Filippesi 1:1-11 Un "fiore all’occhiello" di Paolo La comunità cristiana di Filippi era stata fondata attraverso la predicazione dell’Evangelo da parte di Paolo. E’ questa la magnifica opera che Dio ha cominciato a fare in quella città chiamando quella gente a far parte del popolo di Dio. Iddio li ha condotti alla conversione, ed ora sono attivamente impegnati essi stessi per la diffusione del gioioso messaggio di Gesù Cristo intorno a sé. Con Paolo essi sono "partecipi della grazia". Essi persino sostengono finanziariamente l’opera dell’apostolo Paolo. Egli è così sommamente grato al Signore per tutto questo. Quella comunità conferma l’efficacia dell’Evangelo, rallegra grandemente il suo cuore e di essa ne è giustamente fiero come il suo "fiore all’occhiello". Paolo è ben lungi, però, dal "congratulare sé stesso" per il successo di quest’opera, egli è stato solo "lo schiavo" di Gesù Cristo, e non pretende ringraziamenti o riconoscimenti. Sa che quella è il risultato dell’opera di Dio dal principio alla fine. Per questo confida che Dio stesso, nella Sua fedeltà, porterà a sicuro compimento quanto Lui ha iniziato e continua a fare con quei credenti, sia a livello personale che comunitario. Paolo esprime questa sua gioia e riconoscenza continuando a pregare per loro, affinché crescano sempre di più in quella divina conoscenza e discernimento che manifesta la sua autenticità in atti di amore pratico, allorché i Filippesi condividono l’amore di Cristo e testimoniano di una vita pura e senza macchia, coerente con la persona ed il messaggio di Cristo. Questi non sono altro che "i frutti di giustizia" che non mancano in chiunque abbia affidato veracemente la propria vita al Signore e Salvatore Gesù Cristo. Paolo non è in ansia per l’opera che ha contribuito a fondare in Filippi, anche se lui ora vi è assente. Sa che l’opera è del Signore, e che Lui rimarrà in controllo della situazione proteggendo e preservando quei credenti da ogni caduta, soprattutto durante le dure prove a cui sarà sottoposta la loro fede, prove simili alle "catene" che ora Paolo deve soffrire per la causa dell’Evangelo. |