Predicazioni/Galati/Una fede che deve lasciare il segno su di noi

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Una fede che deve lasciare il segno su di noi

Qual'é "il segno" che ci identifica come cristiani? In alcune tradizioni vi è chi fa un gesto, "il segno della croce". Può diventare persino un superstizioso "gesto scaramantico". Altri portano al collo una catenina con una piccola croce di metallo o di legno. La si appende non solo nelle chiese, ma anche alle pareti delle case. Oggi infuria la polemica se appenderla oppure no nelle scuole e nei tribunali come simbolo identitario. Se ci pensiamo bene, però, non devono tanto essere segni esteriori quelli che ci identificano come cristiani, ma una vita conforme alla volontà di Dio come vissuta dal Cristo. Questo è ciò che più conta. L'apostolo Paolo, come vediamo in questa nostra ultima riflessione sulla lettera ai Galati, diceva di portare in sé "le stigmate", o "il marchio" di Cristo. Che intendeva? Vediamo. "E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l'Israele di Dio. D'ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen" (Galati 6:16-18).

L'Apostolo termina la sua lettera con una benedizione: "Su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l'Israele di Dio" (16). Il contesto della lettera mostra come per Israele di Dio qui siano da intendersi i cristiani della Galazia, ogni vero cristiano. L'Apostolo riassume in questo modo la tesi secondo la quale ogni credente in Cristo è indubbiamente vero figlio di Abraamo (3:6-29), figlio della "donna libera" proprio come Isacco (4:21-31). I falsi maestri asserivano che solo coloro che si sottopongono alla legge mosaica appartengono ad Israele. Ora Paolo afferma che tutti coloro che seguono l'Evangelo sono il vero Israele di Dio.

Attraverso tutta la sua lettera, Paolo si è appellato all'Evangelo come la sola regola da seguire nei nostri rapporti con Dio e l'uno con l'altro, la via maestra. Tutti coloro che seguono questa regola certamente faranno l'esperienza della pace e della misericordia nei loro rapporti con Dio e l'uno con l'altro perché "...è grazie a lui [e solo a Lui] che voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione" (1 Corinzi 1:30). L'Evangelo, infatti, ci pone in pace con Dio sulla base della misericordia che Egli ci ha manifestato in Cristo. Allo stesso modo, tutti coloro che hanno fatto l'esperienza dell'Evangelo operano per promuovere la pace con altri esprimendo verso gli altri la stessa compassione che hanno ricevuto da Dio in Cristo.

Dopo la benedizione su tutti i cristiani, Paolo aggiunge un chiaro e fermo ammonimento contro tutti coloro che hanno arrecato molestia alle chiese della Galazia con le loro pretese ed il loro legalismo. Il loro attacco alle chiese Paolo lo prende come un affronto personale e lo respinge fornendo la base della sua autorità: "Io porto nel mio corpo le stigmate (il marchio) di Gesù" (17). Il "marchio di Gesù" sono le cicatrici lasciate su di lui dalle dure persecuzioni subite a causa di Cristo. Queste cicatrici dimostrano la sua "ostinata" fedeltà all'Evangelo di Cristo. I falsi maestri erano interessati al segno lasciato sul corpo dalla circoncisione rituale. Paolo attira l'attenzione sulle cicatrici che rimangono sul suo corpo per aver servito Cristo: una bella differenza! Quel che conta non sono i riti, le cerimonie e le formalità esteriori, ma una vita autenticamente vissuta secondo Cristo. Questa vita deve necessariamente "lasciare un segno" su di noi. Magari non saranno ferite visibili, ma chiediamoci davvero in che modo Cristo ci ha portato al sangue, al sudore ed alle lacrime di un autentico discepolato. Non quindi tanto simboli esteriori, ma vita vissuta! Tale prova di devozione a Cristo dovrebbe essere sufficiente per mettere a tacere i suoi critici. Lo è anche per i nostri critici? Vedono in noi "i segni" tangibili ed inequivocabili della nostra professione di fede?

La benedizione finale riassume il messaggio della lettera: "La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito. Amen" (18). La grazia di Gesù Cristo nel loro spirito, nel loro essere ed identità profonda, rende tutti i veri cristiani fratelli e sorelle nella famiglia di Dio.

Preghiera

Signore, non parole, ma fatti ispirati da Te: ecco ciò che desidero possa essere visibile attraverso tutta la mia vita. Non formalità, ma sostanza. Non cerimonie ma concrete espressioni d'amore, quelle che tu ci hai manifestato in Cristo. Amen.