Teologia/La perseveranza dei santi: differenze tra le versioni

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[[#sdfootnote1anc|1]]Per uno studio di questo, in particolare, si considerino questi due libri: James Montgomery Boice e Philip Graham Ryken, The Dottrines of Grace: Rediscovering the Evangelical Gospel (Wheaton, IL: Crossway Books, 2002) e David N. Steele, Curtis C. Thomas e S. Lance Quinn, The Five Points of Calvinism: Defined, Defended, Documented, 2nd ed. (Phillipsburg, NJ: P&R Publishing, 2004).
[[#sdfootnote1anc|1]]Per uno studio di questo, in particolare, si considerino questi due libri: James Montgomery Boice e Philip Graham Ryken, The Dottrines of Grace: Rediscovering the Evangelical Gospel (Wheaton, IL: Crossway Books, 2002) e David N. Steele, Curtis C. Thomas e S. Lance Quinn, The Five Points of Calvinism: Defined, Defended, Documented, 2nd ed. (Phillipsburg, NJ: P&R Publishing, 2004).


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Ritorno


La perseveranza dei santi

La dottrina della perseveranza (o preservazione) dei santi non può essere ridotta a «una volta salvati, sempre salvati». Questa frase semplifica eccessivamente la dottrina biblica e non ne esprime tutte le sfaccettature.

Qual’è la dottrina della “perseveranza dei santi”? Potrebbe un credente ricevere il dono della fede e poi perderla? Si può essere salvati dal sangue versato di Gesù Cristo e poi cadere nell'ateismo o nell'agnosticismo? Che dire dei “passi duri” della Scrittura che sembrano indicare che ciò sia possibile? Che importanza ha comunque la dottrina per il credente medio? Questa dottrina è data infatti nella Sua Parola per coltivare un maggiore amore per Dio e una più profonda gratitudine a Gesù Cristo per il Suo sacrificio sulla croce.

Facciamo un viaggio attraverso la “preservazione dei santi”. Dobbiamo; (1) definire la dottrina; (2) esplorare la sua importanza pratica per i credenti; (3) esaminare i cosiddetti “passaggi difficili”; e, infine, (4) fare applicazioni pratiche per i credenti.

Definizione della perseveranza

La perseveranza dei santi non è una dottrina oscura e speculativa riservata a specialisti della teologia. È stata data per tutti noi. Considera Giovanni 10:27-29: “Le mie pecore ascoltano la mia voce, e io le conosco, ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna, e non periranno mai, e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti; e nessuno può rapirle di mano al Padre”.

La metafora di Gesù di un pastore che tiene gli agnelli fornisce un'immagine calda e pastorale della verità che Cristo, che salva i suoi, si assume la responsabilità di proteggerli dal male eterno. Questa dottrina, come tutta la vera teologia, deve essere, ed è, completamente radicata nella Parola di Dio. Questo articolo non può esplorare tutti i passaggi che affermano la preservazione di Dio da parte sua, ma la forza collettiva di tutta la Scrittura può essere riassunta in una parola biblica: grazia. La perseveranza dei santi è completamente e meravigliosamente radicata nella grazia di Dio. In parole povere, la grazia è Dio che fa per noi ciò che non possiamo fare per noi stessi; cioè, affrontare il nostro peccato e portare una santità in cui possiamo essere pienamente restaurati a Dio come Suoi figli. Lo ha fatto attraverso la vita, la morte e la risurrezione di Gesù di Nazareth che era ed è Dio nella carne. La grazia di Dio non ci lascerà mai andare.

I cinque punti del calvinismo

Quelli che sono stati definiti “i cinque punti del Calvinismo” non sono l'intero insegnamento di Giovanni Calvino sulla teologia o le sue principali opinioni sulla fede riformata. Sono risposte dirette, disposte in acrostico per gli anglofoni (il T.U.L.I.P.), alle cinque specifiche “rimostranze” (proteste) dei seguaci di un teologo olandese di nome Giacomo Arminio. La protesta fu fatta dagli “Arminiani” come venne chiamato questo gruppo, nel 1610. La risposta a questa accusa fu accuratamente fornita da 84 pastori e teologi e 18 rappresentanti del governo olandese. Dopo 154 sessioni, durate dal 1618 al 1619 (chiamate "Il Sinodo di Dordrecht", perché le riunioni si tenevano nella città olandese di Dordrecht), questo fedele gruppo di credenti, fra i quali Giovanni Diodati, produsse quelli che divenne noto come "I cinque punti del calvinismo"1.

La dottrina della perseveranza dei santi può essere spiegata in un altro modo. Seguendo, nella lingua inglese, il familiare acrostico T.U.L.I.P. vediamo la progressione logica: l'uomo è peccatore (T-totale depravazione) e Dio ci sceglie non per i nostri meriti ma completamente per suo amore (U-elezione incondizionata); Cristo è stato mandato a morire per coloro sui quali il Padre ha posto il suo amore (L-limitato o meglio, espiazione “particolare”); e se li ha attirati per mezzo del suo Santo Spirito (I-grazia irresistibile), ane consegue che la nostra salvezza non dipende da noi; dipende totalmente dall'amore di Dio, la grazia di Dio e gli scopi di Dio che operano in noi. Così, coloro sui quali ha posto il suo amore da tutta l'eternità sono suoi e non li lascerà mai andare.

Questa dottrina, però, significa anche che attraverso i mezzi ordinari della grazia - Parola, sacramento e preghiera - i credenti possono affrontare ogni sorta di avversità e afflizione fisica, circostanziale e spirituale, e tuttavia, a causa dell'opera dello Spirito Santo in loro, e per il seme della fede in loro, persevereranno sempre. Potranno magari temporaneamente cadere, ma saranno rialzati.

Implicazioni pratiche per i credenti

La perseveranza dei santi non può essere ridotta a «una volta salvati, sempre salvati». Se ci concentriamo esclusivamente su “una volta salvato, sempre salvato” parliamo solo della posizione del credente in Cristo. La frase non si rivolge al progresso del credente nella santità, che si chiama santificazione. La fede riformata sostiene sia che Dio è sovrano e sia che l'uomo è responsabile. Il mistero di queste due rivelazioni non può essere riconciliato se non attraverso la fede e poi l'obbedienza ai comandamenti del Signore che scaturiscono da quel cuore di fede. Così, se uno è chiamato da Dio e ha risposto con fede, e ha ricevuto il dono dello Spirito Santo, allora si impegnerà a rendere sicura la sua vocazione ed elezione (2 Pietro 1:10).

Quando Pietro difende la perseveranza dei santi come qualcosa con cui il credente, mediante la fede e le opere, «collabora», segue con un'affermazione forte che dà un contesto netto al versetto: «Poiché così vi sarà largamente provveduta l'entrata nel regno eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo» (2 Pietro 1:11). Le distorsioni e le incomprensioni non solo non riconoscono la prospettiva della fede riformata sulla perseveranza dei santi, ma sottraggono anche l'opera gloriosa di Dio in noi. La Trinità è all'opera: Dio sceglie i suoi, lo Spirito Santo ci ispira mentre si muove attraverso di noi, e Cristo Gesù, nostro Salvatore, prega per noi come ha pregato per Pietro: «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; ma io ho pregato per te affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, conferma i tuoi fratelli» (Luca 22:31-32). “Ho pregato”, dice Gesù. È per questo motivo che i credenti perseverano contro il diavolo, la carne e il mondo.

Difesa della dottrina

La dottrina riformata della perseveranza dei santi non nega che vi siano nella Scrittura passaggi difficili da comprendere. Ma avendo stabilito tanti passaggi della Parola di Dio che Egli custodirà il Suo gregge e non ne perderà nessuno che ha scelto nell'amore, i passaggi “duri” devono essere interpretati attraverso la lente di ciò che già è chiaro.

Per esempio, si consideri l'abbandono dei personaggi nelle Scritture. Paolo menziona diversi ministri che hanno servito con lui, ma se ne sono allontanati. Tra i più notevoli fu Dema: «...poiché Dema, avendo amato il presente secolo, mi ha lasciato e se n'è andato a Tessalonica» (2 Timoteo 4:10). La dottrina della perseveranza dei santi, però, non nega che vi siano coloro che fanno esteriormente professioni di fede, ma che restano non rigenerati. L'appartenenza a una comunità cristiana visibile non prova l'appartenenza alla Chiesa invisibile di Gesù Cristo.

Ma che dire dei passaggi in cui i credenti sono avvertiti di non allontanarsi (per es. Romani 11:17–24; 1 Corinzi 9:27; Galati 5:4; Colossesi 1:23; 1 Tessalonicesi 3:5; 1 Timoteo 1:19 –20; 2 Timoteo 2:17–18; Giacomo 5:19–20; 2 Pietro 2:20–22; 1 Giovanni 5:16)? Che senso avrebbero questi avvertimenti se in effetti Dio garantisse loro la salvezza? Naturalmente la risposta è che il Dio che ordina il nostro fine ordina anche i mezzi per raggiungere il Suo fine (il Suo scopo per noi). E il mezzo è l'obbedienza che sgorga da un cuore rinnovato. Dio invita i credenti a essere vigili nella preghiera, a stare al passo con lo Spirito Santo, ad essere battezzati, a ricordare il sacrificio di Gesù Cristo nella Cena del Signore, ad amarsi gli uni gli altri, ad adempiere il Grande Mandato e a guardarci dagli idoli, solo per citarne alcuni.

La dottrina della perseveranza dei santi comprende tutti i mezzi di Dio per chiamarci alla fedeltà come un modo per garantire ciò che Dio intende.

Che dire del brano di Ebrei, che suggerisce di aver gustato le cose di Dio, per poi voltare le spalle e, nel suo peccato, “calpestare” il sangue di Cristo? Ebrei 6:4-8: «Perché quelli che sono stati una volta illuminati e hanno gustato il dono celeste e sono stati fatti partecipi dello Spirito Santo e hanno gustato la buona parola di Dio e le potenze del mondo a venire, se cadono, è impossibile rinnovarli da capo a ravvedimento, poiché crocifiggono di nuovo per conto loro il Figliuol di Dio, e lo espongono ad infamia. Infatti, la terra che beve la pioggia che viene spesse volte su lei, e produce erbe utili a quelli per i quali è coltivata, riceve benedizione da Dio; ma se porta spine e triboli, è riprovata e vicina ad esser maledetta; e la sua fine è d'essere arsa».

Qui lo scrittore agli Ebrei sta parlando di una particolare persona o di un gruppo di persone che sono state così vicine a Cristo, come Giuda, e tuttavia si sono sottratte da un autentico ravvedimento dai loro peccati. Si sono quindi assicurate una sorta di "peccato mortale", come ne parla Giovanni, quindi che il loro flagrante peccato alla presenza della conoscenza di Cristo è così atroce da assicurare il loro giudizio. Matthew Henry, nel suo Commentario all’intera Bibbia, non solo spiega il testo, ma conforta le coscienze fragili che sono, infatti, pentite del peccato e desiderose del perdono di Cristo: “Queste grandi cose sono qui dette di coloro che possono cadere; eppure qui non si dice di loro che fossero veramente convertiti, o che fossero giustificati... l'apostolo descrive il caso terribile di coloro che si allontanano dopo essere andati così lontano nella professione di religione”.

Ma Henry assicura che l'umile peccatore che si dichiara colpevole e chiede pietà non può avere motivo di scoraggiarsi da questo passaggio, qualunque cosa la sua coscienza possa accusarlo. «Né prova che chi è fatto una nuova creatura in Cristo, diventi mai un apostata finale da Lui... . Se coloro che a causa di opinioni errate su questo passaggio, oltre che sul proprio caso, temono che non ci sia pietà per loro, si occuperebbero del resoconto dato della natura di questo peccato, che è una totale e volontaria rinuncia a Cristo, e la Sua causa, e unendosi ai Suoi nemici, li libererebbe da paure sbagliate”. Tutti gli avvertimenti, le accuse e gli ammonimenti, lungi dal dimostrare che i credenti possono allontanarsi, spingono il vero credente alla fedeltà a Cristo e convertono il non credente per paura di cadere sotto i giudizi di Dio Onnipotente.

Applicazioni pratiche per il credente

La perseveranza dei santi, come tutta la verità biblica, porta benedizioni, poiché, come abbiamo visto, la dottrina porta gioia.

Colui che veramente si ravvede e riceve Cristo come Signore e Salvatore è colui che ascolta Cristo dire: “In verità, in verità io vi dico: Chi ascolta la mia parola e crede a Colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita” (Giovanni 5:24. Sapere che ora sei dichiarato giusto davanti a Dio Onnipotente sulla base di ciò che Gesù Cristo ha fatto per te — imputandoti giustizia e liberandoti così dalle conseguenze eterne del peccato attraverso la Sua vita e morte sulla croce e la risurrezione dai morti — è anche essere certo che il tuo Salvatore non ti lascerà mai né ti abbandonerà (vedi Deuteronomio 31:6, Ebrei 13:5). La vostra perseveranza, infatti, è finalmente assicurata dal Cristo risorto che intercede per voi alla «destra del Padre». “Ond'è che può anche salvar appieno quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, vivendo egli sempre per intercedere per loro” (Ebrei 7:25). Sapere di essere al sicuro tra le braccia di Gesù delizia per sempre l'anima in molti modi. Ecco solo alcune applicazioni pratiche:

La perseveranza dei santi è una delizia per coloro che lottano contro il peccato. Se tu sei Suo ed Egli è tuo, i mezzi di grazia che Cristo ha ordinato ti daranno vittoria. Mentre la tua lotta può durare una vita, nulla può resistere al potere della croce.

Il motivo dominante nella vita del credente è la croce, il più grande simbolo di vittoria sulla vergogna, sul peccato, sul dolore e sulla perdita. Il Dio che ha promesso che avrebbe restaurato gli anni che la locusta aveva mangiato (Gioele 2:25) è il Dio che farà cooperare tutte le cose per il nostro bene (Romani 8:28).

La perseveranza dei santi è una delizia per il credente. Perché magnifica il Padre che ci ha predestinati alla salvezza nel mistero del suo amore, così come Gesù Cristo che si è fatto Mediatore di questa alleanza e ha vissuto per noi ed è morto per noi ed è risorto per noi, e lo Spirito Santo che opera attivamente dentro e attraverso di noi. Allo stesso modo “lo Spirito sovviene alla nostra debolezza; perché noi non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede egli stesso per noi con sospiri ineffabili; e Colui che investiga i cuori conosce qual sia il sentimento dello Spirito, perché esso intercede per i santi secondo Dio” (Romani 8:26-27). Poiché questa dottrina magnifica Dio, stimola di conseguenza le nostre anime alla preghiera e all'adorazione e ci convince della nostra totale dipendenza dal Salvatore.

La perseveranza dei santi è una delizia per l'anima del santo che ha bisogno di incoraggiamento per seguire il Signore. Lungi dal generare atteggiamenti apatici verso la santificazione, questa dottrina, se accolta come insegnata nella Parola di Dio, promuove la santità della vita. Perché le Scritture ci insegnano: «Guardate, fratelli, che talora non si trovi in alcuno di voi un malvagio cuore incredulo, che vi porti a ritrarvi dal Dio vivente» (Ebrei 3:12). Ma il Signore non solo ci avverte perché ci aggrappiamo sempre più alla sua grazia e poi lasciamo che nascano vite sante dalle ricchezze della grazia che ci ha elargito, ma ci conquista con le sue promesse di perseveranza.

La perseveranza dei santi è una delizia per i genitori di figli prodighi. Se i tuoi figli appartengono a Cristo, allora sappi che come Cristo ha pregato per Pietro, Egli sta pregando per i tuoi figli. Nessuno che abbia veramente, non solo gustato, ma si sia abbeverato profondamente la grazia di Dio, può stare lontano da quel ristoro per sempre.

La perseveranza dei santi è una delizia per le anime dei membri della famiglia che osservano i loro cari soffrire per malattie e malattie devastanti in questa vita. Sappi che Cristo mantiene i Suoi anche quando il nostro mondo è oscurato dalla malattia e dall'invecchiamento, perché Egli dice: "I capelli bianchi sono una corona d'onore; la si trova sulla via della giustizia" (Proverbi 16:31), e “Fino alla vostra vecchiaia io sarò lo stesso, fino alla vostra canizie io vi porterò; io vi ho fatti, ed io vi sosterrò; sì, vi porterò e vi salverò” (Isaia 46:4).

La perseveranza dei santi è una delizia per i moribondi. Il Salvatore che ha ordinato la tua salvezza prima della fondazione del mondo, che ha mandato Suo Figlio a vivere e morire per te sulla croce del Calvario, che ha mandato lo Spirito per rivendicarti come Suo figlio, non ti lascerà mai andare. E nemmeno la prospettiva della morte può ora scuoterti da Cristo. Perché è Cristo che ti ha preso e ti terrà al sicuro fino a casa:

“O morte, dov'è la tua vittoria? O morte, dov'è il tuo dardo?" (1 Corinzi 15:55).

M. A. M. (5-8-2017)

Note

https://byfaithonline.com/perseverance-of-the-saints/

1Per uno studio di questo, in particolare, si considerino questi due libri: James Montgomery Boice e Philip Graham Ryken, The Dottrines of Grace: Rediscovering the Evangelical Gospel (Wheaton, IL: Crossway Books, 2002) e David N. Steele, Curtis C. Thomas e S. Lance Quinn, The Five Points of Calvinism: Defined, Defended, Documented, 2nd ed. (Phillipsburg, NJ: P&R Publishing, 2004).

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