Teologia/Enigma finale dell'inferno

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L'enigma finale dell'inferno

Le gioie del paradiso non sarebbero rovinate al pensiero dei nostri cari non salvati che si trovano all'inferno?
By J.I. Packer, 24/4/2002

In primo luogo io comprendo bene la questione dal profondo della mia anima. Coloro che io amo ed ho amato, alcuni in vita ed altri già deceduti, non hanno condiviso la mia fede in Cristo. Questo è doloroso.

In secondo luogo, credere in un totale annichilimento dei non credenti dopo il giudizio finale (in contrapposizione al castigo eterno) mi sembra biblicamente illegittimo. Comprendo come alcuni cristiani che vedono morire i loro cari senza che essi abbiano accolto Cristo, possano essere tentati di accettare la concezione annichilista. Le Sacre Scritture, però, sembrano mostrare come un aspetto della dignità umana è quello che siano stati fatti per durare. Per la gioia o per l'afflizione, le nostre anime sono eterne,

In terzo luogo, la Scrittura ed una sana teologia biblica indica come nessuno vada all'inferno che non lo abbia di fatto scelto seguendo le orme di Adamo e preferendo la propria via rispetto a quella di Dio. In qualche modo, Dio rivela Sé stesso e la Sua volontà a tutti, e ciascuno risponde ad essa in un modo o in un altro (v. Ro. 1:18-2:16). I non credenti tutti, però, fanno la scelta contro Dio, e l'inferno è Dio che dà loro quello che scelgono. Questa è la realtà - la realtà retributiva - e conseguenza permanente del seguire il proprio cuore e di fare ciò che più ci aggrada. Io vorrei tanto poter persuadere molta più gente affinché seriamente affrontasse questo.

Ora poniamo la questione nei termini più duri. Immaginate un marito credente o un genitore che ama un suo caro e che prega per lui e che vede in modo persistente respingere l'Evangelo, immaginiamo che questi muoia improvvisamente in un incidente stradale. Non c'è base alcuna per ritenere che questa o qualsiasi altra memoria sia cancellata in cielo. Così, come si può impedire che in cielo la gioia di questo credente sia pregiudicata o non totale come dovrebbe essere?

E' significativo che questo non sia un problema biblico. Al contrario, la Scrittura nega che questo mai sarà il problema di qualcuno. La Bibbia, infatti, ci dice che Dio Padre (che ora esorta l'umanità ad accogliere la riconciliazione che la morte di Cristo ha assicurato per tutti) e Dio il Figlio (Colui che è stato stabilito nostro giudice, il quale pianse su Gerusalemme) esprimerà nel giudizio finale la sua "ira" e amministrerà giustizia nei riguardi degli umani ribelli. La santa giustizia di Dio sarà così rivelata. Dio farà la cosa giusta, facendo giustizia di tutti coloro che Lo hanno sfidato, e non c'è alcuna indicazione che questo possa causare degli scrupoli di coscienza o al Giudice o al peccatore. (Si legga al proposito Mt. 25; Gv. 5:22–29; Ro. 2:5–16, 12:19; 2 Ts. 1:7–9; Ap. 18:1–19:3, 20:11–35, e vedrete questo chiaramente). Dio giudicherà giustamente e tutti, angeli, santi e martiri Lo loderanno per questo. E' quindi da scartare del tutto che noi, con loro, potessimo non approvare il giudizio di persone - ribelli - che noi abbiamo conosciuto ed amato.

Questo può sembrare sconvolgente, vero? Rammentate, in cielo la nostra mente, cuore, motivazioni, e sentimenti, saranno santificati tanto da essere pienamente conformi al carattere e prospettiva di Gesù, nostro Signore. Questo accadrà alla risurrezione fisica, o dopo. Come penseremo allora e sentiremo è del tutto al di là della nostra immaginazione, proprio come una crisalide non sa come ci si sente quando si diventa farfalle.

Certamente la promessa che Dio asciugherà ogni lacrima dai nostri occhi (Ap. 7:17) troverà il suo adempimento come aspetto di questa nostra trasformazione. In cielo, glorificare Dio e ringraziarlo per ogni cosa ci assorbirà del tutto. Tutto il nostro amore e la nostra gioia per altri che saranno con noi in cielo sarà suscitato dal fatto che essi faranno lo stesso, e l'amore e la pietà per coloro che risiederanno all'inferno non entrerà nel nostro cuore. Il loro inferno non porrà un vero al nostro paradiso.

Certo, questo può sembrare molto duro, e non in sintonia con il cuore di Cristo, eppure il cuore di Cristo sarà precisamente quello che sarà. La nostra difficoltà è che ora non possiamo concepire appieno la condizione celeste.

Scrisse Richard Baxter: "La mia conoscenza di quella vita è scarsa / L'occhio della fede è offuscato / Ma è abbastanza che Cristo conosca ogni cosa / ed io sarò con Lui",


J.I. Packer è direttore esecutivo di Christianity Today e professore di teologia al Regent College di Vancouver.