Predicazioni/Giovanni/La necessità della rigenerazione

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La necessità della rigenerazione

Limitarci a vivere "secondo la carne" (è un'espressione biblica) è fare come i maiali che sguazzano nel fango e pure ne godono. Quello sta nella loro natura, e non puoi cambiarla. L'essere umano, però, era destinato a ben altro. Dante Alighieri fa dire ad Ulisse nel canto XXVI dell'Inferno nella sua "Divina Commedia": "Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza". Ulisse chiede cioè ai propri compagni di pensare alla propria origine: non sono stati creati per vivere come animali, ma per seguire la virtù e la conoscenza, per essere - diciamo noi - in consapevole e attiva comunione con Dio. E' quanto il Salvatore Gesù Cristo dice a Nicodemo, che pure era un'intellettuale, ma che pareva non sapesse nulla della necessità della personale rigenerazione o rinascita. Ascoltiamone il racconto dal vangelo secondo Giovanni, capitolo 3.

Gesù e Nicodèmo. "Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio». Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito». Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro d'Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell'uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui" (Giovanni 3:1-17).

Il Salvatore Gesù Cristo dice a Nicodemo: "Tu sei maestro d'Israele e non conosci queste cose?". Già. Tanti ancora oggi non si rendono conto che l'umanità, anzi, tutti noi senza esclusione, abbiamo bisogno di una profonda rigenerazione morale e spirituale, altrimenti... Non lo sanno, o forse lo sanno, ma fanno finta di non saperlo e tirano fuori ogni sorta di scuse per non interessarsene. Come abbiamo citato all'inizio, bene diceva Dante Alighieri nella sua Divina Commedia, in una terzina che vorrei che poteste ascoltare ancora una volta. Dice:

"'O frati', dissi "che per cento milia perigli siete giunti a l’occidente, a questa tanto picciola vigilia d’i nostri sensi ch’è del rimanente, non vogliate negar l’esperienza, di retro al sol del mondo sanza gente. Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza. Li miei compagni feci io sì aguti, con questa orazion picciola, al cammino che a pena poscia li avrei ritenuti" (Divina Commedia, Inferno, XXVI).

Non si tratta solo di crescere dal punto di vista culturale (che già è importante) ma di sviluppare virtù morali e spirituali che possano farci elevare dal livello dei bruti in cui siamo caduti come umanità (nonostante le belle maniere che potremmo avere) e che coltiviamo spesso con piacere, considerando questo modo di vivere persino "naturale". La realtà, perè è ben altra, come sappiamo nel profondo del nostro cuore. Infatti, come bene sintetizzano i Canoni di Dordrecht

"L'uomo è stato creato ad immagine di Dio. Nel suo sapere gioiva della vera e salutare conoscenza del suo Creatore nonché delle cose spirituali, di giustizia nella sua volontà e nel suo cuore, di purezza nei suoi affetti. È stato quindi creato interamente santo. Ma essendosi allontanato da Dio sotto l'influsso del Diavolo e ciò per sua spontanea volontà, si è privato da solo di questi eccellenti doni. Ha invece attirato si di sé, la cecità, orrendi tenebre, la vanità e la perversità di giudizio nel suo capire, la cattiveria, la ribellione e la durezza nella sua volontà e nel suo cuore, come pure l'impurità in ogni suo affetto". E ancora: "Tutti gli uomini sono perciò concepiti nel peccato e nascono figli di collera, incapaci di ogni bene salutare, propensi al male, morti nel peccato e schiavi del peccato. Senza la grazia dello Spirito che rigenera, non vogliono, né possono tornare a Dio, né correggere la loro natura depravata e nemmeno portarvi un miglioramento".

Una trasformazione interiore, la rigenerazione morale e spirituale è possibile. Non la possiamo attuare da noi stessi, ma è l'opera di Dio, lo Spirito Santo, per tutti coloro che, giunti ad essere profondamente consapevoli della loro miseria morale e spirituale e rinunciando ad ogni illusione, implorano Dio per esserne liberati e accolgono Gesù, il Cristo, che Dio ha mandato come nostro Salvatore. 

Nicodemo si sentiva irresistibilmente attratto da Gesù, sapeva che in lui, Gesù, c'era "qualcosa di speciale". Teme di farlo apertamente e va a trovarlo a casa sua, segretamente, di notte. Forse Nicodemo si vergognava di farlo apertamente. Nicodemo era "un intellettuale", temeva forse che I suoi colleghi ridessero di lui se si fosse interessato "troppo" di Gesù. In una società come la nostra, ostile all'impegno verso Dio e che si prende gioco delle "persone religiose", probabilmente anche tu ti sei sentito o ti senti in imbarazzo per accostarti con sincero interesse alla persona di Gesù ed al suo messaggio. Forse anche tu ti nascondi nell'anonimato di un sito web. Forse avresti vergogna di entrare in un locale di culto, ad andare a far visita ad un ministro cristiano per fargli delle domande e perché ti esponga la via di salvezza che da sempre ci presenta la la Parola scritta di Dio. Era successo anche a me che ti parlo oggi. Mi aggiravo la domenica mattina fuori dai locali di una comunità evangelica, e per ben due o tre volte non ero entrato. Indubbiamente, però, era Dio che mi chiamava e mi stava attirando a sé. Nessun altro mi aveva incoraggiato a farlo. Una volta, però, un cristiano di quella comunità era lì, fuori che aspettava che fosse l'ora del culto ed aprissero le porte. Aveva notato la mia presenza forse altre volte. Ecco così che si accosta a me e mi parla. Quello era stato l'inizio, per me, di un cammino spirituale che mi avrebbe portato a conoscere veramente il Salvatore Gesù Cristo, le sue virtù, i suoi doni. Per me era stata una chiamata silenziosa. Rispondendovi, non ne sono mai stato deluso.

Con la vocazione personale che Dio ci rivolge, rispondendovi, scopriamo che, nonostante la nostra indegnità, è Dio che vuole cominciare in noi una grande opera che chiamiamo rigenerazione morale e spirituale, una nuova nascita. E' misteriosa come il vento che soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va. Poi, però, ti rendi conto che era reale e che Dio, in Cristo, voleva darmi la grazia della salvezza dalle miserie e dannazione del peccato, mettermi in consapevole comunione con Lui come discepolo di Cristo, per essere rinnovato profondamente e darmi un compito da svolgere nella diffusione del Suo regno. Qualcosa di simile era accaduto all'antico Abramo, che la Scrittura chiama "il padre dei credenti", loro prototipo. Ascoltiamo il testo che ci parla della chiamata di Abramo.

La chiamata di Abramo. "Il Signore disse ad Abram: «Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò. Farò di te una grande nazione e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò, e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra».Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore, e con lui partì Lot. Abram aveva settantacinque anni quando lasciò Carran" (Genesi 12:1-4).

Abramo non aveva meriti da vantare. Sapeva di essere un peccatore meritevole solo della perdizione, eppure la grazia di Dio lo elegge e lo raggiunge. Di Abramo l'apostolo Paolo scriveva le seguenti parole:

L'esempio di Abramo. "Che diremo dunque di Abramo, nostro progenitore secondo la carne? Che cosa ha ottenuto? Se infatti Abramo è stato giustificato per le opere, ha di che gloriarsi, ma non davanti a Dio. Ora, che cosa dice la Scrittura? Abramo credette a Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia. A chi lavora, il salario non viene calcolato come dono, ma come debito; a chi invece non lavora, ma crede in Colui che giustifica l'empio, la sua fede gli viene accreditata come giustizia. Così anche Davide proclama beato l'uomo a cui Dio accredita la giustizia indipendentemente dalle opere (...) Infatti non in virtù della Legge fu data ad Abramo, o alla sua discendenza, la promessa di diventare erede del mondo, ma in virtù della giustizia che viene dalla fede. Se dunque diventassero eredi coloro che provengono dalla Legge, sarebbe resa vana la fede e inefficace la promessa. La Legge infatti provoca l'ira; al contrario, dove non c'è Legge, non c'è nemmeno trasgressione. Eredi dunque si diventa in virtù della fede, perché sia secondo la grazia, e in tal modo la promessa sia sicura per tutta la discendenza: non soltanto per quella che deriva dalla Legge, ma anche per quella che deriva dalla fede di Abramo, il quale è padre di tutti noi - come sta scritto: Ti ho costituito padre di molti popoli -davanti al Dio nel quale credette, che dà vita ai morti e chiama all'esistenza le cose che non esistono" (Romani 4:1-5, 13-17).

Dio sta innalzando, attraverso l'annuncio dell'Evangelo, il suo Figlio Gesù Cristo per attirare a Lui, misteriosamente per noi, coloro ai quali vuole concedere la sua grazia, la salvezza dalle umane miserie. Probabilmente è quello che sta accadendo anche a te, se sei giunto fino a questo punto della nostra riflessione. Riascoltiamo il nostro testo evangelico che dice:

"...E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui".

Che il Signore voglia che questo accada pure a te, tanto che tu possa ripetere con piena consapevolezza della verità che esprimono, le parole del Salmo 121 che ascoltiamo ora e con le quali chiudiamo il nostro messaggio.

Salmo 121. Canto dei pellegrini. Alzo gli occhi verso i monti: chi mi potrà aiutare? L'aiuto mi viene dal Signore che ha fatto cielo e terra. Il Signore non ti lascerà cadere, veglia su di te, senza dormire. Certo non dorme né riposa, lui, che veglia su Israele. Su di te veglia il Signore, ti protegge con la sua ombra, sta sempre al tuo fianco. Il sole non ti colpirà di giorno, né la luna di notte. Il Signore proteggerà la tua vita, ti proteggerà da ogni male. Il Signore ti proteggerà quando parti e quando arrivi, da ora e per sempre!" (Salmo 121).