Letteratura/Elezione/02

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Indice generale

La dottrina dell'Elezione (A. W. Pink)

Prefazione - Introduzione - 01 - 02 - 03 - 04 - 05 - 06 - 07 - 08 - 09 - 10 - 11

2. L'Eletto per eccellenza


I decreti di Dio, il suo proposito eterno, gli imperscrutabili consigli della Sua volontà, sono indubbiamente per noi "profondità oceaniche". Eppure questo sappiamo, che, dall'inizio alla fine, essi sono connessi strettamente con Cristo, perché Egli è l'alfa e l'omega in tutte le transazioni del Patto. Spurgeon lo esprime in modo eccellente:

"Cercate la fonte celeste dalla quale fluiscono i divini torrenti della grazia e voi troverete Gesù Cristo, la sorgente dell'amore del Patto. Se mai dovreste vedere il documento stesso del patto, se vi fosse permesso nella condizione futura di vedere l'intero piano di redenzione così com'è stato progettato nelle dimore dell'eternità, vedrete la linea rosso sangue del sacrificio di espiazione tracciata attraverso il margine di ciascuna pagina, e voi vedreste come dall'inizio alla fine solo un oggetto sia sempre in vista - la gloria del Figlio di Dio".

E' quindi parecchio strano come molti che pure riconoscono nell'elezione il fondamento della salvezza sembrino ignorare il glorioso Capo dell'elezione, Colui nel quale tutti gli eletti sono stati scelti e dal quale ricevono ogni benedizione.

"Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo. In lui ci ha eletti prima della creazione del mondo perché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui" (Efesini 1:3-4).

Dato che siamo stati eletti in Cristo, è evidente come noi si sia stati eletti al di fuori di noi stessi; e dato che siamo stati scelti in Cristo, ne consegue necessariamente come Egli sia stato scelto prima di esserlo stati noi. E' questo il chiaro presupposto del versetto precedente, laddove il Padre è espressamente designato come "il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo". Ora, secondo l'analogia della Scrittura (cioè, quando di Lui è detto che Egli è "il Dio" di qualcuno), Dio era "il Dio" di Cristo.

In primo luogo, perché Egli L'ha scelto in funzione di quella grazia ed unione. Cristo come uomo era un predestinato tanto quanto noi eravamo scelti, e così Dio dev'essere il Suo Dio in virtù della predestinazione e della libera grazia.

In secondo luogo, perché il Padre ha stipulato un patto con Lui (Isaia 42:6). A causa del patto stipulato con loro, Egli è stato conosciuto come: "Il Dio di Abraamo, Isacco e Giacobbe". E' così che a causa del patto stipulato con Cristo che Egli è diventato "il Suo Dio".

In terzo luogo, perché Dio è l'autore della benedizione eterna di cui Cristo è stato fatto oggetto (Salmo 45:2,7).

"In lui ci ha eletti" significa quindi che nell'elezione Cristo è stato reso il Capo degli eletti. "Dal seno dell'elezione Egli, il Capo, è uscito per primo e poi siamo usciti noi, le membra" (Thomas Goodwin), fatto, questo, illustrato da ogni nascita normale.

In ogni cosa Cristo deve avere "la preminenza", e quindi Egli è "il primogenito fra molti fratelli". Cristo è stato scelto per primo, ma nell'ordine di tempo noi siamo stati eletti con Lui. Noi non siamo stati eletti indipendentemente da Cristo, ma in Cristo. Questo denota tre cose.

In primo luogo, noi siamo stati scelti in Cristo come membra del Suo corpo,

In secondo luogo, noi siamo stati scelti in Lui in quanto Egli è il modello rispetto al quale dobbiamo conformarci.

In terzo luogo, noi siamo stati eletti in Lui come obiettivo finale, vale a dire: per la gloria di Cristo, per essere la Sua "pienezza" (Efesini 1:23).

"Ecco il mio servo, io lo sosterrò; il mio eletto di cui mi compiaccio" (Isaia 42:1): che questo brano si riferisca a nessun altro che al Signore Gesù Cristo, è inconfutabilmente chiaro perché lo Spirito Santo cita questo testo in Matteo 12:15-21. E' qui che troviamo l'Eletto per eccellenza: nella sua prima e più alta istanza l'elezione riguarda il Signore Gesù. La Scrittura ne parla e la applica come la Sua elezione. E' stata volontà dell'eterna Trinità quella di eleggere e predestinare la seconda Persona affinché Egli assumesse l'essere e l'esistenza di una creatura, affinché nascesse come il Dio-uomo, "il primogenito di ogni creatura" (Colossesi 1:15). Egli era il soggetto dei decreti divini e l'oggetto immediato e principale dell'amore dei co-essenziali Tre. Come il Padre ha vita in Sé stesso, così Egli ha dato al Figlio (considerato come Dio-uomo) di avere la vita in Sé stesso (Giovanni 5:26), di essere fonte della vita, della grazia e della gloria, per essere donato alla Sua amata Sposa, che ha ricevuto l'essere ed il benessere dalla libera grazia e dall'amore eterno di Jahvè.

Quando Dio si è proposto di creare, fra tutte le miriadi di creature, sia angeliche che umane scaturite dalla Sua mente, da essere portate in esistenza tramite Lui, l'uomo Gesù Cristo è stato scelto fra di loro e destinato ad essere unito con la Seconda Persona della santa Trinità, e così santificato e stabilito. Quest'atto originale e altissimo di elezione è avvenuto per pura sovranità e stupefacente grazia. Le schiere celesti sono state scartate e la determinazione è caduta sul seme della donna. Da tutti gli innumerevoli semi che erano stati creati in Adamo, è stata scelta la linea di Abraamo, poi di Isacco, e poi di Giacobbe. Delle dodici tribù che sarebbero scaturite da Giacobbe, è stata scelta quella di Giuda. Dio non ha eletto un angelo per essere unito con Suo Figlio, ma "ho innalzato un eletto fra il popolo" (Salmo 89:19). Che diranno quelli ai quali tanto non piace la verità che gli eredi del Cielo sono eletti. quando apprenderanno che Gesù Cristo stesso è il soggetto dell'elezione eterna?

[N.d.T. - Sant'Agostino lo spiega pure in "[file:///C:/Users/paolo/OneDrive/riforma-vecchio/mainSpace/Elezione_2_1.html La predestinazione dei santi]"].

"Jahvè è la causa prima ed il fine ultimo di ogni cosa. La Sua essenza ed esistenza sono di Lui e da Lui, il solo che possiede l'immortalità e che abita una luce inaccessibile; che nessun uomo ha visto né può vedere. Attraverso una vasta eternità, gli eterni Tre hanno goduto illimitata ed incomprensibile beatitudine nella contemplazione di quelle perfezioni essenziali che appartengono al Padre, al Figlio ed allo Spirito Santo, l'eterno Jahvè: il quale è la Sua propria eternità, e non può ricevere alcuna aggiunta alla Sua felicità essenziale o gloria da parte di una o tutte le Sue creature. Egli è esaltato al di sopra di ogni benedizione e lode. L'intera creazione davanti a Lui, e com'è vista da Lui, è meno che nulla e vanità. Qualcuno vorrebbe essere curioso ed investigare che cosa mai Dio facesse prima di aver disteso i cieli e posto le fondamenta della terra? La risposta è la beata, co-uguale e co-essenziale Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, condividevano l'essere, erano in società ed erano essenzialmente beati in quell'eterna vita divina, nell'interesse reciproco o proprietà che hanno l'uno nell'altro, in mutuo amore e delizia - come pure nel possedere una gloria comune.

Dato però che è nella natura stessa della bontà quello di comunicare sé stessa, così è piaciuto all'eterna Trinità di procedere in atti di creazione. La Trinità, eternamente benedetta, alla quale nulla può essere aggiunto o sottratto, sorgente e fonte di quella beatitudine essenziale che sorge dalle immense perfezioni nella natura infinita in cui essi esistono, nell'amore reciproco che essi hanno uno per l'altro - e del loro reciproco dialogo - si sono compiaciuti di rallegrarsi della comunione e società con la creatura. Il Padre eterno ha predestinato il Suo Figlio co-essenziale nel prendere essere ed esistenza di creatura, e dall'eternità Egli si è vestito della forma ed ha portato la personalità del Dio-uomo. La creazione di tutte le cose è attribuita nella Scrittura alla sovranità divina:

«Tu sei degno, o Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria, l'onore e la potenza: perché tu hai creato tutte le cose, e per tua volontà furono create ed esistono» (Apocalisse 4:11).

Non c'è nulla fuori da Dio che possa muoverlo o motivarlo: Sua regola è la Sua volontà, Suo fine ultimo è la Sua gloria, "Perché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui sia la gloria in eterno. Amen" (Romani 11:36).

Dio, nel Suo fattivo creare ogni cosa, è il fine d'ogni cosa: "L'Eterno ha fatto ogni cosa per se stesso" (Proverbi 16:4 ND) e la sovranità di Dio sorge naturalmente dal rapporto che ogni cosa ha con Lui come loro Creatore, dalla loro naturale inseparabilità e dipendenza da Lui per quanto riguarda il loro essere e benessere. Egli ha l'essere di ogni cosa nella Sua propria volontà e potenza e dipende dal Suo beneplacito se impartirla loro oppure no.

"A Dio sono note da sempre tutte le opere sue" (Atti 15:18 ND).

"Nella Sua infinita intelligenza Dio comprende e coglie ogni cosa. Proprio come Egli ha un'essenza incomprensibile, rispetto alla quale la nostra non è che una goccia in un secchio, così Egli ha una conoscenza incomprensibile, rispetto alla quale la nostra non è che un granello di polvere. Il suo decreto e prospettiva originale nella creazione del cielo e della terra, degli angeli e degli esseri umani, era la Sua propria gloria, così ciò che vi dà fondamento ed è la base che lo sostiene è il disegno di Jahvè di esaltare Suo Figlio come il Dio-uomo: Egli è il fondamento e pietra angolare dell'intera creazione di Dio. Dio non avrebbe mai proceduto negli atti della Creazione se la seconda Persona della Trinità non avesse accondisceso ad assumere la nostra natura e diventare una creatura. Sebbene questo sia avvenuto solo dopo la Caduta, il decreto che Lo riguarda risale a prima della Caduta. Gesù Cristo, il compagno del Signore degli eserciti, è stato il primo di tutte le vie di Dio" (S. E. Pierce).

Non c'è nessun altro luogo in cui la sovranità di Dio meglio risalti che nei Suoi atti di elezione e di riprovazione, avvenuti nell'eternità e dei quali nulla nella creatura stessa ne è causa. L'atto per il quale Dio sceglie il Suo popolo in Cristo, è avvenuto prima della fondazione del mondo. Non è dipeso dalla precognizione che Dio possiede, né trova la Sua causa motivante in opere meritorie. Esso è completamente per grazia ed è tutto per la Sua lode e gloria. In nessun'altra cosa la gloria di Jahvè è tanto manifesta. Senza dubbio la sua più alta espressione è stata la predestinazione della seconda Persona della Trinità a divenire il Dio-uomo. Che tutto questo sottostia al decreto di Dio è chiaro dalle stesse parole dell'Apostolo:

"....preconosciuto [qui parla di Cristo] prima della fondazione del mondo, ma manifestato negli ultimi tempi per voi" (1 Pietro 1:20).

Egli è descritto come: "pietra vivente, rifiutata dagli uomini, ma davanti a Dio scelta [eletta, ND] e preziosa" (1 Pietro 2:4). Questo prototipo dell'elezione, così poco conosciuto oggi, è di tale importanza trascendente che desideriamo soffermarci sopra ancora un poco per rilevare alcune fra le ragioni per le quali Dio si è compiaciuto di predestinare l'uomo Gesù Cristo affinché fosse personalmente unito con Suo Figlio.

Cristo è stato predestinato per scopi ancora più alti che salvare il Suo popolo dagli effetti della sua caduta in Adamo.

In primo luogo, Egli è stato scelto affinché in Lui Dio si rallegrasse molto ed infinitamente al di sopra di ogni altra creatura. Unito alla seconda Persona della Trinità, l'uomo Gesù Cristo è stato esaltato ad una stretta comunione con Dio. Il Signore degli eserciti parla di Lui come "l'uomo che mi è compagno" (Zaccaria 13:7) e "il mio eletto di cui mi compiaccio" (Isaia 42:1).

In secondo luogo, Cristo è stato scelto affinché Dio potesse osservare l'immagine di Sé stesso e di tutte le Sue perfezioni nella creatura, tanto che i Suoi tratti eccelsi siano visti in Cristo come in nessun altro: "Egli, che è splendore della sua gloria e impronta della sua essenza" (Ebrei 1:3). Della Persona del Cristo, infatti, si parla come del Dio-uomo.

In terzo luogo, attraverso l'unione dell'uomo Gesù Cristo con l'eterno Figlio di Dio, l'intera pienezza della Divinità doveva dimorare personalmente in Lui: "Egli è l'immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura ... Poiché al Padre piacque di far abitare in lui tutta la pienezza"

L'uomo Cristo Gesù, quindi, è stato scelto alla più alta unione e comunione con Dio stesso. In Lui l'amore e la grazia di Jahvè risplendono in tutta la loro superlativa gloria. Il Figlio di Dio ha dato sussistenza e personalità alla Sua natura umana tanto che il Figlio di Dio e la Sua natura umana non sono semplicemente una carne come l'uomo e la donna lo possono essere (la comunione più stretta che noi si possa avere), né un solo spirito (come nel caso di Cristo e della Chiesa, 1 Corinzi 6:17), ma una Persona. Per questo motivo, la natura di questa creatura è promossa alla comunione nella società della Santa Trinità. E' così che Dio non si comunica a Lui con misura, "Dio infatti non dà lo Spirito con misura" (Giovanni 3:34).

Discendendo ora ad un livello inferiore, l'uomo Cristo Gesù è stato anche scelto per essere Capo di un seme (una discendenza) eletta, gente scelta in Lui, gente alla quale è stata data una sussistenza super-creaturale e benedetta in Lui d'ogni benedizione spirituale.

Per poter essere amore, Dio ha bisogno di un oggetto di tale amore. Quest'oggetto deve avere un'esistenza prima che Egli eserciti verso di Lui il Suo amore. Egli non può, infatti, amare una non-entità. E' necessario quindi che il Dio uomo, e gli eletti in Lui, esistessero prima di ogni tempo nella mente divina come oggetti dell'amore eterno di Dio. In Cristo la Chiesa è stata scelta dall'eternità: l'uno il Capo, l'altra il Suo corpo; l'uno lo sposo, l'altra la sposa; l'uno scelto e stabilito per l'altra. Essi sono stati scelti assieme, eppure Cristo è primo nell'ordine dei decreti di Dio. Come dunque Cristo e la Chiesa esistevano nella volontà, pensiero e proposito di Dio Padre fin dall'inizio, così Egli poteva amarli ed in loro rallegrarsi. Così come dichiara il Dio-uomo:

"...io in loro e tu in me; affinché siano perfetti nell'unità, e affinché il mondo conosca che tu mi hai mandato, e che li ami come hai amato me. Padre, io voglio che dove sono io, siano con me anche quelli che tu mi hai dati, affinché vedano la mia gloria che tu mi hai data; poiché mi hai amato prima della fondazione del mondo" (Giovanni 17:23-24).

Il Figlio di Dio, essendo predestinato prima di ogni tempo ad essere Dio-uomo, era segretamente consacrato e stabilito tale e la Sua natura umana già aveva una sussistenza di fronte a Dio nell'ambito di un patto. In conseguenza di questo, Egli già in cielo era il Figlio dell'uomo prima di diventare Figlio dell'uomo sulla terra. Egli era Figlio dell'uomo segretamente di fronte a Dio prima di diventare Figlio dell'uomo apertamente ed in modo manifesto in questo mondo. E' per questo che il Salmista esclama: "Sia la tua mano sull'uomo della tua destra, sul figlio dell'uomo che hai reso forte per te" (Salmo 80:17).

E' pure per questo che Cristo stesso dichiara: "E che sarebbe se vedeste il Figlio dell'uomo ascendere dov'era prima?" (Giovanni 6:62).

"Dio, nella Sua eterna ed infinita bontà d'amore, proponendosi che Cristo diventasse una creatura e comunicasse con le Sue creature, decretò che nel Suo eterno consiglio quella Persona della Trinità fosse unita alla nostra natura e ad una particolare delle Sue creature, affinché nella Persona del Mediatore potesse essere fissata la vera scala della salvezza attraverso la quale Dio potesse discendere fra le Sue creature e le creature ascendere a Lui" (Francesco Bacone).

"Cristo fu prima eletto come Capo e Mediatore, cioè la pietra angolare per sostenere l'intero edificio. L'atto dell'elezione del Padre in Cristo, infatti, presuppone che prima Lui sia scelto per quest'opera di mediazione e per essere Capo della parte eletta del mondo. Dopo questa elezione di Cristo, altri furono predestinati ad essere conformi alla Sua immagine (Romani 8:29), cioè a Cristo come Mediatore, e prendendo natura umana, non semplicemente a Cristo considerato come Dio. Di questa conformità, essendo specialmente intesa nell'elezione, nei propositi del Padre, Cristo era il primo esemplare e copia di esso. Una punta del compasso della grazia stava in Cristo come suo centro, mentre l'altro ruotava sulla circonferenza. Il compasso, dunque, puntava qui e là tracciando, per così dire, una linea fra ognuno di quei punti e Cristo. Il Padre, quindi, essendo causa prima dell'elezione di alcuni dalla massa dell'umanità, fu la causa prima dell'elezione di Cristo e questo per portarli al godimento di ciò per il quale erano stati eletti. E' forse allora verosimile che Dio, nel fondare un regno eterno, debba consultarne i membri prima di farlo col Capo? Il primo nome registrato nel libro dell'Elezione è stato Cristo, poi vi sono stati apposti gli altri nomi. Per questo esso è chiamato: "Il libro dell'Agnello" (Stephen Charnock).

Il brano della Scrittura che maggiormente entra in ciò che qui stiamo esaminando, è Proverbi 8, capitolo che ora considereremo sommariamente. Vi sono molti brani in quel libro dove il termine "sapienza" è molto di più che un'eccellenza morale, qualcosa che si potrebbe considerare in modo persino più grande di come generalmente viene intesa, cioè la personificazione di un attributo divino. In non pochi brani (1:20-21, per esempio), il testo fa riferimento a Cristo, del quale uno dei titoli che Gli sono attribuiti è "la sapienza di Dio" (1 Corinzi 1:24). E' così che bisogna considerare, infatti, quanto espresso dal capitolo 8 di Proverbi.

Che qui stia parlando una persona è chiaro dal versetto 17, e che si tratti di una persona divina . appare dal versetto 15. Non si tratta, però, di una persona astratta, ma del Dio-uomo. Questo è evidente da che cosa qui si afferma di Lui

"Il SIGNORE mi ebbe con sé al principio dei suoi atti, prima di fare alcuna delle sue opere più antiche" (v. 22). Chi qui sta parlando è Cristo stesso, l'unico Mediatore fra il Creatore e le Sue creature. Le parole: "Il SIGNORE mi ebbe con sé al principio dei suoi atti" tende a nascondere che cosa vi si afferma, Nel testo ebraico originale non c'è alcun prefisso, nulla che autorizzi la traduzione ad anteporre "al" mentre la parola resa con "principio" significa il primo o capo. Si dovrebbe, perciò, tradurre: "Il Signore mi ebbe, principio dei Suoi atti, prima di fare alcuna delle Sue opere più antiche". Cristo era "il primogenito" di tutti i pensieri e progetti di Dio, e di Lui Egli si rallegrava molto tempo prima che l'universo stesso venisse all'esistenza.

"Fui stabilita fin dall'eternità, dal principio, prima che la terra fosse" (v. 23). "Il nostro Redentore è nato dal ventre di un decreto dall'eternità, prima ancora che nascesse dal ventre di una vergine nel tempo. Egli era nascosto nella volontà di Dio prima di essere manifestato nella carne di un Redentore. Egli era l'agnello immolato in un decreto prima ancora di essere immolato sulla croce. Dio l'aveva con Sé sin dall'inizio, l'inizio dei Suoi atti, il Capo delle Sue opere, e stabilito dall'eternità per essere la Sua gioia tra i figli degli uomini" (Proverbi 8:22,23,31). (S. Charnock).

"Fui generata quando non c'erano ancora abissi, quando ancora non c'erano sorgenti rigurgitanti d'acqua. Fui generata prima che i monti fossero fondati, prima che esistessero le colline" (vv. 24-25). Ci si riferisce qui al Cristo come a Colui che è stato "generato" nella mente di Dio, predestinato all'esistenza creaturale prima che il mondo stesso fosse fondato. La prima delle intenzioni di Dio aveva a che fare con la futura unione fra Suo Figlio e l'uomo Cristo Gesù. Il Mediatore divenne così il fondamento di tutti i divini consigli (vedi Efesini 4:11 e 1:9-10. Come tale Jahvè trino "l'aveva con Sé" come uno scrigno nel quale sono posti tutti i Suoi disegni. Egli fu "stabilito" o consacrato (v. 23) nel Suo carattere ufficiale come Mediatore e Capo della Chiesa. In quanto Dio-uomo aveva un'effettiva influenza in quanto Esecutore, su tutte le opere e volontà di Dio.

"Io ero presso di lui come un artefice; ero sempre esuberante di gioia giorno dopo giorno, mi rallegravo in ogni tempo in sua presenza" (v. 30). Non si tratta del compiacimento del Padre nel Figlio in senso assoluto come seconda Persona della Trinità, ma della Sua soddisfazione e gioia nel Mediatore come Egli Lo vedeva nello specchio dei Suoi decreti. Di Lui come del Figlio fattosi carne il Padre dice: "Questo è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto" (Matteo 3:17). Era con il predestinato Dio-uomo, che prima aveva sussistenza reale nella mente divina, Colui del quale Egli si rallegrava prima che il mondo esistesse. Nei Suoi eterni pensieri e concezioni primordiali. l'uomo che era Suo compagno divenne l'Oggetto dell'ineffabile amore e compiacimento di Dio. Era molto di più, da parte di Jahvè, di un semplice proporsi che il Figlio dovesse assumere carne. Fu il Suo decreto a dare a Cristo sussistenza reale di fronte a Lui e come tale impartiva al Suo cuore infinita soddisfazione.

Questo beato aspetto del nostro argomento è poco compreso oggi, ma lo riteniamo di grande importanza tanto da fare su di esso ulteriori osservazioni. Cristo è il primogenito o capo dell'elezione di grazia. Egli è stato prefigurato al principio delle opere di Dio. Di fatto. la creazione del mondo e la formazione del primo essere umano erano finalizzati a far conoscere Cristo. Com'è detto in Romani 5:14: "...Adamo, ...è figura di colui che doveva venire". Come l'Eletto di Dio, nella creazione, formazione e costituzione come capo federale dell'umanità, Adamo era un rimarchevole tipo di Cristo.

Questo concetto deve essere ulteriormente spiegato. Per farlo dobbiamo necessariamente ripetere ciò che già avevo scritto nel mio saggio Unione spirituale e comunione, ma è inevitabile.

C'è un certo tipo di persone che di solito disprezzano ogni dottrina e alle quali è particolarmente invisa quella sulla sovranità assoluta di Dio, che spesso ci esortano a "predicare Cristo". Abbiamo però da lungo osservato come esse non predicano mai Cristo nel Suo carattere ufficiale più elevato, quello di Capo federale del popolo di Dio. Essi non dicono neanche una parola su di Lui come dell'Eletto di Dio, del quale Egli si rallegra in ogni tempo. Predicare Cristo è, infatti, un compito molto più comprensivo di quanto molti suppongano, né può essere fatto in modo intelligente fintanto che non si cominci dall'inizio e si mostri come l'uomo Cristo Gesù sia stato eternamente predestinato ad essere unito alla seconda Persona della Trinità. "Ho innalzato un eletto fra il popolo" (Salmo 89:19). Questo innalzamento è cominciato con l'elevazione dell'umanità di Cristo all'unione personale con la Parola eterna - che onore unico! Le parole stesse: "Scelti in Cristo" implicano necessariamente che Egli sia stato scelto per primo, come il terreno sul quale noi stessi siamo stati piantati. Quando Dio sceglie Cristo, Egli non li fa come se fosse una persona singola, privata, ma come "persona pubblica", come Capo del Suo Corpo, essendo noi stati scelti in Lui come Sue membra. Dio poteva fare un patto con Cristo a nome nostro proprio perché ci è stato dato allora una sussistenza rappresentativa di fronte a Dio. Che Egli di fatto abbia stabilito un patto eterno con Cristo come Capo dell'elezione di grazia, è chiaro dal testo: "Io ho fatto un patto con il mio eletto; ho fatto questo giuramento a Davide, mio servo" (Salmo 89:3). Questo patto è adombrato in quello che Egli ha stabilito nel tempo con Colui che era tipicamente: "l'uomo secondo il cuore di Dio", perché Davide veramente prefigurava Cristo quando Dio aveva fatto un patto con lui, così come aveva fatto Giuseppe quando aveva fornito cibo ai suoi fratelli bisognosi, o come quando Mosè aveva condotto gli Ebrei fuori dalla casa di schiavitù.

Che, dunque, coloro che desiderano predicare Cristo, facciano in modo che Egli abbia la preminenza in ogni cosa - elezione inclusa! Che essi apprendano a dare a Gesù di Nazareth il massimo onore, quello stesso che il Padre Gli ha dato. E' infatti un onore superlativo che Cristo sia il canale attraverso il quale fluisce verso di noi tutta la grazia e la gloria che abbiamo o avremo, così come era stato stabilito fin dall'inizio.

Come insegna chiaramente Romani 8:29, è in connessione con l'elezione che Dio ha stabilito il Suo amato Figlio "affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli". Cristo è stato stabilito come il capolavoro della divina sapienza, il grande prototipo rispetto al quale noi siamo chiamati ad essere copia e modello. Cristo è il primo e l'ultimo di tutti i pensieri, volontà e vie di Dio.

L'universo non è che il teatro e questo mondo è il palcoscenico principale sul quale il Signore Iddio si compiace di rappresentare la più grande delle Sue opere. La creazione di Adamo era una prefigurazione di un Adamo migliore destinato ad avere universale signoria su tutte le creature di Dio e la cui gloria doveva brillare visibilmente tutt'attraverso il creato in ogni sua parte. Non appena il mondo, come una casa completata ed arredata di tutto punto è pronto, l'essere umano vi è introdotto affinché lo abiti. Prima d'essere creato, però, vediamo come torni a riunirsi la consulta dei Tre: "Facciamo l'uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza" (Genesi 1:26). L'essere umano è destinato ad essere "copia" di Cristo, il Dio-uomo, che dall'eternità oggetto è soggetto dei disegni della Trinità. Adamo, creato e fatto secondo l'immagine di Dio in ogni giustizia e santità, era il prodotto del calco di Cristo, "....l'immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura" (Colossesi 1:15).

La formazione del corpo di Adamo, plasmato direttamente come dalle mani di Dio, dall'argilla della terra, era figura ed ombra del Figlio di Dio che assume natura umana. La Sua umanità è formata in modo immediato dallo Spirito Santo nel seno di una vergine così come il corpo di Adamo è prodotto dalla terra vergine.

L'unione fra anima e corpo, in Adamo, pure riflette il più profondo e grande di tutti i misteri: l'unione ipostatica della nostra natura nella persona di Cristo. Il Credo atanasiano lo esprime giustamente con queste parole: "Come infatti anima ra­zionale e carne sono un solo uomo, così Dio e uomo sono un solo Cristo" (35). Di più, così come la perfezione della persona di Adamo comprendeva la perfezione d'ogni creatura ed era fatto in modo tale da saper apprezzare ed impartire ogni consolazione e piacere, così la gloria dell'umanità di Cristo eccelle quella di ogni creatura, persino quella degli angeli stessi. Se esaminiamo e consideriamo con attenzione la persona e la posizione del primo Adamo, meglio potremmo discernere quanto sia piena e conveniente Egli fosse figura dell'ultimo Adamo.

Come Adamo, posto nel paradiso, si era visto portare tutte le creature della terra di fronte a Lui affinché ne avesse dominio (Genesi 1:28), così, essendo coronato di onore e gloria mondana, pure in questo egli prefigurava Cristo, che ha signoria e dominio universale su tutti i mondi, esseri e cose, come può essere visto nel Salmo 8 che in Ebrei 2:9 è applicato al Salvatore. In quel testo, infatti, Gli è attribuita sovranità su tutte le creature, magnificato dalla terra, dai cieli, dalla luna e dalle stelle. Sebbene, infatti, per un poco Egli, nella Sua umiliazione, era stato reso inferiore agli angeli, Egli lo è nella Sua esaltazione. Egli è coronato Re dei re e Signore dei signori. Inoltre, sebbene il Dio-uomo, "il compagno del Signore degli eserciti", prima della Sua esaltazione, era passato per un periodo di degradazione, la Sua glorificazione era stata stabilita già da prima che il mondo fosse creato. "io dispongo che vi sia dato un regno, come il Padre mio ha disposto che fosse dato a me" (Luca 22:29); "E ci ha comandato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è colui che è stato da Dio costituito giudice dei vivi e dei morti" (Atti 10:42).

Che Cristo avesse sia una precedenza che una presidenza nell'elezione era pure adombrato in altri aspetti della primitiva esperienza di Adamo. Leggiamo infatti: "L'uomo diede dei nomi a tutto il bestiame, agli uccelli del cielo e ad ogni animale dei campi; ma per l'uomo non si trovò un aiuto che fosse adatto a lui" (Genesi 2:20). Notate l'accuratezza perfetta di questa tipologia: quando Dio crea Adamo, Egli pure crea Eva in lui e, nel benedire Adamo (Genesi 1:28) Dio benedice tutta l'umanità in lui. Allo stesso modo, quando Dio elegge Cristo, il Suo popolo viene eletto in Lui (Efesini 1:4). Essi, quindi, avevano un essere ed una sussistenza virtuale in Lui da ogni eternità. E' per questo che Cristo è chiamato: *Padre eterno" (Isaia 9:5; cfr. Ebrei 2:13). Benedicendo Cristo, Dio così in Lui benedice gli eletti con Lui (Efesini 1:3; 2:5).

Sebbene Adamo fosse uscito "molto buono" dalle mani del suo Fattore e gli fosse dato dominio su tutte le creature della terra, leggiamo che: "per l'uomo non si trovò un aiuto che fosse adatto a lui" (Genesi 2:20). Di conseguenza, Dio gli provvede un partner adatto. "E il Signore Iddio fabbricò una donna della costa che egli avea tolta ad Adamo, e la menò ad Adamo" (v. 22 Diodati). Allo stesso modo, sebbene Cristo sia stato il principio degli atti di Dio, stabilito fin dall'eternità e di Lui il Padre si rallegrasse in ogni tempo (Proverbi 8:22,23,30), Dio non ritiene che Egli debba rimanere solo. Per questo Gli provvede una "sposa" che condivida con Lui le Sue grazie comunicabili, ricchezze e gloria, una "sposa" che, a tempo debito, sia il frutto del suo costato trafitto e Gli sia portata dalla grazia dello Spirito Santo.

Quando Dio dà forma ad Eva e la porta ad Adamo per realizzare un'unione nuziale, proprio lì è adombrato quell'altissimo mistero della grazia, di Dio Padre che presenta i Suoi eletti e li affida a Cristo: "Io ho manifestato il tuo nome agli uomini che tu mi hai dati dal mondo; erano tuoi e tu me li hai dati; ed essi hanno osservato la tua parola" (Giovanni 17:6). Pre-vedendoli attraverso lo specchio dei divini decreti, il Mediatore li ama e trova in loro la Sua gioia (Proverbi 8:31), li "fidanza" a Sé stesso, prendendo la Chiesa, come Gli è presentata da Dio come una dote prevista nelle stipulazioni stesse del Patto, un dono di Dio. Egli pure dice: "Questa, finalmente, è ossa delle mie ossa e carne della mia carne" (Genesi 2:23) e Cristo diventa eterno Sposo della Chiesa. Come Adamo ed Eva erano uno prima della Caduta, così Cristo e la Chiesa sono uniti nella mente di Dio prim'ancora che subentrasse il peccato.

Se dunque dobbiamo "predicare Cristo" nella Sua più alta ed ufficiale gloria, deve essere mostrato chiaramente come Egli non sia stato ordinato, nei Suoi propositi eterni, per la Chiesa, ma che la Chiesa è stata ordinata per Lui. Notate come lo Spirito Santo metta in particolare evidenza questo particolare punto della tipologia: "Poiché, quanto all'uomo, egli non deve coprirsi il capo, essendo immagine e gloria di Dio; ma la donna è la gloria dell'uomo; perché l'uomo non viene dalla donna, ma la donna dall'uomo; e l'uomo non fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo" (1 Corinzi 11:7-9). Come Adamo non era completo senza Eva, così neanche Cristo è "completo" senza la Chiesa. Essa, infatti, è la Sua "pienezza" o complemento. Essa è: "una splendida corona in mano al SIGNORE, un turbante regale nel palmo del tuo Dio" (Isaia 62:3). E' così che la Chiesa può essere detta necessaria per Cristo come un vaso vuoto che Egli riempie di grazia e di gloria. In essa Egli ripone tutta la Sua gioia e Lui sarà glorificato in essa e per essa tutta l'eternità. "Io ho dato loro la gloria che tu hai data a me, affinché siano uno come noi siamo uno" (Giovanni 17:22); "Poi venne uno dei sette angeli .... e mi parlò, dicendo: «Vieni e ti mostrerò la sposa, la moglie dell'Agnello». Egli mi trasportò in spirito su una grande e alta montagna, e mi mostrò la santa città, Gerusalemme, che scendeva dal cielo da presso Dio, con la gloria di Dio. Il suo splendore era simile a quello di una pietra preziosissima, come una pietra di diaspro cristallino" (Apocalisse 21:9-11).

Nel Suo carattere di "Eletto" di Dio, oltre ad Adamo Egli è prefigurato anche da altri personaggi. E' indubbiamente rimarchevole vedere come molti di coloro che erano eminenti prefigurazioni di Cristo fossero oggetto essi stessi di un'autentica elezione da parte di Dio, elezione per la quale erano stati scelti a svolgere una funzione particolare. Al riguardo di Mosè leggiamo: "...tuttavia Mosè, suo eletto, stette sulla breccia davanti a lui per impedire all'ira sua di distruggerli" (Salmo 106:23). Di Aaronne è detto: "Nessuno si prende da sé quell'onore; ma lo prende quando sia chiamato da Dio, come nel caso di Aaronne" (Ebrei 5:4). Dei sacerdoti di Israele è riportato: "I sacerdoti, figli di Levi, si avvicineranno poiché il SIGNORE, il tuo Dio, li ha scelti per servirlo, per dare la benedizione nel nome del SIGNORE, e la loro parola deve decidere ogni controversia e ogni caso di lesione" (Deuteronomio 21:5). Al riguardo di Davide e della tribù dalla quale proveniva, è scritto: "Ripudiò la tenda di Giuseppe e non scelse la tribù di Efraim; ma elesse la tribù di Giuda, il monte Sion che egli amava ... Scelse Davide, suo servo, lo prese dagli ovili" (Salmi 78:67-68, 70). Ciascuno di questi casi adombra la grandiosa verità che l'uomo Cristo Gesù, fra tutte le creature, è stato scelto da Dio per occupare il grado più alto di gloria e di beatitudine.

"E nulla di impuro, né chi commetta abominazioni o falsità, vi entrerà; ma soltanto quelli che sono scritti nel libro della vita dell'Agnello" (Apocalisse 21:27). L'espressione "il libro della vita" è senza dubbio figurativa, perché lo Spirito Santo si compiace di rappresentare cose spirituali, celesti ed eterne (così come i benefici che ne conseguono) con diverse immagini e metafore, quelle che la nostra mente può meglio intendere ed il nostro cuore sentirne la realtà, così che noi si possa più prontamente riceverle. Eppure dobbiamo sapere questo: la similitudine or ora fatta per rappresentarcele alla nostra mente, non è che un'ombra, ma ciò che vi è adombrato ha significato e sostanza reale. Il sole nel firmamento è stato stabilito come emblema della natura di Cristo - essendo Lui per il mondo spirituale ciò che il sole è per quello naturale - eppure il sole non è che un'ombra e Cristo la reale sostanza. Per questo Cristo è chiamato "Sole di giustizia". Così quando Cristo è paragonato alla luce, Egli è "la vera luce" (Giovanni 1:9). Quando è paragonato ad una vite, Egli è "la vera vite" (Giovanni 15:1), quando al pane Egli è "il vero pane", il Pane della vita, il Pane di Dio disceso dal cielo (Giovanni 6). Che questo principio, dunque, rimanga bene in mente allorché ci imbattiamo nelle molte metafore applicate nella Scrittura al Redentore. Così qui, in Apocalisse 21:27, pur permettendo di considerare "il libro della vita" come un'espressione figurativa, siamo lungi dal non ammettere che in cielo vi sia la realtà stessa che è rappresentata attraverso di esso.

L'espressione "il libro della vita" ha le sue radici in Isaia 4:3, dove Dio fa riferimento al Suo resto fedele come: "Avverrà che i sopravvissuti di Sion e i superstiti di Gerusalemme saranno chiamati santi: chiunque, cioè, in Gerusalemme sarà iscritto tra i vivi", ed è questo che spiega il significato di tutte le espressioni similari. Dell'eterno atto di elezione da parte di Dio se ne parla come dello scrivere i nomi dei Suoi eletti nel Libro della vita. Questa figura suggerisce le cose seguenti:

In primo luogo, l'esatta conoscenza che Dio ha degli eletti, il modo come Egli si rammenta di loro, dell'amore che ha per loro e come di loro Egli si rallegri.

In secondo luogo, che la Sua elezione eterna riguarda persone particolari, i cui nomi sono registrati da Lui in modo definito.

In terzo luogo, per mostrare come essi siano assolutamente sicuri e protetti. Dato che, infatti, Dio ha scritto i loro nomi nel libro della vita, da esso non saranno mai cancellati ["Chi vince sarà dunque vestito di vesti bianche, e io non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma confesserò il suo nome davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli" (Apocalise 3:5)]. Quando i Settanta ritornano dal loro giro missionario, essi erano tutti eccitati perché avevano visto come i demoni fossero loro soggetti. Cristo, però, dice loro: "Tuttavia, non vi rallegrate perché gli spiriti vi sono sottoposti, ma rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli" (Luca 10:20; cfr. Filippesi 4:3; Ebrei 12:23). Questo mostra come l'elezione da parte di Dio a vita eterna sia di persone particolari - per nome - e quindi sicura ed immutabile.

Osserviamo ora in modo particolare come questo registro dell'elezione sia designato come "Il Libro della Vita dell'Agnello" e questo per almeno due ragioni:

In primo luogo, perché il primo nome che vi compare è quello dell'Agnello. Egli è il primo nome della lista perché Egli deve avere la preminenza, dopo di che seguono tutti gli altri nomi, quelli che Gli appartengono, il Suo popolo. Notate come il Suo Nome sia il primo ad essere registrato nel Nuovo Testamento: Matteo 1:1!

In secondo luogo, perché Cristo è la radice e i Suoi eletti sono i Suoi rami, cosicché essi ricevono la loro vita da Lui in quanto essi sono in Lui e sostenuti da Lui. E' scritto: "Quando Cristo, la vita nostra, sarà manifestato, allora anche voi sarete con lui manifestati in gloria" (Colossesi 3:4). Cristo è la nostra vita perché Egli è "il Principe della vita" (Atti 3:15). E' per questo che il divino registro nel quale sono elencati tutti i nomi dei membri di Cristo, è chiamato propriamente "il Libro della Vita dell'Agnello", perché essi sono interamente dipendenti da Lui per la loro vita.

In connessione, però, con la prima ragione, vorremmo presentare un'ulteriore osservazione. E' chiamato "il Libro della Vita dell'Agnello, perché il Suo è il primo nome che vi compare. Non si tratta questa di un'affermazione arbitraria: essa è chiaramente avallata dalla Bibbia: "Allora ho detto: "Ecco, vengo" (nel rotolo del libro è scritto di me) "per fare, o Dio, la tua volontà"»" (Ebrei 10:7). Chi parla qui è il Signore Gesù e, come spesso è il caso (tale è la pregnanza delle Sue Parole), in esso vi è un doppio riferimento. In primo luogo agli archivi degli eterni consigli di Dio, il rotolo dei Suoi decreti; in secondo luogo, alle Sacre Scritture, che ne sono la trascrizione parziale. Esattamente in questo stesso modo vi è un duplice significato nel termine "rotolo". Nel Salmo 40:7 senza dubbio "rotolo" (o volume) è il significato della parola ebraica ivi usata, ma in Ebrei 10:7, la parola greca certamente dovrebbe essere resa con "testa" [di fatti, in greco, è: ἐν κεφαλίδι βιβλίου γέγραπται περὶ ἐμοῦ, ("en kefalidi bibliou gegraptai peri emou" in testa al libro è scritto di me)]. "Kephalé" (testa) ricorre 76 volte nel Nuovo Testamento, ed è sempre reso con "testa" eccetto qui. Ebrei 10:7, meglio tradotto, dovrebbe essere: "In testa al libro è scritto di me".

Ecco dunque la prova della nostra affermazione. Il Libro della vita (il divino registro dell'elezione) è denominato "il Libro della Vita dell'Agnello perché il Suo nome è il primo che vi compare, e chi ha esaminato quel rotolo, dice, entrando nel mondo: "In testa al libro è scritto di me". Ulteriore riferimento a questo libro lo fa Cristo stesso in: "I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo
e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessuno d'essi era sorto ancora" (Salmo 139:16). Il Salmista qui si riferisce al suo corpo naturale, formatosi nel seno materno (v. 15) e poi si come oggetto dei decreti di Dio. Il riferimento più profondo, pero, è a Cristo, tipologicamente rappresentato in Davide, dei membri del Suo corpo mistico. "La sostanza della Chiesa, della quale doveva essere formata, era sotto gli occhi di Dio come proposta nel decreto dell'elezione" (John Owen).

Se un lettore ben esercitato si dovesse chiedere: come posso essere sicuro che il mio nome sia scritto nel Libro della Vita dell'Agnello? Potremmo brevemente rispondere così.

  • Primo, dal fatto che Dio ti ha insegnato a vedere e portato a sentire la tua interiore corruzione, la tua personale miseria, la tua orribile colpa, il tuo disperato bisogni del sacrificio dell'Agnello.
  • Secondo, dal farti considerare Cristo di prima importanza nei tuoi pensieri e stima, consapevole come Egli solo ti possa salvare.
  • Terzo, dal portarti a credere in Lui, a riposare in Lui l'intera tua anima, desiderando essere trovato in Lui, non con la tua propria giustizia, ma con la Sua.
  • Quarto, facendolo infinitamente prezioso per te, tanto che Egli sia tutto quello che tu desideri.
  • Quinto, dall'operare in te la determinazione a compiacergli ed a glorificarlo.