fossero deportati in Babilonia. Infine, quando la loro ribellione - aveva raggiunto il culmine nella crocifissione di Suo Figlio, Egli aveva atteso 40 anni prima di inviare contro di loro i romani, e questo solo dopo che essi avrebbero giudicato sé stessi “indegni della vita eterna” (Atti 13:46).

Quanto stupefacente è oggi la pazienza di Dio verso il mondo. Da ogni parte, e senza vergogna alcuna, uomini e donne si compiacciono nel peccato. Calpestano la legge di Dio come se niente fosse ed Egli stesso viene largamente disprezzato. È stupefacente come Dio non colpisca come un fulmine a cielo sereno coloro che Lo sfidano così sfacciatamente. Perché Iddio non la fa finita subito come con Anania e Saffira con coloro che Gli sono arrogantemente infedeli e Lo bestemmiano in modo così palese? Perché Egli non fa si che la terra apra la Sua bocca per inghiottire i persecutori del Suo popolo affinché, come Dathan e Abiran, cadano vivi nell’abisso? E che dire della Chiesa apostata, dove ogni possibile forma di peccato è ora tollerata e praticata sotto la copertura del santo Nome di Cristo? Perché la giusta ira del Cielo non mette fine una volta per sempre a tali abominazioni? Solo una risposta è possibile: perché Dio sopporta «con molta pazienza i vasi d’ira preparati per la perdizione».
E che dire di te che leggi e di me che scrivo? Riesa­miniamo la nostra vita. Non è da tanto tempo in cui anche noi seguivamo la moltitudine a fare ciò che è male, che non avevamo alcun interesse per la gloria di Dio, e che vivevamo solo per gratificare noi stessi. Quanta pazienza Iddio ha avuto con la nostra vile condotta! Ed ora che la Sua grazia ci ha strappato come dei tizzoni dal fuoco, dandoci un posto nella famiglia di Dio, avendoci rigenerati per un’eredità eterna nella gloria, in che modo miserabile noi Lo ripaghiamo! Quanto è superficiale la nostra gratitudine, come lenta è la nostra ubbidienza, quanto frequenti sono le nostre ricadute!

Una ragione per cui Iddio tollera che la carne permanga nei credenti è perché Iddio “è paziente” verso di noi (2 Pietro 3:9). Dato che questo divino attributo viene manifestato solo in questo mondo, Dio coglie l’occasione di manifestarla “verso i Suoi”. Possa la nostra meditazione sopra questa divina eccellenza ammorbidire il nostro cuore, rendere tenera la nostra coscienza, e possa essa insegnarci nella santa scuola dell’esperienza la «pazienza dei santi”, cioè la sottomissione alla divina volontà e la perseveranza nel fare il bene. Perseguiamo con zelo la- grazia di imitare questa divina eccellenza. «Voi dunque siate perfetti, come perfetto è il Padre vostro che è nei cieli» (Matteo 5:48). Nel contesto immediato di questo versetto Cristo ci aveva esortato ad amare i nostri nemici, di benedire coloro che ci maledicono, di fare del bene a coloro che ci odiano. Dio sopporta lungamente il malvagio nonostante la moltitudine dei suoi peccati, e dovremmo noi deside­rare di essere immediatamente vendicati a causa di una sola offesa?