Teologia/Tutti seguono l’autorità di una tradizione

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Tutti seguono l’autorità di una tradizione

...ma c’è chi lo dichiara e chi lo nasconde

Contestare, criticare, mettere in questione tutto e tutti, “sospettare”, per legittimare sempre e comunque la nostra personale opinione (vantando “l’inalienabile diritto” di farlo) è tipico della nostra epoca che pare non voglia più sottomettersi ad alcuna autorità.

Dico “pare” perché poi, di fatto, l’opinione che crediamo nostra è determinata da qualche “opinion leader” più o meno invisibile e legittimabile. Che vi siano state e vi siano autorità che abusano del loro potere è vero, ma da qui a rifiutare ogni autorità per partito preso ce ne passa. Fra la sottomissione cieca alla totale anarchia vi sono e vi devono essere delle gradazioni...

Lasciando ora da parte i cristiani “liberali” che notoriamente rifiutano il concetto di sottomissione (all’autorità della Bibbia, che contestano criticamente introducendo un soggettivo “senso di responsabilità”), anche fra chi sostiene il principio della signoria di Cristo attraverso l’autorità delle Sacre Scritture (in quanto Parola di Dio) prevale spesso il soggettivismo individualista. Gli impulsi del proprio cuore e sentimenti sono spesso così mascherati con il linguaggio pietistico e si afferma categoricamente di seguire “la guida dello Spirito Santo”. Vera autorità, di fatto, rimangono così sempre le proprie opinioni e tradizioni, variamente giustificate, e spesso i diretti interessati neppure se ne accorgono e persino reagiscono scandalizzati quando glielo si fa rilevare...

Nell’ambito teologico viene dato spazio al soggettivismo individualista, per esempio, quando si vorrebbe “equilibrare” la sovranità di Dio con un malinteso concetto di libero arbitrio, oppure quando si accantona il Principio Regolatore del Culto con un’altrettanto malintesa “libertà dello Spirito”.

Un altro rifiuto mascherato dell’autorità per giustificare il soggettivismo individualista, avviene pure quando si invoca impropriamente il principio del “Sola Scrittura” e del “Libero esame” respingendo l’autorità (sia pure subordinata) delle Confessioni di fede e dei teologi (i Dottori della Chiesa), e quindi della tradizione interpretativa. La “tradizione” riceve così in certi ambienti uno stigma, una connotazione negativa: si fa così astrattamente appello al “solo Cristo” o “Solo la Scrittura” mentre in realtà si segue comunque più o meno consapevolente, un autore, una tradizione, oppure le proprie idee senza dichiararlo, nascondendolo e prendendo per scontato che la loro sia “l’interpretazione giusta”, la più fedele, quella ispirata e benedetta da Dio ( diventando così quella il criterio per condannare altri).

Così facendo si dimentica che quello del “dottore” è un ministerio sancito dal Nuovo Testamento, tanto quanto quello del pastore e dell’evangelista e che questo ministerio non riguarda solo la comunità cristiana al presente, ma anche la comunità cristiana attraverso i secoli, nel corso della storia del cristianesimo.

“È lui che ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi in vista dell'opera del ministero e dell'edificazione del corpo di Cristo, fino a che tutti giungiamo all'unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti, all'altezza della statura perfetta di Cristo; affinché non siamo più come bambini sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina per la frode degli uomini, per l'astuzia loro nelle arti seduttrici dell'errore; ma, seguendo la verità nell'amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo” (Efesini 4:11-15),

E’ così che “apostoli, ... profeti ... evangelisti, ... pastori e dottori”, hanno un ministero che potremmo definire trans-temporale. Punto di riferimento fisso e normativo hanno per noi i profeti, gli apostoli, gli evangelisti, i pastori e i dottori che ci parlano attraverso la Bibbia e su quella base gli evangelisti ed i dottori che Dio ha suscitato nel corso della storia per esporre ed elaborare il loro pensiero, sono ministeri biblici da onorare, da cui imparare ed ai quali ubbidire.

Noi non ci vergognamo quindi, anzi, ne siamo fieri, di accogliere l’opera dei dottori della tradizione calvinista e riformata ortodossa, quelli che pure hanno stilato le Confessioni di fede classiche della Riforma, e di imparare da essi, ritenendoli un’autorità (subordinata alle Scritture) considerandoli i migliori interpreti dell’insegnamento della Parola di Dio in tutto ciò che riguarda la nostra fede e la condotta, agendo di conseguenza. Lo dichiariamo esplicitamente, indifferenti delle reazioni e pretese dei detrattori, fieri di esserne in continuità storica