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Presa di Posizione Numero 15

15. La Grande Paura e la Grande Fede.

Otto J. Scott, nel suo libro Robespierre, The Voice of Virtue, richiama l’attenzione su un fenomeno di capitale importanza della Rivoluzione Francese: La Grande Paura. Ad un certo punto, quando la corrosione cominciò a distruggere tutte le forme di ordine sociale, dicerie folli circolarono attraverso tutta la Francia. Paura d’invasioni, di disintegrazione e caos “distrussero il senso di stabilità e di sicurezza essenziale a forme di civiltà e a percorsi ordinati”. Sembrò che il male si fosse incarnato e avesse assunto il dominio della storia. “C’era una sensazione generale, inespressa che fosse comparso qualcosa di veramente diabolico, un male che mandò un brivido attraverso il paese. Uomini che avevano da tempo dimenticato Dio cominciarono a credere che il Diavolo fosse reale” (p. 69s.)

La Bastiglia cadde il 14 luglio, 1789, per il resto di quell’estate, anche il popolo francese cadde, nel loro caso caddero nella Grande Paura, La Grande Peur. Nessuno dei timori di cui erano preda era vero, ma il loro contenuto, come ha indicato Eugen Rosenstock-Huessy, non era il fatto significativo: “Lo fu questa completa paralisi della volontà e della ragione, la profonda convinzione che nessuno più era sicuro nel paese” (Out of Revolution, p. 31; Argo Books). Fu il segno della disintegrazione: male e follia presero il potere, perché c’era disperazione riguardo a qualsiasi bene. La Francia susseguentemente entrò nel Regno del Terrore, ma il terrore era cominciato ben prima nelle menti della gente con la Grande Paura.

Secondo lo storico Rosenstock-Huessy, ogni rivoluzione comincia con una Grande Paura; essa comparve prima della rivolta contadina dei tempi di Lutero, e di nuovo comparve in Germania nel 1930, precedendo Hitler. Federico II nel 1227 descrisse la Grande Paura dei suoi giorni, essa fu talmente intensa che, egli disse: “La stessa potenza dell’amore, per la quale sono governati cielo e terra, sembra essere agitata, non nel suo susseguente fluire, ma proprio alla fonte”.

La Grande Paura è il primo segnale della disgregazione dell’essere interiore dell’uomo. Il suo modo di vivere è frantumato. In tali epoche e oggigiorno gli uomini vivono di capitale preso in prestito, dell’eredità ricevuta dal passato. Assumono vecchi standard e valori religiosi senza veramente credere in essi. La vecchia fede di una società declina da imperativo religioso a convenzione o usanza accettata. Poi la superficie comincia a crepare e gli uomini si trovano improvvisamente senza le risorse religiose per affrontare la crisi. Diventano timorosi e pieni di colpa, e trasalgono vedendo un ombra.

La disgregazione interiore precede quella esteriore. Il collasso comincia nell’anima dell’uomo e si estende rapidamente  nella sua società che comincia a disintegrarsi e prende fuoco. Di fatto, le fiamme della distruzione diventano a quel punto la sola e potente forza sociale.

Nelle rivolte estive del 1981 in Inghilterra, i gruppi musicali rock ebbero un ruolo importante nel preparare la gioventù a mettere in atto distruzione e rottura. Significativamente, Jonny Rotten dei Sex Pistols ha riassunto la prospettiva “hard rock” della vita: “Noi siamo il futuro: nessun futuro”. La cultura giovanile moderna, col suo amore per la musica rock e le droghe, è determinata che non ci sia futuro. 

La vecchia generazione osserva tutto ciò con orrore e priva fede. La guerra contro l’Establishment è più che questo: è guerra contro ieri oggi e domani, contro passato, presente e futuro. I giovani cantano di appartenere alla generazione pagina bianca, ad un mondo privo di significato e di direzione.

Anche la Bibbia parla della fine e dei risultati della Grande Paura: è la morte. Chi mi odia ama la morte dice Dio in Proverbi 8:36. Nostro Signore dichiara che verranno i tempi quando gli uomini diranno alle montagne: “Cadeteci addosso, e alle colline, copriteci”, (Lu. 23:30) mentre cercheranno invano di sfuggire al giudizio di Dio. In Rivelazione 6:16 ci viene di nuovo dato il grido degli uomini in preda alla Grande Paura, dicono alle montagne e alle rocce: “Cadeteci addosso e nascondeteci dalla faccia di colui che siede sul trono, e dall’ira dell’Agnello”. Ancora, in Rivelazione 9:6, leggiamo: “E in quei giorni gli uomini cercheranno la morte, ma non la troveranno; desidereranno morire, ma la morte fuggirà da loro”.

Come vide Rosenstock-Huessy, La Grande Paura comincia, nella coscienza dell’uomo. È un fatto religioso ed è una manifestazione dello stato spirituale dell’uomo. Come disse nostro Signore: “Gli uomini verranno meno per la paura” (Lu. 21:26).

Oggi c’è sufficiente ragione per quella paura. Con la loro incredulità gli uomini hanno distrutto i fondamenti dell’ordine sociale. Il loro mondo si sta sbriciolando perché la sua base morale non c’è più; ammetterlo pienamente significa pentirsi e tornare al Signore, cosa che gli uomini non faranno. Come risultato, cercano di provvedere una giustificazione  politica, economica, militare, sanitaria, o complottista per le proprie paure. È usualmente vero che la scena politica sia malvagia, che la sfera economica sia decadente e che la situazione militare sia deplorevole, quella sanitaria manovrata, e sembrano esserci evidenze di un Nuovo Ordine Mondiale che sta tramando per costruire un’ennesima Torre di Babele. Sottolineare questi fattori può riuscire a coprire la disgregazione religiosa che c’è dietro ad essi. Evadere la questione religiosa, il collasso nell’uomo della fede necessaria per vivere, produce ciarlataneria: facili soluzioni che trattano solo le piaghe superficiali del cancro profondamente radicato o, cosa molto popolare oggi, come guadagnare dal disastro mondiale. (Presto! Investi in vaccini. C’è un sacco di morte che avanza e ci sono grandi profitti dall’industria che ci vive sopra!)

La Grande Paura si sta lentamente impossessando di noi, ed è evidente in forma embrionale da tutte le parti. Occultismo e un interesse nel demoniaco ne sono i precursori. Lo è altrettanto, e lo è in modo particolare l’incredulità, e una religione tiepida. La Grande Paura significa una strampalata e irrazionale propensione a credere in qualsiasi cosa. Ciò è comune in un epoca razionalistica e irreligiosa. Quando gli uomini non credono in niente sono più suscettibili a credere qualsiasi cosa e tutte le cose.  Credere in Dio e nella sua infallibile parola è limitare tutte le possibilità e le credenze nei termini di Dio e della sua parola. Se crediamo in un mondo di casualità, allora crediamo in un mondo di totale irrazionalità e in ogni tipo possibilità irrazionale. Il trionfo di umanesimo, della scienza, e pensiero anti-Dio ha sempre marcato l’aumento di superstizione e di credenze illogiche. In Grecia, Roma, il tardo “Medio Evo”, ed ora è stato ed è così. Se l’ordine predestinato e assoluto di Dio viene negato, allora l’uomo può solo credere in un mondo radicalmente irrazionale e illogico in cui funziona qualsiasi cosa, eccetto l’ordine di Dio. E l’uomo, quando vede  sé stesso come un prodotto casuale di un mondo cieco fatto di accadimenti generati dalla fatalità, è sull’orlo della Grande Paura.

Noi siamo sul ciglio di un’altra Grande Paura e della più estesa Grande Paura della storia. Le forze corrosive dell’umanesimo hanno un’influenza mondiale.

La sola cosa che può contrastare e vincere gli effetti mortali personali e sociali della Grande Paura è la Grande Fede. La fede oggi è stata ridotta  a qualcosa di superficiale, a una mera adesione a delle dottrine e ad una professione verbale. Di fatto, la chiesa oggi, come ha fatto per molti anni, zittisce o caccia chiunque commetta il solo crimine di essere d’accordo con la Scrittura nel dire con Giacomo 2:17 che: “così è pure della fede, se non ha le opere, per se stessa è morta”. E perché dovrebbe non essere morta? Io prego che questo testo e questa posizione, che è la posizione della teonomia e di Ricostruzione Cristiana, sia riconosciuta e ci si aspetti che  quelli che professano di essere cristiani manifestino la loro cristianità in opere!

La Grande Fede manifesta la potenza di Dio nella storia (Gv. 1:12). Essa dichiara: “Poiché tutto quello che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede”. La Grande Fede dichiara: “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?” (Ro. 8:31). “Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori in virtù di colui che ci ha amati” (Ro. 8:37). La Grande Fede non fa shopping di tuniche per il rapimento ma indossa tutta l’armatura di Dio (Ef. 6:10-18).

La Grande Paura è preceduta, non solo dalla generale mancanza di significato della vita, ma anche da escapismo. Quest’ultimo prende varie forme. Certamente alcolismo e droghe sono ovvie forme di escapismo. Ma anche stare coi genitori fino a 35 anni, sposarsi per divertirsi meglio e non avere figli perché sono d’impiccio, il reddito di cittadinanza, un socialismo sistemico per destra e sinistra sono forme d’escapismo il quale precede e accompagna la fine. La fine di ogni epoca è la morte della fede di quell’epoca e, tanto che sia in povertà o che viva nel lusso, senza fede, l’uomo non può vivere. Il vuoto della vita lo sopraffa dovunque egli sia e qual che sia  la sua situazione economica.

L’uomo vuoto cerca di trovare significato in vuoti obiettivi e interessi a breve termine. La vita per lui significa avere davanti un piccolo obiettivo e basta: sfoggiare l’auto tedesca, lo spritz, i bagordi alimentari e sessuali del sabato sera, o fare il leone da tastiera. Ma anche gli obiettivi limitati e insignificanti diventano vuoti quando l’uomo è vuoto e il suo mondo è morto a qualsiasi significato. Questo è il preludio alla Grande Paura.

È stato detto, con qualche fondamento, che la Grande Paura fu creata da un complotto. Adrien Duport del Club Breton concepì il piano per demoralizzare la Francia. Furono messe in circolo in tutta la Francia voci che annunciavano l’arrivo di Austriaci e di Inglesi a massacrare il popolo. Il risultato fu il cedimento di legge ed ordine. Il punto, comunque, è che la gente era pronta a credere qualsiasi cosa. Non c’era un fondamento di buon senso, né una forte fede per mezzo dei quali si potessero valutare i dati.  Uno dei fatti più ovvi della Rivoluzione Francese fu la penosa prestazione del clero, cattolico e Protestante (Ugonotto). Entrambi i gruppi erano pesantemente influenzati dal modernismo dei quel tempo o troppo incartati nel pietismo per essere rilevanti. Non c’era spina dorsale di fede per resistere l’anarchia. Se Adrien Duport non fosse mai esistito, la Grande Paura sarebbe accaduta lo stesso: era il prodotto del cedimento dell’uomo interiore, il suo mondo stava collassando e anch’egli era collassato. 

Poco fa ho menzionato le parole di Johnny Rotten dei Sex Pistols: “Noi siamo il futuro, nessun futuro”. La musica Rock dichiara apertamente la morte di ogni significato: celebra la morte, il disprezzo per gli scopi e un risoluto rifiuto di essere altro che suicida. La guerra contro la vita e il significato ebbe inizio con la rivoluzione sessuale, o meglio uscì allo scoperto lì. Henry Miller ne mostrò il carattere in Tropico del Cancro quando dichiarò che il suo era “un insulto prolungato, una sputazzata in faccia all’Arte, un calcio in culo a Dio, all’Uomo,  a Destino, Tempo, Amore, Bellezza …e quant’altro si voglia”. Insieme al marchese De Sade l’epoca moderna dice, non: “Sia la luce”, ma siano tenebre universali e cosmiche. Ora l’epoca moderna non ha nient’altro davanti a sé eccetto la Grande Paura. La cultura popolare intorno a noi è vuota e suicida. È orientata all’esistenzialismo del momento perché, per tutte le menti moderne, nient’altro è reale. L’uomo, ha detto Jean-Paul Sartre, è una futile passione, ed egli ben descrisse la mente esistenzialista. La gioventù moderna è passionale, ed è anche futile; la sua passione è orientata alla morte, nei confronti di vita, lavoro e famiglia la sua reazione è di noia e fuga.

È un fatto interessante e rivelatore che in Inghilterra Oliver Cromwell e i Puritani siano in discredito. Il regime di Cromwell, malgrado gli errori, fu l’ultima esperienza dell’Inghilterra con una dominante Grande Fede. Da allora una cosa è stata chiara: l’Inghilterra è stata più propensa ad onorare le figure alla Beatles che Oliver Cromwell. Come risultato, la terra di Cromwell è una parte molto centrale del cedimento mondiale dell’uomo interiore e della società esterna. L’Italia non ha mai avuto una figura come Cromwell perché la fede dei cattolici non è in Dio e nella sua parola ma nel magico e occulto dei sacramenti amministrati dalla chiesa. Una volta che questi si sono dimostrati inefficaci a salvare e l’uomo moderno a cominciato a deriderli non rimane più nulla se non disprezzo per la fede e per chi ha fede.

La Grande Fede deve essere biblica. Deve conoscere ed applicare la parola-legge di Dio alla totalità della vita e del pensiero. Dio è Signore, non solo sulla chiesa e sull’anima dell’uomo, ma sul tutto della vita. Se Dio non ha parola per l’educazione, la politica, l’arte, le scienze e tutte le altre cose, allora egli non è Dio ma uno dei tanti spiriti limitati e locali chiamati dèi dai pagani dell’antichità.

La bibbia parla al tutto della vita. La premessa della Scrittura e della legge di Dio è che “La terra è del Signore e tutto ciò che contiene, il mondo e tutti i suoi abitanti” (Sa. 24:1). Come Creatore di tutto, il Signore Dio è il comandante di tutto, e la sua parola parla  e comanda a tutte le cose.

La Grande Fede vive per ogni parola che esce dalla bocca di Dio (Mt. 4:4), ed applica la totale parola di Dio al tutto della vita.

(Settembre, 1981,  G. M. Settembre 2020)