Letteratura/Non dice forse/15

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Ma quel versetto non dice forse che... (di John Samson)

Capitoli: PREFAZIONE - 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 - 20

 

CAPITOLO 15 - CHE DIRE DEI PERDUTI CHE CI STANNO PARTICOLARMENTE A CUORE?

Lasciate che affronti la questione raccontandovi un'esperienza dal lontano passato. Nel IV secolo vi era una donna cristiana molto devota di nome Monica. Era sposata ad un uomo di alto rango che però non condivideva la sua fede cristiana. Lui spesso si comportava in modo crudele verso di lei e la maltrattava. Monica ogni giorno andava in chiesa e pregava per la conversione del marito. Diverso tempo dopo, l'uomo di fatto diventa cristiano.

Ciononostante, il dolore e l'angoscia che suo marito le aveva causato era niente in confronto a quel che aveva sofferto per il loro figlio maggiore. Il suo cuore di mamma le si spezzava nel vedere che vita sconsiderata il figlio facesse. Egli non solo non condivideva la fede cristiana della madre, ma si era associato a gruppi anti-cristiani e faceva uso della sua mente acuta per trascinare altri sulla sua strada di perdizione. Viveva una vita del tutto immorale. Aveva avuto un'amante, ma l'aveva lasciata per un'altra e da essa aveva avuto un figlio, fuori dal matrimonio, di nome Adeodato. Monica non era personalmente in grado di convincere suo figlio della verità della fede cristiana, ma era determinata a non smettere di pregare fintanto che il figlio non fosse divenuto cristiano.

Questo era andato avanti per vent'anni e Monica persisteva a pregare per suo figlio, apparentemente senza risultato. Il figlio avrebbe scritto più tardi di questo dicendo che la madre piangeva la sua morte spirituale più di quanto una qualsiasi madre piangesse sul corpo morto di suo figlio. Lacerata nel suo spirito, Monica si era recata a raccontare della sua vicenda al noto vescovo di Milano Ambrogio. Dopo aver udito dell'angoscia della sua anima, Ambrogio le dice: "Torna a casa, e Dio ti benedica perché non è possibile che perisca il figlio di tali lacrime". Monica, così, accetta questa risposta come se avesse ricevuto una parola da Dio stesso.

Le preghiere di Monica all'improvviso sono esaudite. Un giorno, mentre il figlio era in giardino, profondamente affranto a causa dei suoi peccati, indubbiamente lo Spirito Santo stava operando in lui. Nei suoi scritti egli racconta quel che gli era avvenuto dopo. Ode improvvisamente la voce di un ragazzo o di una ragazza che proviene da una casa accanto e che insistentemente cantava la frase latina: "Tolle lege, tolle lege" che tradotta vuol dire: "Prendi e leggi, prendi e leggi".

Più tardi, nei suoi scritti, egli racconta: "Così parlavo e piangevo nell'amarezza sconfinata del mio cuore affranto. A un tratto dalla casa vicina mi giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: "Prendi e leggi, prendi e leggi". Mutai d'aspetto all'istante e cominciai a riflettere con la massima cura se fosse una cantilena usata in qualche gioco di ragazzi, ma non ricordavo affatto di averla udita da nessuna parte. Arginata la piena delle lacrime, mi alzai. L'unica interpretazione possibile era per me che si trattasse di un comando divino ad aprire il libro e a leggere il primo verso che vi avrei trovato. Avevo sentito dire di Antonio che ricevette un monito dal Vangelo, sopraggiungendo per caso mentre si leggeva: "Va', vendi tutte le cose che hai, dàlle ai poveri e avrai un tesoro nei cieli, e vieni, seguimi". Egli lo interpretò come un oracolo indirizzato a se stesso e immediatamente si rivolse a te. Così tornai concitato al luogo dove stava seduto Alipio e dove avevo lasciato il libro dell'Apostolo all'atto di alzarmi. Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: "Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo né assecondate la carne nelle sue concupiscenze". Non volli leggere oltre, né mi occorreva. Appena terminata infatti la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono" [Confessioni, 8:12:29].

In un singolo istante, molti anni di preghiera di Monica avevano ricevuto risposta. Suo figlio aveva fatto esperienza di una drammatica conversione a Cristo che avrebbe trasformato tutta la sua vita.

Quel che Monica non avrebbe conosciuto, era l'influenza che suo figlio avrebbe avuto non solo sui suoi contemporanei ma anche su molte generazioni future. Suo figlio sarebbe diventato uno dei più grandi doni di Dio alla Sua chiesa: Agostino di Ippona (354-430 AD). Non c'è dubbio che Agostino sia stato il più grande teologo della Chiesa (al di fuori dal Nuovo Testamento) per i primi mille anni e, di fatto, il più grande teologo della storia della chiesa. Gli scritti di Agostino sull'argomento della Grazia, avrebbero avuto una massiccia influenza sia su Martin Lutero (egli stesso monaco agostiniano) che su Giovanni Calvino. Dio ha fatto uso di questi uomini per causare il più grande movimento di Dio nella storia della Chiesa, allorché intere nazioni furono portate sotto l'influenza dell'Evangelo durante la Riforma protestante del XVI secolo.

Allo stesso modo, se consideriamo il racconto biblico dell'uomo che era giunto alla fede in Cristo proprio al termine della sua vita, l'uomo conosciuto come "il ladrone sulla croce", noi dovremmo notare come fino all'ultimo istante della sua vita non c'era nulla di esteriormente osservabile da indicarci si trattasse di uno degli eletti di Dio. Fino a quel tempo, quell'uomo era vissuto come un notorio criminale con apparentemente nessun interesse di seguire Cristo. Il fatto che egli indubbiamente fosse uno degli eletti di Dio diventa chiaro soltanto quando giunge a Cristo pochi istanti prima della sua morte.

Appeso ad una croce accanto a Gesù, egli si volta verso di Lui e Gli dice:"Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno"(Luca 23:42). Immediatamente, dopo aver detto queste parole, a quest'uomo viene dato l'unico ed indicibile privilegio di sentirsi dire da Gesù stesso che egli sarebbe stato con Lui in Paradiso quello stesso giorno (v. 43). Che chiare parole di certezza! Semmai qualcuno possa essere certo della sua salvezza, era lui quell'uomo!

Facendo uso della nostra mente santificata, forse potremmo immaginare sua madre, cristiana, che aveva pregato per suo figlio ribelle. Si tratta, naturalmente, di una speculazione - ma immaginiamo per un momento che sua madre fosse ancora viva e, come seguace di Cristo, stesse seguendo quel giorno quegli avvenimenti. Non ci sarebbe stato nulla che avesse potuto osservare con i suoi sensi che indicasse come l'ultima ora della vita di suo figlio potesse essere quella della sua conversione. Sarebbe sembrata solo la fine tragica di una vita tragica. Potrei immaginare la sua amara ed intensa afflizione nel vedere suo figlio camminare verso la stessa collina con il Salvatore perché quella fine se la meritava. E poi, apparentemente uscito dal nulla, lo Spirito Santo che si muove in modo invisibile ma irresistibile con la Sua grazia, eccolo che estrae il suo cuore spirituale di pietra e gli dà un nuovo cuore, con nuove inclinazioni e sentimenti, così diverso da prima... Immediatamente suo figlio ripone la sua fede nell'opera di Colui che gli sta morendo accanto. E senza alcun ritardo, gli viene data sicurezza ultima che quel giorno non sarebbe terminato prima che lui sarebbe stato con Cristo in Paradiso. Come dico, questa è una speculazione al riguardo di sua madre e dell'angoscia del suo cuore, ma quel che è certo è che quell'uomo fu convertito poche ore prima di morire. Nessuno, nel modo più assoluto, può essere considerato irraggiungibile da Dio, nemmeno all'ultimo momento della sua vita. Sia lode al Signore!

La Scrittura ci dice:"Il Signore conosce quelli che sono suoi"(2 Timoteo 2:19). L'identità degli Eletti è conosciuta solo a Dio, non a noi. Potremmo presumere che qualcuno non sia un Eletto solo vedendolo sfidare Dio fino all'ultimo respiro della sua vita. Sebbene che la salvezza dei nostri figli o cari rimanga sempre nelle mani di Dio, dovrebbe essere d'immenso conforto per noi sapere che se la conversione di un individuo ci sta profondamente a cuore e ne facciamo costantemente oggetto di preghiera, in sé stessa questa è già una forte indicazione che è Dio stesso ad essere dietro a tutto questo e che Lui ce l'ha messo in cuore affinché Egli usi questo nostro fardello e preghiera come mezzo per realizzare i Suoi fini (la conversione di una delle Sue pecore elette). Proprio come il Signore ha aperto il cuore di Lidia per rispondere alle cose dette da Paolo (Atti 16:13-14), così la nostra unica speranza è che Dio voglia aprire il cuore di quelli che amiamo e che ci stanno a cuore. La salvezza (ed il tempo della conversione) appartiene al Signore (Giona 2:9).