Es 12:1-28

La festa della liberazione 

Questo capitolo sull’istituzione della Pasqua è di importanza fondamentale per il popolo di Dio (dell’Antico e del Nuovo Testamento) perché celebra “il succo” della grazia di Dio verso i Suoi eletti, cioè proclama e festeggia un atto di liberazione, espressione del Suo amore e misericordia.

La liberazione dalla schiavitù in Egitto prefigura: (1) la liberazione dal peccato, dalla sua forza, effetti e conseguenze; (2) il prezzo pagato per questa liberazione (il sacrificio di Cristo prefigurato dal sangue dell’agnello); e (3) il giudizio di Dio sulle forze che con arroganza Gli si oppongono (la sconfitta di Satana).

Questa celebrazione, in Israele, dovrà segnare l’inizio dell’anno, in corrispondenza con il risveglio primaverile della natura, e questo per essere segno di nuova vita e ritrovata fecondità. Se pure vi possono essere paralleli con le celebrazioni primaverili di altri popoli, questa festa non ha nulla a che fare con la celebrazione pagana dei cicli della natura. La storia, per il popolo di Dio è lineare, non ciclica. Questa celebrazione segna l’evento unico ed irripetibile della nuova creazione che, prefigurata nella vicenda di Israele, è stata inaugurata in Cristo e giungerà a compimento nel futuro. Ripetibile dovrà essere la memoria d’esso, come “ripetibile” l’ingresso nel suo ambito di ogni successiva “generazione” di credenti.

Anche la Cena del Signore solo annuncia un oggettivo ed irripetibile atto di Dio (il sacrificio di Cristo sulla croce). Ogni nuova generazione di credenti, ogni nuova rigenerazione di creature umane che entrano a far parte del popolo di Dio, giunge così, in questa celebrazione, ad essere coinvolta in quest’atto unico ed irripetibile.

Questa celebrazione dovrà essere perpetuata attraverso il tempo, lo spazio e le susseguenti generazioni del popolo di Dio, e ciascuno dovrà essere diligente nell’istruire la gioventù ed i nuovi credenti nel significato di questa ricorrenza, davvero “fondante” per l’identità del popolo di Dio.

Notevole è il segno del sangue dell’agnello sugli stipiti delle porte del popolo di Dio. Il giudizio di Dio “passa oltre” e non tocca la vita di coloro che sono segnati dalla fede in Cristo. Essi sono protetti pure da Satana, il quale, benché possa dare loro fastidio, non potrà più strapparli dall’amore di Dio.


Sezione biblica - Brevi commenti all'Antico Testamento - _