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I presupposti della preghiera

Pregare è notoriamente uno degli aspetti della pratica della religione in genere. Comunemente per "pregare" si intende rivolgerci alla divinità per sottoporle le nostre richieste. Nella pubblica opinione, però, non esiste alcuna unanimità su che cosa voglia dire esattamente pregare. Fra le opinioni più comuni sulla preghiera, abbiamo le seguenti:

- La preghiera è come una formula magica che si pronuncia affinché certe cose che desideriamo avvengano. In questa prospettiva, la divinità a cui ci si rivolge è generalmente misteriosa ed indefinibile, spesso capricciosa. Chi prega ritiene di poterla così smuovere o manipolare a piacimento. Si fa a patti con essa, del tipo "io ti do questo e tu mi dai quanto desidero".

- La preghiera è una sorta di "incantesimo" prodotto dal liberare così le proprie energie interiori [energie psichiche] e convogliarle verso ciò che si desidera smuovere o realizzare. In questa prospettiva si dice, di solito, che la preghiera "funziona". Se "non funziona", "non so pregare" come si conviene.

- La preghiera è una sorta di "raccoglimento" [una "meditazione" all'orientale] in cui chi prega riflette a fondo su una certa questione cercando in sé stesso le energie e le risorse per risolvere un particolare problema. In questa prospettiva si dice che "pregare ci fa del bene", oppure "ci dà pace". Qualcuno ritiene che così "ci si allunghi la vita".

Esistono altre concezioni comuni sulla preghiera, e tante volte, dopo aver esortato genericamente qualcuno a "pregare" si riceve la risposta di chi ne è rimasto deluso: "Ho provato a pregare, non ha funzionato, e quindi non prego più"....

Tutto questo non ha nulla a che vedere con ciò che la fede cristiana intende con pregare. Prima di parlare di pregare, infatti, devono essere ben chiari i nostri presupposti di base.

I.

In primo luogo il cristiano non prega un dio sconosciuto, ma l'Iddio che ha rivelato Sé stesso chiaramente nella Bibbia. "Poiché, passando, e osservando gli oggetti del vostro culto, ho trovato anche un altare sul quale era scritto: Al dio sconosciuto. Orbene, ciò che voi adorate senza conoscerlo, io ve lo annunzio" (At. 17:23).

Fra le Sue caratteristiche rivelate, notiamo:

(1) Dio è una persona, non una forza astratta ed indistinta. Dio, quindi, ha una Sua individualità, una mente, dei sentimenti, una volontà. Egli parla, comunica, agisce. Egli è libero e sovrano. E Lui che decide se, come e quando udire la nostra preghiera ed esaudirla. Può scegliere di risponderci favorevolmente, non risponderci affatto (per le Sue buone ragioni) o ritardare la risposta al momento in cui Lui crede più opportuno. Egli non è manipolabile a nostro piacimento!

(2) Egli è il Re ed il Signore dell'universo, il Suo Creatore e Preservatore.. Non si può trattarlo alla leggera o considerarlo "il nostro amichetto" con cui si può chiacchierare, dargli una pacca sulla spalla, o chiedergli semplicemente un favore, e tanto meno comandargli qualcosa. Come Sovrano dell'universo, Egli è inavvicinabile dal comune mortale. Non è "facile" avere udienza presso di Lui e il sommo rispetto /timore che si deve avere di Lui, comporta qualcosa di simile a ciò che per i sovrani umani esigono quanto a procedura ed etichetta. Questo dipende anche dal fatto che Egli è

(3) santo, anzi, tre volte (perfettamente) santo. L'essere umano, prima di accostarsi a Lui in preghiera, deve chiedersi se egli ne sia degno. Inoltre, quale atteggiamento deve avere per accostarsi a Lui? Certamente grande rispetto, timore, fiducia e disponibilità all'ubbidienza.

(4) Iddio, inoltre, rivela di essere un Dio giusto e severo, misericordioso e paziente, fedele e coerente con Sé stesso (non capriccioso). Egli mantiene fede alla parola data e "non cambia idea". "Il SIGNORE! il SIGNORE! il Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira, ricco in bontà e fedeltà, che conserva la sua bontà fino alla millesima generazione, che perdona l'iniquità, la trasgressione e il peccato ma non terrà il colpevole per innocente; che punisce l'iniquità dei padri sopra i figli e sopra i figli dei figli, fino alla terza e alla quarta generazione!" (Es. 34:6,7).

II.

In secondo luogo, la preghiera presuppone uno stretto rapporto con Lui. Pregare non è tanto chiedere, ma essere (costantemente) in rapporto con Dio. Per poter pregare vi deve essere conoscenza di Dio ed aver stabilito un buon rapporto con Lui, simile a quello che vi è, ad esempio, fra padre e figlio, fra amico ed amico. Non si può pregare Dio essendogli estranei! E' dal rapporto con Lui che, eventualmente, può nascere il chiedere della preghiera. Prima, però, vi deve essere dialogo, fiducia, amicizia, disponibilità ad ubbidirgli [perché Egli è Dio].

III.

In terzo luogo la preghiera e la sua efficacia, dipende da chi siamo noi come creature umane. La Scrittura afferma che era solo un tempo, una volta che Dio e l'essere umano erano in dialogo e comunione. "Poi udirono la voce di Dio il SIGNORE, il quale camminava nel giardino sul far della sera..." (Ge. 3:8). Questo dialogo e questa comunione, però, si è spezzata a causa del nostro peccato (la nostra ribellione a Lui, il nostro pretendere d'essere indipendenti da Lui e dalle Sue leggiu). Così come siamo, oggi tutti noi siamo solo dei ribelli a Dio, degni solo della Sua condanna. La preghiera, in questa condizione è, in realtà, impossibile. Noi ci siamo allontanati da Dio. Abbiamo perduto il diritto di rivolgergli la parola. Siamo solo sottoposti alla Sua giusta ira. "L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l'ingiustizia" (Ro. 1:18). Anche quando pensassimo di pregarlo, Egli non ci ascolta e, se ci ascolta, Egli ci ignora del tutto e giustamente! Vale ora per noi quanto scriveva il profeta Isaia: "...ma le vostre iniquità vi hanno separato dal vostro Dio; i vostri peccati gli hanno fatto nascondere la faccia da voi, per non darvi più ascolto" (Is. 59:2).

IV.

In quarto luogo ci possiamo così ben chiedere: (III) La preghiera è dunque impossibile? Sì, la preghiera - così come noi ci siamo - è impossibile. Dio, però, ha provveduto per noi una soluzione, mandandoci il Suo Figlio Gesù Cristo. La Sua Persona ed opera è tale che, se ci affidiamo a Lui: "Infatti chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato" (Ro. 10:13).

(1) Egli ci riconcilia con Dio, ottenendoci il perdono dei nostri peccati e facendoci avvicinare a Lui. "E tutto questo viene da Dio che ci ha riconciliati con sé per mezzo di Cristo" (2 Co. 5:18).

(2) Egli così, ristabilendo il nostro contatto con Dio Padre, facendoci essere in comunione con Lui, torna a renderci possibile la preghiera. "Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno" (Eb. 4:16). Gesù è il Mediatore (l'unico possibile) della nostra preghiera: "Infatti c'è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo" (1 Ti. 2:5).

(3) Gesù ci insegna a pregare "come si conviene". Egli oggi lo fa per mezzo della Sua Parola e dello Spirito Santo: "Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede egli stesso per noi con sospiri ineffabili" (Ro. 8:26). "Gesù era stato in disparte a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli»" (Lu. 11:1).

V.

Per poter pregare e sperare di "avere udienza" è necessario conoscere chi è Dio e riconoscere la nostra indegnità a pregare perché siamo peccatori. Riconosciuta (e confessata) la nostra indegnità, dobbiamo invocare Dio affinché Egli applichi alla nostra persona l'opera del Salvatore Gesù Cristo, riponendo in Lui la nostra fiducia e disponendoci a seguirlo. Solo allora potremo pregare. C'è speranza per tutti e non ci vuole "troppo tempo" per realizzare tutto questo. Disse Gesù: "Colui che viene a me, non lo caccerò fuori" (Gv. 6:37).

Un testo biblico che ci potrà aiutare a riconoscere davanti a Dio il nostro peccato ed accogliere così il Salvatore Gesù Cristo è Isaia 59:

"Ecco, la mano del SIGNORE non è troppo corta per salvare, né il suo orecchio troppo duro per udire; ma le vostre iniquità vi hanno separato dal vostro Dio; i vostri peccati gli hanno fatto nascondere la faccia da voi, per non darvi più ascolto.Le vostre mani infatti sono contaminate dal sangue, le vostre dita dall'iniquità; le vostre labbra proferiscono menzogna, la vostra lingua sussurra perversità. Nessuno muove causa con giustizia, nessuno la discute con verità; si appoggiano su ciò che non è, dicono menzogne, concepiscono il male, partoriscono l'iniquità (...) I loro piedi corrono al male, essi si affrettano a spargere sangue innocente; i loro pensieri sono pensieri iniqui, la desolazione e la rovina sono sulla loro strada. La via della pace non la conoscono, c'è equità nel loro procedere; si fanno dei sentieri tortuosi, chiunque vi cammina non conosce la pace.(...) Perciò la rettitudine è lontana da noi, e non arriva fino a noi la giustizia; noi aspettiamo la luce, ma ecco le tenebre; aspettiamo il chiarore del giorno, ma camminiamo nel buio. Andiamo tastando la parete come i ciechi, andiamo a tastoni come chi non ha occhi; inciampiamo in pieno mezzogiorno come nel crepuscolo, in mezzo all'abbondanza sembriamo dei morti. (...) Poiché le nostre trasgressioni si sono moltiplicate davanti a te e i nostri peccati testimoniano contro di noi; sì, i nostri peccati ci stanno davanti e le nostre iniquità le conosciamo. Siamo stati ribelli al SIGNORE e l'abbiamo rinnegato, ci siamo rifiutati di seguire il nostro Dio, abbiamo parlato di oppressione e di rivolta, abbiamo concepito e meditato in cuore parole di menzogna. La rettitudine si è ritirata, e la giustizia si è tenuta lontana; la verità infatti soccombe sulla piazza pubblica, e il diritto non riesce ad avvicinarvisi; a verità è scomparsa, e chi si allontana dal male si espone a essere spogliato" (Is. 59).