Teologia/Cristo è morto per te?
Cristo è morto per te?
Probabilmente qualcuno ti avrà detto una volta o l'altra che Dio ti ama e che Cristo è morto per te. Potresti così aver deciso che le cose in fondo non possono essere così brutte... È vero: la Bibbia parla di un castigo per tutti coloro che non credono in Cristo, ma se Dio ama tutti e se Cristo è morto per tutti, allora non c'è motivo di preoccuparsi, non è vero?
Di fatto, però, non è così - se prendiamo seriamente quello che dice la Bibbia, unica affidabile fonte di conoscenza su Dio. Affrontiamo la realtà: non è necessariamente vero che Cristo sia morto per te. La Bibbia insegna molto chiaramente che Cristo non è morto "per tutti", ma, di fatto, solo per quelli che essa chiama "il Suo popolo", quelli che il Suo Padre celeste gli ha affidato, affinché Egli fosse il loro Salvatore e Signore.
Parlando, infatti, del Suo gregge, Cristo dice: "Io do la mia vita per le pecore" (Giovanni 10:11); "Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei" (Efesini 5:25).
Quando Cristo è morto sulla croce circa 2000 anni fa, Egli è morto per conseguire la salvezza di tutti coloro che il Padre ha deciso di accordare grazia e che Gli sono stati affidati, pagando il prezzo dei loro peccati. Questo vuol dire che se Cristo è morto per te, tutti i tuoi peccati ti sono perdonati e non dovrai più essere condannato a causa d'essi, non sei più sottoposto alla giusta ira di Dio, sei accolto da Lui e per l'eternità sarai con Lui nella gioia. Non sarebbe meraviglioso sapere di essere stato fatto oggetto della grazia di Dio e che Cristo è morto per te? Sì, certo.
Fai però parte "dei Suoi"? Attenzione: il Suo popolo non si identifica con una particolare chiesa o raggruppamento religioso: la Sua Chiesa (coloro per i quali Cristo è Signore e Salvatore) è composta da ogni sorta di persone, di diversa estrazione e condizione, che Lo amano e Lo seguono con fiducia, riconoscenti di essere stati fatti oggetto dell'amore e della grazia di Dio. Una cosa, però, è chiara: vi è una netta distinzione fra loro, che Dio salva, e il resto dell'umanità che segue le proprie vie, vie che portano lontano da Lui.
Se Cristo non è morto per te perché non fai parte del Suo gregge e non ti è stata accordata la grazia, davvero per te non c'è speranza: dovrai subire la condanna alla quale è sottoposta l'umanità ribelle a Dio, la condanna che giustamente merita chi trasgredisce le leggi di Dio: sarai abbandonato per sempre da Dio e per sempre dovrai vagare nelle tenebre. Cristo ben sa che cosa questo significhi, ci è passato Lui stesso morendo in croce abbandonato, nelle tenebre del silenzio di Dio, fra indicibili sofferenze, non solo fisiche, ma anche mentali e spirituali. È così che se Cristo non è morto per te, pagando Lui il prezzo dei tuoi peccati, sarai punito da Dio, per sempre, com'è giusto, perché l'universo creato da Dio è sottoposto a precise leggi, e Dio non scherza quando stabilisce pure quali siano le conseguenze di chi a quelle leggi non si sottomette. Dio è giustizia ed onorerà fino in fondo quanto ha stabilito. Dio odia il peccato e la ribellione.
Gesù stesso e l'intero Nuovo Testamento parlano della terribile condizione di chi dovrà pagare per i suoi peccati. Le parole umane non riescono a descrivere adeguatamente ciò`che le Scritture chiamano inferno e Geenna. Non possono che usare delle analogie, guai, però, sottovalutarne la portata.
"Così avverrà alla fine dell'età presente. Verranno gli angeli, e separeranno i malvagi dai giusti e li getteranno nella fornace ardente. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti ... E quel servo inutile, gettatelo nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti ... Questi se ne andranno a punizione eterna; ma i giusti a vita eterna" (Matteo 3:49-50; 25:30, 46)
L'unico modo per essere liberati da tale castigo è attraverso quel che Cristo ha compiuto morendo in croce. Siamo, infatti, così impegolati con il peccato che nulla che potremmo fare sarebbe sufficiente per evitarlo. Solo se uno come Gesù prende il tuo posto ed opera quello che tu non potresti mai fare, ne sarai salvato, e non c'è nessun altro come Gesù.
Come potresti sapere se tu sia uno per il quale Cristo è morto? È possibile, di fatto, saperlo? Il fatto di essere arrivato a leggere con interesse fino a questo punto e che tu non abbia interrotto la lettura, magari scandalizzato di queste parole o ridendo d'esse, è già significativo, perché ai più di Dio e della Sua legge non importa nulla. Non credono, infatti, "a queste cose", preferiscono seguire le proprie illusorie verità, la propria strada.
Ci sono tre cose che si realizzano nella tua vita se Cristo è morto per te.
In primo luogo, riconosci d'essere un peccatore ben lontano da ciò che Dio si aspetta dalle Sue creature umane, te ne dispiaci profondamente e riconosci di ben meritare la condanna da parte di Dio. E se solo ci fosse modo di evitarla saresti ben disposto a rimediare alla tua condizione, ad emendare la tua vita ed a seguire la volontà di Dio. La Bibbia lo chiama ravvedimento.
In secondo luogo, dopo aver udito con gioia il messaggio dell'Evangelo di Cristo, desideri che Gesù sia il tuo Salvatore e di seguirlo come tuo Signore, costi quel che costi, riponendo in Lui la tua piena fiducia. Credi a ciò che le Scritture dicono di Lui, che Egli è l'eterno Figlio di Dio venuto sulla terra per rimediare ai tuoi peccati e salvarti. Sei persuaso nel tuo cuore che Egli sia morto anche per te personalmente (la cosa più meravigliosa fra tutte).
In terzo luogo, in conseguenza a tutto ciò, desideri vivere una vita rinnovata in ubbidienza al Dio Trino che si rivela nelle Sacre Scritture - una vita che manifesti autentica riconoscenza a Lui per una tale meravigliosa salvezza.
La Bibbia, quindi, comanda a te e ad ogni altro di ravvederti dai tuoi peccati e di credere in Gesù Cristo, insistendo che tu obbedisca a Dio in ogni cosa.
Vorremmo che tu riflettessi su queste parole della Bibbia:
"Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è giudicato; chi non crede è già giudicato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio" (Giovanni 3:17-18).