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Indice generale

Istituzioni della religione cristiana (Calvino)

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Metodo e disposizione, o argomento dell'intera opera

(da un'Epitome alle Istituzioni, di Gaspare Olivetano)

L'argomento trattato dall'autore di queste Istituzioni della Religione cristiana è duplice: il primo è la conoscenza di Dio che conduce alla beata immortalità, e l'altro (subordinato al primo) è la conoscenza di noi stessi. Con questo schema l'autore semplicemente adotta la disposizione degli argomenti del Credo apostolico, quel Credo con il quale tutti i cristiani hanno maggiore familiarità.

Ad imitazione delle quattro parti del Credo, le Istituzioni consistono: la prima parte riguarda Dio Padre, la seconda il Figlio, la terza lo Spirito Santo, e la quarta la Chiesa. E' utile che ora si proceda a spiegare separatamente ciascuna di queste parti.

I.

Il primo articolo del Credo apostolico riguarda Dio Padre, la creazione, preservazione e governo dell'universo, implicate nella Sua onnipotenza. Di conseguenza, il primo libro delle Istituzioni tratta della conoscenza di Dio, considerato come Creatore, Preservatore e Governatore del mondo e di ogni cosa in esso contenuta. Essa mostra sia in che cosa consista la vera conoscenza del Creatore, e quale sia il fine di questa conoscenza (capp. 1 e 2). Questo non lo si apprende a scuola, ma ciascuno lo ha imparato fin dal seno di sua madre (cap. 3). La depravazione umana, però, è tale che egli soffoca e corrompe questa conoscenza, in parte per ignoranza, in parte per malvagia intenzione. Per questo tramite essa egli o non glorifica Iddio come dovrebbe, o riesce a giungere alla felicità (cap. 4).

Questa conoscenza interiore gli sopraggiunge dall'esterno, cioè dalle creature in cui, come in uno specchio, possono essere contemplate le perfezioni di Dio. L'uomo, però, non si avvale in modo appropriato di questa conoscenza, per cui Dio si compiace di rivelare Sé stesso più intimamente, ai fini della salvezza, attraverso la parola scritta: le Sacre Scritture. Questo ci porta a considerare le Sacre Scritture, in cui Dio ha rivelato che non solo il Padre, ma accanto al Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, è il Creatore del cielo e della terra che, in conseguenza della nostra innata depravazione, siamo incapaci, o per nostra conoscenza innata naturale, o contemplando il magnifico creato, sia conoscere che glorificare.

Qui l'autore tratta della manifestazione di Dio nelle Scritture e, in connessione ad esso, dell'unica divina Essenza nelle tre Persone. Per evitare però che l'uomo accusasse Dio della propria volontaria cecità, l'autore mostra in quale condizione l'uomo fosse stato originalmente creato, introducendo dissertazioni sull'immagine di Dio, il libero arbitrio, e la giustizia originale. Dopo aver trattato così dell'argomento della creazione, della preservazione e del governo del mondo egli tratta negli ultimi tre capitoli, che contengono una discussione completa della dottrina della divina Provvidenza.

II.

In quanto l'uomo, peccando, si è pregiudicato i privilegi conferitigli alla creazione, deve essere fatto ricorso a Cristo. Per questo l'articolo seguente nel Credo è: "Credo in Gesù Cristo, Suo Figlio unigenito, ecc.". In modo simile il secondo libro delle Istituzioni tratta della conoscenza di Dio considerato come Redentore in Cristo e, mostrando all'uomo la sua caduta, lo conduce a Cristo, il Mediatore. Qui si considera l'argomento del peccato originale, e si mostra come l'uomo non abbia in sé stesso risorse che gli permettano di sfuggire alla propria colpevolezza e alla maledizione che grava su di lui. Al contrario, fintanto che egli non sia riconciliato e rinnovato, ogni cosa che da lui proceda non ha altra natura che il peccato. Questo argomento lo si considera fino al sesto capitolo. L'uomo, essendo così completamente in sé stesso disfatto, ed incapace di mettere in atto la sua propria cura pensando un buon pensiero o facendo ciò che è accettabile a Dio, deve cercare redenzione al di fuori da sé stesso, cioè in Cristo. Il fine per cui venne promulgata la legge, non era infatti assicurare a sé stesso degli adoratori, ma condurli a Cristo. Questo ci porta all'esposizione della Legge morale. Cristo era conosciuto agli israeliti sotto la Legge come l'autore della salvezza, ma è rivelato più pienamente sotto l'Evangelo, in cui Egli si manifestò al mondo. Da qui sorge la dottrina della somiglianza e della differenza fra i due Testamenti, l'Antico e il Nuovo, la Legge e l'Evangelo. Di questi temi ci si occupa fino al dodicesimo capitolo. Si mostra poi che, al fine di garantire una salvezza completa, era stato necessario che l'eterno Figlio di Dio dovesse farsi uomo ed assumere una vera natura umana. Si mostra pure in che modo queste due nature costituiscano un'unica persona. Al fine di acquistare una piena salvezza attraverso i propri meriti, ed applicarla efficacemente, Cristo fu stabilito nelle funzioni di Profeta, Sacerdote, e Re. Viene considerato il modo in cui Cristo attua queste funzioni e come di fatto Egli abbia compiuto l'opera della redenzione. Si fa a questo punto un'esposizione degli articoli riguardanti la morte di Cristo, la Sua risurrezione ed ascensione al cielo. In conclusione, si prova come si possa giustamente dire che Cristo abbia meritato per noi la grazia divina e la salvezza.

III.

Fintanto che Cristo è separato da noi, non potremo avere da Lui alcun beneficio. Dobbiamo perciò essere innestati in Lui come tralci nella vite. Per questo motivo il Credo, dopo aver trattato di Cristo, nel suo terzo articolo, dice: "Io credo nello Spirito Santo". Lo Spirito Santo è il vincolo d'unione che ci collega a Cristo. Allo stesso modo, il terzo libro dell'Istituzione tratta dello Spirito Santo che ci unisce a Cristo e, in connessione ad esso, della fede, attraverso la quale noi abbracciamo Cristo con un doppio beneficio, cioè, quella giustizia gratuita che Egli ci accredita e la rigenerazione, che Egli inizia in noi dandoci la grazia del ravvedimento. Al fine di mostrare quanto sia priva di valore una fede che non sia accompagnata dal desiderio del ravvedimento, l'autore, prima di procedere ad una piena esposizione della giustificazione, tratta in modo esteso, dal capitolo 3 al capitolo 10, del ravvedimento, ed il suo costante studio, un ravvedimento che, quando colto dalla fede, viene generato in noi dallo Spirito Santo. Il capitolo 11 tratta del beneficio primario e peculiare di Cristo quando Egli viene unito a noi dallo Spirito Santo, cioè della giustificazione. Questo argomento viene fatto continuare fino al capitolo 20, che tratta della preghiera, intesa come la mano stessa che si protende per ricevere le benedizioni che la fede conosce essere riservate per noi con Dio, secondo la parola della promessa. Dato però che lo Spirito Santo, che crea e preserva la nostra fede, non unisce a Cristo tutti gli uomini, il capitolo 21 tratta dell'elezione eterna di Dio, attraverso la quale noi, nei quali Egli non vede alcun bene che Egli stesso non abbia previamente concesso, ci unisce a Lui per mezzo della chiamata efficace dell'Evangelo. Questo argomento viene esteso fino al capitolo 25, che tratta della completa rigenerazione e felicità, cioè della risurrezione finale alla quale noi dobbiamo alzare gli occhi, dato che, riguardo alla sua fruizione, in questo mondo solo comincia la felicità dei pii. 

IV.

Dato che lo Spirito Santo non innesta tutti gli uomini in Cristo, o fornisce loro la fede, ma che coloro che così equipaggia non lo fa ordinariamente senza l'uso di strumenti, ma usa per questo scopo la predicazione dell'Evangelo e la dispensazione dei sacramenti, insieme all'esercizio di ogni tipo di disciplina, il Credo contiene il seguente articolo: "Io credo nella santa ed universale Chiesa". Esso cioè, parla di quella Chiesa che il Padre, per elezione gratuita, attraverso la morte di Suo Figlio, riconciliò per grazia a Sé stesso in Cristo, affinché, dotata di Spirito Santo, ed essendo innestata in Cristo, potesse avere comunione con Lui come proprio Capo. Da questo fluisce perpetua remissione dei peccato e pieno ristabilimento a vita eterna. È per questo motivo che pure della Chiesa si tratta nei primi 14 capitoli del quarto libro, che tratta poi dei mezzi che lo Spirito Santo usa per chiamarci efficacemente dalla morte spirituale e preserva la Chiesa, cioè il Battesimo e la Cena del Signore. Questi mezzi sono autenticamente lo scettro regale di Cristo, attraverso il quale, per l'efficacia del Suo spirito, inizia il Suo regno spirituale nella Chiesa, lo fa progredire giorno per giorno e, dopo questa vita, senza l'ausilio di mezzi, finalmente rende perfetta. Questo argomento viene fatto continuare fino al capitolo 20.

Infine, proprio perché i governi civili sono, in questa vita, ospitanti (hospitia) della Chiesa (sebbene il governo civile sia distinto dal regno spirituale di Cristo), l'autore mostra di quanta benedizione possano essere, benedizione che la Chiesa è tenuta a riconoscere generosamente, fintanto che non sarà sottratta da questo tabernacolo verso la eredità celeste, dove Dio sarà tutto in tutti. 

 

Questa è la disposizione delle Istituzioni, la quale può essere riassunta così: L'uomo, essendo stato originalmente creato retto, ma essendosi rovinato, non parzialmente, ma totalmente, trova l'intera sua salvezza fuori da sé stesso in Cristo, al quale essendo unito attraverso lo Spirito Santo donatogli senza alcuna previsione delle sue future opere, ne ottiene una duplice benedizione, cioè l'accreditamento (imputazione) di giustizia, che ci accompagna fino oltre la tomba, e l'inizio della santificazione, che giorno per giorno avanza fino a che sarà resa perfetta nel giorno della rigenerazione o risurrezione del corpo, e questo, affinché la grande misericordia di Dio possa essere celebrata nelle dimore eterne per tutta l'eternità.