Perchè la chiesa cattolica riguardo i 10 comandamenti cita S. Agostino   Il secondo comandamento è molto chiaro e preciso riguardo al culto delle immagini... perchè S.Agostino ha unito i primi due comandamenti?


 Il testo originale del Decalogo, benché dica che i comandamenti sono dieci, non aveva alcuna suddivisione nel testo, così essa dipende dai presupposti di chi l'aveva fatta in seguito.

S. Agostino (che riprendeva i comandamenti dalla traduzione greca dei Settanta), e la tradizione che da lui discende, riteneva soggettivamente che "Non avrai altro Dio oltre a me"  e "Non ti farai immagine  ecc. fossero da considerarsi un solo comandamento perché probabilmente riteneva che la questione delle immagini fosse un commento o un'amplificazione del principio "non avrai altro Dio". Allora non era ancora rilevante la pratica delle immagini religiose "cristiane". Questa suddivisione, evidentemente, è stata poi ritenuta conveniente e quindi conservata, per sottovaluare o giustificare l'uso via via introdottosi nella chiesa per influenza pagana, di immagini religiose venerate. Quando poi per fini catechistici, si sono fatte elencazioni abbreviate dei comandamenti, si è ritenuto di omettere il "commento" al secondo comandamento, come si sono omesse altre frasi degli stessi. Indubbiamente la cosa si è dimostrata "conveniente", per non fare mettere in questione la pratica delle immagini "cristiane".

Sant'Agostino, quindi, si sbagliava o non intendeva bene quali fossero le implicazioni del comandamento contro le immagini. In realtà, come anche gli ebrei stessi affermano ancora oggi, la proibizione delle immagini non è un "commento" al primo comandamento, o un'implicazione trascurabile, ma un comandamento vero e proprio perché esso sottende come Dio debba essere adorato, o meglio, come Egli intenda essere adorato. Nella questione delle immagini non c'è solo la proibizione di simulacri religiosi, ma anche di tutto ciò che non sia espressamente comandato nella Bibbia come pratica di culto ammessa. La Chiesa Romana e le Chiese luterane trattano il 2. comandamento come se fosse parte del primo; così, per far tornare il numero 10, sdoppiano l'ultimo che tratta della concupiscenza (che è un'unica cosa con diverse applicazioni). Questo però non è legittimo, perché il 2. comandamento ci dice appunto come noi dobbiamo rendergli il culto che gli è dovuto. Difatti questo comandamento stabilisce che Egli debba essere onorato nei termini stabiliti dalla Sua volontà, bisogna cioè renderGli quel culto che Egli stesso comanda. Il vero culto consiste di quelle cose che Dio ha comandato nella Sua Parola dovessero essere usate. Ciò che Dio non ha comandato, Egli ha proibito. Che cosa dice la Bibbia sugli elementi che devono caratterizzare il culto cristiano? Parla di lettura e predicazione della Scrittura, il canto dei salmo, l'amministrazione dei sacramenti, e la preghiera Il culto riformato è dunque semplice e spirituale. Paramenti sacri, candele, croci, statue, processioni... Dio non le ha stabilite ed è pericoloso introdurle, pensando magari di "abbellire" il culto, o "adattarlo a certa sensibilità religiosa" che sarebbe "più ispirata" attraverso forme, gesti, o immagini sensibili. Ci basti ciò che Dio ha espressamente stabilito.

Una breve esposizione del secondo comandamento può essere utile per rispondere a questa domanda.

Il primo comandamento riguarda l'identità di Dio, il secondo, nell'espressa proibizione di immagini religiose, prescrive il modo in cui Dio intende essere adorato e che rende la fede ebraica e cristiana molto diversa da ciò che troviamo nelle religioni naturali.

La possibilità di rendere il culto a divinità diverse dal Signore è già stata eliminata dal primo comandamento.

Il secondo comandamento proibisce al popolo di Dio di farsi immagini del Signore ["Non farti scultura alcuna, né immagine alcuna di cosa che sia in cielo di sopra, né di cosa che sia in terra di sotto, né di cosa che sia nelle acque di sotto alla terra, non adorare quelle cose, e non servire loro; perché Io sono il Signore Iddio tuo, e io sono un Dio geloso, che visito l'iniquità dei padri sopra i figlioli, fino alla terza ed alla quarta generazione di coloro che mi odiano; e uso benignità in mille generazioni verso coloro che mi amano, e osservano i miei comandamenti". (Es. 20:4-6; Cfr. De. 5:8-10).

Farsi un'immagine di Dio, a somiglianza di qualcosa di questo mondo, significa ridurre il Creatore a qualcosa di meno che la Sua creazione, e adorare una tale immagine sarebbe falso. La tentazione di Israele di adorare Dio sotto forma di un'immagine doveva essere stata enorme, perché immagini ed idoli erano pratica corrente di tutte le religioni dell'antico Medio Oriente. Il Dio di Israele, però, era un Dio trascendente ed infinito, e non poteva essere ridotto ai limiti di un'immagine o forma nel contesto della creazione. Una tale riduzione di Dio sarebbe un'incomprensione radicale, e il "Dio" a cui così si rendesse il culto non sarebbe più il Dio dell'universo.

Nel mondo moderno, la forma di questa tentazione è cambiata. Pochi sono tentati a prendere degli utensili e a forgiarsi da un pezzo di metallo o di legno un'immagine di Dio, il comandamento, però, è ancora applicabile. Ci si può costruire un'immagine di Dio con le parole. Se usiamo delle parole su Dio e diciamo: "Questo è esattamente ciò che è Dio e nulla di meno" (sottintendendo anche 'nulla di più'), e se elaboriamo in dettaglio minuto la nostra comprensione di Dio, allora corriamo il rischio di conformarci un'immagine di Dio non meno fissa e rigida di quelle di legno o di pietra. Naturalmente, non ci viene proibito di usare parole per riferirci a Dio, se no la religione sarebbe impossibile. Se però le parole diventano fissate in modo permanente come cemento, e la nostra comprensione di Dio si adatta a quelle parole, noi avremmo costruito un'immagine. Rendere culto a Dio sotto la forma di un'immagine verbale significa infrangere questo comandamento. Dio è trascendente ed infinito, sempre più grande di qualsiasi parola l'uomo possa usare al riguardo. Il secondo comandamento, così, protegge la grandezza ultima del mistero di Dio.

Nel secondo comandamento in generale si prescrive così:

(a) di ricevere, osservare, e conservare puro ed integro, tutto il culto e le ordinanze che Dio ha stabilito nella Sua Parola e (b) si proibisce il culto di Dio attraverso immagini o attraverso qualsiasi altra cosa che non sia esplicitamente stabilita nella Sua Parola.

Le ragioni aggiunte al secondo comandamento sono: la sovranità di Dio su di noi, la sua proprietà su di noi, e lo zelo che lui dimostra verso tutto ciò che gli appartiene.