Preghiera/E’ sempre volontà di Dio ed espressione di vera fede quello di guarire?

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E’ sempre volontà di Dio ed espressione di vera fede quello di guarire?

La Parola di Dio non insegna questo. Certamente “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno” (Eb. 13:8). Egli conserva lo stesso potere oggi di guarire di quanto lo aveva ieri, ed Egli guarisce quando è la Sua volontà amorevole e sapiente. Però, persino durante la vita stessa degli apostoli, segni e prodigi cominciarono a diminuire nella misura in cui non era più necessario per accreditare l’Evangelo.

La pretesa dei Pentecostali di “ristabilire” i doni perduti dello Spirito Santo è pura fantasia. Essi non sono mai andati “perduti”. Persino l’apostolo Paolo, che aveva operato grandi miracoli mediante la potenza di Dio, lascia uno dei suoi più stretti collaboratori ammalato a Mileto (2 Timoteo 4:20). Inoltre, quando Paolo chiese a Dio di essere liberato dalla sua “spina nella carne” (probabilmente un problema agli occhi causato dall’essere stato lapidato a listra, vedi Atti 14:19, e Galati 4:13-15), e di averlo chiesto al Signore “tre volte” (ripetutamente), Dio rispose semplicemente: “La mia grazia ti basta”.

Gesù disse: “In verità, in verità vi dico: chi crede in me farà anch’egli le opere che io faccio; anzi ne farà di più grandi di queste, perché io vado al Padre” (Giovanni 14:12), questi però non sono miracoli fisici, ma spirituali. Gesù faceva risorgere morti. Nessuno oggi fa questo e pochi pretendono di saperlo fare. 3000 anime “morti nei falli e nei peccati” (Ef.esini 2:1) avevano ricevuto vita in Cristo nel giorno di Pentecoste.

La salvezza delle anime è il miracolo più grande che vi sia. Certamente la liberazione da tutte le conseguenze della caduta di Adamo è resa possibile dall’opera compiuta da Cristo sulla croce, inclusa quella dal peccato, dalla malattia, dalla morte e dalla maledizione di tutta la creazione animale e materiale, ma tutto questo è tutto nei piani di Dio. La liberazione dalla colpa e dalla potenza del peccato è disponibile qui ed ora a ciascuno che crede. La redenzione del corpo, però, è ancora una realtà futura. Paolo dice: “La nostra cittadinanza infatti è nei cieli, da dove aspettiamo pure il Salvatore, il Signor Gesù Cristo, il quale trasformerà il nostro umile corpo, affinché sia reso conforme al suo corpo glorioso, secondo la sua potenza che lo mette in grado di sottoporre a sé tutte le cose” (Filippesi. 3:20,21). Noi non dovremmo “aspettare” se fosse possibile redimere ora i nostri corpi. I nostri corpi saranno redenti quando il Signore Gesù ritornerà. Allora Egli trasformerà questi corpi della nostra umiliazione alla somiglianza del Suo glorioso corpo di risurrezione (Filippesi 30:20,21). Tutte le infermità, tutte le invalidità, l’afflizione e la morte allora saranno per sempre cosa del passato, a lode e gloria del Suo degno nome. Allora anche la creazione materiale ed animale sarà liberata dalle catene della corruzione (Romani 8:19-23).

Nei circoli pentecostali e carismatici si cita poi spesso questo testo: “Qualcuno di voi è infermo? Chiami gli anziani della chiesa, ed essi preghino su di lui, ungendolo di olio nel nome del Signore, e la preghiera della fede salverà il malato e il Signore lo risanerà, e se ha commesso dei peccati, gli saranno perdonati” (Giacomo 5:14,15). Si dice che dimostri che laddove vi sia vera fede, v’è pure potenza di guarigione. Si notino però due fatti su questo scritto. In primo luogo esso è indirizzato: “alle dodici tribù che sono disperse nel mondo” (1:1). Fu scritto a cristiani d’origine ebraica che ancora si fondavano sulle promesse giudaiche di risanamento del corpo. Si trovavano nel periodo di mezzo fra le dispensazioni della Legge e della Grazia, fra camminare per visione e camminare per fede. In secondo luogo, dato che “la preghiera della fede” doveva “salvare il malato”, e gli anziani della comunità dovevano pregare, allora se il malato non avesse dovuto guarire, essi avrebbero solo dovuto biasimare sé stessi! I guaritori che oggi si appoggiano a questo testo fanno l’opposto. Biasimano i malati, e non sé stessi, se la guarigione non avviene. Aggiungono così afflizione ad afflizione ai malati che così si sentiranno in colpa per non avere abbastanza fede, cadendo nelle tenebre dell’auto-condanna.

Dovremmo oggi pregare per i malati? Si, senza dubbio. La Parola di Dio lo comanda. “Non siate in ansietà per cosa alcuna, ma in ogni cosa le vostre richieste siano rese note a Dio mediante preghiera e supplica, con ringraziamento. E la pace di Dio, che sopravanza ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù” (Filippesi 4:6,7). Dio può guarire, con o senza mezzi. Preghiamo, dunque ed usiamo i mezzi che Dio ha provveduto lasciandone a Lui il risultato. La maggior parte dei cristiani pregano troppo poco per le loro malattie e dipendono interamente da aiuti e rimedi umani. Questo è sbagliato. Dobbiamo pure rammentarci che il nostro corpo appartiene a Dio ed è dimora dello Spirito Santo. Non dobbiamo abusare di esso nutrendoci in modo errato od eccessivo, e dobbiamo presentarli al Signore per la Sua gloria (Romani 12:1,2).