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Ogni ginocchio si piegherà davanti a Dio

Nella nostra cultura, inginocchiarsi, porsi in ginocchio,cioè, posare una o entrambe le ginocchia a terra, è segno di devozione e sottomissione. Significa fare atto di ossequio, rendere omaggio, sottomettersi, umiliarsi. Inginocchiarsi, oggi, è cosa sempre più sgradita perché è considerato sconveniente, degradante, lesivo della dignità e nobiltà dell’essere umano che, così si dice, che non deve mai essere “in ginocchio”, anzi, deve sempre stare “a testa alta” senza mai permettere ad alcuno di sottometterlo. Questo, per certi versi, è vero quando ci si piega, o si è costretti a piegarsi, di fronte a forze ed autorità illegittime. Esistono però autorità legittime alle quali è necessario sottomettersi e quindi, può essere doveroso pure manifestare questa sottomissione con gesti formali come l’inginocchiarsi di fronte ad essa.

Allo stesso modo, anche il concetto di “umiliarsi”, da cui “umiliazione”, è considerata cosa deplorevole, perché lo si considera un sottovalutarsi, un dimostrare poca stima e fiducia in se stessi. Sebbene “umiliarsi” possa senz’altro avere quel significato, esso non è un concetto necessariamente negativo, perché “umiliarsi” significa farsi umile, riconoscere i propri limiti, le proprie debolezze, mettere da parte il proprio orgoglio chiedendo scusa, riconoscendo di avere sbagliato. “Umiliarsi” è cosa doverosa quando è un atto di sottomissione ad un’autorità legittima.

Inginocchiarsi ed umiliarsi di fronte ad un essere umano, molto spesso è cosa negativa e riprovevole ed è senz’altro da considerarsi gesto da farsi se non in rarissimi casi. Questo, però, non si applica a Dio, l’autorità ultima che è degna di ricevere ogni gloria, onore e potenza: perché è Dio che ha creato tutte le cose ed per Sua volontà che sono state create ed esistono. A Lui è il culto è assolutamente dovuto. Sottomettersi, inginocchiarsi ed umiliarsi davanti a Dio è, quindi, quanto mai doveroso. Sempre di più oggi, però, si guardano bene dal farlo, perché ambiscono ad una pretesa completa libertà ed autonomia da Dio, che essi identificano con “la religione”, considerata forma di oppressione. Può senz’altro diventarlo, ma Dio certo non merita d’essere accusato di promuoverla, non il Dio che si rivela nella Bibbia. Il cristiano sa che Dio è degno di essere sommamente onorato e si sottomette a Lui volentieri e con gioia. Che dire, però, di quegli “irriducibili” che di sottomettersi a Lui non ne hanno alcuna intenzione? Beh, che piaccia a loro oppure no, un giorno essi saranno costretti a sottomettersi a Lui con la forza, perché, come Sue creature, non hanno alcundiritto a s ottrarsi a Lui, e certamente nemmeno alcun vantaggio!

C’è, a questo riguardo, una chiara parola della Bibbia che, come ogni altro decreto e promessa di Dio, non rimarrà inadempiuta. È questa: “Per me stesso io l'ho giurato; è uscita dalla mia bocca una parola di giustizia, e non sarà revocata: Ogni ginocchio si piegherà davanti a me” (Isaia 45:23; cfr. Romani 14:11). L’apostolo Paolo cita questo versetto applicandolo in particolare alla Persona ed al nome di Gesù Cristo (Filippesi 2:10). Esso stabilisce una realtà chiara ed incontestabile: tutti, che piaccia loro oppure meno, “piegheranno le loro ginocchia” davanti a Dio.

Tutti lo faranno: o “con le buone”, riconoscendo la legittimità della loro sottomissione a Dio, oppure “con le cattive”. Nessuno potrà sottrarsi all’autorità di Dio. Piegare le ginocchia in segno di sottomissione, nella Bibbia, è legato linguisticamente ai concetti di benedizione e maledizione. Quando la Scrittura parla di “benedire Dio”, come nel Salmo 103:1: “Benedici, anima mia, il SIGNORE; e tutto quello ch'è in me, benedica il suo santo nome” esso intende l’atto per cui il credente piega le ginocchia, si inchina di fronte a Lui per sottomettersi volentieri alla Sua autorità. La creatura umana, infat- Ogni ginocchio si piegherà davanti a Dio, ti, “benedice Dio” quando Gli ubbidisce in parola, pensieri ed azioni. Benedire Dio implica riconoscere chi sia Dio e come dobbiamo rapportarci a Lui.

Anche Dio, quando benedice la creatura umana, è come se si piegasse di fronte ad essa, e questo non può essere altro, da parte Sua, che una condiscendenza che trova la sua origine nel Suo amore e nella Sua grazia. Iddio, infatti, non deve nulla all’uomo: quando gli dona qualcosa è perché glielo concede con bontà ed indulgenza, è perché Egli si compiace di farlo. Noi abbiamo spesso un concetto troppo elevato di noi stessi. Crediamo che Dio ci debba questo o quest’altro. In realtà, se comprendiamo chi siamo, cioè Sue creature che da Lui dipendono in tutto e per tutto e che sono tenute a servirlo, ed oggi, per altro, colpevoli di ribellione e di trasgressione ai Suoi comandamenti legittimi, buoni e giusti, sappiamo di non meritarci proprio nulla. Quando riceviamo da Lui è solo per grazia.

L’opposto di benedire è maledire. che implica il prendere alla leggera, considerare piccolo ed insignificante. Dio che maledice la creatura umana è Dio che “la riduce a più miti consigli”, Dio che “gli abbassa la cresta”, Dio che la umilia, cioè la costringe a stare là dove deve stare, attraverso i Suoi giudizi e castighi. Il diluvio universale dei tempi di Noè era una di queste maledizioni, che, per altro, Egli non ripeterà (Genesi 8:21). Il diluvio aveva distrutto la creazione originale, quella che Dio aveva chiamata buona, ma che l’uomo, con la sua ribellione, aveva rovinato. Quello a cui assistiamo oggi nel mondo, il giudizio di Dio sul peccato umano, sulle pretese dell’uomo, è pure espressione dell’espressa maledizione di Dio sull’operato umano.

Tutti piegheranno le loro ginocchia davanti a Dio in un modo o in un altro. Colui o colei che non vuole umiliarsi davanti a Dio piegando le sue ginocchia e benedicendo Dio, sarà abbassato dalla maledizione di Dio. O Dio ci benedice e ci rende sottomessi a Lui per la Sua grazia, oppure Egli ci maledice costringendoci ad abbassarci. In realtà, l’uomo è già maledetto in Adamo. L’uomo sta di fronte a Dio nella posizione più bassa possibile: è già condannato a morte da un Dio giusto.

Scopo ultimo della creatura umana era quello di benedire Dio, di sottomettersi a Lui, di “piegare le ginocchia” di fronte a Lui. Questo è giusto. La ribellione dell’uomo nell’Eden non ha avuto successo e non ce l’avrà mai. L’uomo non ha conquistato alcuna autonomia quando ha preteso di “liberarsi” da Dio e dalla sottomissione alla Sua sovranità. Egli è diventato solo schiavo del peccato. L’uomo solo cambia la natura della sua sottomissione dal campo della benedizione a quello della maledizione. La maledizione di Genesi 3 non era un atto di vendetta da parte di Dio, ma un giusto decreto, perché Egli è giusto. Allo stesso modo, nella Scrittura di parla di redenzione in termini legali: perdono, giustificazione, espiazione. Il prezzo del peccato per la salvezza dei Suoi eletti è stato pagato da Gesù Cristo, Dio che si è fatto uomo. La nostra salvezza è il nostro ristabilimento alla benedizione. Sia Isaia che Paolo guardano al giorno in cui tutti riconosceranno la loro sottomissione a Dio, quando “ogni ginocchio si piegherà” e “ogni lingua confesserà”. La sola questione è se la nostra sottomissione avverrà nell’ambito della benedizione della grazia di Dio o nell’ambito del Suo giusto giudizio, sotto tutto il peso della Sua maledizione.

Paolo Castellina, 04/01/2006. Articolo ispirato da “Bow Your Knee: You Have Two Options, di Mark R. Rushdoony, in http://www.chalcedon.edu. Questo prodotto è protetto da una licenza “Some Rights Reserved” della Creative Commons. Qui i termini in:http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.0/it/. Tutte le citazioni bibliche (salvo diversamente indicato) sono tratte dalla versione “Nuova Riveduta” della Società Biblica di Ginevra, 1994.