L'Antico Testamento è stato forse per noi abolito?
L'Antico Testamento è pienamente autorevole
L'Antico Testamento è considerato dai suoi stessi scrittori come pienamente autorevole ed ispirata Parola di Dio. Lo
stesso Signore Gesù, gli scrittori del Nuovo Testamento, e la Chiesa primitiva, pure affermano la sua autenticità ed autorità.
Di Mosè è detto: "Mosè scrisse tutte le parole del SIGNORE" (Es. 24:4). Davide disse: "Lo spirito del
SIGNORE ha parlato per mio mezzo e la sua parola è stata sulle mie labbra" (2 Sa. 23:2). Il profeta Geremia disse: "La parola del SIGNORE mi fu rivolta in questi termini…" (Gr.
1:4). Ezechiele, Daniele, ed Amos, fra gli altri, resero perfettamente chiaro che i loro messaggi provenivano, in modo assoluto ed intero, da Dio.
Durante il Suo ministero terreno, Gesù si riferisce frequentemente alle scritture dell'Antico Testamento.
Denunciando l'incredulità dei Giudei, Gesù affermò che: "La Scrittura non può essere annullata" (Gv. 10:35). Durante il Suo Sermone sul Monte, Gesù disse: "In verità vi dico:
finché non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice della legge passerà senza che tutto sia adempiuto" (Mt. 5:18).
Insegnando nei cortili del tempo, Gesù, citando il Salmo 110:1, dichiara: "Davide stesso disse per lo Spirito
Santo…" (Mr. 12:36). Dopo la Sua risurrezione, Gesù disse ai Suoi discepoli: «Queste sono le cose che io vi dicevo quand'ero ancora con voi: che si dovevano compiere tutte le cose
scritte di me nella legge di Mosè, nei profeti e nei Salmi», poi Luca nota: "Allora aprì loro la mente per capire le Scritture" (Lu. 24:44,45). Gli israeliti usavano
l'espressione: "Legge, Profeti, e Salmi" per significare l'intero Antico Testamento.
Al riguardo della nascita del Cristo, Matteo afferma: "Tutto ciò avvenne, affinché si adempisse quello che era
stato detto dal Signore per mezzo del profeta" (Mt. 1:22). Nel citare il cantico di Zaccaria (padre di Giovanni Battista) al riguardo della nascita di Gesù, Luca include l'affermazione:
"Come aveva promesso da tempo per bocca dei suoi profeti…" (Lu. 1:70), e lo scrittore di Atti riporta il discorso di Pietro al riguardo del destino di Giuda, il traditore di Gesù:
"Fratelli, era necessario che si adempisse la profezia della Scrittura pronunziata dallo Spirito Santo per
bocca di Davide riguardo a Giuda" (At. 1:16). Molti altri brani testimoniano dell'autorità dell'Antico
Testamento, spesso con le parole: "affinché la Scrittura si adempisse", o "per questo il profeta ha scritto…". Pietro afferma: "Sappiate prima di tutto questo: che nessuna profezia della
Scrittura proviene da un'interpretazione personale; infatti nessuna profezia venne mai dalla volontà dell'uomo, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito
Santo" (2 Pi. 1:20,21).
La Chiesa cristiana, durante la sua crescita, vide emergere al suo interno differenze dottrinali, ma non importa
quanto i padri della Chiesa differissero nel loro insegnamento, essi erano unanimi nel fatto che l'intero Antico Testamento, Dio e Cristo, l'incarnata Parola di Dio, parlarono attraverso lo
Spirito Santo a uomini scelti. Essi affermano, come scrive Paolo a Timoteo: "Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia"
(2 Ti. 3:16). A differenza d'altre dottrine, l'autorità delle Scritture non era soggetta a dibattito. La fede nell'assoluta autorità delle Scritture è fondamentale alla fede cristiana.
L'autorità delle Sacre Scritture (Antico e Nuovo Testamento), per la quale devono essere credute ed obbedite, non
dipende dalla testimonianza d'alcun uomo, o chiesa, ma completamente da Dio (che è verità in sé stesso), loro autore, e devono quindi essere ricevute, perché è la Parola di Dio. Lo stesso
Gesù disse: "Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento" (Mt. 5:17).
Superamento e abolizione?
Si può parlare oggi, però, di "superamento" ed "abolizione" dell'Antico Testamento? Questo ha soltanto a
che fare solo con aspetti della legge rivelata di Dio che devono essere considerati legati a circostanze particolari di luogo e di tempo che non sono più le nostre. Queste
leggi devono essere comprese e rispettate, permanendo i loro principi ispiratori.
Imperativi localizzati.
Questi sono i comandi che Iddio diede ad Israele affinché fossero eseguiti in una situazione concreta. Per esempio: il comando di ingaggiare una guerra e conquistare la terra di Canaan con
la spada.
Dettagli di tipo culturale.
In molte leggi divine sono menzionati dettagli culturali per illustrare i principi morali richiesti. Ciò che può essere considerato d'autorità permanente è il principio e non il dettaglio
culturale usato per illustrarlo. Questo significa che non siamo legati alla formulazione letterale della casistica veterotestamentaria.
Dettagli amministrativi.
Certi dettagli amministrativi oggi non sono più normativi. Per esempio: il tipo di governo, il metodo per la raccolta delle tasse, la collocazione della capitale.
Tipologia. Gli elementi
tipologici dell'Antico Testamento sono stati adempiuti quando sono stati sostituiti, in Cristo, dalle realtà prefigurate. Le leggi che Dio diede ad Israele, oltre a contenere varie
istruzioni di tipo morale, includevano cerimonie e simboli che prefiguravano le grazie, le azioni, le sofferenze ed i benefici di Cristo. Queste leggi cerimoniali sono ora abrogate sotto il
Nuovo Testamento, tanto che il loro uso deve essere abolito fra i cristiani. Ciononostante la verità e la sostanza che essi sottendono, deve rimanere con noi in Gesù Cristo, nel quale esse
trovano il loro compimento. Le leggi cerimoniali e sacrificali della legge sono state adempiute in Cristo e non hanno più bisogno di essere praticate dai credenti dell'Antico Testamento
Cambiamenti di tipo geografico.
Ad Israele come nazione era stata promessa la terra di Canaan, ed essa visse nei confini di quel territorio come unità politica. Il popolo di Dio nella Chiesa, però, eredita l'intero mondo,
poiché esso è redento da Cristo. Questo significa che le leggi che riguardano l'organizzazione politica, geografica ed amministrativa di Israele, non sono più applicabili alla Chiesa. Per
esempio: la divisione della terra secondo i gruppi tribali e familiari, le città di rifugio, l'istituzione del levirato.
Possiamo, quindi, riassumere così l'autorevolezza della legge che Dio ci ha dato:
1. Dio diede ad Adamo una legge contenuta in un patto d'opere (l'osservanza della legge stabilita gli garantisce la
vita), per la quale Egli vincolò lui e tutta la sua discendenza, ad un'obbedienza personale, intera, rigorosa e perpetua, con una promessa di vita se vi avessero adempiuto, ed una minaccia
di morte se l'avessero violata. Contemporaneamente fu data ad Adamo la forza e la capacità di adempiervi.
2. Questa legge, dopo la sua caduta, continua a rappresentare una regola perfetta di giustizia e, come tale, fu
data da Dio sul monte Sinai nei dieci comandamenti, e scritta su due tavole. I primi quattro comandamenti contengono il nostro dovere verso Dio, e gli altri sei il nostro dovere verso l'uomo.
3. Oltre a questa legge, chiamata generalmente la legge morale, piacque a Dio di dare al popolo di Israele, come ad
una chiesa minorenne, delle leggi cerimoniali che contenevano diverse ordinanze con significato tipologico. Queste ordinanze riguardavano in parte il culto, ed in esse era prefigurato
Cristo con i suoi attributi, le sue qualità, le sue azioni, le sue sofferenze, i suoi benefici. Inoltre esse davano istruzioni intorno ai doveri morali. Tutte queste leggi cerimoniali sono
state abrogate sotto il Nuovo Testamento.
4. Al popolo d'Israele, come società civile, Egli diede pure diverse leggi giudiziarie che non sono più in vigore da
quando gli ebrei cessarono di essere una nazione. Nessuno è più ora tenuto alla loro osservanza, benché i loro principi generali di giustizia siano ancora validi in campo morale.
5. La legge morale è vincolante per tutti, giustificati o no, e non soltanto in considerazione del suo contenuto, ma
anche per rispetto all'autorità di Dio creatore che l'ha data. Cristo, nell'Evangelo, non annulla in nessun modo questa legge, anzi, rafforza notevolmente il nostro obbligo di osservarla.
6. I veri credenti non sono sotto la legge intesa come un patto basato sulle opere, per essere da essa giustificati o
condannati. Tuttavia essa è loro molto utile come agli altri, perché come regola di vita li informa della volontà di Dio e del loro dovere, guidandoli ed impegnandoli a camminare
conformemente ad essa.
Inoltre essa rivela le contaminazioni peccaminose della loro natura, cuore e vita, in modo che essi, usandola per
illuminare la loro coscienza, possano giungere ad una maggiore convinzione e ad un maggiore odio del peccato, ad una maggiore umiliazione per averlo commesso e ad una consapevolezza
maggiore del loro bisogno di Cristo e della perfezione della sua obbedienza.
Inoltre la legge è utile ai rigenerati per contenere la propria natura corrotta in quanto essa vieta il peccato. Le
minacce della legge servono a mostrare ciò che i peccati meritano e le afflizioni che essi causano in questa vita anche a chi è stato liberato dalla maledizione e dal rigore della legge.
Allo stesso modo le promesse della legge mostrano ai credenti che Dio approva l'obbedienza, e quali benedizioni
possano attendersi quando l'osservano. Non ricevono queste benedizioni per aver osservato la legge come un patto basato sulle opere. Se un uomo fa il bene e si ritira dal male soltanto
perché la legge incoraggia il bene e scoraggia il male, ciò non vuol dire che egli sia sotto la legge e non sotto la grazia.
7. I suddetti modi di usare la legge non sono contrari alla grazia dell'Evangelo, ma s'accordano perfettamente con
essa. Infatti lo spirito di Cristo sottomette la volontà dell'uomo e la rende capace di fare liberamente e con gioia ciò che la volontà di Dio, rivelata nella legge, esige.
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