Storia/Arminio

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LA TRADIZIONE RIFORMATA

Giacomo Arminio: La controversia sulla predestinazione

Giacomo Hermandszoon (che latinizzò il suo cognome in Arminio) nacque intorno al 1560 a Oudewater, in Olanda. Dopo una dolorosa giovinezza, funestata da numerosi lutti, Arminio frequentò diverse università, fra cui quelle di Leida e di Ginevra. A Ginevra studiò sotto Teodoro di Beza (il successore di Calvino), dal quale, poco prima di lasciare la città, ricevette una calorosa lettera di raccomandazione. Arminio fece ritorno ad Amsterdam nel 1587 e vi fu ordinato pastore l'anno successivo. Nel 1589 fu interpellato per difendere la dottrina calvinista della predestinazione dagli attacchi di Dirk Coornhert. Ma, nel considerare le argomentazioni contrarie, Arminio si ritrovò a prendere le parti di Coornhert e, prudentemente, decise di tacere. Di lì a qualche tempo, mentre insegnava la Lettera ai Romani, arrivò a porre in discussione l'interpretazione calvinista dei capitoli 7 e 9. Il che gli aprì le porte della controversia e lo spinse a mettere in discussione la propria ortodossia: una condizione, questa, che sarebbe durata fino alla sua morte. Nel 1602 vi fu un'epidemia di peste, ma Arminio si prese diligentemente cura del suo gregge, nonostante i rischi che correva. Numerosi professori di Leida morirono, e Arminio fu chiamato a colmare uno dei posti vacanti. La sua nomina fu vigorosamente contestata da Francesco Gomar, professore anziano di teologia a Leida e calvinista convinto. Alla fine, Arminio fu scagionato dalle accuse mossegli contro e assunse il suo ufficio nel 1603. Ma Gomar non si diede per vinto, e la controversia continuò fino alla morte di Anninio, avvenuta nel 1609.

Arminio era riluttante a esporre apertamente le proprie convinzioni — probabilmente per paura delle conseguenze. Ben poco della sua produzione vide la stampa prima della sua morte. Tuttavia, le sue convinzioni sulla predestinazione sono chiaramente esposte nella Dichiarazione di sentimenti del 1608.

Vi sono quattro "decreti" da parte di Dio. Primo: Dio decretò di eleggere Gesù Cristo come mediatore per conquistare la salvezza per l'uomo. Secondo: egli decretò di accogliere e di salvare tutti coloro che si sarebbero pentiti e avrebbero creduto in Gesù Cristo, e di rifiutare gli increduli impenitenti. Terzo: Dio decretò di provvedere il mezzo necessario perché l'uomo potesse pentirsi e credere. Quarto: Dio decretò la salvezza di alcuni individui specifici, perché previde che essi avrebbero creduto e perseverato fino alla fine.

In questo modo, Arminio rifiutava l'idea agostiniana-calvinista dell'elezione incondizionata — cioè, che Dio sceglie o elegge le persone alla salvezza indipendentemente da qualsiasi merito previsto in loro. Ma non ne consegue necessariamente che Arminio avesse un alto concetto delle capacità naturali dell'uomo.

Nel suo stato decaduto e peccaminoso, l'uomo è incapace, da sé stesso, sia di pensare sia di volere sia di fare ciò che è veramente buono. E invece necessario che egli sia rigenerato e rinnovato nella sua mente, nei suoi affetti o nella sua volontà, e in tutte le sue facoltà, da Dio in Cristo attraverso lo Spirito Santo, in modo da poter avere i requisiti necessari per capire, valutare, considerare e compiere ciò che è veramente buono. Dichiarazione di sentimenti

Ne risulta che perfino il credente rigenerato o nato di nuovo "non può ne concepire ne compiere alcun bene ne resistere alla malvagia tentazione, senza la grazia [di Dio] che previene [precede] e stimola, segue e coopera". Arminio aveva cura di sottolineare al massimo la nostra dipendenza dalla grazia di Dio; ma differiva dalla posizione agostiniana in un punto fondamentale. Certo, noi dipendiamo dalla grazia di Dio, ma questa grazia è accordata in modo tale che stia all'uomo decidere se vorrà accettarla oppure no. La grazia di Dio rende possibile la nostra salvezza, non inevitabile. Pertanto, è l'uomo stesso che fa la scelta finale riguardo alla salvezza. L'elezione e la predestinazione di individui da parte di Dio sono entrambe basate non sulla sua scelta sovrana, ma sulla sua preconoscenza della nostra scelta. Quindi, mentre per *Agostino e Calvino in ultima analisi è vero che noi scegliamo Dio perché egli ha scelto noi, per Arminio è vero il contrario. Questa materia divide ancora le persone in "arminiani" e "calvinisti".

Difatti, la morte di Arminio non pose assolutamente fine alla controversia. Anzi, egli si lasciò alle spalle molti seguaci, e nel 1610 quarantasei pastori arminiani si riunirono a Gouda (Olanda) per formulare una Rimostranza, nella quale evidenziarono cinque punti:

• Dio decise di salvare attraverso Gesù Cristo tutti coloro che, attraverso la grazia dello Spirito Santo, avrebbero creduto in lui e perseverato fino alla fine.

• Gesù Cristo, tramite la sua morte sulla croce, ottenne il perdono dei peccati per tutti, ma solo i credenti lo ricevono.

• L'uomo "caduto", di sua spontanea volontà, non penserà mai nulla che sia veramente buono. È necessario che egli rinasca da Dio, in Cristo, attraverso lo Spirito Santo, per poter fare ciò che è veramente buono.

• Noi non siamo in grado di fare nessun bene, senza che la grazia di Dio ci preceda, ci risvegli, ci segua e cooperi con noi. Ma questa grazia non è irresistibile.

• I veri credenti sono resi capaci, attraverso la grazia, di perseverare fino alla fine e di essere salvati. Ma non è sicuro se sia possibile, per pigrizia o negligenza, perdere la grazia oppure no. [Arminio stesso non prese posizione su questo punto.Di solito, fra gli arminiani, vi è stata la tendenza ad asserire che siapossibile scadere dalla grazia e perdere la salvezza, risultando ciò più coerente con il desiderio di dare all'uomo la possibilità della scelta finale in rapporto alla sua salvezza.]

A causa della Rimostranza, gli arminiani furono anche chiamati "rimostranti". La controversia continuò a infuriare finché il *Sinodo di Dordrecht non confutò i cinque punti della Rimostranza.