Teologia/Dio non

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Il teologo R. C. Sproul prova che Dio non esiste

"Il teologo R. C. Sproul prova che Dio non esiste": ecco il titolo di un provocatorio articolo che descrive l'insegnamento impartito recentemente presso il Ligonier Ministry dal noto teologo riformato R. C. Sproul. Prima che qualcuno anche qui se ne scandalizzi o se ne rallegri, a seconda dei casi, voglio rassicurare che R. C. Sproul è un teologo che era e rimane del tutto ortodosso.


Quello che intendeva dire, ed a ragione, è che il significato letterale, etimologico, del verbo "esistere" non può applicarsi a Dio, ma solo alle creature! Non si tratta di un gioco di parole, ma della necessità che abbiamo di esprimerci con chiarezza. Benché comunemente il verbo "esistere" significa "avere attuale e reale esistenza", di fatto, etimologicamente, "esistere" significa "stare da o stare fuori", perché deriva dal composto latino ex + sistentia, che vuol dire avere l'essere da un altro, esterno a sé. L'esistenza infatti non ha l'essere in proprio, ma esiste solo in quanto è subordinata ad un essere superiore.

Il Signore Gesù stesso, ad esempio, dice «In verità, in verità vi dico: prima che Abraamo fosse nato, io sono» (Giovanni 8:58). Gesù, per affermare qui la Sua pre-esistenza, o meglio, la Sua eternità, di fatto la Sua divinità, non avrebbe potuto dire "Prima che Abraamo fosse nato io esistevo", proprio perché il senso di "esistere" è derivativo. Allo stesso modo quando Mosè chiede a Dio di rivelargli il Suo "nome", ovvero la Sua "esistenza", è scritto: "Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono». Poi disse: «Dirai così ai figli d'Israele: 'l'IO SONO mi ha mandato da voi'»". L'identità di Dio è quella di "essere", non di "esistere". Egli non è derivato, ma è "la presenza costante" mediante la quale ogni altra cosa esiste.

R. C. Sproul afferma:

 

Ciò che si intende filosoficamente per "esistere" è stato stabilito filosoficamente secoli fa fino a Platone ed ancora prima di lui, vale a dire l'idea che c'è un essere puro e semplice. Il puro essere non dipende da null'altro per la sua capacità di essere. E' eterno, ha il potere dell'essere in sé stesso: non è affatto una creatura. Ciò che caratterizza di fatto l'esistenza creaturale non è l'essere, ma il divenire, perché il tratto principale di ogni creatura è che esse sono mutevoli. 

Qualunque cosa noi siamo oggi, sarà sensibilmente diversa domani. Oggi siamo molto diversi da quel ch'eravamo ieri, anche solo il fatto che siamo più vecchi di 24 ore di quel che eravamo ieri a quest'ora. Ora, l'idea dell'esistenza è quella di scaturire da qualcos'altro, di scaturire dall'essere, Qualcosa che esiste, quindi, è qualcosa che ha un piede nell'essere ed uno nel divenire. Se avessimo entrambi i piedi nell'essere non saremmo creature. Il punto che voglio stabilire è che non possiamo pensare di Dio a quel modo.Se mi chiedete: "Dio c'è?", io rispondo: "Sì, naturalmente Dio c'è". Però "Dio esiste?" No, non in quel senso, perché che cosa lo renderebbe quello? Una creatura, un'esistenza dipendente e derivata. Diciamo piuttosto che Dio è "essere" non divenire, non cambiamento. Egli è immutabile. Egli è sempre eternamente lo stesso. Ecco così che noi diciamo come non vi sia che un unico essere.

Ora, nell'ambito di quell'essere non vi sono tre separate esistenze. Rammentate la differenza nel prefisso. Esistere significa scaturire dall'essere o dal non-essere, ma la parole che i teologi usano al riguardo della Santa Trinità non è la parola "tre esistenze", ma "tre sussistenze". Questo vuol dire che "al di sotto" del puro essere di Dio, in una "dimensione inferiore", dobbiamo distinguere in queste sussistenze ciò che la Bibbia chiama Il Padre, il Figlio, e lo Spirito Santo. Non tre esistenze, non tre esseri, ma tre sussistenze nell'ambito dell'Uno essere eterno.

Non si tratta di sofismi o di giochi di parole, ma di categorie bibliche che sfuggono di fatto sia alle persone superficiali che ai teologi cristiani più o meno "liberali" i quali, cadendo in irrisolvibili contraddizioni, affermano che Dio sarebbe in qualche modo mutevole. Se fosse mutevole non sarebbe più Dio (almeno il Dio che si rivela nella Bibbia). Pure coloro che negano la Trinità, di fatto non comprendono le distinzioni che un linguaggio accurato richiede.