Letteratura/Non dice forse/17

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Indice generale

Ma quel versetto non dice forse che... (di John Samson)

Capitoli: PREFAZIONE - 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 - 20

 

CAPITOLO 17 - LA FEDE SALVIFICA

Il tema principale della lettera ai cristiani di Roma, scritta dall’apostolo Paolo, è l’Evangelo stesso. Essa, infatti, risponde alla domanda: “In che modo una persona ingiusta potrà mai essere accettabile di fronte ad un Dio santo e giusto?”. In brani come quello che si trovano da 3:20 a 4:8 egli evidenzia in modo chiaro come noi veniamo giustificati (come Dio ci dichiari giusti ai Suoi occhi) sulla base della sola fede e non sulla base di alcunché noi si faccia. Fra i molti altri testi che lo affermano troviamo Tito 3:5; Galati 2:16; Efesini 2:8-9; Filippesi 3:9.

Romani 3:28; 4:3-8 dichiara: “...poiché riteniamo che l'uomo è giustificato mediante la fede senza le opere della legge … infatti, che dice la Scrittura? «Abraamo credette a Dio e ciò gli fu messo in conto come giustizia». Ora a chi opera, il salario non è messo in conto come grazia, ma come debito; mentre a chi non opera ma crede in colui che giustifica l'empio, la sua fede è messa in conto come giustizia. Così pure Davide proclama la beatitudine dell'uomo al quale Dio mette in conto la giustizia senza opere, dicendo: «Beati quelli le cui iniquità sono perdonate e i cui peccati sono coperti. 8 Beato l'uomo al quale il Signore non addebita affatto il peccato»”.

Avendo stabilito biblicamente il caso, vale a dire che siamo giustificati per fede indipendentemente dalle nostre opere, dobbiamo ora porci la domanda: “Quale tipo di fede è quella che ci giustifica?”. In altre parole, che cosa vuol dire avere una fede salvifica autentica, genuina?

DIRE D’AVERE FEDE NON BASTA

Questa è esattamente la questione alla quale si rivolge Giacomo nel capitolo 2 della sua epistola. Scrive al versetto 14: “A che serve, fratelli miei, se uno dice di aver fede ma non ha opere? Può la fede salvarlo?”.

L’ovvia risposta alla domanda retorica di Giacomo è “No, quello non è il tipo di fede che salva. La vera fede produce delle opere”. Non è mai abbastanza semplicemente affermare di avere fede. Nessuno può dirsi salvato semplicemente facendo una vuota e formale confessione di fede. Quel che si professa deve essere posseduto di fatto affinché esista la giustificazione.

Giacomo ci insegna chiaramente che se davvero è presente fede genuina, essa necessariamente produrrà il frutto di opere. Quella è la natura stessa della fede. Di fatto, se le opere non conseguono alla “fede”, quella è la prova che non si tratta di una fede autentica, ma semplicemente di una pretesa infondata.

Non c’è alcun disaccordo fra ciò che scrive Giacomo e quello che troviamo in Romani ed il resto degli scritti di Paolo. La fede priva di opere conseguenti è fede morta, ed una fede morta non ha mai salvato nessuno.

Una fede autentica è una fede vivente che inevitabilmente si farà conoscere con azioni od opere conseguenti. Eppure, benché queste buone opere procedano da una fede autentica, esse stesse non sono parte della base della nostra giustificazione. Le nostre opere non ci guadagnano alcun merito, di esse non ci possiamo in alcun modo vantare: “Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti” (Efesini 2:8-9).

L’unica opera che contribuisca alla nostra giustificazione è l’opera di Gesù; non l’opera di Gesù in noi, ma l’opera di Gesù per noi. I Suoi meriti sono gli unici meriti che per noi contano. Paolo ci dice che siamo giustificati per fede indipendentemente dalle (nostre) opere, e Giacomo ci dice che il tipo di fede che ci salva produrrà necessariamente delle opere.

I TRE ELEMENTI DELLA FEDE

I Riformatori del XVI secolo erano molto chiari a questo riguardo. Essi descrivevano la vera fede salvifica come quella che possiede tre elementi, descritti dai termini latini: notitia, assensus, e fiducia.

1. IL CONTENUTO O INFORMAZIONE (notitia)- Proprio come il nostro termine moderno “notizia”, essa riguarda l’informazione o la conoscenza della verità dell’Evangelo. Dobbiamo comprendere i fatti dell’Evangelo.

Che cos’è che esattamente dobbiamo credere?

Certo, una persona non ha bisogno di essere un teologo altamente istruito per essere salvata. Lo Spirito Santo attira ad una conoscenza salvifica di Cristo sia adulti che bambini. Eppure, quando dei bambini sono convertiti a Cristo, essi potrebbero non conoscere ogni dettaglio della fede, o neanche avere una comprensione particolareggiata dell’opera di espiazione compiuta da Cristo, ma sapere semplicemente che Cristo è morto per i loro peccati. Credo che si potrebbe ragionevolmente dire che una persona realmente salvata, sebbene non possa non essere in grado di articolare il contenuto dell’Evangelo dettagliatamente, non lo respingerà quando lo ode. Credo che sia un punto molto importante quel che ha fatto Gesù quando ha detto: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano” (Giovanni 10:27-28). Le vere pecore di Cristo conoscono per istinto la voce del Pastore e Lo seguono. La persona che è stata rigenerata si sottomette umilmente al fedele insegnamento delle Scritture quando le ode (le Scritture sono la voce del Pastore), a differenza di quelli che sono ancora nella carne e che rimangono del tutto incapaci di farlo (Romani 8:7-8).

Questa notitia include il credere in un Dio solo, la piena umanità (1 Giovanni 4:3) e divinità di Cristo (Giovanni 8:24), e la Sua morte in croce per i peccatori (1 Corinzi 15:3), come pure la Sua risurrezione fisica dai morti. Romani 10:9 ci dice: “perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato”.

Credo che la notitia pure includa una qualche comprensione della grazia di Dio nella salvezza - vale a dire che Dio ci salva a causa dell’opera di Cristo in favore dei peccatori. Il dott. James White scrive:

La grazia di Dio è potente, e porta piena salvezza all’anima della persona che dispera di qualsiasi altra cosa che non sia la grazia sovrana ed immeritata. Dio non può stringere la mano che porta in essa l’idea di merito, o di buone opere, o di qualsiasi altra cosa che pretenda di aggiungere alla grazia. “Ma se è per grazia, non è più per opere; altrimenti, la grazia non è più grazia”(Romani 11:6). La meravigliosa grazia di Dio non può essere mescolata con i presunti meriti umani. La mano che tiene stretta alla propria presunta bontà, o cerca di insinuarvi un merito qui e una buona opera là, non troverà la mano aperta della grazia di Dio. Solo una mano vuota combacia con la mano aperta della grazia. Solo la persona che trova in Cristo il suo tutto sarà, così facendo, essere considerata giusta di fronte a Dio. Questo è il motivo per il quale le Scritture dicono che è per fede affinché possa essere in accordo con la grazia: nella sapienza di Dio, Egli esclude ogni motivo di vanto da parte dell’uomo rendendo la salvezza solo per grazia” (La mano vuota della fede, opuscolo).

2. IL CREDERE (assensus)- È del tutto possibile comprendere qualcosa (la notitia) eppure non crederlo personalmente (assensus). Dobbiamo quindi essere in grado di dire: “Io comprendo e credo nel contenuto dell’Evangelo”.

3. COINVOLGIMENTO (fiducia)- Il terzo componente della fede salvifica è una piena fiducia in Colui che ci ha amato ed è morto per noi e personale coinvolgimento in Lui. Questo è di importanza critica perché è possibile comprendere queste verità, credere che siano vere, eppure ritrarsi dall’essere necessariamente personalmente coinvolti in Cristo tanto da esserne attivamente discepoli. Possedere solo le prime due parti (notitia e assensus), senza la terza parte (fiducia), ci qualifica solo ad essere dei demoni! Giacomo 2:19 dichiara: “Tu credi che c'è un solo Dio, e fai bene; anche i demoni lo credono e tremano”. Anche i demoni comprendono e credono, ma quello non vuol dire che essi abbiano parte alcuna della redenzione!

La vera fede salvifica produce sempre il frutto di opere buone. È nella sua stessa natura. Sebbene le nostre opere non giochino parte alcuna nel giustificarci di fronte a Dio, esse giustificano o rivendicano di fronte al mondo che ci guarda la nostra affermazione di avere fede. La nostra vita dovrebbe dimostrare che la fede che professiamo era ed è pure posseduta.

Nel considerare la tua propria posizione di fronte a Dio, potresti tu dire che essa è basata su ciò che il Signore Gesù ha fatto al tuo posto (piuttosto che quello che tu fai per Lui)? Potresti dire onestamente che tu abbia affidato a Lui il tuo destino eterno, e credi pienamente che Egli abbia portato i tuoi peccati sulla croce, che Egli è risorto dai morti e che, senza alcun dubbio, Egli è il tuo personale Signore e Salvatore? Credi che Egli ha perdonato i tuoi peccati e che ti abbia dato la Sua giustizia, affinché tu possa essere giustificato (dichiarato giusto di fronte a Lui) sia ora che nel Giorno del Giudizio?

Se in questo momento tu non sei in grado di rispondere affermativamente a queste domande, io prego che Dio ti dia il dono del vero ravvedimento e della vera fede, allontanandoti da ogni tentativo di considerarti giusto da te stesso o di pretendere di conquistarti da solo questa giustizia, e, al contrario, tu trasferisca ogni fiducia personale al perfetto Salvatore, il Signore Gesù Cristo. Invoca il Nome del Signore e sii salvato.