Teopedia/Puritanesimo

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Puritanesimo

Il termine puritanesimo compare per la prima volta nel 1564 per designare i membri della Chiesa d'Inghilterra che desideravano una più profonda e coerente purificazione della stessa per completare l'opera della Riforma. Alla riforma della chiesa i puritani associavano la necessità di una trasformazione degli individui e della società. Il termine evoca quindi un'austera tradizione morale, pastorale e sociale che avrebbe influenzato anche nei secoli successivi varie aree del mondo protestante.
La teologia puritana ebbe una certa influenza anche nei secoli successivi. Nel diciottesimo secolo Jo-nathan Edwards negli Stati Uniti, nel diciannovesimo secolo C.H. Spurgeon in Gran Bretagna, e ancora in Gran Bretagna, D.M. Lloyd-Jones e J.I. Packer nel ventesimo secolo. Nel complesso si può dire che il puritanesimo rappresenta l'area militante della tradizione riformata.

Origini e caratteristiche

Il puritanesimo ha avuto inizio in Inghilterra negli ultimi decenni del secolo XVI ed ha attraversato tutto il Seicento nelle alterne vicende della Rivoluzione (1640-1660) e della Restaurazione (1660-1688).
Nutriti dalle esperienze degli esiliati inglesi a Ginevra o Zurigo durante il regno di Maria Stuart (1553-1558), i puritani furono spesso dei pastori di notevole levatura culturale formatisi a Cambridge, ma anche laici zelanti. Essi sostennero la condanna di Carlo I (1648) ed ebbero una certa libertà sotto Oliver Cromwell. Con la Restaurazione della monarchia sotto Carlo II (1660) furono perseguitati e dovettero lasciare la Chiesa d'Inghilterra diventando dei "dissenzienti" fuori dalla chiesa di Stato. Con la Gloriosa Rivoluzione (1688) finirono per essere tollerati.

Il fatto che il movimento ebbe lunga durata, circa un centinaio d'anni; che sul piano ecclesiologico dette vita ad esperienze diverse, presbiteriane e congregazionaliste; che ebbe esiti territoriali diversi, in Inghilterra e nella Nuova Inghilterra; fa del puritanesimo un fenomeno multiforme. E' però possibile enucleare alcune convinzioni di fondo comuni agli esponenti più significativi del movimento stesso.

La prima convinzione è la fedeltà alla rivelazione scritturale e la convinzione che essa offra l'indispensabile guida per la vita intera. Tale convinzione si manifestò in diversi modi.

Richard Sibbes (1577-1635), Thomas Goodwin (1600-1680) John Owen (1616-1683) furono dei magnifici espositori del testo biblico ed ebbero così un'influenza popolare non indifferente attraverso la predicazione. Attribuendo una così grande importanza alla predicazione della Parola di Dio i puritani sostennero la necessità che in ogni chiesa vi fosse un pastore in grado di predicare.

Mentre Sibbes offrì una sintesi tra la profondità dell'analisi biblica e la sensibilità pastorale, Owen prese posizione sul tema dell'autorità della Scrittura scrivendo un monumentale commentario alla Lettera agli Ebrei (1668-1684).

I trattati teologici, gli innumerevoli pamphlets religiosi e politici, i diari e le autobiografie stesse erano impregnate di citazioni bibliche che facevano trasparire una notevole erudizione. In questo contesto s'inseriva la conoscenza delle lingue originali della Bibbia e un'interpretazione che valorizzava il testo nella sua totalità. Al seguito dei Riformatori i puritani sostenvano la continuità dell'Alleanza e si identificavano con l'antico Israele. Le narrazioni dell'AT divennero la traccia per la comprensione delle proprie vicende individuali e collettive.

Una seconda convinzione è la visione integrata della teologia con le altre discipline. La Bibbia e la teologia che ne derivava non rappresentavano un sapere a se stante, ma facevano parte di una cultura in senso ampio. L'insegnamento della rivelazione biblica veniva riversato sulla realtà nel suo complesso ed il sapere veniva viceversa utilizzato per essere al servizio della teologia che non era mai intesa come speculazione.

William Perkins (1558-1602), William Ames (1576-1633) e John Owen ebbero un ruolo di primo piano per lo sviluppo di una solida teologia scolastica. Sul piano teologico aderivano strettamente alle idee della Riforma come furono definite nei Trentanove articoli della Chiesa d'Inghilterra, ma questo non impediva un impegno a precisare ulteriormente il messaggio biblico.

Owen si distinse come grande sistematico esponendo il pensiero riformato con grande rigore e vigore (A Display of Arminianism, 1643). Distinse tra l'autorità religiosa e quella civile (Christ Kingdom and the Magistrate Power, 1652) e scrisse un trattato sull'espiazione particolarmente chiarificatore (The Death of Death in the Death of Christ, 1647).

Perkins cercò d'esporre il pensiero riformato in un'opera in cui la teologia era presentata come l'arte di vivere bene (Armilla Aurea, 1590). Ma egli scrisse anche sul tema dell'adorazione, sul ministero, sulla vita di famiglia, sulla vocazione e sulla coscienza per mostrare le implicazioni sociali e familiari dell'ordine voluto da Dio. Importanti furono pure i suoi sermoni e la polemica contro la chiesa cattolico-romana.

Ames, discepolo di Perkins, ebbe una certa influenza con alcuni lavori (Marrow of Theology, 1623; Cases of Conscience, 1630) anche se dovette andare in esilio a causa delle sue critiche alla Chiesa d'Inghilterra. Egli cercò d'integrare nella propria visione il pensiero Ramista definendo la teologia come "la dottrina o l'insegnamento di vivere per Dio". Mise così insieme "fede" ed "opere" e sottolineò come ogni parte della vita dovesse essere dedicata alla gloria di Dio.

Una terza convinzione concerne la libertà religiosa. All'interno del mondo puritano vi era chi proponeva la riorganizzazione della Chiesa nazionale inglese alla luce dei modelli di Ginevra e della Scozia (presbiteriano) e chi invece sosteneva una riforma più radicale in cui si affermava la piena indipendenza delle comunità locali rispetto alla Chiesa nazionale (congregazionalista e battista).

Questa seconda tendenza si muoveva nell'ottica della distinzione tra le chiese e lo Stato vera garanzia della libertà religiosa e in questo senso mirava ad una riforma ancor più radicale rispetto alla tradizione. Thomas Goodwin (1600-1680), per esempio, svolse un ruolo di primo piano all'Assemblea di Westminster respingendo l'idea della chiesa nazionale e schierandosi in favore dell'indipendenza delle chiese associate per consultazioni.

Ma sul piano ecclesiastico non vi fu solo una forte tendenza congregazionalista, vi fu anche chi auspicava un "episcopato ridotto" che combinasse i sistemi episcopale e presbiteriano.

La coesistenza di queste differenze ecclesiologiche all'interno di una più ampia e comune visione teologica, doveva favorire il reciproco riconoscimento. Negli anni della Restaurazione poi, la repressione del dissenso cui tutti i puritani dovettero far fronte, contribuì a riavvicinare le diverse correnti del puritane- simo. Una riforma troppo radicale anche in campo ecclesiastico era qualcosa di eccessivo per una classe politica dirigente così traballante com'era quella inglese.

Nella Nuova Inghilterra i puritani si orientarono in un primo tempo verso il congregazionalismo, ma mostrarono pure una certa ostilità verso altre tendenze religiose cui si aprirono nuovi spazi nel Nuovo Mondo. Allontanandosi dal Massachussetts, Roger Williams fond• la colonia di Rhode Island (1639) e fece mettere per la prima volta per iscritto il principio della libert... religiosa in una Carta costituzionale.

Tutto questo aveva pure risvolti per quanto concerne la libert... di coscienza, libert... per la quale i puritani avevano pagato un alto prezzo. Il patto che per adesione personale legava i puritani in una medesima comunit... attribuiva all'individuo un ruolo consistente anche se chiedeva a ciascuno rigore ed impegno. Questo per• veniva vissuto nell'ambito di una profonda uguaglianza.

Una quarta caratteristica concerne l'interesse pratico e pastorale che ebbe una vasta influenza etica e sociale. Quanto all'aspetto pratico e devozionale della fede svolsero un ruolo considerevole Richard Rogers, John Dod (1555-1645), Richard Sibbes cui si aggiunsero poi Richard Baxter (1615-1691) con le sue Direttive cristiane (1673), Joseph Alleine e John Flavel. Essi svilupparono così la dimensione pratica ed affettiva della religione affrontando anche i cos detti "casi di coscienza".
I puritani non produssero dunque solo molta letteratura per l'esposizione del testo biblico, ma anche per la vita cristiana e per la meditazione personale. Tale letteratura serviva a sottolineare la certezza della salvezza, la necessit... della conversione personale, della rigenerazione attraverso lo Spirito Santo, della unione personale con Cristo. John Bunyan (1628-1688) pag• con dodici anni di carcere un prezzo molto alto per la sua fedeltà a Dio, ma i suoi scritti ebbero una vasta risonanza (Il pellegrinaggio del cristiano, 1682; La grazia abbonda al principale dei peccatori, 1666).

In questo contesto si colloca la dottrina della chiamata e della vocazione che deve disciplinare la vita privata e pubblica. Poiché ciascuno ha ricevuto da Dio certi "talenti", deve metterli a profitto degli altri per la gloria di Dio. Tale impegno o dovere andava esercitato nell'ambito domestico, ecclesiastico e civile (padre di famiglia, pastore, magistrato) e quando con la Restaurazione i dissenzienti furono esclusi dagli apparati pubblici, la loro attività si con- centrò nell'ambito imprenditoriale ed artigianale imponendo anche una certa interiorizzazione dell'esperienza di fede.

Le limitazioni imposte ai dissenzienti non spensero la visione religiosa e profetica della storia che proveniva dalla loro teologia e che aveva consentito ad uno come Owen di rivolgersi con messaggi pieni di vigore al Parlamento inglese per esortarlo a rapportarsi veramente al giudizio di Dio.

Osservazioni

L'esperienza puritana è spesso letta con occhiali sociali o weberiani impelagandosi in un'ottica riduttiva incapace di valorizzare gli elementi teologici ispiratori. Essi sarebbero anche l'incarnazione di un moralismo che uccide la spontaneità. Ma tutto questo è in netto contrasto con la realtà descritta ed è palesemente contraddetto dalla concezione del matrimonio stesso. Esso rappresenta uno dei mezzi più belli per integrare la forza della passione e del piacere in un progetto costruttivo di vita, è dunque luogo di piacere sessuale, di amicizia e di relazione rappacificata tra uomo e donna nel contesto della creazione di Dio. Con l'esperienza puritana si pone la questione dell'ampiezza della Riforma e quindi fin dove si debba arrivare nell'applicazione del messaggio biblico. Il puritanesimo Š uno dei tentativi di radicalizzazione del messaggio biblico pi- ampi e originali. Gli interrogativi posti devono rimanere qualcosa di permamente e se non significano l'accettazione passiva di questo passato fa del puritanesimo una componente essenziale del cristianesimo biblico che pu• contribuire a stimolare anche le generazioni presenti.

BIBLIOGRAFIA

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