Teopedia/Propiziazione

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Propiziazione

Il termine "propiziazione" nell'ambito della teologia cristiana si riferisce all'opera di Cristo che ha fatto pace tra Dio e coloro che sono stati eletti a salvezza. Questa parola è usata in particolare nel Nuovo Testamento, dove il termine greco corrispondente è "hilasterion".

Il termine italiano "propiziazione" traduce il termine greco "hilasterion" in quanto entrambi i termini si riferiscono all'idea di fare pace con una divinità attraverso un sacrificio o una offerta di espiazione. "Propiziare" significa quindi acquisire il favore di una divinità attraverso un atto di sacrificio o di adorazione. Nel contesto cristiano, il termine "propiziazione" si riferisce all'opera di Cristo che ha fatto pace tra Dio e coloro a cui Dio ha concesso la grazia della salvezza, rimuovendo la colpa dei loro peccati attraverso il suo sacrificio che ne ha pagato il prezzo. Invece di "propiziazione", alcuni traduttori preferiscono usare il termine "espiazione" (da espiatorio), che ha lo stesso significato di "propiziazione", cioè un'offerta che rimuove la colpa dei peccati. Inoltre, alcuni traduttori preferiscono utilizzare il termine "riconciliazione" per indicare l'opera di Cristo che ha fatto pace tra Dio e l'umanità. In sostanza, il termine "propiziazione" indica l'opera di Cristo che ha fatto pace tra Dio e l'umanità attraverso il suo sacrificio sulla croce, rimuovendo la colpa dei nostri peccati e acquisendo il favore di Dio per la nostra salvezza. Alcuni sinonimi del termine sono "espiazione" e "riconciliazione".
La sua traduzione classica inglese è "atonement". L'introduzione del termine "atonement" nella sua traduzione inglese è attribuita al teologo inglese William Tyndale, che ha tradotto la Bibbia in inglese nel XVI secolo. Tyndale ha utilizzato il termine "atonement" per tradurre il termine ebraico "kapporet" e il termine greco "hilasterion", che si riferiscono alla copertura sacrificale dell'Arca dell'Alleanza nel Tempio ebraico, dove il sommo sacerdote offriva sacrifici per il perdono dei peccati del popolo. Tyndale ha scelto il termine "atonement" perché lo riteneva il più appropriato per esprimere l'idea di "fare pace" o "riparare il divario" tra l'umanità e Dio attraverso il sacrificio di Cristo. Egli intendeva che questo termine catturasse l'idea di una completa riconciliazione tra l'uomo e Dio attraverso l'offerta di Cristo sulla croce, che rimuove la colpa dei nostri peccati e ci permette di acquisire il favore di Dio. Il termine "atonement" ha poi trovato ampia diffusione nella teologia cristiana e nella lingua inglese in generale, diventando uno dei termini più comuni per descrivere l'opera di Cristo sulla croce. In sintesi, William Tyndale è stato l'autore che ha introdotto il termine "atonement" nella sua traduzione inglese della Bibbia, intendendolo come l'espressione della completa riconciliazione tra l'umanità e Dio attraverso il sacrificio di Cristo.

Il termine "hilasterion" si riferisce alla copertura sacrificale che il sommo sacerdote ebreo offriva per il perdono dei peccati del popolo di Israele, come descritto nell'Antico Testamento. Nel Nuovo Testamento, questo termine viene usato per descrivere il sacrificio di Cristo sulla croce che ha fatto pace tra Dio e gli eletti a salvezza (il suo popolo).

Nell'Antico Testamento, il termine "hilasterion" è utilizzato per descrivere il coperchio (propiziatorio) dell'Arca dell'Alleanza, che era presente nel Santo dei Santi del Tempio di Gerusalemme. Questo coperchio era conosciuto anche come "il coperchio del propiziatorio" o "il luogo della propiziazione". Secondo la legge ebraica, il sommo sacerdote doveva entrare nel Santo dei Santi una volta all'anno, nel Giorno dell'Espiazione, per offrire sacrifici e fare atonemento per i peccati del popolo di Israele. Durante questo rituale, il sommo sacerdote versava il sangue degli animali sacrificati sul coperchio dell'Arca dell'Alleanza, che rappresentava la presenza di Dio tra il suo popolo. Questo rituale aveva lo scopo di riconciliare il popolo di Israele con Dio e di purificarlo dai suoi peccati. Nel Nuovo Testamento, il termine "hilasterion" viene utilizzato per descrivere il sacrificio di Cristo sulla croce, che ha sostituito la necessità dei sacrifici animali e ha fatto pace tra Dio e l'umanità. In questo senso, la morte di Cristo è stata considerata come una copertura sacrificale che ha permesso la remissione dei peccati e la riconciliazione tra Dio e i suoi eletti. In sintesi, il termine "hilasterion" si riferisce alla copertura sacrificale che veniva offerta dal sommo sacerdote ebreo per il perdono dei peccati del popolo di Israele, e viene utilizzato nel Nuovo Testamento per descrivere il sacrificio di Cristo sulla croce che ha fatto pace tra Dio e l'umanità.

Il termine "hilasterion" è stato utilizzato anche nella tradizione teologica dell'ortodossia orientale, che ha mantenuto il suo significato originale come "copertura sacrificale" o "propiziatorio". Tuttavia, la tradizione ortodossa ha dato un'interpretazione un po' diversa del concetto di "hilasterion" rispetto alla teologia occidentale. In particolare, nella teologia ortodossa, l'opera di Cristo sulla croce è stata interpretata come una vittoria sulla morte e sul peccato, piuttosto che come un sacrificio di espiazione per la colpa dei peccati. Pertanto, il concetto di "hilasterion" è stato interpretato come la vittoria di Cristo sulla morte, che ha aperto le porte alla salvezza eterna e alla vita con Dio. Inoltre, nella tradizione ortodossa, l'opera di Cristo sulla croce è stata vista come una manifestazione dell'amore e della misericordia di Dio per l'umanità, piuttosto che come un'offerta sacrificale per placare l'ira di Dio. Pertanto, il termine "hilasterion" è stato interpretato come una dimostrazione dell'amore e della grazia di Dio per noi, che ci ha riconciliati con Lui e ci ha donato la vita eterna. In sostanza, il termine "hilasterion" ha mantenuto il suo significato originale nella tradizione ortodossa, ma è stato interpretato in modo leggermente diverso rispetto alla teologia occidentale. In particolare, il concetto di "hilasterion" è stato visto come la vittoria di Cristo sulla morte e come manifestazione dell'amore e della grazia di Dio per noi. C'è un motivo per cui la teologia ortodossa ha interpretato l'opera di Cristo sulla croce come una vittoria sulla morte e sul peccato, piuttosto che come un sacrificio di espiazione per la colpa dei peccati. Innanzitutto, la teologia ortodossa pone un'enfasi maggiore sulla risurrezione di Cristo rispetto alla sua morte. La risurrezione di Cristo è vista come la vittoria sulla morte e come la garanzia della nostra salvezza eterna. Pertanto, la teologia ortodossa ritiene che l'opera di Cristo sulla croce sia stata principalmente una vittoria sulla morte, piuttosto che un sacrificio di espiazione. In secondo luogo, nella teologia ortodossa, l'opera di Cristo sulla croce è vista come un atto di amore e di misericordia di Dio per l'umanità. L'idea che Dio abbia bisogno di un sacrificio per placare la sua ira è vista come una concezione errata e distorsa di Dio. Piuttosto, l'opera di Cristo sulla croce è vista come l'espressione massima dell'amore e della misericordia di Dio per noi, che ci ha permesso di riconciliarci con Lui e di ottenere la salvezza eterna. In sintesi, la teologia ortodossa ha interpretato l'opera di Cristo sulla croce come una vittoria sulla morte e sul peccato, piuttosto che come un sacrificio di espiazione per la colpa dei peccati, perché pone un'enfasi maggiore sulla risurrezione di Cristo e sull'amore e la misericordia di Dio per l'umanità.

Il sacrificio di Cristo è stato considerato un atto di espiazione per i nostri peccati, ossia un'offerta di sacrificio che ci ha riconciliati con Dio. Questo sacrificio è stato possibile grazie alla sua morte sulla croce, che ha rimosso la colpa dei nostri peccati e ha fatto pace tra noi e Dio.

In sostanza, la "propiziazione" è un termine teologico che descrive l'opera di Cristo che ha permesso la riconciliazione tra Dio e l'uomo, rimuovendo la colpa dei nostri peccati. Questo termine richiama l'immagine dell'offerta di sacrificio nel tempio ebraico, ma ha un significato più ampio e universale, riguardante la salvezza di tutti coloro che (nell'ambito dell'umanità) sono stati eletti a salvezza.

Interpretazione giuridica affermata e contestata

L'interpretazione giuridica del significato di espiazione è stata esposta principalmente dalla teologia protestante, in particolare dalla corrente riformata, che ha enfatizzato l'idea di una giustizia divina che richiede una punizione per il peccato e la necessità di un'offerta di sacrificio per espiazione. Uno dei maggiori esponenti della teologia protestante che ha sviluppato questa interpretazione giuridica dell'espiazione è stato il teologo svizzero Jean Calvin. Secondo Calvino, l'opera di Cristo sulla croce è stata un sacrificio di espiazione per la colpa dei peccati, che ha permesso a Dio di soddisfare la sua giustizia e di offrire la salvezza a coloro che credono in Cristo. l'interpretazione giuridica dell'espiazione non è stata introdotta, però, solo dalla teologia protestante di Jean Calvin, ma è stata sviluppata anche in precedenza, nella teologia cattolica, dal filosofo e teologo Anselmo d'Aosta. Nella sua opera "Cur Deus Homo" ("Perché Dio si è fatto uomo"), scritta nel XII secolo, Anselmo sviluppa l'idea di un'offerta di espiazione per la colpa del peccato che soddisfa la giustizia divina e ripara il rapporto rotto tra l'uomo e Dio. Secondo Anselmo, l'uomo ha offeso la giustizia di Dio con il peccato, e questo ha creato un debito di colpa che deve essere pagato. Tuttavia, poiché solo Dio può soddisfare la giustizia divina, l'offerta di espiazione deve essere fatta da un uomo perfetto e divino, cioè da Gesù Cristo. In questo senso, l'opera di Cristo sulla croce è stata vista come un'offerta di espiazione per la colpa del peccato che ha soddisfatto la giustizia divina e ha riparato il rapporto tra l'uomo e Dio. Tuttavia, Anselmo ha anche enfatizzato l'idea dell'amore e della misericordia di Dio per l'umanità, sostenendo che l'offerta di espiazione di Cristo è stata motivata dall'amore di Dio per l'uomo e dalla sua volontà di offrire la salvezza. In sintesi, l'interpretazione giuridica dell'espiazione è stata sviluppata anche dalla teologia cattolica di Anselmo d'Aosta, che ha sostenuto l'idea di un'offerta di espiazione per la colpa del peccato che soddisfa la giustizia divina e ripara il rapporto tra l'uomo e Dio.

Tuttavia, questa interpretazione giuridica dell'espiazione è stata contestata da altre correnti teologiche, in particolare dalla teologia cattolica e dalla teologia ortodossa. Queste tradizioni hanno enfatizzato l'idea di un Dio che ama e perdona l'umanità e che non richiede necessariamente una punizione per il peccato. Ad esempio, nella teologia cattolica, l'opera di Cristo sulla croce è stata vista principalmente come un atto di amore e di misericordia di Dio per l'umanità, che ci ha permesso di ottenere la salvezza eterna. Allo stesso modo, nella teologia ortodossa, l'opera di Cristo sulla croce è stata vista come una vittoria sulla morte e come un atto di amore e di misericordia di Dio per l'umanità, piuttosto che come un sacrificio di espiazione per la colpa dei peccati.

In sintesi, l'interpretazione giuridica dell'espiazione è stata esposta principalmente dalla teologia protestante, ma è stata contestata da altre correnti teologiche come la teologia cattolica e ortodossa, che hanno enfatizzato l'idea di un Dio che ama e perdona l'umanità.

Riferimenti

Note

L'interpretazione giuridica dell'espiazione è stata molto criticata, ma mi sembra del tutto coerente con il messaggio del Nuovo Testamento,il quale si muove nell'impianto sacrifiacale dell'Antico Testamento. (PC).