Letteratura/Non dice forse/00

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Indice generale

Ma quel versetto non dice forse che... (di John Samson)

Capitoli: PREFAZIONE - 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 - 20

 

PREFAZIONE

di John Hendryx

Desidero raccomandare, a tutti i lettori che cerchino onestamente di considerare queste questioni, questo bel trattato in cui il past. Samson risponde attentamente alla maggior parte delle obiezioni più comuni che vengono fatte alla dottrina biblica dell'Elezione divina.

Conosco John da molti anni ora, ed ho avuto l'onore di lavorare accanto a lui nel nostro Bloghttp://www.reformationtheology.com/dall'ottobre del 2005. Sebbene noi non ci siamo mai incontrati di persona, io lo conosco come un uomo integro che prende cura particolare che ogni affermazione teologica sia radicata nelle Scritture e nel suo contesto appropriato. Per quanto persino John creda che le tradizioni possano essere buone, io sono stato testimone diretto dell'umiltà di John e la sua disponibilità a verificare le sue stesse persuasioni alla luce del testo della Scrittura.

Insieme ad ogni vero credente di ogni epoca, il past. Samson afferma che Dio comanda a tutti e dovunque di ravvedersi e di credere all'Evangelo, e che ogni persona che lo faccia sarà salvata. Cristo non fallisce mai di mantenere le Sue promesse e di accogliere tutti coloro che vengono a Lui. Egli pure afferma che tutti coloro che rispondono all'appello dell'Evangelo lo fanno perché lo desiderano. Per essere salvati dobbiamo tutti personalmente e volentieri confidare in Lui. Tutte queste affermazioni possono essere trovate fra le promesse della Bibbia. La stessa Bibbia, però, che afferma che tutti devono ravvedersi e credere in Gesù al fine di essere salvati, pure inequivocabilmente dichiara che tutti, proprio perché nascono asserviti al peccato, sono del tutto incapaci da sé stessi di ravvedersi e di credere.

Respingere o ricevere Gesù Cristo come Signore e Salvatore non è un atto passivo e non-morale, ma una scelta morale fatta con la nostra volontà. Noi scegliamo ciò che amiamo. Colui o colei che respinge Cristo deliberatamente, sceglie di dire "no" a Cristo, e "sì" al proprio io ed al peccato.

Allo stesso modo, chi accoglie Cristo dice di "sì" a Cristo e "no" al peccato ed al proprio io.

Giovanni 3:19-20 afferma che l'uomo naturale non viene alla luce perché ama le tenebre. Lasciati a sé stessi uomini e donne sempre sceglierebbero di rimanere nelle tenebre. Se uno crede a Cristo o lo respinge,dipende completamente dalla disposizione del suo cuore. Indipendentemente dall'opera sovrannaturale dello Spirito Santo,la Bibbia dice che la nostra disposizione naturale è ostile a Dioe non possiamo comprendere la verità spirituale (Romani 8:7; 1 Corinzi 2:14). Grazie a Dio, però, la nuova nascita o rigenerazione, è il modo in cui Dio lo Spirito Santo applica le benedizioni redentrici di Cristo, che ci impartiscono la vita spirituale atta e metterci in grado di fare ciò che dobbiamo fare (ravvederci e credere all'Evangelo) ma che non siamo in grado di fare (mentre siamo nella carne), a causa del nostro asservimento al peccato (Giovanni 6:63,65).

Chiare e semplici come ora ci appaiono le parole di Cristo a riguardo della Sua identità, è importante considerare come vi fosse un tempo quando persino i discepoli di Gesù (che avevano passato tre anni con Lui) non le comprendevano. Guardavano ma non vedevano, tendevano orecchi ma non udivano (Matteo 13:13). Essi non potevano comprendere che il Messia dovesse essere "strappato dalla terra dei viventi" (Isaia 53:8). Essi rifiutavano di ricevere l'insegnamento che il loro Rabbi avrebbe dovuto morire. Quando alla fine fu crocifisso, quindi, essi erano rimasti confusi e Lo avevano abbandonato disperdendosi. Sebbene Gesù avesse detto loro questo molte volte,non l'avevano mai interiorizzato come un fatto. Rispetto ad esso erano ciechi.

Vegliamo e preghiamo Dio contro un tale pregiudizio nel nostro proprio cuore. Facciamo attenzione ed evitiamo che tradizioni, nozioni preconcette e logica non assistita, prenda radice nel nostro cuore e ci renda ciechi rispetto a Gesù. Vi è solo un test per la verità: ciò che dice la Scrittura. Di fronte ad essa devono cadere tutti i pregiudizi che abbiamo in cuore.

Anche i discepoli che leggevano le Scritture, però, ancora non comprendevano. Quando finalmente comprendono, che cos'è che aveva fatto in loro tutta la differenza? In che modo finalmente erano giunti a comprendere chi era Gesù? In Matteo 16:13-17 Gesù fa ai Suoi discepoli la domanda più importante che avrebbe potuto essere loro posta: "Chi dice la gente che sia il Figlio dell'uomo?» Essi risposero: «Alcuni dicono Giovanni il battista; altri, Elia; altri, Geremia o uno dei profeti». Ed egli disse loro: «E voi, chi dite che io sia?» Simon Pietro rispose: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Gesù, replicando, disse: «Tu sei beato, Simone, figlio di Giona, perchénon la carne e il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli".

Notate quale sia la prima cosa che Gesù vuole che Pietro capisca quando fa la sua dichiarazione: si tratta di un mistero che non può essere veramente conosciuto dalla ragione umana, ma solo per rivelazione da parte di Dio attraverso l'opera dello Spirito Santo (1 Corinzi 12:3; Matteo 11:25-27). "Carne e sangue" si riferiscono semplicemente alle risorse naturali umane senza l'intervento dello Spirito Santo.

Lasciato a sé stesso con la sua depravazione naturale che lo acceca, Pietro non avrebbe mai compreso la verità, la bellezza e l'eccellenza di Cristo e la Sua vera identità. Lasciato a sé stesso, Simone non sarebbe stato affascinato da Gesù, il Figlio di Dio e Salvatore del mondo. Ma Dio stesso gli aveva rivelato questa verità dandogli "un nuovo cuore" (Ezechiele 36:26) attraverso il quale lo Spirito lo aveva sospinto a chiamare Dio ABBA, PADRE (Romani 8:14-17). È così che i suoi occhi si aprono per la prima volta e riconosce chi è veramente Gesù. Indipendentemente dallo Spirito di Dio non c'è comprensione delle verità spirituali (1 Corinzi 2:10-14), persino quando Lui stesso ti sta guardando in faccia. Potresti comprendere intellettualmente ciò che significano le parole, ma il cuore è così naturalmente pieno di pregiudizi contro Cristo che lo Spirito deve prima disarmare questa ostilità per poter vedere la verità che c'è in esse.

Indipendentemente da "un nuovo cuore", il problema della nostra condizione naturale è che siamo tutti spiritualmente ciechi (non semplicemente miopi). 2 Corinzi 4:3-4 dice:"Se il nostro vangelo è ancora velato, è velato per quelli che sono sulla via della perdizione, per gli increduli, ai quali il dio di questo mondo ha accecato le menti, affinché non risplenda loro la luce del vangelo della gloria di Cristo, che è l'immagine di Dio". È così che se Dio prima non apre i nostri occhi spirituali, noi non saremo mai in grado di riconoscere Gesù. Fintanto che Dio non interviene a sostituire i nostri occhi, noi siamo, come i discepoli, incapaci di riconoscere Cristo come realmente Egli è.

Nella carne noi andiamo ad ascoltare un predicatore, possiamo leggere la Bibbia, eppure, fintanto che Dio non rivela Sé stesso direttamente a noi, noi siamo morti rispetto alle verità spirituali (Efesini 2:1). Sebbene noi si possa leggere il testo non Lo riconosciamo, proprio come i discepoli sulla via di Emmaus, fintanto che Gesù stesso non apre i loro occhi. Ecco perché abbiamo bisogno che Dio intervenga per rimuovere la nostra cecità spirituale affinché possiamo vedere chiaramente ciò che altrimenti andrebbe oltre le nostre risorse naturali per comprendere.

Sembra che Gesù ritenga essenziale rammentare a Pietro questa verità come una verità della maggior importanza per continuare a seguire Pietro nel suo cammino spirituale.Sono molti nel nostro tempo, quelli che sono riluttanti a parlare ad un nuovo cristiano sulla sovranità di Dio nella salvezzaper paura che la vedano come una cosa "troppo dura" da accettare. Eppure, quando Pietro fa la sua prima confessione di fede in Cristo, Gesù la pone come prima di fronte ad ogni altra verità.

Questo avviene proprio perché Egli non vuole lasciare alcuno spazio a che Pietro attribuisca questa comprensione alla sua propria sapienza, prudenza, sano giudizio, o buon senso, non lasciando spazio alcuno ad un possibile vanto. Egli vuole, al contrario, rivolgere gli occhi di Pietro verso Dio come Autore della sua salvezza dall'eternità in Cristo (Efesini 1:3-5).La salvezza dal principio alla fine appartiene al Signore. Gesù non solo ci dona la Giustificazione quando veniamo a Lui con fede, ma ci vivifica quando, morti nel peccato, possiamo con certezza avere fede.

Posso già a questo punto udire qualcuno che esclama: "...ma non è giusto!".

Beh, possiamo tutti essere riconoscenti che Dio sia tanto "ingiusto". Se Dio operasse solo sulla base di ciò che è giusto, non vi sarebbe una sola persona viva che leggerebbe oggi queste parole, perché tutti ben avremmo meritato solo la Sua ira.

È proposito dell'autore rispondere a questo tipo di obiezioni alla dottrina biblica dell'Elezione. Come vedrete, le sue risposte sono tratte dal testo della Scrittura, non sono le sue idee o teorie. Egli ci rammenta che la Grazia ci è data gratuitamente e che essa non dipende da condizione alcuna che noi si debba assolvere. La Grazia non è la ricompensa della nostra fede, ma la sua stessa causa.

Ancora, io voglio raccomandarvi quest'eccellente opera del past. Samson sull'argomento della sovrana grazia di Dio. John è uno dei cristiani più appassionati che io conosca il cui primo obiettivo è quello di far conoscere Cristo. Quest'opera sulla dottrina dell'Elezione non ne è eccezione. In essa troverete che lo scopo dell'Elezione è quello di portare ogni gloria a Gesù Cristo nella nostra salvezza.

http://www.monergism.com, Gennaio 2012.