Giudici 17:1-13

Una religione corrotta

Ciò che viene narrato da qui fino alla fine del libro di Giudici avvenne subito dopo la morte di Giosuè, ai giorni di Fineas, nipote di Aaronne (20:28). E’ posto qui affinché non si interrompa la storia di Giudici ed affinché fosse dimostrato quanto infelice sia la nazione senza alcuna guida morale e spirituale, quando tutti facevano ciò che ritenevano meglio. Allora l’idolatria, sempre potenzialmente presente in ognuno quando non viene tenuta a freno, iniziò nella famiglia di Mica (cap. 17), si diffuse nella tribù di Dan (cap. 18), si manifestò in barbarie e violenze (capp. 19,20) e strani espedienti (cap. 21).

In questo capitolo ci viene narrato come Mica si provvide di un idolo come proprio dio (1-6) e di un levita come personale sacerdote (7-13).

Furto alla propria madre, timore di minacciose maledizioni, restituzione del maltolto, grazie a Dio, ma ciò che Dio sovranamente prescrive per il culto viene del tutto ignorato, forse nemmeno lo conoscevano o non si premurano di conoscerlo, ed ecco che la fede scade in idolatria. Il clima spirituale di quella famiglia non doveva essere dei migliori, ed è ovvio che sia così là dove si ignora la Parola di Dio. Sono senza dubbio una famiglia religiosa, ed oggi magari la si loderebbe. Quando non si tratta però della religione rivelata, essa è un abominio agli occhi di Dio. Quando le fondamenta spirituali non sono sicure può avvenire di tutto. Ecco così che la sua casa diventa ...un santuario privato, "una casa per gli idoli" (5), o "una casa di errore" (secondo un’altra versione). Molti oggi pure vogliono gestirsi la propria "religione privata" secondo i loro gusti, comodi ed interessi, e magari avere "un sacerdote" consacrato tutto per loro, ad essi compiacente. Un levita accetta così di vivere con Mica, superstizioso, idolatra e presuntuoso: ritiene che questo gli convenga. Clero corrotto. 1100 pezzi d’argento per fare qui un idolo, e 1100 pezzi d’argento dati da ogni principe filisteo per la rovina di Sansone. Un caso?

II.

Giudici 17:1-13

Ogni religiosità è buona?

Questo capitolo racconta del primo insorgere in Israele, dopo la morte di Giosuè, dell’idolatria, iniziata sui monti d’Efraim. L’episodio deve ritenersi di molto precedente agli avvenimenti narrati al riguardo di Sansone.

Siamo di fronte ad un periodo di sbandamento morale e spirituale d’Israele. Alla nazione manca una guida che la mantenga sulla retta via. Qualcuno oggi ritiene che l’anarchia o il liberismo incontrollato, l’assenza di governi  stabiliti forti ed il solo governo della responsabilità individuale, sia la migliore condizione possibile per un paese. È però un’illusione perché il cuore umano è corrotto e deve essere tenuto a freno e guidato con un giusto controllo. Non per nulla il termine “anarchia” originalmente considerato positivo, diventa ben presto sinonimo di “caos”.

Mica ruba a sua madre un’ingente somma di denaro (e riesce a giustificarlo a sé stesso). La restituisce, però, non perché riconosca di avere sbagliato, ma per la paura superstiziosa della maledizione pronunciata da sua madre su quel denaro. La madre è contenta della confessione del figlio e della restituzione del denaro e raccomanda a suo modo il figlio a Dio consacrandone parte per la fusione di due idoli che “sicuramente” veglieranno sulla salute e moralità del figlio (gesto sicuramente in buona fede, ma sbagliato rispetto alla volontà di Dio che proibisce immagini religiose). Di fatto queste immagini sono sorgente di ulteriori superstizioni. Mica ritiene che “sicuramente” quelli saranno potenti amuleti che proteggeranno la sua casa e addirittura illegittimamente consacra suo figlio sacerdote e custode dell’idolo, facendo della sua casa un piccolo santuario. “Che insperabile fortuna” gli capita poi… Ecco un levita disoccupato e vagante che, arrivato da quelle parti è subito assunto a gestire il nuovo culto. Se ti capita un’occasione del genere, meglio profittarne, o no? Mica riterrà di essere “doppiamente protetto” e il levita “chiuderà un occhio”, pur di sbarcare il lunario, sulla discutibile religiosità che si troverà a gestire.

Non ogni religiosità è buona (anche quella fatta in buona fede): vale solo quella che corrisponde alla volontà rivelata di Dio sulla fede e sulla condotta umana. Senza una guida sicura combiniamo solo pasticci.

 


Sezione biblica - Brevi commenti all'Antico Testamento - _