Teopedia/Deontologia pastorale

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Deontologia pastorale

La deontologia è la disciplina filosofica che studia i doveri e le responsabilità degli individui, in particolare dei professionisti, nel loro comportamento e nelle loro azioni. In altre parole, la deontologia si occupa di stabilire le norme morali e etiche che guidano il comportamento di un professionista nel suo lavoro e nelle sue relazioni con i clienti, i pazienti o altri soggetti con cui entra in contatto.

La deontologia ha lo scopo di garantire la qualità dei servizi professionali, la protezione dei diritti dei clienti e la tutela dell'interesse pubblico, promuovendo la responsabilità individuale e la trasparenza nelle attività professionali. Essa si basa su un codice etico e su norme di comportamento che devono essere rispettate dai professionisti, al fine di garantire la fiducia e il rispetto del pubblico nei loro confronti.

Il termine "deontologia" deriva dal greco antico "deon" che significa "dovere" e "logos" che significa "studio" o "discorso". Insieme, questi due termini significano "lo studio dei doveri" o "la scienza dei doveri". Il concetto di deontologia risale alla filosofia morale dell'antica Grecia, dove il filosofo Immanuel Kant ha sviluppato la sua teoria etica deontologica. Secondo Kant, la morale è basata sulla ragione e sulla razionalità, e i nostri doveri morali sono universali e incondizionati. Ciò significa che le nostre azioni non dovrebbero essere motivate da desideri personali o interessi egoistici, ma piuttosto dal dovere morale di agire in modo giusto e corretto. Da allora, il concetto di deontologia si è evoluto e si è diffuso in diverse discipline, tra cui la medicina, la legge, la psicologia e molte altre professioni che richiedono standard etici elevati e la responsabilità sociale. Oggi, la deontologia è considerata una parte fondamentale dell'etica professionale e viene applicata in molti campi per garantire la tutela dei diritti e degli interessi delle persone.

Anche se non si tratta di un codice, si possono delineare alcune linee guida per l'esercizio del ministero pastorale. Esse non hanno la pretesa di essere complete e perfette e come tali possono essere facilmente migliorate, ma possono essere un punto di partenza.

1. La condotta personale

1.1 Mi impegnerò nell'essere un modello per tutti in tutti i miei comportamenti e quindi anche nell'utilizzo del tempo.

1.2 Mi ricorderò che il tempo è dono di Dio, luogo della sua grazia e della sua pazienza, ma anche della mia responsabilità.

1.3 Mi impegnerò nel coltivare una vera pietà, meditando la Parola e pregando perché il mio rapporto con Dio rimanga vivente e vero.

1.4 Mi impegnerò ad ubbidire all'insegnamento biblico e a non essere una pietra d'inciampo per gli altri.

1.5 Mi impegnerò a crescere nella conoscenza del Signore e nel discernimento cercando tutte le occasioni di crescita che possono offrirsi, evitando abitudini e pregiudizi.

1.6 Mi impegnerò per una vera riconciliazione col mio passato, specialmente se ci sono stati ferite e dolori, e lo stesso farò verso il futuro accettando di vivere nell’attesa della speranza.

1.7 Mi impegnerò a fare attenzione alla mia salute fisica prendendomene regolarmente cura e trovando l'occasione per l'esercizio e il riposo.

1.8 Mi impegnerò per svolgere il mio servizio con piena dignità davanti a Dio e davanti agli uomini.

1.9 Agirò con onestà e prudenza anche in tutte le questioni relative al denaro.

1.10 Veglierò a non trascurare il mio congiunto e i miei figli senza perdere di vista il fatto che il ministero richiede la mia totale dedizione.

2. L'impegno ministeriale

2.1 Rispetterò il segreto del ministero in modo che coloro che si confidano con me potranno contare sulla mia discrezione.

2.2 Gestirò con rigore il tempo a mia disposizione, cercando di discernere le vere priorità e eviterò d’occupare semplicemente il tempo.

2.3 Preparerò al meglio le predicazioni, gli studi biblici, le conversazioni pastorali e ogni altra responsabilità, attraverso lo studio e la preghiera.

2.4 Rispetterò tutti gli impegni assunti e cercherò di essere puntuale nel loro adempimento.

2.5 Pregherò regolarmente per le persone che Dio mi ha affidato nel ministero.

2.6 Resisterò allo spirito di giudizio nei confronti delle persone e cercherò di lavorare per l’edificazione di ciascuno.

2.7 Cercherò di fare in modo che le persone che chiedono consiglio siano aiutate ad assumere responsabilità verso se stesse ed eviterò di esercitare dominio su loro.

2.8 Presterò una particolare attenzione ai deboli, agli ammalati e a coloro che attraversano le prove aiutandoli a portare i loro pesi.

2.9 Eviterò le parzialità e i favoritismi, e mi impegnerò a coltivare buoni rapporti con tutti.

2.10 Sarò prudente nelle relazioni con l'altro sesso non solo per evitare le tentazioni, ma anche i sospetti.

2.11 Eviterò di fare da solo cercando di discernere e valorizzare i doni spirituali dei credenti affinché ciascuno possa servire Dio.

2.12 Farò conoscere gli impegni esterni e sarò quindi particolarmente attento al parere espresso da chi fa parte del Consiglio.

3. Le relazioni coi colleghi

3.1 Cercherò di stabilire e mantenere delle relazioni fraterne e fiduciose coi miei colleghi cercando di collaborare con loro.

3.2 Cercherò di vivere un’autentica sottomissione nei confronti di altri uomini di Dio evitando la tentazione della eroica solitudine.

3.3 Cercherò di partecipare agli incontri pastorali favorendo la chiarificazione delle basi.

3.4 Eviterò di criticare i colleghi, ma anche i predecessori o i successori che potrei avere.

3.5 Eviterò d'interferire nei problemi relativi ad altre comunità a meno che non sia esplicitamente richiesto d’intervenire.

3.6 Praticherò l'uso delle lettere di raccomandazione per l'accoglienza di nuovi membri provenienti da altre chiese.

3.7 Nell'azione disciplinare farò attenzione a non ignorare le decisioni altrui e cercherò semmai di esaminare i casi con le comunità d'origine.

3.8 Eviterò di presiedere ad atti pastorali per membri di altre chiese senza il relativo accordo da parte delle stesse.

3.9 Resisterò ad ogni sentimento di gelosia o di superiorità nei confronti dei colleghi e delle comunità, esercitando l'umiltà e l'intercesssione.

4. Le relazioni con le altre chiese

4.1 Sarò diponibile a collaborare in tutte le occasioni offerte e, proporzionalmente all'accordo dottrinale, mi impegnerò per la gloria del Signore in vista di azioni comuni.

4.2 Cercherò d’incidere affinché le occasioni d’incontro fraterno non siano semplici occasioni d’evasione, ma abbiano obiettivi chiari e contribuiscano ad un’autentica crescita del popolo di Dio.

4.3 Coltiverò una relazione di rispetto anche nei confronti di quelle situazioni per cui motivi dottrinali impediscono la collaborazione.

4.4 Farò sì che la comunità in cui esercito il ministero sia rappresentata e ben inserita in altri incontri e organismi.

4.5 Comunicherò alla chiesa le informazioni che illustrano la ricchezza dell'opera di Dio anche al di fuori della comunità locale e favorirò ogni possibile contatto.

4.6 Sosterrò l'impegno della chiesa a sostenere fedelmente altre realtà e situazioni anche sul piano economico.

5. Le relazioni con la società

5.1 Cercherò di essere un punto di riferimento non solo all’interno della chiesa, ma anche là dove il Signore mi ha posto.

5.2 Cercherò di stabilire contatti di cortesia con le autorità del territorio in cui opera la chiesa.

5.3 Cercherò di far conoscere il punto di vista evangelico sulle questioni all'odg della vita sociale e m’impegnerò affinché esponenti del mondo della cultura evangelica abbiano la possibilità di essere ascoltati.

5.4 Cercherò di non perdere le occasioni evitando d’assimilare all’ordinario ciò che è invece straordinario.