Letteratura/Attributi/15

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Indice generale

Gli attributi di Dio (A. W. Pink)

Prefazione - 01 - 02 - 03 - 04 - 05 - 06 - 07 - 08 - 09 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19

 

15. La tenerezza di Dio


Ci proponiamo qui di coinvolgere il lettore nella contemplazione di un’altra delle qualità eccellenti del Suo carattere - di cui ogni cristiano riceve innumerevoli prove. Considereremo quella che potremmo chiamare ‘la tenerezza” di Dio perché nostro scopo è quello di mantenere il debito equilibrio fra tutte le perfezioni divine, dato che noi tutti abbiamo la tendenza: a privilegiarne solo alcune.

È necessario infatti che noi qui, come in ogni altro luogo, conserviamo quell’equilibrio che appare, per esempio, fra due diverse affermazioni: “Dio è luce” (Giovanni 1:5) e «Dio è amore» (1 Giovanni 4:8). G1i aspetti più tèmibili e severi del carattere divino vengono affiancati da quelli più gentili ed attraenti. Faremmo infatti perdite irreparabili se ci soffermassimo solo sulla sovranità e maestà di Dio, o sulla Sua santità e giustizia: abbiamo bisogno di - meditare - frequentemente, sebbene non in modo esclusivo, sulla Sua bontà e misericordia. Nulla di meno di una prospettiva completa delle divine perfezioni - come rivelate nella Scrittura, infatti, dovrebbe soddisfarci.

La Scrittura parla della moltitudine delle «benignità dell’Eterno… tutto ciò che l’Eterno ci ha largito e la grande bontà usata alla casa di Israele, concessa loro ­secondo le sue compassioni e secondo la sua grande ­benevolenza” (Isaia 63:7). Disse il Salmista: “Quanto è preziosa la tua benignità”. Non c’è penna umana né lingua d’angelo che possa adeguatamente esprimerla.
Per quanto questo attributo di Dio possa essere familiare per molta gente, si tratta di un tratto assolutamente peculiare della divina rivelazione. Nessuno degli antichi si è mai sognato di attribuire ai suoi dei una perfezione attraente come questa. Nessuno degli oggetti a cui rendono il culto i moderni pagani possiede una tale tenerezza e delicatezza; anzi, è vero il contrario, come mostrano chiaramente i loro perversi caratteri. I filosofi ritengono che sia disonorante attribuire queste qualità all’Assoluto. Le Scritture, però, hanno molto da dire sulla tenerezza di Dio, del suo favore paterno verso i Suoi figli, oppure del Suo tenero affetto verso di loro.

La prima volta che si menziona questo attributo divino nella Parola è l’impressionante rivelazione che Dio rivolge a Mosè, quando Yahweh proclama il Suo “nome”, cioè la Sua natura più profonda: “L’Eterno, l’Eterno Dio, misericordioso e pietoso, lento all’ira, ricco in benignità e fedeltà” (Esodo 34:6), sebbene molte più volte la parola ebraica CHESED venga tradotta “compassione, tenero affetto”. Nella nostra Bibbia troviamo questo attributo nei Salmo 17:7: così: “meravigliosa bontà”, dove: Davide esprimendosi in preghiera, dice: “Mostrami la tua meravigliosa bontà, o tu che con la tua destra salvi dai loro avversari quelli che si rifugiano in te”. Non è forse meraviglioso Colui che, infinitamente al di sopra di noi, così inconcepibilmente glorioso, così ineffabilmente santo, non solo rivolga lo sguardo su di noi, miseri vermi della terra, ma pure ami affettuosa mente, doni loro il Suo unico Figlio, mandi il Suo Spirito a dimorare in loro, e sopporti tutte le loro imperfezioni e caparbietà tanto da assicurarli che mai il Suo affetto per loro verrà meno?

Considerate ora alcune fra le evidenze e l’esercizio di questo divino attributo verso i santi: “allorché in lui ci ha eletti prima della fondazione del mondo, affinché fossimo. santi ed irreprensibili davanti a lui nell’amore, avendoci predestinati ad essere adottati come suoi figli per mezzo di’ Gesù Cristo secondo il beneplacito dalla Sua volontà” (Efesini 1:4,5).

Come mostra il versetto ora citato, questo amore manifestato nei loro confronti era già all’opera prima che il mondo stesso venisse in esistenza. “In questo si è manifestato l’amore di Dio verso di noi, che Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, affinché noi vivessimo per mezzo di lui” (1 Giovanni 4:9), un amore davvero stupefacente per delle creature decadute quali noi siamo! “Si, ti ho amata di un amore eterno; per questo ti ho attirata con benevo­lenza” (Geremia 31:3), per mezzo dell'opera di risveglio del mio Spirito Santo, con l’invincibile potere della mia grazia, creando in te un profondo senso di bisogno, attraendoti con caratteristiche davvero desiderabili. “Ti fidanzerò a me per l’eternità; si. ti fidanzerò a me in giustizia, in equità, in benignità e in compassioni” (Osea 2:19). Avendoci reso desiderosi nel giorno della Sua forza, affinché ci dessimo interamente a Lui, il Signore si lega a noi con un eterno contratto di matrimonio. Questa tenerezza del Signore verso i Suoi figli non viene mai meno. Forse può talvolta apparire così alla nostra ragione, ma essa non viene mai meno. Da quando il credente è entrato in comunione con Cristo, nulla più lo potrà separare dall’amore di Dio (Romani 8:39).

Dio si è impegnato solennemente in un patto, i nostri peccati non hanno il potere di annullarlo. Dio ha giurato che quando i Suoi figli non osservano i Suoi comanda­menti “io punirò la loro trasgressione con la verga e la loro iniquità con battiture”, ciononostante agli aggiun­ge “ma non ritirerò la mia benignità da loro e non lascerò che la mia fedeltà venga meno. Non violerò il mio patto e non muterò le parole che sono uscite dalla mia bocca” (Salmi 89:31-34).

Osservate il cambiamento nei pronomi che qui vengono usati, da “essi” a “Lui”. La misericordia di Dio verso il Suo popolo è centrata su Cristo. Dato che l’esercizio di questa Sua benignità è impegno stipulato in un patto, essa viene ripetutamente connessa con la parola “verità” (Salmi 40:11; 138:2), il che ci mostra come essa proceda da una promessa verace. Non dovremmo dunque mai disperare.

Anche se i monti si spostassero e i colli fossero rimossi, il mio amore non si allontanerà da te nel mio patto di pace sarà rimosso; dice l’Eterno, che ha compassione di te” (Isaia 54:10). No, quel patto è stato ratificato dal sangue del Suo mediatore, mediante il quale è stata rimossa l’inimicizia (causata dal peccato) ed è stata stabilita una perfetta riconciliazione. Dio conosce i pensieri che Egli coltiva verso coloro che Egli abbraccia nel ­Suo patto, verso coloro che sono stati riconciliati con Lui. cioè “pensieri di pace e non di male”(Geremia 29:11). Per questo così veniamo assicurati: “Di giorno l’Eterno mi largisce la sua benignità; e di notte innalzo a lui un cantico. una preghiera al Dio della mia vita” (Salmi 42:8).

Non è meraviglioso? Il Signore non solo disposto ad elargire, ma anche Si propone benignità. Essa viene elargita nel decreto, per un impegno che Egli sovranamente si assume. Egli “decide” le vittorie per Giacobbe” (Salmi 44:4), “è là che l'Eterno ha posto la benedizione, la vita in eterno” (Salmi 133:3), il che annuncia che nulla mai potrà impedire queste elargizioni.
Quale risposta dovrebbe sollecitare tutto questo in noi?

In primo luogo: “Siate dunque imitatori di Dio, come figli carissimi, e camminate nell’ amore“ (Efesini 5:1.2). “'Vestitevi dunque come eletti di Dio, santi e diletti di viscere di misericordia di benignità, di umiltà. di mansuetudine e i pazienza” (Cl 3:12). Era Io stesso per Davide: “Poiché la tua benignità mi sta davanti agli occhi. e cammino nella tua verità” (Salmi 26:3). Egli si rallegrava nel meditare su di essa, gli ristorava l’anima e gli modellava la condotta. Più noi riflettiamo sulla bontà di Dio, più attenti saremo ad ubbidirGli. Il potere dell’amore e della grazia di Dio è molto più potente a rigenerare un’umana personalità che il terrore che incute la Sua Legge. O Dio, quanto è prez'iosa la tua benignità! Perciò i figli degli uomini si rifugiano sotto l’ombra delle tue ali” (Salmi 36:7).

In secondo luogo avere il sentimento delle divine perfezioni rafforza la nostra fede e promuove la nostra fiducia in Dio.

In terzo luogo questo dovrebbe stimolarci a rendere a Dio il culto che Gli è dovuto. “Poiché la tua benignità vale più della vita le mie labbra ti loderanno” (Salmi 36:7; cfr. 138:2).

In quarto luogo questo dovrebbe essere il nostro cordiale quando siamo depressi. “Deh,'la tua benignità sia il mio conforto, secondo la tua parola data al tuo servo”(Salmi 119:76) Era stato così per Cristo nella Sua afflizione (Salmi 76:17).

In quinto luogo dovrebbe essere l’oggetto della nostra preghiera: “'Oh Eterno, vivificami secondo la tua benignità” (Salmi 119:59). Davide fa appello proprio a questo attributo di Dio per avere più forza e vigore.

In sesto luogo dovremmo fare appello ad essa quando cadiamo: “'Abbi pietà di me, o Dio secondo la tua benignità” (Salmi 51:1). Tratta con la mia persona secondo il più dolce di tutti i Tuoi attributi, fa’ del mio caso un esemplificazione della Tua tenerezza.

In settimo luogo, essa dovrebbe diventare una delle richieste delle nostre preghiere della sera: ”Fammi sentire la tua benignità al mattino, perché io confido in Te” (Salmi 143:8). Fammi alzare domani con la mia anima in armonia con la Tua bontà, che ogni mio pensiero da sveglio sia concentrato solo in essa.