Teopedia/Teonomia/Radici Ricostruzione/Accreditamento e certificazione

Da Tempo di Riforma Wiki.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Ritorno


Presa di Posizione Numero 5

5. Accreditamento o certificazione

Se sei un elettricista, un idraulico, un muratore, un ingegnere, un avvocato, insomma se fai una professione hai bisogno di essere accreditato e certificato dallo stato. E se sei un pastore o un insegnante cristiano che vuole espletare la propria vocazione in ospedali, scuole, case? Anche. La parola “accreditamento” proviene da “credo”, e certificazione proviene da una parola latina che significa “certo” e significa verificare. Entrambe le parole hanno inevitabilmente una connotazione religiosa. Implicano una verifica, una dichiarazione che una cosa è vera da parte del signore religioso di coloro i quali richiedono di essere accreditati e certificati. Richiedere accreditamento e certificazione allo stato per fare i cristiani è dichiarare che lo stato è il nostro signore.

È lo stato l’agenzia indicata da Dio per l’accreditamento e la certificazione? C’è una qualche garanzia nelle Scritture che sia possibile contestare il diritto dello stato di accreditare e certificare una chiesa o una scuola che offra istruzione cristiana?  La risposta a questa domanda è  urgente e importante. Oggi, l’Agenzia delle Entrate, e una varietà di altre agenzie statali,  dichiarano precisamente quel diritto. Si sostiene che una chiesa non ha valido statuto come chiesa, né una scuola cristiana avrebbe alcuna posizione o statuto legale come scuola, che un ministro non può visitare i malati in ospedale e i carcerati in prigione, fino al momento in cui qualche agenzia statale rende la propria decisione e fornisce il proprio timbro d’approvazione. La stessa cosa è considerata valida per insegnanti della scuola cristiana paritaria. Il nostro atteggiamento è molto importante: o offenderemo e adireremo un potente stato umanistico, o adireremo e offenderemo il Dio sovrano e onnipotente. Si può aggiungere inoltre, che con l’una o l’altra decisione, offenderemo molte persone.

Cosa dicono le Scritture? Quando andiamo alla Bibbia, diventa immediatamente evidente che la prassi che stiamo seguendo capovolge l’ordine di Dio. Nelle Scritture, è il ministero profetico della parola-legge di Dio che accredita o certifica, oppure denuncia e interdice tutti gli ufficiali dello stato, e perfino nazioni intere. La sovrana prerogativa dell’accreditamento e della certificazione sia della chiesa che dello stato appartiene al Signore, ed è vocazione di tutti i fedeli ministri di Dio di applicare a tutti: uomini, istituzioni e nazioni la regola o il canone della parola-legge che accredita e certifica.

Il ministero di tutti i fedeli servitori di Dio in ogni epoca ha avuto questo punto focale. Elia negò la certificazione ad Achab e l’accreditamento al popolo d’Israele nei termini della santa legge di Dio. Atanasio denunciò l’Impero Romano e una chiesa che scendeva a compromessi nei termini di quella parola-legge.

L’origine Biblica del ministero cristiano è il Levita. I Leviti erano un ministero d’istruzione (De. 33:10), e il pastore cristiano continua questa vocazione Levitica, perché l’ordine sacerdotale e il sacrificio sono terminati. I Leviti riscuotevano la decima (Nu. 18:21-28) della quale un decimo andava ai sacerdoti. Io mi batto da sempre in favore della decima, ma della decima biblica, non di quella moderna. I leviti non vivevano tutti a Gerusalemme, erano sparsi in tutte le città d’Israele e vi svolgevano principalmente la mansione d’insegnante. Ricevevano le decime per l’istruzione e davano la decima delle decime per il culto. Nove decimi servivano a provvedere l’istruzione, la cura del santuario, la musica, la salute, e, con la seconda decima, la previdenza sociale. I Leviti insegnarono la Legge attraverso tutta la nazione sotto Giosafat (II Cr. 17:7 s.), servirono in qualità di giudici (II Cr. 19: 8 s.) e assolvevano altri servizi per la società in generale. Questo sarà magari soggetto per un altro studio, ma lascio qui il concetto brevemente: il capofamiglia dava la decima al levita della sua città che più gli sembrava in sintonia con la legge di Dio e mediante la decima esercitava personalmente l’accreditamento e la certificazione, e il levita prescelto educava i suoi figli nella legge, che non significa solo nella Tora ma in tutta la parola di Dio, ad esempio i Proverbi che sono insegnamenti di vita pratica e il libro delle Cronache dei re d’Israele, cioè la storia, e a giudicare dalle parole del capitolo 2 di Ecclesiaste possibilmente anche ingegneria, botanica, idraulica, economia, ecc.. In breve il capofamiglia cristiano con la sua decima si sceglieva l’insegnante migliore e più pio per i propri figli, scelta che non potreste fare nella scuola statale benché paghiate ben più di una decima.

  Ma il ministero cristiano ha un’altra scaturigine oltre a quella Levitica: e cioè i profeti.  Il ruolo ispirato e predittivo del profeta terminò con Cristo; il dovere del profeta di proclamare la parola di Dio alla chiesa, allo stato, e a tutta la vita, rimane. Era dovere dei profeti di Dio e dei Leviti dichiarare la parola di Dio a tutti gli uomini, rimproverare re e governanti: ”Ei non t’è lecito di averla”, e “accreditare” o rifiutare di certificare nei termini della parola-legge di Dio le cose di questo mondo, incluso lo stato.

Al governo civile era severamente impedito di invadere la casa di Dio, come testimonia il caso di Uzzia (II Cr. 26: 16-23). Era dovere delle autorità civili proteggere ed edificare la Casa di Dio, ma mai d’imporre il potere in essa o su di essa. I governanti dunque peroravano riforme, ma la riforma veniva quindi affidata al ministero scelto da Dio.

Così, in ogni area di vita, l’accreditamento e la certificazione provenivano dalla parola di Dio, non dallo stato, dalla chiesa o dall’uomo. La  regola è la parola-legge, e non la volontà dell’uomo. Quando lo stato afferma il diritto di accreditare e di certificare una chiesa o una scuola cristiana  o un genitore come insegnante, usurpa la prerogativa di Dio. Diventa l’affermazione di essere dio sulla terra. Quelli che accettano tale accreditamento e certificazione sono come i 400 falsi profeti che servivano Achab (I Re 22: 6-7). Come Giosafat giustamente intese, questi uomini non erano profeti del Signore.

Roma, naturalmente, era pronta ad accreditare tutte le chiese che fossero venute davanti alle autorità e avessero confessato che “Cesare è il Signore”. La chiesa primitiva rifiutò accreditamento, licenza, permessi e controlli, perché confessava Gesù Cristo, non Cesare, come Signore.

I Puritani, normalmente, avevano sermoni sulle elezioni ogni domenica che precedeva un’elezione nel governo civile. L’accreditamento era lo scopo di questi sermoni. Poiché nessuna area di vita o della creazione esiste al di fuori della legge del suo Creatore, quella parola doveva essere dichiarata in tutto il suo potere vincolante, ad ogni ambito, anche quello politico. Il sermone sulle elezioni era perciò un sermone di accreditamento: presentava la Parola di Dio nella sua influenza sulle questioni del momento. Certificava ciò che è giusto nei termini della parola di Dio.

C’è quindi una parola-legge nei cui termini tutte le cose sono giudicate, e c’è una sbarra davanti alla quale devono presentarsi tutte le cose. È la legge di Dio, ed è il trono di Dio, e il governo è sulle spalle di nostro Signore e su nessun altro che il Signore (Isa. 9:6). Per qualsiasi agenzia umana tentare di rimpiazzare la legge di Dio e l’accreditamento di Dio col proprio è peccare, e agire in qualità di dio. Il suo modo di misurare diventa allora quello di Achab riguardo al profeta Michea: “Io lo odio perché non profetizza mai nulla di buono nei miei confronti ma soltanto del male” (1 Re 22:8). I servitori della parola di Dio sono sempre odiati dagli umanisti, in ogni epoca.

Ma, in ultima analisi, nel giorno del giudizio, nessun uomo rimane in piedi al di fuori di quella parola e della grazia che essa proclama, e nessun uomo che neghi la parola-legge del Signore della grazia ha la grazia.

I redenti di Dio sono coloro che, reggendosi nella grazia, credono e obbediscono ogni parola di Dio (Mt. 4:4). Quella parola-legge è nelle loro mani e nei loro cuori. Come dichiara la Scrittura:

DIO mio, io prendo piacere nel fare la tua volontà, e la tua legge è dentro il mio cuore. (Sl. 40:8).

Ma questo è il patto che farò con la casa d'Israele, dopo quei giorni, dice il SIGNORE: io metterò la mia legge nell'intimo loro, la scriverò sul loro cuore, e io sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo. (Ger. 31:33).

E io darò loro un altro cuore e metterò dentro di loro un nuovo spirito toglierò via dalla loro carne il cuore di pietra e darò loro un cuore di carne (Ez. 11: 19).

Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dalla vostra carne il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. (Ez. 36:26).

Questo dunque sarà il patto che farò con la casa d'Israele dopo quei giorni, dice il Signore, io porrò le mie leggi nella loro mente e le scriverò nei loro cuori; e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo. (Eb. 8:10).

In un passo famoso, Istituzioni IV, XX, 14, (consiglio la lettura di tutto il paragrafo 14), Calvino dichiarò che “La legge è un magistrato muto, e un magistrato è una legge vivente”. Ad ogni modo, come rende chiaro la dottrina del sacerdozio di tutti i credenti (Es. 19:6; Isa. 61:6; Riv. 1:8; I Pt. 2:9, ecc.), ogni uomo è chiamato ad essere la legge di Dio, vivente. La legge di Dio è la via della santità per i redenti; è scritta sulle tavole del loro cuore e governa il loro essere. Solo quando sia così possiamo amare e servire il Signore con tutto il nostro cuore, tutta la nostra anima e tutta la nostra mente, la nostra forze e il nostro essere, e amare il nostro prossimo come noi stessi (Mc. 12:29-31; Mt. 22: 37-40; Dt. 6:5; 10:12; 30:6; Lc. 10:27, ecc.).

Il cristiano è la grazia di Dio manifesta, ed è chiamato ad essere la legge vivente di Dio e di Dio un testimone. Ciò pone sull’uomo pattizio una grande responsabilità.

La legge di Dio assegna svariati doveri alle istituzioni. Il governo civile è dunque chiamato ad essere un ministro di giustizia, della giustizia civile di Dio (Rm. 13:1s.), e la chiesa è chiamata ad essere il ministro della parola, e della grazia e della giustizia ecclesiale di Dio. È un serio errore limitare la dottrina dell’ordinazione e della vocazione alle istituzioni. San Paolo dichiara: “Noi infatti siamo opera sua (di Dio), creati in Cristo Gesú per le buone opere che Dio ha precedentemente preparato, perché le compiamo” (Ef. 2:10). Romani 8:4 dice che noi siamo redenti “affinché la giustizia della legge si adempia in noi”.

La legge nei cui termini il redento di Dio si muove è perciò la legge di Dio. Solo questa legge può accreditare e certificare il credente. Lo stato può legalizzare l’aborto, l’omosessualità, la fornicazione, la sua scuola umanista ed altro, ma il redento non può partecipare in questi comportamenti né riconoscere validità alcuna in queste leggi. “Per ragione di coscienza” (Rm. 13:5) il credente, in obbedienza a Dio evita la ribellione, ma per ragione di coscienza obbedisce però a Dio piuttosto che agli uomini (Atti 5:29).

Meno ancora di qualsiasi altra cosa il redento può permettere che l’uomo controlli ciò che appartiene al Signore. La chiesa, l’istruzione cristiana e la famiglia cristiana non sono proprietà dello stato, né sono proprietà della congregazione: sono del Signore e non possono essere arresi a nessun uomo. Il principio pagano che lo stato è dio in terra vive un forte ritorno ai nostri tempi. Nell’antica Russia, gli invasori Tartari sostenevano che tutti devono servire lo stato. Più tardi gli Zar sostennero la stessa dottrina. Un confidente di Alessandro I (1801-1825) disse di lui: “In una parola, egli avrebbe volontariamente ammesso che ogni uomo dovrebbe essere libero, a condizione che faccia solamente ciò che desidera l’Imperatore”. La Russia Comunista ha poi portato questa dottrina pagana della supremazia dello stato alla sua logica conclusione.

In Occidente, comunque, la stessa dottrina è pure stata prevalente, prima nel diritto divino dei re, ora nella dottrina della volontà generale e della sua incarnazione nello stato. In Europa la Rivoluzione Francese prima e Napoleone confiscarono i beni della chiesa dopo averne decreto la dannosità sociale, accreditamento e certificazione da parte dello stato. In Italia la legge 15 agosto 1867 stabilì la liquidazione dell'Asse ecclesiastico, dopo che la legge 7 luglio dell’anno prima aveva soppresso gli Ordini delle Corporazioni religiose come non necessari: accreditamento e certificazione. Alcuni cercarono di mettere in luce il carattere sociale e non strettamente religioso delle loro opere, spesso trovando accoglimento delle loro cause. Con queste due leggi, lo Stato italiano operò per la prima volta una forma di intervento diretto nell'economia con un furto, togliendo prima il riconoscimento di «ente morale» a tutti gli ordinicorporazioni nonché congregazioni di carattere ecclesiastico, negarono cioè alla chiesa accreditamento e certificazione.

 La Rivoluzione Russa promosse l’idea di corruzione nella chiesa Russa, ma amò e usò i corrotti e quelli che facevano compromessi, e perseguitò i fedeli. Il moderno attacco alla chiesa e all’istruzione Cristiana usa lo stesso metodo.

L’attacco è contro i fedeli e contro quelli che non fanno compromessi, contro quelli che dichiarano inequivocabilmente: “Gesù Cristo è il Signore”, e che non sacrificheranno a Cesare ciò che è del Signore. Gli ecclesiastici che fanno compromessi hanno, naturalmente, “buone” ragioni per cui il loro corso d’azione è “il percorso della ragione”. Ma la ragione non è nostro Signore: Gesù Cristo lo è. Quegli ecclesiastici compromessi non possono dire con Paolo “Ora, fratelli, vi certifico che l'evangelo, che è stato da me annunziato, non è secondo l'uomo” (Gal 1:11). La parola che Paolo utilizza è “gnorizo”, che significa certificare, dichiarare, sapere, conoscere. Paolo dichiarò che era stato fedele, non agli uomini, ma al Signore, e pagò un prezzo per quella fedeltà. Egli comprese che la parola di Dio non può essere compromessa; nessun uomo può reclamare diritti su Dio, o reclamare il potere di giudicare e di accreditare il reame di Dio.

Essere una legge vivente significa soprattutto essere governati e vivere, come dichiara nostro Signore: “da ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt. 4:4; Dt. 8:3; Lc 4:4). Significa, come Elia, “essere mossi da una grande gelosia per l’Eterno, il Dio degli eserciti” (I Re 19:10),  significa custodire il reame di Dio dalle mani bramose di uomini empi. Significa, come accadde a profeti e discepoli, essere “condotti davanti ai governatori e davanti ai re per causa mia, per dare testimonianza (contro nella K.J.) a loro” (Mt. 10:18). Significa conoscere l’intero consiglio di Dio, la sua parola-legge, in tutto il nostro essere, vivendola e obbedendola, e portando uomini e nazioni a conformarsi ad essa in Cristo. Noi accreditiamo noi stessi per mezzo della parola sovrana del Signore, e richiediamo che tutte le cose siano accreditate da essa. Significa denunciare gli Achab dei nostri giorni, nella chiesa, nello stato e nella scuola, e dichiarare la signoria di Gesù Cristo su tutte le cose. Significa, in breve, proclamare i diritti della corona di Cristo il Re.                                                              

Giugno 2020 (Luglio 1979) 

r. G.M. 1.1. 2020      Roots of Reconstruction p. 19 s. Accreditation and Certification