Letteratura/Non dice forse/19

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Indice generale

Ma quel versetto non dice forse che... (di John Samson)

Capitoli: PREFAZIONE - 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 - 20

 

CAPITOLO 19 - DISLESSIA SPIRITUALE

La dislessia distorce la realtà. Le sue conseguenze possono essere disastrose e causa indicibili difficoltà ad una moltitudine di persone. La dislessia è una sindrome classificata tra i disturbi specifici di apprendimento. La sua principale manifestazione consiste nella difficoltà che hanno i soggetti colpiti di leggere velocemente e correttamente ad alta voce, scambiando, per esempio, una parola o una lettera per un’altra, saltando le parole di un testo o anche righe. Tali difficoltà non possono essere ricondotte a insufficienti capacità intellettive, a mancanza di istruzione, a cause esterne o a deficit sensoriali, ma a disfunzioni in determinate aree del cervello. Per coloro che non sono avvezzi a questo problema, immaginate di avere di fronte ai vostri occhi, scritta chiaramente, la parola PECCATO ed il vostro cervello l’interpreta come PERCASO. Sicuramente la differenza fra le due è grande e fonte di equivoci. Si può ben simpatizzare con tutti coloro che per tutta la loro vita devono lottare con il problema della dislessia.

Muovendoci ora nel campo spirituale, io credo che pure moltitudini di cristiani soffrano di quella che potrei chiamare una sorta di “dislessia spirituale”. Questa definizione l’ho letta alcuni anni fa e l’ho trovata davvero centrata. I teologi, naturalmente, non ne fanno uso. Essi si sentirebbero molto più a loro agio a descrivere questo concetto come “gli effetti noetici del peccato”, il che è il semplice riconoscimento che dalla Caduta di Adamo, tutte le facoltà dell’essere umano sono state intaccate negativamente, inclusa la mente. In termini più semplici si potrebbe dire che di fatto oggi non ragioniamo più in modo chiaro e preciso come avremmo fatto se non ci fosse stata la Caduta.

Secondo 1 Corinzi 13, da questo lato della gloria noi vediamo le cose come attraverso un antico specchio, vale a dire in modo oscuro e confuso. Un giorno comprenderemo le cose esattamente (nella misura in cui le nostre menti limitate possano comprendere l’infinito). Ora, però, noi tutti abbiamo le nostre tradizioni e i nostri angoli oscuri. Se noi sapessimo esattamente dove sbagliamo, cambieremmo immediatamente il nostro punto di vista. La questione, però, è che noi non li vediamo fintanto che Dio lo Spirito Santo non ci illumina correggendo gli effetti della nostra depravazione.

Una persona che soffra di dislessia spirituale legge certi testi biblici e, sebbene le parole davanti ai suoi occhi siano chiare, a causa delle tradizioni umane che condizionano la sua mente, ne confonde il significato o gli sfuggono le parole chiave di quella frase, oppure ancora travisa completamente, non comprendendolo, il significato di quel che legge. “Gli sembra” che il testo dica una cosa, ma, di fatto, non la dice. Parlo qui sulla base della mia esperienza personale e posso onestamente dire che nel passato, per molto tempo, leggevo dei testi biblici in un certo modo (dandone quella che credevo esserne la giusta interpretazione) finché, improvvisamente, lo Spirito Santo ha guarito la mia dislessia spirituale, profondamente radicata in me, permettendomi di vedere non ciò che mi sembrava, ma ciò che di fatto dice la Scrittura. Questo è avvenuto in modo particolare nel mio cammino teologico verso la teologia riformata. Dico questo (e lo spero) non per orgoglio spirituale, ma semplicemente sulla base della mia sincera riconoscenza verso Dio per avere aperto la mia capacità di intendere la vera natura della Sua grazia. Permettetemi di citare solo alcuni esempi di ciò a cui mi riferisco, attraverso alcune citazioni tratte dal vangelo di Giovanni.

Come ho citato precedentemente, in Giovanni, capitolo 3, Gesù mette in chiara evidenza il fatto che se uno non nasce di nuovo non può vedere il Regno di Dio - o entrarvi (Giovanni 3:3,5).

Io avevo compreso correttamente che per entrare nel Regno di Dio è necessaria la fede. La mia dislessia spirituale, però, non mi permetteva di vedere il chiaro significato delle parole di Cristo. Gesù dice che solo coloro che nascono di nuovo possono entrarvi. La mia tradizione diceva che se io avessi esercitato la fede io sarei entrato nel Regno di Dio e sarei nato di nuovo. Il problema di questa concezione è che essa permette di entrare nel Regno di Dio a persone che non sono nate di nuovo, cosa che Cristo dice essere impossibile. Un tale concetto di fatto capovolge le parole di Gesù. Fintanto che qualcuno non nasce di nuovo (per prima cosa) questi non potrà entrare nel Regno di Dio. Quindi è chiaro che qui la rigenerazione preceda la fede.

Questo non è l’unico luogo delle Scritture che insegna questa verità. I tempi dei verbi usati qui nell’originale greco di 1 Giovanni 5:1 rivelano che colui o colei che continua a credere (presente continuo) è (già) nato da Dio. Il credere è evidenza e prova della rigenerazione, non il contrario. Questo, naturalmente, è in perfetta armonia con le chiare parole di Gesù in Giovanni 3.

Un altro esempio è Giovanni 6:37, un testo che è già stato menzionato e discusso in questo libro. Qui Gesù fa l’affermazione che: “Tutti quelli che il Padre mi dà verranno a me; e colui che viene a me...”.

Il contesto qui è che Gesù si rivolge ad una folla di persone che, secondo le Sue stesse parole, non credono in Lui (v. 36). Poi Egli spiega la loro incredulità, iniziando con il versetto che stiamo ora esaminando.

Per molti anni, io vedevo queste parole, ma le interpretavo con gli occhiali della mia tradizione, che dicevano che Dio, essendo onnisciente e conoscendo il futuro prima che avvenga, aveva previsto che quelle persone sarebbero venute a Cristo e che a tutti coloro che appartengono a questo gruppo sarebbero stati dati dal Padre al Figlio. Questa era la mia dislessia spirituale! Io avevo capovolto le chiare parole di Gesù.

Per vedere questo, mentre guardiamo questo testo, poniamoci la domanda: Che cos’è che viene prima: quelli che vengono, oppure il Padre che dà?

E’ chiaro che viene prima il Padre che dà. Quando Gesù spiega l’incredulità della folla di fronte a Lui, Egli ci insegna che il Padre dà al Figlio un certo gruppo di persone che, a suo tempo, verranno al Figlio.

La mia tradizione capovolgeva l’ordine del testo, credendo che fosse l’andare della gente al Figlio che spingesse il Padre ad affidare quel popolo al Figlio. Gesù, però, insegna che sono tutti coloro che il Padre ha affidato al Figlio, quelli che di fatto verranno al Figlio.

Il testo finale che vorrei citare per mostrare come la dislessia spirituale possa influire su di noi è Giovanni 10:25-26. Ancora una volta qui Gesù si rivolge ad una folla di increduli e dice: “Ve l'ho detto, e non lo credete; le opere che faccio nel nome del Padre mio, sono quelle che testimoniano di me; ma voi non credete, perché non siete delle mie pecore”.

Per molti anni leggevo questa affermazione di Cristo senza cogliere veramente ciò che essa dice. Al contrario, l’interpretavo attraverso le lenti della mia tradizione, che affermano come la gente possa decidere di far parte del gregge di Cristo. In altre parole, se qualcuno non fa parte del gregge di Cristo, può semplicemente scegliere di farne parte - se crede in Lui questa sua fede gli darà titolo ad essere una delle “pecore” di Cristo.

Questo, però, è l’esatto opposto di ciò che Gesù dice. Gesù guarda negli occhi quella gente dicendo loro che la ragione per la quale non credono è perché non appartengono al Suo gregge. Ancora una volta qui la mia tradizione aveva capovolto completamente le parole di Gesù. Gesù dice: “voi non credete, perché non siete delle mie pecore”.

Naturalmente, né io né alcun altro ha il diritto di capovolgere le parole di Gesù. Come discepolo di Cristo, il mio ruolo è quello di permettergli di essere il Signore sul mio pensiero, venire alla Sua Parola e permettere a qualsiasi tradizione che io abbia di essere o confermata dalla Sua Parola, o confutata da quella stessa Parola. Ci vuole talvolta molto coraggio per permettere alle nostre tradizioni di essere messe in questione e denunciate come errate dalla luce della Scrittura, ma una volta che si verifica che una certa tradizione è in opposizione alla verità delle Scritture, io non sono più tenuto a seguire quella tradizione, anzi, la devo decisamente abbandonare. Sia Dio riconosciuto veritiero e ogni uomo (e tradizione) bugiardo.

Io sono giunto ad abbracciare la teologia riformata non per amore di un qualche sistema teologico, ma perché amo e rispetto la Parola di Dio e trovo che la Bibbia insegna le dottrine della grazia. Sono pure giunto a vedere come la mia interpretazione tradizionale della Scrittura non fosse altro che dislessia spirituale.

Certo, io ho ancora in me stesso degli angoli oscuri (se potessi riconoscerli come tali non sarebbero più angoli oscuri), ma sono riconoscente a Dio per la luce che mi ha mostrato che mette in rilievo come la Sua grazia sia realmente grazia.

Vorrei sfidare ancora ciascuno di noi a guardare alla Parola di Cristo. Se voi, come me, trovate che di fatto avete capovolto le chiare parole di Gesù, vi chiedo espressamente di avere il coraggio di rinunciare alla vostra tradizione e di abbracciare la dottrina di Cristo. La mia costante preghiera sia per me stesso che per tutti coloro che leggono queste parole è che Dio possa condurci e guidarci nella verità della Sua Parola.