Storia/Bucero

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Ritorno


LA TRADIZIONE RIFORMATA

Martin Bucero: II padre del Calvinismo

Martin Bucero nacque nel 1491 a Schlettstadt, in Alsazia. All'età di 15 anni divenne frate domenicano. Come * Zwingli, fu educato nella "via antiqua" di *Tommaso d'Aquino e subì l'influsso dell'Umanesimo di *Erasmo. Nel 1518 presenziò al Capitolo Generale dei frati agostiniani a Heidelberg. Ascoltando *Lutero parlare, Bucero si convertì all'istante. Qualche anno dopo, nel 1523, si stabilì a Strasburgo, dove la Riforma era stata già introdotta grazie a Mathias Zeli, e dove vari riformatori avrebbero passato periodi più o meno lunghi della loro vita — ad esempio, *Giovanni Calvino, Wolfango Capitone, Kaspar Hedio, Pietro Martire Vermigli, Jakob e Johannes Sturm. Ma fu Bucero che diventò il principale riformatore di Strasburgo.

Strasburgo divenne un importantissimo centro della Riforma e, sotto molti aspetti, rappresentò un esempio da seguire. Le sue riforme nel campo dell'educazione — avviate in special modo da Johannes Sturm, con l'appoggio di Bucero — furono imitate in tutta Europa. Oltre che per la riforma della dottrina. Bucero mostrò particolare interesse per la cura pastorale. Il suo scritto La vera cura d'anime e il vero servizio pastorale è una delle opere più importanti del XVI secolo sull'argomento. Bucero si avvide anche del bisogno di disciplina nella vita della chiesa e cercò di promuoverla a Strasburgo. Nel 1546 propose l’avviamento di piccoli gruppi o comunità all'interno della congregazione, per l'edificazione spirituale. Probabilmente fu a questa iniziativa che s'ispirò *Spener nel secolo successivo. Purtroppo, nel 1546 Strasburgo dovette arrendersi all'esercito dell'imperatore e accettare ì'Interim, cioè la soluzione provvisoria da lui imposta in campo religioso.

Bucero si rifiutò di scendere a compromessi; accettò quindi l'invito a diventare regio professore di teologia a Cambridge, dove morì nel 1551. Dopo il crollo dell'Interim, Strasburgo divenne attivamente luterana, e Bucero non vi fu più celebrato. Bucero non si lasciò dietro nessun gruppo organizzato e anzi, fino a non molto tempo fa, egli stesso è stato un personaggio in larga misura trascurato. Eppure la sua rilevanza è stata notevole e duplice. Innanzi tutto, mentre si trovava a Cambridge, Bucero potè esercitare una certa influenza sull'andamento della Riforma inglese, in particolar modo attraverso Thomas Cranmer. Lo "zampino" di Bucero può essere facilmente individuato nei due libri della preghiera comune pubblicati sotto Edoardo vi (1549 e 1552). Bucero compose anche un'opera intitolata De regno Christi (II regno di Cristo) come falsariga da seguire per un'Inghilterra cristiana. La morte di Edoardo nel 1553 ne impedì l'attuazione; ciononostante, il suo libro esercitò ancora una grande influenza, soprattutto sul movimento puritano che sarebbe emerso di lì a qualche tempo. Ancor più rilevante. tuttavia, è stata l'influenza che Bucero esercitò tramite Giovanni Calvino, il quale aveva vissuto a Strasburgo dal 1538 al 1541. Fu infatti in quegli anni che Bucero lasciò un'impronta non indifferente sul pensiero di Calvino in merito a diverse questioni fondamentali.

Tant'è vero che egli fu chiamato, in tono bonariamente esagerato, "padre del Calvinismo". Molti degli sforzi di Bucero furono consacrati alla causa dell'unità della chiesa. Alla pari di Erasmo, egli non amava ne la divisione ne la lotta; come Melantone, poi, fu spesso considerato fin troppo conciliatore, e quindi guardato con sospetto. Le sue iniziative non si dimostrarono sempre avvedute e a volte fallirono. Secondo il parere di un autore moderno, l'approccio di Bucero si trasformava spesso in "un ramo d'ulivo lanciato da una catapulta", e ogni tanto i destinatari ne restavano feriti. Bucero si dedicò con entusiasmo alla ricerca di una riconciliazione fra protestanti e cattolici romani. Fra il 1539 e il 1541 ebbe luogo una serie di colloqui di religione (a Hagenau, Worms e Ratisbona) che miravano a un riavvcinamento fra le due correnti in Germania. L'ultimo colloquio, quello di Ratisbona, registrò un successo quasi completo, dato che fu raggiunto un accordo sulla giustificazione per la fede. Da parte sua. Lutero ritenne invece che Bucero avesse concesso troppo e disse che egli "puzzava a causa di Ratisbona". (A onor del vero, bisognerebbe sottolineare il fatto che anche Melantone e Calvino avevano appoggiato l'accordo.) Bucero si diede da fare anche per convincere gli anabattisti. Dovunque andassero in Europa, essi erano selvaggiamente perseguitati; ma a Strasburgo furono trattati con gentilezza. Bucero ragionò con loro, e molti si persuasero ad aderire alla sua causa. Ma non si trattò di un processo a senso unico: Bucero non parlava soltanto, ascoltava anche, ed era disposto a imparare. Il suo interesse per la disciplina ecclesiastica scaturì, almeno in parte, proprio dalle sue discussioni con gli anabattisti. Bucero cercò non soltanto una riconciliazione con i cattolici romani e gli anabattisti, ma tentò anche di ricucire la spaccatura all'interno del mondo protestante. La disputa intorno alla presenza di Cristo nella Cena del Signore aveva diviso i riformatori in due opposti schieramenti — quello luterano e quello svizzero. Quando Bucero

affrontò per la prima volta la questione del pane e del vino come semplici simboli, cercò di difendere la dottrina della presenza reale, ma alla fine si rese conto che era impossibile, basandosi sulla sola Bibbia. Passò allora dalla parte degli svizzeri. Ma nel 1528, quando ormai la controversia aveva già fatto molta strada. Bucero arrivò alla conclusione che gli svizzeri avevano frainteso Lutero, perché in effetti egli non aveva insegnato una presenza locale del corpo e del sangue di Cristo nel pane e nel vino. Decise allora che i due schieramenti potevano riavvicinarsi e cercò di fare da mediatore fra le parti. Unì allora alcuni elementi della posizione di Zwingli ad alcuni di quella di Lutero. Con Zwingli, Bucero sostenne che "il pane e il vino... in sé stessi rimangono del tutto inalterati, ma diventano semplici simboli attraverso le parole e l'ordine del Signore". Con Lutero, invece, sostenne che, con l'Eucaristia, noi riceviamo "il corpo e il sangue stesso del Signore, in modo che attraverso di essi possiamo maggiormente e in modo più perfetto condividere la comunicazione della rigenerazione" e "una più perfetta comunione, o una maggiore perfezione in noi della comunione, nel corpo e nel sangue del Signore" (Confessione sull'Eucaristia 52 [1550]). In altre parole. Bucero sostenne la tesi del vero nutrirsi del corpo e del sangue di Cristo, ma senza la loro presenza reale nel pane e nel vino. Lutero non gradì questa posizione intermedia e, al Colloquio di Marburgo nel 1529, disse apertamente a Bucero: "Non posso considerarti un mio discepolo... E evidente che non abbiamo lo stesso spirito". Il 1530 fu l'anno della lettura della *Confessione Augustana all'imperatore Carlo v. Bucero e altri ne presentarono un'altra, la Confessione Tetrapolitana o delle quattro città (Strasburgo, Costanza, Memmingen e Lindau), nella quale si dichiara: A tutti coloro che hanno dato sinceramente il loro nome fra i suoi discepoli e ricevono questa Cenasecondo la sua istituzione, [Cristo] si degna di dare il suo vero corpo e il suo vero sangue perché sia veramente mangiato e bevuto come cibo e bevanda delle anime, per il loro nutrimento a vita eterna.Confessione 18

La confessione rifiuta, fra l'altro, l'idea che "nient'altro che semplice pane e semplice vino è amministrato nelle nostre Cene". Nel 1536 Bucero incontrò i luterani a Wittenberg per ulteriori discussioni sulla questione e firmò la Concordia di Wittenberg, preparata da Melantone, che pareva indicare una posizione chiaramente luterana. Ma, con sommo dispiacere di Lutero, più avanti Bucero ne diede una sua personale, e alquanto fuorviante, interpretazione, che svuotava molte dichiarazioni del loro significato naturale. I tentativi dello stesso Bucero di stabilire un solido "partito di centro" fra luterani e zwingliani ottenne soltanto un successo limitato. Il suo risultato più prestigioso fu senz'altro quello del reclutamento di Calvino alla causa.

Ecco come possiamo servire fedelmente il Signore: dovremmo in maniera ordinata eleggere e insediare dei ministri provenienti da ogni livello sociale. Lo scopo è quello di poter avere coloro che sono oggetto della fiducia e dell'amore di tutti, e che hanno anche i doni e lo zelo per questo ministero e per una vera cura pastorale... In tal modo saranno eseguiti i cinque compiti della cura pastorale: cercare e trovare tutti i perduti; riportare indietro i dispersi; sanare i feriti; rinvigorire i malati,proteggere i sani e "pascolarli". La vera cura d'anime e il vero servizio pastorale, Sommario