Perché l'anno liturgico e il lezionario

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Perché seguire l’anno liturgico?

L’anno liturgico cristiano celebra Dio Padre come Creatore e Signore del tempo e della storia come pure le fasi dell’opera di salvezza che Egli opera inel Suo Figlio Gesù Cristo attraverso l’azione efficace, fra il Suo popolo, dello Spirito Santo e che culmina nella Pasqua. Esso pure celebra la Sua opera provvidenziale nel corso della storia della chiesa cristiana, allorché facciamo memoria di coloro che si sono distinti al Suo servizio.

Dio è Creatore e Signore del tempo e della storia

Egli ha stabilito il movimento della terra e degli astri come segni per determinare i nostri giorni, le stagioni e gli anni: “Dio disse: «Vi siano delle luci nella distesa dei cieli per separare il giorno dalla notte; siano dei segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni” (Genesi 1:14). Dio stesso ha stabilito per le creature umane il ritmo della settimana, come pure il giorno del riposo e del culto che la culmina: “Osserva il giorno del riposo per santificarlo, come il SIGNORE, il tuo Dio, ti ha comandato. Lavora sei giorni, e fa' tutto il tuo lavoro, ma 'il settimo è giorno di riposo, consacrato al SIGNORE Dio tuo'; non fare in esso nessun lavoro ordinario, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bue, né il tuo asino, né il tuo bestiame, né lo straniero che abita nella tua città, affinché il tuo servo e la tua serva si riposino come te. 'Ricòrdati che sei stato schiavo nel paese d'Egitto e che il SIGNORE, il tuo Dio, ti ha fatto uscire di là' con mano potente e con braccio steso; perciò il SIGNORE, il tuo Dio, ti ordina di osservare il giorno del riposo” (Deuteronomio 5:12). Da notare pure, in questo testo fondamentale, che quello del Riposo è pure il Giorno della memoria della redenzione del Suo popolo dalla schiavitù d’Egitto, segno dell’atto storico in cui Dio redime il Suo popolo dalla schiavitù del peccato per farlo entrare nella Terra Promessa della comunione con Lui in armonia con le Sue leggi.

Il ruolo centrale della Pasqua

L’anno liturgico dell’antico Israele è segnato da numerose feste che ravvivano la memoria di avvenimenti della storia del popolo di Dio. Essi culminano nella celebrazione della Pasqua (il Passaggio), celebrazione che trova significato ultimo nella Risurrezione di Cristo.

Osservate dunque questo come un'istituzione perenne per voi e per i vostri figli. Quando sarete entrati nel paese che il SIGNORE vi darà, come ha promesso, osservate questo rito. Quando i vostri figli vi diranno: "Che significa per voi questo rito?" risponderete: "Questo è il sacrificio della Pasqua in onore del SIGNORE, il quale passò oltre le case dei figli d'Israele in Egitto, quando colpì gli Egiziani e salvò le nostre case"». Il popolo s'inchinò e adorò. Poi i figli d'Israele andarono e fecero così; fecero come il SIGNORE aveva ordinato a Mosè e ad Aaronne” (Esodo 12:24-28). Il Signore Gesù ed i Suoi discepoli celebravano la Pasqua. Di fatto la loro celebrazione della Pasqua ne compiva il significato ultimo: quello del sacrificio di Cristo, l’Agnello di Dio. L’apostolo Paolo scrive: “Purificatevi del vecchio lievito, per essere una nuova pasta, come già siete senza lievito. Poiché anche la nostra Pasqua, cioè Cristo, è stata immolata” (1 Corinzi 5:7).

Il tempo e la storia sono ricapitolati in Cristo

La redenzione ultima che Dio opera è quella che Egli realizza in Cristo e che viene applicata al Suo popolo dallo Spirito Santo. Non solo: tutta la storia trova in Cristo il suo compimento: ed è perciò segnata dal Suo primo e secondo Avvento: “Quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge” (Galati 4:4). “...il mistero della sua volontà, secondo il disegno benevolo che aveva prestabilito dentro di sé, 'per realizzarlo quando i tempi fossero compiuti'. Esso consiste nel 'raccogliere sotto un solo capo, in Cristo, tutte le cose: tanto quelle che sono nel cielo, quanto quelle che sono sulla terra'. In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà, per essere a lode della sua gloria; noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo. In lui voi pure, dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza, e avendo creduto in lui, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso, il quale è pegno della nostra eredità fino alla piena redenzione di quelli che Dio si è acquistati a lode della sua gloria” (Efesini 1:9-14).

L’antico culto cristiano nel Giorno del Signore

A Giustino1 (100-162/168), antico martire cristiano, filosofo e apologeta, autore della Apologia dei cristiani (prima e seconda), dobbiamo la più antica descrizione del culto domenicale cristiano.

“Nel giorno chiamato "del Sole". Per tutti i beni che riceviamo ringraziamo il creatore dell'universo per il Suo Figlio e lo Spirito Santo. E nel giorno chiamato "del Sole" ci si raduna tutti insieme, abitanti delle città o delle campagne, e si leggono le memorie degli Apostoli o gli scritti dei Profeti, finché il tempo consente. Poi, quando il lettore ha terminato, il preposto con un discorso ci ammonisce ed esorta ad imitare questi buoni esempi. Poi tutti insieme ci alziamo in piedi ed innalziamo preghiere; e, come abbiamo detto, terminata la preghiera, vengono portati pane, vino ed acqua, ed il preposto, nello stesso modo, secondo le sue capacità, innalza preghiere e rendimenti di grazie, ed il popolo acclama dicendo: "Amen". Si fa quindi la spartizione e la distribuzione a ciascuno degli alimenti consacrati, ed attraverso i diaconi se ne manda agli assenti. I facoltosi, e quelli che lo desiderano, danno liberamente ciascuno quello che vuole, e ciò che si raccoglie viene depositato presso il preposto. Questi soccorre gli orfani, le vedove, e chi è indigente per malattia o per qualche altra causa, e i carcerati e gli stranieri che si trovano presso di noi: insomma, si prende cura di chiunque sia nel bisogno. Ci raccogliamo tutti insieme nel giorno del Sole, poiché questo è il primo giorno nel quale Dio, trasformate le tenebre e la materia, creò il mondosempre in questo giorno Gesù Cristo, il nostro Salvatore, risuscitò dai morti. Infatti Lo crocifissero la vigilia del giorno di Saturno, ed il giorno dopo quello di Saturno, che è il giorno del Sole, apparve ai suoi Apostoli e discepoli, ed insegna proprio queste dottrine che abbiamo presentato anche a voi perché le esaminiate” [Dalla Apologia prima di Giustino2].

La memoria di coloro che si sono distinti al servizio di Dio

La storicità dell’opera di Dio nel tempo è pure segnata e celebrata dalla memoria di quei credenti che, nel corso della storia, si sono particolarmente distinti come testimoni e promotori della fede e che aiutano ancora la chiesa cristiana, attraverso il racconto del loro esempio e con l’insegnamento che ci hanno lasciato, a crescere nella fede e nella conoscenza. La Scrittura evidenzia questo nel capitolo 11 dell’epistola agli Ebrei:

Che dirò di più? Poiché il tempo mi mancherebbe per raccontare di Gedeone, Barac, Sansone, Iefte, Davide, Samuele e dei profeti, i quali per fede conquistarono regni, praticarono la giustizia, ottennero l'adempimento di promesse, chiusero le fauci dei leoni, spensero la violenza del fuoco, scamparono al taglio della spada, guarirono da infermità, divennero forti in guerra, misero in fuga eserciti stranieri. Ci furono donne che riebbero per risurrezione i loro morti; altri furono torturati perché non accettarono la loro liberazione, per ottenere una risurrezione migliore; altri furono messi alla prova con scherni, frustate, anche catene e prigionia. Furono lapidati, segati, uccisi di spada; andarono attorno coperti di pelli di pecora e di capra; bisognosi, afflitti, maltrattati (di loro il mondo non era degno), erranti per deserti, monti, spelonche e per le grotte della terra. Tutti costoro, pur avendo avuto buona testimonianza per la loro fede, non ottennero ciò che era stato promesso. Perché Dio aveva in vista per noi qualcosa di meglio, in modo che loro non giungessero alla perfezione senza di noi” (Ebre1 11:32-40).

Ecco così come la nozione di Anno liturgico indica quella struttura ecclesiale, organizzata secondo appropriate norme, nella quale ogni Confessione cristiana (per noi quella riformata) riconosce che la temporalità (lo scorrere del tempo) è elevata a dimensione liturgica. In questo vi è una ragione teologica: nella temporalità (nella storia) si dispiega la storia della salvezza con la conseguenza che la medesima temporalità è assunta quale categoria d'elezione della salvezza. In particolare, è al centro della detta temporalità che il cristianesimo riconosce collocata la vita in terra del Signore Gesù Cristo la cui nascita, emblematicamente, costituisce lo spartiacque della temporalità storica in due categorie temporali, avanti Cristo e dopo Cristo, guardando avanti al Suo promesso ritorno (il secondo Avvento). Sia per le ragioni esposte, sia particolarmente per l'opera di salvezza compiuta dal Cristo, il cristianesimo riconosce a Gesù Cristo la qualifica di Signore del tempo e della storia.

Origine dell’uso di un Lezionario

Lezionàrio (non com. lezionale) deriva dal latino tardo lectionarium o lectionarius, derivato di lectio -onis «lettura»]. Di uno schema di letture bibliche organizzate che ci permettono di concentrare l’insegnamento e l’attenzione sulla nascita, ministero, morte e risurrezione di Gesù Cristo nel giro di un anno senza dimenticare di esplorare gli altri aspetti dell’insegnamento Biblico. L’uso di pericopi scelte è antico quanto la Parola di Dio. Il Talmud (Mishnha 32) afferma che tale usanza risale a Mosè. La chiesa di Cristo ha presto interiorizzato questo in quanto le Sacre Scritture sono sempre state il centro del culto Cristiano.

Nell'antichità sono stati gli Ebrei a creare per la prima volta un programma di letture bibliche assegnate per il culto nella sinagoga. Selezioni erano tratte dalla Torah e dalla Haftorah3. Com'è riportato in Luca 4:16-21, probabilmente Gesù stesso aveva letto da questi testi pre-assegnati quando legge Isaia 61:1,2, inaugurando così il Suo ministero pubblico. I primi cristiani adottano l'usanza ebraica di leggere durante il culto estratti dall'Antico Testamento il sabato. Presto a questo aggiungono letture dagli scritti degli apostoli e degli evangelisti.

I lezionari sia ebrei che cristiani si sviluppano poi durante i secoli, consolidandosi nel quarto secolo. Nella storia dell'Occidente, Gregorio Magno4 (504-604), la chiesa in Gallia, ed Alcuino di York5 (c. 735-804), consigliere di Carlo Magno, si considerano all'origine dello sviluppo che, nella Chiesa cattolica romana, vede una lettura dall'Antico Testamento, una dalle lettere apostoliche ed una dai Vangeli. quest'ultima è considerata la principale. A queste si aggiunge uno dei Salmi.

Normalmente un lezionario attraversa le Sacre Scritture secondo un modello logico e può includere anche testi di altri autori non ispirati, quando sono appropriati per l'occasione.

La Riforma protestante riceve l'eredità del Lezionario non senza spirito critico. I riformatori radicali lo respingono. Zwingli preferisce la lectio continua6, Calvino una sola lettura biblica. Lutero critica la scelta tradizionale dei testi delle epistole come troppo moralistica.

La Confessione augustana considera il Lezionario "tradizioni umane" e quindi, come tale è soggetto a critica, adattamento oppure rifiuto. Lutero ammonisce la chiesa sul pericolo di tradizioni inflessibili per il culto che possono trasformarsi in "leggi dittatoriali che si oppongono alla libertà della fede".

Vi sono vari tipi di approccio all’uso del lezionario. Si passa dall’esclusione più totale, indicando come giustificazione un presunto “spegnimento dello Spirito” a un uso regolare.

Non tutte le chiese cristiane oggi usano lo stesso lezionario e sono stati quindi molti i vari lezionari usati in diverse parti del mondo cristiano. Fino al Concilio Vaticano II, la maggior parte dei cristiani in Occidente (Cattolici romani, Vecchio cattolici, Anglicani, Luterani, e quelli Metodisti, che usavano il lezionario preparato da John Wesley) usavano un lezionario che si ripeteva su base annuale. Questo lezionario annuale forniva le letture per il culto domenicale e, nelle chiese che onorano i santi canonizzati, letture appropriate per celebrarli. La Chiesa ortodossa orientale e molte chiese orientali continuano ad usare un lezionario annuale.

Il Lezionario comune riveduto

Benché l’anno liturgico ed il Lezionario che lo accompagna, sia stato istituzionalizzato dalla Chiesa cattolico-romana e dalle chiese ortodosse orientali, come protestanti scegliamo di fare uso del Lezionario comune riveduto che ne costituisce appunto una revisione, una riforma. Esso si adatta a tutte le chiese, escludendone le festività tipiche del Cattolicesimo romano corrispondenti al culto mariano e dei santi, che noi, in quei termini, respingiamo.

Il “Lezionario comune riveduto” (Common Revised Lectionary, RCL) è una raccolta di testi e pericopi per il culto domenicale elaborata nel 1983 negli Stati Uniti dalla Consultation on Common Texts e adottata ufficialmente dalle principali denominazioni protestanti. Seguendo l'uso della Chiesa antica, il lezionario propone per ogni domenica una lettura dell'Antico Testamento, seguita da un Salmo (in genere letto in modo responsoriale), una lettura dalle epistole e una dai Vangeli. Ciascuno dei testi può essere utilizzato per la predicazione.

Il Lezionario Comune Riveduto armonizza le maggiori varianti del lezionario su tre anni, facendo in modo che ogni settimana i credenti in tutto il mondo possano ascoltare, leggere e riflettere sugli stessi testi. Il Lezionario Comune Riveduto è organizzato secondo un ciclo di letture bibliche in un arco triennale. Il ciclo di lettura è identificato dalle lettere A, B, e C.

L'anno A inizia con l'Avvento ed il Natale presso la fine di quegli anni il cui numero è divisibile per 3 (es. 2001, 2004, 2007). L'anno B segue a quello A e quello C al B.

Anno A: la maggior parte dei testi evangelici dal vangelo secondo Matteo a cominciare dalla prima domenica di Avvento 2007, 2010, 2013, 2016, ecc.

Anno B: la maggior parte dei testi evangelici dal vangelo secondo Marco a cominciare dalla prima domenica di Avvento 2005, 2008, 2011, 2014, ecc.

Anno C: la maggior parte dei testi evangelici dal vangelo secondo Luca a cominciare dalla prima domenica di avvento 2006, 2009, 2012, 2015, ecc.

Il vangelo secondo Giovanni è sempre letto a Pasqua ed è usato per altre stagioni liturgiche incluso l'Avvento, Natale e Quaresima, là dove è appropriato.

Vantaggi del Lezionario

Cominciamo con il dire che l’uso del Lezionario amplia quella che può essere definita “alfabetizzazione scritturale” della comunità. Molti ministri di culto sono talmente “presi” dalle loro convinzioni che predicano, praticamente, sempre sui stessi testi. Questo può dipendere anche da una certa visione della particolare denominazione nella quale si predica che enfatizza alcuni temi a discapito di altri. Al contrario una maggiore enfasi sulla Scrittura, nel suo intero complesso, nel nostro culto, nella nostra vita e nella nostra adorazione, incoraggia tutta l’assemblea a leggere, esplorare e studiare brani in un cammino continuo. Leggere “tutto il consiglio di Dio” aiuta ed educa ad essere consapevoli che “Tutta la Scrittura è divinamente ispirata e utile a insegnare, a convincere, a correggere e a istruire nella giustizia, affinché l'uomo di Dio sia completo, pienamente fornito per ogni buona opera” (2 Timoteo 3:16). Leggere “tutta” le Scrittura ci pone a confronto con i grandi temi che attraversano l’umanità. In concreto l’uso di un lezionario ci spinge a confrontarci anche con quelle sono le “scritture scomode”.

Vi è poi l’aspetto cultuale. È indubbio che l’uso del lezionario consente alla congregazione, nel suo complesso, nell’aspetto individuale, come gruppo di studio o come famiglie di leggere e studiare i testi biblici in anticipo e partecipare al sermone in qualità di uditori preparati. Essere “attivi” nella pubblica assemblea rende la mente e lo spirito più ricettivo alla Parola di Dio. Non solo, l’uso del lezionario permette una migliore pianificazione del culto, un tempo più opportuno per la preparazione dei predicatori, dei musicisti e di tutte le figure coinvolte nel culto. Tutto si pianifica meglio conoscendo le Scritture in anticipo.

Naturalmente il lezionario non deve divenire un orpello che riveste un uso legalistico della Parola di Dio. La chiesa locale può sempre derogare all’uso del lezionario quando la situazione lo richiede o quando ci sono situazioni particolari. Il lezionario è stato strutturato per migliorare il culto e la nostra adorazione e in questo senso può e deve essere visto. Per il resto è bene ricordare il motto biblico: “Or il Signore è lo Spirito, e dove c’è lo Spirito del Signore, lì c’è libertà” (2 Corinzi 3:17).

I colori delle varie stagioni liturgiche

Connesso con il calendario ecclesiastico vi è l’uso di particolari colori per ogni stagione liturgica (da usarsi per decorare il pulpito ed il tavolo della Santa Cena e/o quello dei paramenti del celebrante (se si usano). Nelle Chiese cristiane evangeliche l’uso dei colori prevalenti nel culto non è di primaria importanza.

Vi sono alcune chiese che li adottano e altre no. Mentre l’uso di questi colori è ampiamente riscontrato in paesi come gli USA, il Canada e l’Inghilterra, in Italia l’uso è molto meno presente. In ogni caso a questi elementi, quando adottati, non si dà un particolare rilievo ma si usano con “ordine e decoro”. Di solito un piccolo drappo riveste il pulpito e il tavolo della Santa Cena ma nulla di più. Nelle chiese cristiane evangeliche a questi colori viene assegnato un valore simbolico riferito ai vari tempi dell’anno nella Chiesa.

Anche se non tutte le chiese adottano per lo stesso periodo gli stessi colori, vi è tuttavia da notare una larga convergenza nel loro significato in senso generale; così il viola è il colore dell’Avvento e della Quaresima; il bianco quello di Natale fino all’Epifania; il verde caratterizza il tempo dopo l’Epifania e dopo Pentecoste; il bianco, simbolo della luce, è il colore del tempo di Pasqua; a Pentecoste invece il colore sarà il rosso, in ricordo delle fiamme come di fuoco che si posarono sugli apostoli. Le chiese riformate Italiane, in generale, non utilizzano colori liturgici mentre, come detto sopra, molto più frequente è l’uso in altre nazioni dove il cattolicesimo romano è meno presente. In ogni caso anche in questo campo è opportuno che ci si rifaccia al principio della libertà cristiana ben evidenziato da Paolo. Nulla impone ad una chiesa cristiana di usare questi simboli come nulla lo vieta. Vedi: Colori dell'Anno Liturgico

Uso del Lezionario comune ed autorità

Qual’é lo sfondo del Lezionario Comune Riveduto? Chi lo ha formato e con che autoritá?

Questo sistema lezionario é il prodotto di due organizzazioni ecumeniche che forniscono semplicemente risorse per quelle chiese che provvedono membri rappresentanti, in particolare la Consultazione sui Testi Comuni (CCT) dell’America del Nord e poi la Consultazione Liturgica Internazionale della Lingua Inglese (ELLC). Il primo di questi gruppi origina dalla metá degli anni Sessanta ed era stato formato da scolari liturgici cattolici e protestanti in risposta alle riforme della liturgia ordinate dal Secondo Concilio Vaticano, specialmente nell’area dei testi inglesi per la liturgia e poi nella divulgazione del Lezionario Romano del 1969 (Ordo Lectionum Missae). In risposta al grande interesse generato per questo modello romano, molte chiese nordamericane iniziarono a produrre adattamenti e revisioni per uso loro durante gli anni Settanta. Il CCT preparó un’armonizzazione e un rimaneggiamento di queste revisioni nel 1983 su una base di prova. Questa fú poi riveduta per pubblicazione nel 1992 sotto il titolo di Lezionario Comune Riveduto. Adesso il CCT include rappresentanti da piú di venticinque chiese protestanti del Nord America e anche dalla Commissione Cattolica Internazionale sull’Inglese nella Liturgia (ICEL).

L’organizzazione internazionale ELLC* rappresenta gruppi simili in Australia, nella Nuova Zelanda, in Gran Bretagna, nel Nord America, nell’Irlanda e in Sud Africa *(l’ICEL era un membro fino al 2001).

Similaritá possiamo trovare tra il sistema comune riveduto e l’originale schema romano?

Il piano basato su tre letture in un periodo di tre anni é lo stesso. Il calendario é praticamente lo stesso. Le letture del Vangelo sono quasi sempre le stesse, come sono pure le selezioni della seconda lettura prese dalle Epistole e (dopo Pasqua) dai libri degli Atti e dall’Apocalisse. L’unica seria divergenza si manifesta dopo la Pentecoste al punto delle letture bibliche ebree. Qui è stata messa da parte le scelte prese dalla tipologia romana in favore di un tipo di connessione piú varia che usa la narrativa Patriarcale/Mosaica per Anno A (Matteo), la narrativa Davidica per Anno B (Marco) e la serie di Elia/Eliseo/Profeti Minori per Anno C (Luca).

Nella ricerca iniziale sull’uso di varianti, a seconda del culto, della tavola romana da parte della chiese protestanti, si è scoperto che c’era della insoddisfazione per la mancanza di narrativa dal Vecchio Testamento, di letteratura storica e pure una carenza di testi sapienziali. Cosí si è provato a fare rimedio con il tipo di connessione piú espansiva. Ma per lo scopo di mantenere un’accettabilitá ecumenica, si continua a pubblicare una serie alternativa del Vecchio Testamento che é piú vicino alle tavole romane, episcopali e luterane per quanto riguarda le domeniche dopo la Pentecoste.

Il relativo successo del Lezionario Comune Riveduto è uno sviluppo completamente inaspettato in quanto che, dopo tutti questi secoli dopo la Riforma del sedicesimo secolo, molte di queste chiese adesso si trovano impegnate a leggere le scritture insieme ogni domenica. Questo cambiamento rende possibili degli incontri settimanali attraverso tutto il mondo; durante i quali, il clero lavora su sermoni e omelie per il mutuo beneficio.

Spesso privi di un rapporto logico tra le letture?

La domanda ricorrente che ci chiedono questi gruppi é come mai molte domeniche non ci sembra di essere una chiara relazione teologica o tematica tra le letture. Come si spiega?

La coesione tematica varia a seconda della situazione: se siete al centro delle stagioni liturgiche dall’Avvento fino alla Quaresima e dalla Quaresima fino alla Festa di Pentecoste, o se siete in quel lungo periodo di domeniche tra la Pentecoste e l’Avvento (conosciuto in terminologia romana come ‘Tempo Ordinario’). Nelle stagioni liturgiche delle Feste c’è sempre un’unitá ovvia che é governata dalla lettura del Vangelo del giorno. Peró nel Tempo Ordinario, dopo la Pentecoste, la situazione é abbastanza diversa. Nemmeno le guide piú sofisticate della predica lezionaria sembrano avere spesso un’idea di questo fatto. Durante queste domeniche si separa la lettura del Vecchio Testamento dal Vangelo a seconda di che domenica é, anche se si scelgono certe letture prese dai libri del Primo Testamento che l’autore del Vangelo (per l’anno) sembrava prediligere (per esempio Matteo/i Patriarchi e Mosé, Marco/Davide e Luca/i Profeti).

Allo stesso tempo il predicatore dovrebbe notare che la seconda lettura (Nuovo Testamento) procede una settimana dopo l’altra in ordine di capitoli. Cosí non c’é una correlazione ovvia tra la seconda lettura e il Vangelo o con la prima lettura dal Vecchio Testamento. Pertanto, durante quelle domeniche, le tre letture che deliberatamente non hanno nessuna relazione tematica seguono tutte una traiettoria continua o semicontinua. Se questo fatto fosse visto come cosa strana o problematica, bisogna ricordarsi che questo tipo di sequenza di letture ‘in serie’ é stato preso in prestito direttamente dal modo in cui la Sinagoga usa la Torà e successivamente dalla pratica delle chiese dei primi secoli. Il significato di questa decisione é che la lettura pubblica delle scritture non era mai scelta come fonte di testi per la predica; ma piuttosto era scelta come unica via possibile per far familiarizzare la comunità con piú letture possibili. Questa é di certo l’espressa intenzione della revisione del lezionario romano come era desiderata dal Consiglio Vaticano, e perció anche di tutti i sistemi che ne sono derivati.

Conseguenze per la preparazione del Sermone

Quali sono le consequenze per la preparazione del sermone da parte del predicatore, particolarmente nelle domeniche di Tempo Ordinario dopo la Pentecoste?

Si sente spesso questa domanda quando certi usano il lezionario solo ‘qualche volta’, volendo dire che lo evitano durante il Tempo Ordinario. Infatti non capiscono che il punto del principio é la continuitá. Vuol dire che qualsiasi predicatore che usa il lezionario seriamente deve decidere che ‘traiettoria’ (Vangelo, Nuovo o Vecchio Testamento) da usare da una domenica all’altra. Certamente non vi dovrebbe essere nessun tentativo di produrre un’unitá tematica sforzata tra tutte le letture, quando infatti non ne esiste una. Molto di piú il predicatore non dovrebbe ‘saltare di qua e di là’ fra tre gruppi diversi di letture che sono organizzate su una base periodica da una settimana all’altra. Il cambio radicale che necessita questo sistema é per il predicatore di pensare alle predicazioni che fa ogni settimana su una base sequenziale invece che tematica.

Critiche all’uso del Lezionario

L'uso di un lezionario nell'ambito dei culti domenicali viene criticato da diverse chiese evangeliche e predicatori per diversi motivi. Per quanto si voglia sistematizzare la lettura pubblica della Bibbia, chi crede al carattere ispirato di tutta la Bibbia teme che questo sistema possa in un certo qual senso "addomesticare" la Bibbia in quanto Parola ispirata di Dio e limitare l'opera dello Spirito Santo che porta il predicatore a scegliere un particolare testo per una determinata situazione in un tempo particolare. Fra le argomentazioni addotte, possono essere elencate le seguenti:

La pratica di leggere e di predicare da una selezione di porzioni sconnesse dei libri della Bibbia omette parti del racconto, parte dell'argomentazione, parti dei vangeli e parti della Parola che Dio ha voluto fossero inclusi nel testo. Il testo viene così umiliato come pure le intenzioni dell'autore. Si contesta che si pretenda di "migliorare" un testo omettendo quel che si ritiene più opportuno omettere (a che titolo?).

Si mettono in discussione e si "sospettano" le scelte e motivazioni (opinabili) di chi fa queste selezioni. Chi è che decide che cosa possa o non possa esservi incluso? L'intero processo dà l'apparenza di una burocrazia ecclesiastica che cerchi di amministrare e controllare la predicazione della Parola di Dio.

Si contesta la legittimità stessa del calendario ecclesiastico. Onorare questi cicli annuali si oscurerebbe la priorità storica che la tradizione protestante ha cercato di ristabilire, quella dell'osservanza settimanale del Giorno del Signore. I Riformatori riconoscono solo le cinque grandi festività di Natale, Venerdì Santo, Pasqua, Ascensione e Pentecoste, e questo senza minimizzare il Giorno del Signore.

Osservano queste festività precisamente perché hanno a che fare con avvenimenti registrati nelle Scritture. Le stagioni liturgiche dell'anno ecclesiastico, però, non avrebbero alcun fondamento biblico. L'Avvento e la Quaresima suggeriscono che sia necessario "prepararsi" a ricevere la grazia di Dio nell'incarnazione e nella risurrezione. Le confessioni di fede protestanti, però, annunciano una grazia "preveniente" che prescinde e nega da una qualsiasi nostra "preparazione", che così ne risulta teologicamente non appropriata per una chiesa la cui regola di fede e di condotta è esclusivamente la Bibbia e che non vuole legarsi a "tradizioni umane".

Note

Bibliografia