Letteratura/Elezione/001

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Indice generale

La dottrina dell'Elezione (A. W. Pink)

Prefazione - Introduzione - 01 - 02 - 03 - 04 - 05 - 06 - 07 - 08 - 09 - 10 - 11

Introduzione


La dottrina dell'elezione appartiene alle fondamenta stessa della fede cristiana. Nel passato molti fra i più abili teologi erano soliti ad iniziare le loro opere di teologia sistematica con una presentazione degli attributi di Dio e poi con una contemplazione dei Suoi eterni decreti. E' nostra fondata persuasione, dopo aver esaminato a fondo gli scritti di molti nostri teologi moderni, che il metodo seguito dai loro predecessori rimanga insuperato. Dio esisteva prima dell'essere umano ed i Suoi eterni propositi precedono le opere che Egli compie nel tempo.

"...dice il Signore che fa queste cose, a lui note fin dall'eternità" (Atti 15:18).

Il divino consiglio si è riunito prima della creazione. Così come un costruttore prima di iniziare a costruire prepara accuratamente il progetto, così il grande Architetto, prima di chiamare all'esistenza ogni singola creatura, ha predestinato ogni cosa. Dio non ha tenuto questo fatto come un segreto chiuso in cassaforte. Egli si è compiaciuto di farci conoscere, nella Sua Parola, come la grazia che ci è manifestata sia stata il prodotto di un divino consiglio, di propositi eterni accuratamente disposti affinché puntualmente si realizzasse questo grande Suo fine.

Quando un edificio è in costruzione, chi dall'esterno lo guarda, spesso non riesce a darsi ragione di molti suoi dettagli. Apparentemente sembra che non vi sia né ordine né disegno: tutto appare confuso. Se però si esaminano con attenzione i progetti del costruttore cercando di visualizzare mentalmente il prodotto finito, molto di ciò che prima ci lasciava perplessi diventa chiaro ed acquista il suo senso. Lo stesso si può dire della manifestazione degli eterni propositi di Dio. Fintanto che noi non ci familiarizziamo con i Suoi eterni decreti, la storia per noi rimarrà un enigma insolubile. Dio non opera a casaccio. L'Evangelo è stato pubblicato non come una missione dallo sviluppo e dall'esito incerto. Il risultato finale del conflitto fra bene e male non è stato lasciato indeterminato. Il numero di quanti saranno salvati e quello di quanti rimarranno perduti non dipende dalla volontà della creatura. Tutto è stato determinato in modo infallibile e fissato immutabilmente da Dio sin dall'inizio. Tutto ciò che accade nel tempo non è che il compimento di ciò che era stato prestabilito dall'eternità.

Ecco così come la grande verità dell'elezione ci riporta all'inizio di tutte le cose. Essa precede l'ingresso nell'universo del peccato, la caduta dell'uomo, l'avvento del Cristo e la proclamazione dell'Evangelo. Una retta comprensione dell'elezione, specialmente in rapporto con il patto eterno, è quindi assolutamente essenziale se vogliamo non cadere in errori fondamentali. Se le fondamenta non sono sane, anche l'edificio che è costruito su di esse non potrà essere sano. Se erriamo nella comprensione di questa verità di base, allora, in proporzione diretta, anche la nostra comprensione delle altre verità non sarà accurata. Il modo in cui Dio tratta Giudei e Gentili, il proposito dell'invio nel mondo di Suo Figlio, il disegno che si propone con l'Evangelo, e persino la comprensione della Sua provvidenza, non potrà essere visto in giusta prospettiva fintanto che non sia considerato alla luce dell'eterna elezione. Lo comprenderemo meglio nel prosieguo di questo studio.

Quella dell'elezione è sicuramente una dottrina difficile, e questo per tre motivi.

In primo luogo si tratta di una dottrina difficile da comprendere. A meno che noi non si abbia il privilegio di poterci avvalere del ministero di un servitore di Dio istruito dallo Spirito Santo che ci presenti la verità in modo sistematico, sarà necessario da parte nostra un lavoro diligente e meticoloso di ricerca attraverso le Scritture per raccogliere e catalogare tutti gli sparsi riferimenti a questo argomento. Lo Spirito Santo non si è compiaciuto di fornirci un'esposizione completa ed ordinata della dottrina dell'elezione. Al contrario, al riguardo troviamo "un po' qui e un po' là" quanto la riguarda nei suoi tipici resoconti storici, nei Salmi e nelle profezie, nella grande preghiera di Cristo (Giovanni 17), nelle Epistole degli Apostoli.

In secondo luogo, si tratta di una dottrina difficile da accettare. Questo presenta una difficoltà ancora maggiore, perché quando la mente percepisce quanto le Scritture rivelano al riguardo, il cuore è riluttante ad accogliere una tale dottrina perché essa umilia ed abbatte l'orgoglio umano. Con quanto fervore dobbiamo allora far cessare la nostra inimicizia contro di Lui ed i nostri pregiudizi contro la Sua verità!

In terzo luogo, si tratta di una dottrina difficile da predicare. Il novizio non è competente nel presentare questo argomento nella prospettiva e proporzione usate dalla Bibbia.

Queste difficoltà, però, non dovrebbero scoraggiarci ed ancor meno impedirci dal fare uno sforzo onesto per comprendere e ricevere di tutto cuore tutto ciò che Dio si è compiaciuto di rivelarci al riguardo. Le difficoltà sono finalizzate a conservarci umili, a formare il nostro carattere, a farci sentire la necessità della sapienza dall'alto. Non è facile giungere ad una comprensione chiara ed adeguata delle dottrine insegnate dalle Sacre Scritture, e Dio non ha mai inteso dovesse esserlo. La verità deve essere "acquistata" (Proverbi 23:23). Purtroppo pochi sono coloro che sono disposti a pagarne il prezzo, cioè dedicare allo studio della Parola in spirito di preghiera, il tempo che sprecano a leggere i giornali o in oziosa ricreazione. Queste difficoltà non sono insormontabili, perché al popolo di Dio è stato donato lo Spirito per guidarlo in ogni verità. Questo è pure vero per il ministro della Parola: attendere umilmente che Dio ci parli, insieme allo sforzo diligente di un operaio che non abbia di che vergognarsi, a suo tempo lo metterà in grado di esporre questa verità per la gloria di Dio e la benedizione di quanti lo ascoltano.

La dottrina dell'elezione è una dottrina importante, come risulta da varie considerazioni che si possono fare al riguardo. Potremmo forse meglio comprendere l'importanza di questa dottrina rilevando come senza l'elezione eterna non vi sarebbe mai stato alcun Gesù Cristo e quindi nessun divino Evangelo; perché, se Dio non avesse mai eletto a salvezza un popolo, Egli non avrebbe mai inviato Suo Figlio; e se non avesse mai inviato alcun Salvatore, nessuno avrebbe mai potuto essere salvo. E' così che l'Evangelo stesso trova la sua origine in questa questione vitale dell'elezione.

"Ma noi dobbiamo sempre ringraziare Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perché Dio fin dal principio vi ha eletti a salvezza mediante la santificazione nello Spirito e la fede nella verità" (2 Tessalonicesi 2:13).

Perché l'Apostolo dice "dobbiamo sempre ringraziare"? Perché l'elezione sta alla radice stessa di ogni benedizione, è la sorgente di ogni misericordia ricevuta dall'anima. Se l'elezione fosse eliminata, tutto sarebbe eliminato, perché coloro che sono oggetto di benedizioni spirituali lo sono sulla base di questo principio: "Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo. In lui ci ha eletti prima della creazione del mondo perché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui" (Efesini 1:3-4).

Bene dice Calvino: "Non saremo mai sufficientemente persuasi, così come dovremmo che la nostra salvezza fluisce dalla misericordia di Dio, finché la sua elezione eterna non ci sia anch'essa chiara; poiché essa è come un termine di paragone per valutare la grazia di Dio, in quanto egli non adotta indifferentemente tutti nella speranza della salvezza, ma dà agli uni quel che nega agli altri. Ognuno è in grado di vedere quanto l'ignorare questa verità sminuisce la gloria di Dio, e quanto allontani dalla vera umiltà il non porre tutta la causa della nostra salvezza in Dio soltanto" (Istituzione della Religione Cristiana, 3:21:1).

Si tratta di una dottrina benedetta perché l'elezione è la sorgente stessa di ogni benedizione. Questo fatto è chiarito in modo incontrovertibile da Efesini 1:3-4. In primo luogo, lo Spirito Santo dichiara che i santi sono stati benedetti d'ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo. Poi procede a mostrare il perché essi siano così benedetti: perché sono sono stati eletti in Cristo già da prima della fondazione del mondo. Vediamo così quanto questa dottrina sia grande e gloriosa: tutte le nostre speranze e prospettive appartengono ad essa.

L'elezione, sebbene distinta e personale, non è, come spesso è stato affrettatamente affermato, una scelta puramente astratta di persone a salvezza indipendentemente dalla loro unione con il Capo del Patto, ma della loro scelta in Cristo. Questo comprende, quindi, ogni altra benedizione, ed ogni altra benedizione è data solo attraverso di essa e in accordo con essa.

Rettamente inteso, non c'è nulla che possa maggiormente infondere conforto e coraggio, forza e certezza, che l'adesione di tutto cuore a questa verità. Essere assicurato che io sia uno di coloro che sono stati altamente favoriti dal Cielo, impartisce la fiducia che Dio provvederà certamente ad ogni mio bisogno e farà cooperare ogni cosa al mio bene. La conoscenza del fatto che Dio mi ha predestinato all'eterna gloria fornisce una garanzia assoluta che nessuno sforzo di Satana per causare la mia distruzione avrà mai successo, perché se il grande Iddio è per me, chi mai potrà essere contro di me ed avere successo?

Questo fornisce pure al predicatore una grande pace perché scopre che Dio non lo ha inviato per scoccare una freccia in aria verso un obiettivo incerto, ma la Sua Parola avrà sicuramente l'effetto prestabilito: "...così è della mia parola, uscita dalla mia bocca: essa non torna a me a vuoto, senza aver compiuto ciò che io voglio
e condotto a buon fine ciò per cui l'ho mandata" (Isaia 55:11).

Che incoraggiamento essa dovrebbe dare al peccatore risvegliato! Quando apprende che l'elezione è soltanto questione della grazia divina, la speranza si accende nel suo cuore: quando scopre che l'elezione ha estratto il più iniquo fra gli iniqui per diventare un monumento alla divina misericordia, perché mai dovrebbe disperare?

E' una dottrina sgradita. Ci si potrebbe ragionevolmente attendere che una verità che tanto onori Dio, esalti Cristo e sia di tanta benedizione, sia sostenuta e diffusa di tutto cuore da tutti i cristiani professanti ai quali essa sia chiaramente presentata. Proprio per il fatto che i termini: "predestinati", "eletti", e "scelti" ricorrano così frequentemente nella Parola, uno potrebbe sicuramente concluderne che tutti coloro che affermano di accogliere le Scritture come divinamente ispirate, accolgano con fede implicita questa grande verità riferendo l'atto stesso - così come si conviene a creature peccaminose ed ignoranti - al sovrano compiacimento di Dio. Di fatto, però, questo è lungi dall'essere il caso. Non c'è dottrina che più di questa sia stata detestata dalla fiera natura umana, una dottrina che abbassa la creatura ed esalta il Creatore. Sì, non c'è nulla di altrettanto evidente e palese come proprio questa dottrina susciti l'inimicizia della mente carnale.

All'inizio del mio giro di conferenze Australia dissi: "Questa sera parlerò di una delle dottrine più odiate dell'intera Bibbia, cioè quella dell'elezione sovrana di Dio". Da allora abbiamo circumnavigato il globo e siamo venuti in contatto più o meno stretto con migliaia di persone appartenenti a molte denominazioni e ancor più migliaia d'altri cristiani professanti che non appartengono ad alcuna, ed oggi il solo cambiamento che potremmo fare a quell'affermazione è che, sebbene la verità del castigo eterno sia la dottrina più contestata dai non-professanti, quella della sovrana elezione è la verità più detestata e svilita dalla maggioranza di coloro che affermano d'essere credenti. Dichiariamo esplicitamente che la salvezza prende origine non dalla volontà umana, ma dalla volontà di Dio (vedi Giovanni 1:13; Romani 9:16), che se non fosse così nessuno vorrebbe o potrebbe essere salvato - perché come risultato della caduta, l'essere umano ha perduto ogni desiderio e volontà di fare il bene (Giovanni 5:40; Romani 3:11) - e che persino gli eletti devono essere resi volenterosi (Salmo 110:3), eppure alto sorge il grido di indignazione contro un tale insegnamento.

La questione di fondo sta proprio qui. I millantatori di meriti non permettono la supremazia della volontà di Dio e l'impotenza a fare il bene della volontà umana, di conseguenza, coloro che maggiormente attaccano l'elezione del sovrano beneplacito di Dio, sono proprio quelli che in modo più appassionato difendono il libero arbitrio dell'essere umano decaduto. Nei decreti del Concilo di Trento, laddove il Papismo definisce in modo irrevocabile la propria posizione sui punti sollevati dai Riformatori, e che Roma non ha mai smentito, troviamo il seguente: "Se qualcuno afferma che il libero arbitrio dell’uomo dopo il peccato di Adamo è perduto ed estinto; o che esso è cosa di sola apparenza anzi nome senza contenuto e finalmente inganno introdotto nella chiesa da Satana: sia anatema" [Canoni del Concilio di Trento, Canoni sulla giustificazione, Capitolo XVI, 5].
Fu per la loro ferma adesione alla verità dell'elezione, con tutto ciò che implica, che John Bradford (1510-1555) e centinaia d'altri furono bruciati vivi sul rogo dagli agenti del Papa. Indicibilmente triste è vedere come molti protestanti professanti concordino, in questo errore fondamentale, con la madre di tutte le prostitute.

Qualunque siano le obiezioni che molti sollevano contro questa beata verità, essi saranno costretti ad udirla nell'ultimo giorno, udirla come la voce della decisione finale, inalterabile ed eterna. Quando la morte e l'Ades, il mare e la terra asciutta, restituiranno i loro morti, allora sarà aperto di fronte ad angeli e demoni, in presenza dei salvati e dei perduti, il libro della vita - il registro in cui sono riportati sin da prima della fondazione del mondo i nomi di coloro che sono oggetto dell'elezione della grazia. Allora quella voce risuonerà dai punti più alti del Cielo fino a quelli più bassi dell'inferno, estesa fino ai confini dell'universo.

"E se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco" (Apocalisse 20:15).

E' così che questa verità, odiata soprattutto dai non-eletti, è quella che echeggerà nelle orecchie dei perduti quando entreranno nell'eterna rovina! Ah, caro lettore, la ragione per la quale molti non intendono accogliere e debitamente valorizzare la verità dell'elezione è perché non sentono come essa sia debitamente necessaria.

E' una dottrina che divide. La predicazione della sovranità di Dio, come Egli la esercita nel prestabilire il destino eterno di ciascuna delle Sue creature, è come un efficace ventilabro per ripulire l'aia del Signore separando il frumento dalla pula.

"Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non le ascoltate; perché non siete da Dio" (Giovanni 8:47).

Chi è da Dio ascolta ed accoglie la Parola di Dio non importa quali obiezioni possa suscitare e quali che siano le sue idee. E' uno dei segni che contraddistinguono la persona rigenerata quella di porre ilproprio sigillo sul fatto che Dio è verace. Dalla Parola di Dio essi non prendono solo quello che più sembra convenire loro come gli ipocriti religiosi: una volta che essi si rendono conto come una verità sia chiaramente insegnata nella Parola, quand'anche essa si opponesse alla loro ragione ed inclinazioni, essi si inchinano di fronte ad essa, implicitamente la accolgono e lo farebbero anche se fossero l'uniche persone al mondo a credervi. Molto diverso è per la persona non rigenerata. Come dichiara l'Apostolo:

"Costoro sono del mondo; perciò parlano come chi è del mondo e il mondo li ascolta. Noi siamo da Dio; chi conosce Dio ascolta noi, chi non è da Dio non ci ascolta. Da questo conosciamo lo spirito della verità e lo spirito dell'errore" (1 Giovanni 4:5-6).

Non c'è nulla che maggiormente divida le pecore dalle capre che una fedele esposizione di questa dottrina. Se un servitore di Dio accoglie un qualche nuovo incarico e desidera accertarsi chi fra il suo popolo desideri il puro latte della Parola e chi preferisca i surrogati del Diavolo, provi a iniziare una serie di sermoni su questo argomento. Esso si rivelerà ben presto il mezzo per separare "ciò che è prezioso da ciò che è vile" (Geremia 15:19). Era stato così nell'esperienza stessa del divino Predicatore, quando Cristo annuncia: "Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è dato dal Padre». Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui" (Giovanni 6:65-66)!

Certo è vero che non tutti coloro che ricevono intellettualmente il "Calvinismo" come una filosofia o teologia danno evidenze (nella loro vita quotidiana) di essere rigenerati. Eppure è ugualmente vero che coloro che continuano a cavillare e persistentemente rifiutano ogni parte della verità, non hanno titolo ad essere considerati cristiani.

E' una dottrina trascurata. Sebbene essa occupi un posto così prominente nella Parola di Dio, oggi essa è poco predicata ed ancor meno compresa. Naturalmente, non ci si aspetta che "gli alti critici" e i loro ciechi inganni predichino ciò che porta a considerare così poco l'essere umano, ma persino fra coloro che intendono essere considerati "ortodossi" ed "evangelici" sono scarsi coloro che sono disposti a dare a questa grande verità il posto che le si conviene dai loro pulpiti o scritti. In alcuni casi questo è dovuto all'ignoranza. Non essendo stati istruiti adeguatamente nelle scuole teologiche che hanno frequentato, e certamente non nelle "scuole bibliche", essi non hanno mai percepito quanto questa dottrina sia importante e preziosa. In troppi casi è loro desiderio acquisire popolarità ed accoglienza generalizzata, compiacere il loro uditorio. Evitano così qualunque cosa possa essere "controversa". In ogni caso, né ignoranza, né pregiudizio, né avversione ci consente di tacere su questa dottrina o minimizzare la sua importanza.

Per concludere queste osservazioni preliminari, rileviamo come questa beata dottrina debba essere maneggiata con rispetto. Non è un argomento sul quale si possa speculare o trattare come un gioco intellettuale. Bisogna accostarsi ad essa in spirito reverenziale e devoto. Bisogna trattarla sobriamente. "Quando sei ingaggiato in una disputa, in una giusta contesa per difendere la verità di Dio dall'eresia e dalla distorsione, guarda nel tuo cuore e metti una guardia di fronte alle tue labbra, fa' attenzione a che il tuo zelo non inneschi un incendio incontrollato" (Edward Reynolds, 1645).

In ogni caso, non bisogna in alcun modo compromettere questa dottrina, ma bisogna trattarla in modo piano e chiaro, senza timore di perdere il favore dell'uomo, lasciando con fiducia tutti i "risultati" nelle mani di Dio. Che Dio mi conceda di scrivere in modo da compiacergli, e tu che leggi di accogliere tutto ciò che procede da Lui.